Vita sempre dura per i pochi preti colti che vorrebbero
innovare
Mi è capitato di
recente di sentire una conferenza di un sacerdote, con una cultura teologica,
chiaramente di molto superiore alla media, che trattava un argomento non di
teologia cattolica, ma che qua e là faceva affermazioni, che lasciavano ben
capire quali erano i suoi orientamenti proprio in materia teologica, e che
questi orientamenti erano nettamente
innovativi.
La
platea era formata da persone, per lo più appartenenti al mondo cattolico e di
preparazione culturale e professionale pure di molto superiore alla media,
anche se purtroppo in Italia si verifica questo singolare fenomeno per cui il
livello culturale e professionale può essere molto alto, ma la conoscenza delle basi culturali
del cattolicesimo rimangono a uno stadio infantile.
Lo
si è detto cento volte su questo blog, questa è una realtà dovuta in gran parte
a ragioni storiche prettamente italiane (niente riforma protestante e niente
rivoluzione francese illuminista), e per altra parte a una pastorale
tradizionalista, che ha sempre privilegiato il riferimento alla sottomissione
all' autorità, invece che alla maturazione culturale personale, facendo un
danno immenso alla chiesa, che in tal modo ha perso per decenni ogni
appuntamento col mondo moderno e che rende oggi
estremamente problematico e conflittuale il rapporto della chiesa
medesima con la scienza, per la quale persiste una anacronistica diffidenza.
In altre parole, le
chiese vuote, la chiesa italiana è proprio andata a cercarsele con la gestione
insensata nei decenni woytiliani- ruiniani.
Oggi, la
lieta sorpresa del papa venuto dall'altro mondo, come si è auto-nominato papa
Francesco, che ha letteralmente
ribaltato i paradigmi pastorali e di catechesi ,in voga nei precedenti decenni,
è la benvenuta, ma sconta enormi difficoltà, come era prevedibile, più
all'interno, che all'esterno della chiesa.
Dopo tanta teologia,
che non elaborava un bel nulla, ma non faceva che ribollire il solito
minestrone insipido e che quindi non era vera teologia, ma solo banale
propaganda religiosa, i pochi preti colti, che oggi si sforzano di parlare al
loro popolo, secondo i nuovi orientamenti, usando delle loro elaborazioni
personali non per puro opportunismo,
sono in gravi difficoltà, proprio perchè il loro popolo è rimasto ad Adamo ed
Eva.
Questa
è proprio la sensazione, che ho percepito, ascoltando la conferenza della quale
si parlava all'inizio.
Ognuno
ha un suo carattere e si sceglie un suo modo di presentarsi e di presentare le
proprie idee.
Quel
sacerdote autore della conferenza, mi sembra che, di fronte alla consapevolezza,
che l'uditorio sarebbe rimasto sconcertato dalla presentazione di concetti
teologici, chiaramente, ben diversi da quella che sopra abbiamo definito come
la solita minestra, che ha avuto il demerito di svuotare le chiese, abbia
scelto di presentare la sua impostazione innovativa come il frutto di una
ricerca personale, senza impegnare le istituzioni alle quali appartiene. Era
evidente, che quel sacerdote medesimo, era personalmente tranquillo, perchè
sapeva, che la sua cultura teologica era più che sufficiente per argomentare e
sostenere le sue idee, ma non era affatto tranquillo sull' accoglienza, che quelle idee avrebbero avuto, di fronte a
un pubblico, probabilmente rimasto al catechismo degli anni giovanili, che non
possedeva gli strumenti per distinguere fra argomenti sicuri ed altri
tutt'altro che sicuri, che però erano stati sacralizzati, nel corso di un
processo storico di lungo periodo, fino ad essere oggi considerati intoccabili
dal sentimento comune.
Presumo,
quindi ,che quel sacerdote dentro di sè abbia ragionato in questo modo : io
potrei benissimo ingaggiare una battaglia campale e presentare le nuove idee,
che ho elaborato, perché, quando mi faranno le obbiezioni, che prevedo, e che
ben conosco, saprei bene come dimostrare
l’inconsistenza delle vecchie formulazioni, che sono rimaste nelle convinzioni
del popolo cristiano. Ma creare forti
reazioni in persone, che allo stato attuale non hanno gli strumenti per
dibattere con me, potrebbe essere controproducente e quindi scelgo la strada di
presentare si le idee che ho elaborato, ma qualificandole come mie idee
personali.
Credo
che questo approccio sia saggio e sia il più utile in questa fase storica. Non si possono più
riproporre al popolo cristiano che è rimasto fedele, formulazioni che non sono
mai state in piedi.
Ma sarebbe
controproducente andare a dire apertamente alla gente, guardate che,
praticamente per tutto il corso della vostra vita, vi sono state proposti
parecchi dogmi, che non stanno nè in cielo nè in terra, non solo perchè in questo modo si indurrebbe la gente
medesima a reagire male, staccandosi dalla chiesa con rancore, ma , soprattutto,
per un ovvio rispetto dovuto alla
sensibilità religiosa delle persone, che
sacralizzando in buona fede concetti molto traballanti, ma che loro
sinceramente non sapevano che fossero inconsistenti, non sono nelle condizioni
di sbarazzarsene da un momento all'altro, senza mettere in pericolo
quell'equilibrio interiore sul quale hanno costruito quell'edificio di certezze,
che sono alla base delle scelte religiose. Ci
vorrà tempo, per un ripensamento radicale, ma è necessario e indispensabile,
che i preti che sono in grado di farlo, comincino a insinuare un sano dubbio,
che conduca il popolo cristiano a usare finalmente la propria testa, invece
della propria sottomissione acritica. Non sarà facile, perchè
questo processo richiede ovviamente molta delicatezza e sensibilità, però è
indispensabile, che anche nel cattolicesimo i singoli fedeli siano portati a
diventare, in qualche modo,teologi di sè stessi, rendendosi conto che questo
atteggiamento, lungi da essere peccato, è invece indispensabile per esercitare
finalmente la propria responsabilità personale, senza la quale non c’è fede ma
superstizione. Ho molto ammirato quel prete della
conferenza, quando ha cercato di introdurre una serie di concetti teologici da
brivido, per un uditorio culturalmente aperto, ma, probabilmente, non
sufficientemente preparato.
Per esempio :
- non può esserci
predestinazione da una parte e sottomissione acritica dall'altra. E' erroneo il concetto
di salvezza, che viene solo e tutta dall'alto. Bisogna
invece elaborare un concetto di Auto-
salvezza. Non
ci può essere merito nella sottomissione acritica e comoda a una autorità. Occorre
elaborare la propria libera e responsabile risposta, che non è data una volta
per tutte, ma che è in dialettica costante con i tempi e le circostanze.
Per
l'uomo moderno questo discorso sembra una ovvietà, ma non lo è affatto nella
tradizione cattolica, che schiera da secoli un pezzo da novanta, come Agostino,
che ha elaborato una teologia, che dice l'esatto contrario e che al di la di
penosi aggiustamenti dialettici, sostiene proprio la dottrina della
predestinazione, ripresa in blocco anche dal suo seguace Martin Lutero, non per
niente, monaco agostiniano. - e poi, Dio che si occupa di ogni
cosa terrena in ossequio al vecchio adagio : non cade foglia che Dio non
voglia? Assolutamente no, perché anche qui si cade nel fatale errore di
sacralizzare arbitrariamente. Dio
per essere tale non può auto-limitarsi.
- non esistono i
santi, perchè non possono esistere vicari o sostituti di dio, esistono invece i
giusti, cioè coloro che si sono sforzati di praticare la giustizia.
Il
processo di sacralizzazione è in grandissima parte equivoco ed arbitrario,
perchè nessuno è legittimato a sacralizzare, dio non ha bisogno di vicari, si
giustifica da sé per definizione.
- è ipotizzabile una fede salda,
senza bisogno di sostegni istituzionali.
Ognuna di queste affermazioni implica profonde
riformulazioni teologiche. Insomma
,in un'ora di conversazione, dedicata ad un argomento non direttamente di
teologia cattolica, ho colto, come si vede, una mitragliata di pensieri
originali. Come ho detto sopra ho provato grande
ammirazione per il coraggio di quel prete,
ne ho ammirato la sicurezza, con la quale introduceva, in modo laterale,
affermazioni, che per molti cristiani
appaiono come eretiche, per carenza di una sufficiente cultura teologica. Ma ho creduto anche di partecipare a quella
che, presumo, fosse una intima sofferenza di quella persona costretta a esporre
le proprie idee servendosi di qualcosa di molto simile a quell'artificio
dialettico che il discutibile santo, Roberto Bellarmino, nelle veste di padre-
inquisitore aveva proposto senza successo a Galileo Galilei. Tu
prometti che non andrai a divulgare le tue teorie, come verità scientifiche da insegnare, perchè dici
di poterle dimostrare, ma limitati a dire ai tuoi studenti : facciamo l'ipotesi di scuola, che non sia
il sole a girare intorno alla terra, ma che sia la terra a girare intorno al
sole, ebbene, questa pura ipotesi risolverebbe un sacco di problemi
astronomici, ma purtroppo è in contraddizione letterale con quanto dice la
Bibbia e quindi non può essere vera.
E’ sempre un grosso
sacrificio essere costretti a ricorrere a escamotage di questo genere, per chi
è consapevole delle proprie ragioni, ma il momento storico della chiesa
italiana può richiedere un tale sacrificio.
Sacrificio che
paradossalmente ricade molto più sui preti che sul papa.
Papa Francesco è
sulla cresta dell’onda, può permettersi quasi tutto.
L’abbiamo visto
pochi giorni fa’: può permettersi di sbertucciare ottanta mila ciellini, in
piazza San Pietro, che dopo avere incassato le sue dure reprimende, lo
applaudivano fanaticamente, come sempre.
Il prete di
base,perennemente in trincea non gode del carisma e delle pompe dei luoghi
simbolo.
Deve andare più
cauto.
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