giovedì 12 marzo 2015

Vita sempre dura  per i pochi preti colti che vorrebbero innovare




Mi è capitato di recente di sentire una conferenza di un sacerdote, con una cultura teologica, chiaramente di molto superiore alla media, che trattava un argomento non di teologia cattolica, ma che qua e là faceva affermazioni, che lasciavano ben capire quali erano i suoi orientamenti proprio in materia teologica, e che questi orientamenti erano  nettamente innovativi.                                                                                                                                               La platea era formata da persone, per lo più appartenenti al mondo cattolico e di preparazione culturale e professionale pure di molto superiore alla media, anche se purtroppo in Italia si verifica questo singolare fenomeno per cui il livello culturale e professionale può essere molto  alto, ma la conoscenza delle basi culturali del cattolicesimo rimangono a uno stadio infantile.                                                                                                                                                    Lo si è detto cento volte su questo blog, questa è una realtà dovuta in gran parte a ragioni storiche prettamente italiane (niente riforma protestante e niente rivoluzione francese illuminista), e per altra parte a una pastorale tradizionalista, che ha sempre privilegiato il riferimento alla sottomissione all' autorità, invece che alla maturazione culturale personale, facendo un danno immenso alla chiesa, che in tal modo ha perso per decenni ogni appuntamento col mondo moderno e che rende oggi  estremamente problematico e conflittuale il rapporto della chiesa medesima con la scienza, per la quale persiste una anacronistica diffidenza.
In altre parole, le chiese vuote, la chiesa italiana è proprio andata a cercarsele con la gestione insensata nei decenni woytiliani- ruiniani.                                                                                                                                                                                                                                                                   Oggi, la lieta sorpresa del papa venuto dall'altro mondo, come si è auto-nominato papa Francesco,  che ha letteralmente ribaltato i paradigmi pastorali e di catechesi ,in voga nei precedenti decenni, è la benvenuta, ma sconta enormi difficoltà, come era prevedibile, più all'interno, che all'esterno della chiesa.
Dopo tanta teologia, che non elaborava un bel nulla, ma non faceva che ribollire il solito minestrone insipido e che quindi non era vera teologia, ma solo banale propaganda religiosa, i pochi preti colti, che oggi si sforzano di parlare al loro popolo, secondo i nuovi orientamenti, usando delle loro elaborazioni personali  non per puro opportunismo, sono in gravi difficoltà, proprio perchè il loro popolo è rimasto ad Adamo ed Eva.                                                                                                       Questa è proprio la sensazione, che ho percepito, ascoltando la conferenza della quale si parlava all'inizio.                                                                                                                                                 Ognuno ha un suo carattere e si sceglie un suo modo di presentarsi e di presentare le proprie idee.                                                                                                                                                            Quel sacerdote autore della conferenza, mi sembra che, di fronte alla consapevolezza, che l'uditorio sarebbe rimasto sconcertato dalla presentazione di concetti teologici, chiaramente, ben diversi da quella che sopra abbiamo definito come la solita minestra, che ha avuto il demerito di svuotare le chiese, abbia scelto di presentare la sua impostazione innovativa come il frutto di una ricerca personale, senza impegnare le istituzioni alle quali appartiene.                                                                                                                                                                                                                              Era evidente, che quel sacerdote medesimo, era personalmente tranquillo, perchè sapeva, che la sua cultura teologica era più che sufficiente per argomentare e sostenere le sue idee, ma non era affatto tranquillo sull' accoglienza,  che quelle idee avrebbero avuto, di fronte a un pubblico, probabilmente rimasto al catechismo degli anni giovanili, che non possedeva gli strumenti per distinguere fra argomenti sicuri ed altri tutt'altro che sicuri, che però erano stati sacralizzati, nel corso di un processo storico di lungo periodo, fino ad essere oggi considerati intoccabili dal sentimento comune.                                                                                                                                                Presumo, quindi ,che quel sacerdote dentro di sè abbia ragionato in questo modo : io potrei benissimo ingaggiare una battaglia campale e presentare le nuove idee, che ho elaborato, perché, quando mi faranno le obbiezioni, che prevedo, e che ben conosco,  saprei bene come dimostrare l’inconsistenza delle vecchie formulazioni, che sono rimaste nelle convinzioni del popolo cristiano.                        Ma creare forti reazioni in persone, che allo stato attuale non hanno gli strumenti per dibattere con me, potrebbe essere controproducente e quindi scelgo la strada di presentare si le idee che ho elaborato, ma qualificandole come mie idee personali.                                                                           Credo che questo approccio sia saggio e sia il più utile in questa fase storica.                                  Non si possono più riproporre al popolo cristiano che è rimasto fedele, formulazioni che non sono mai state in piedi.                                                                                                                                      Ma sarebbe controproducente andare a dire apertamente alla gente, guardate che, praticamente per tutto il corso della vostra vita, vi sono state proposti parecchi dogmi, che non stanno nè in cielo nè in terra, non solo  perchè in questo modo si indurrebbe la gente medesima a reagire male, staccandosi dalla chiesa con rancore, ma , soprattutto, per un ovvio rispetto dovuto  alla sensibilità  religiosa delle persone, che sacralizzando in buona fede concetti molto traballanti, ma che loro sinceramente non sapevano che fossero inconsistenti, non sono nelle condizioni di sbarazzarsene da un momento all'altro, senza mettere in pericolo quell'equilibrio interiore sul quale hanno costruito quell'edificio di certezze, che sono alla base delle scelte religiose.                                                                                 Ci vorrà tempo, per un ripensamento radicale, ma è necessario e indispensabile, che i preti che sono in grado di farlo, comincino a insinuare un sano dubbio, che conduca il popolo cristiano a usare finalmente la propria testa, invece della propria sottomissione acritica.                                                  Non sarà facile, perchè questo processo richiede ovviamente molta delicatezza e sensibilità, però è indispensabile, che anche nel cattolicesimo i singoli fedeli siano portati a diventare, in qualche modo,teologi di sè stessi, rendendosi conto che questo atteggiamento, lungi da essere peccato, è invece indispensabile per esercitare finalmente la propria responsabilità personale, senza la quale non c’è fede ma superstizione.                                                                                                                     Ho molto ammirato quel prete della conferenza, quando ha cercato di introdurre una serie di concetti teologici da brivido, per un uditorio culturalmente aperto, ma, probabilmente, non sufficientemente preparato.
Per esempio :
- non può esserci predestinazione da una parte e sottomissione acritica dall'altra.                                      E' erroneo il concetto di salvezza, che viene solo e tutta dall'alto.                                                            Bisogna invece elaborare  un concetto di Auto- salvezza.                                                                 Non ci può essere merito nella sottomissione acritica e comoda a una autorità.                         Occorre elaborare la propria libera e responsabile risposta, che non è data una volta per tutte, ma che è in dialettica costante con i tempi e le circostanze.                                                                                               Per l'uomo moderno questo discorso sembra una ovvietà, ma non lo è affatto nella tradizione cattolica, che schiera da secoli un pezzo da novanta, come Agostino, che ha elaborato una teologia, che dice l'esatto contrario e che al di la di penosi aggiustamenti dialettici, sostiene proprio la dottrina della predestinazione, ripresa in blocco anche dal suo seguace Martin Lutero, non per niente, monaco agostiniano.                                                                                                               - e poi, Dio che si  occupa di ogni cosa terrena in ossequio al vecchio adagio : non cade foglia che Dio non voglia? Assolutamente no, perché anche qui si cade nel fatale errore di sacralizzare arbitrariamente.                                                                                                                                     Dio per essere tale non può auto-limitarsi.
- non esistono i santi, perchè non possono esistere vicari o sostituti di dio, esistono invece i giusti, cioè coloro che si sono sforzati di praticare la giustizia.                                                                                             Il processo di sacralizzazione è in grandissima parte equivoco ed arbitrario, perchè nessuno è legittimato a sacralizzare, dio non ha bisogno di vicari, si giustifica da sé per definizione.                                                                                                                                               - è ipotizzabile una fede salda, senza bisogno di sostegni istituzionali.
Ognuna di  queste affermazioni implica profonde riformulazioni teologiche.                                                                                                                                                Insomma ,in un'ora di conversazione, dedicata ad un argomento non direttamente di teologia cattolica, ho colto, come si vede, una mitragliata di pensieri originali.                                                                                    Come ho detto sopra ho provato grande ammirazione per il coraggio di quel prete,  ne ho ammirato la sicurezza, con la quale introduceva, in modo laterale, affermazioni, che per  molti cristiani appaiono come eretiche, per carenza di una sufficiente cultura teologica.                                                                                                                                                   Ma ho creduto anche di partecipare a quella che, presumo, fosse una intima sofferenza di quella persona costretta a esporre le proprie idee servendosi di qualcosa di molto simile a quell'artificio dialettico che il discutibile   santo, Roberto Bellarmino, nelle veste di padre- inquisitore aveva proposto senza successo a Galileo Galilei.                                                                                            Tu prometti che non andrai a divulgare le tue teorie, come  verità scientifiche da insegnare, perchè dici di poterle dimostrare, ma limitati a dire ai tuoi studenti  : facciamo l'ipotesi di scuola, che non sia il sole a girare intorno alla terra, ma che sia la terra a girare intorno al sole, ebbene, questa pura ipotesi risolverebbe un sacco di problemi astronomici, ma purtroppo è in   contraddizione letterale con quanto dice la Bibbia e quindi non può essere vera.
E’ sempre un grosso sacrificio essere costretti a ricorrere a escamotage di questo genere, per chi è consapevole delle proprie ragioni, ma il momento storico della chiesa italiana può richiedere un tale sacrificio.
Sacrificio che paradossalmente ricade molto più sui preti che sul papa.
Papa Francesco è sulla cresta dell’onda, può permettersi quasi tutto.
L’abbiamo visto pochi giorni fa’: può permettersi di sbertucciare ottanta mila ciellini, in piazza San Pietro, che dopo avere incassato le sue dure reprimende, lo applaudivano fanaticamente, come sempre.
Il prete di base,perennemente in trincea non gode del carisma e delle pompe dei luoghi simbolo.
Deve andare più cauto.



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