Papa Francesco intervistato dalla “Voz del Pueblo”, solo il
titolo della testata è un programma
Ieri i giornali hanno dato ampio risalto alla intervista che
papa Francesco ha dato al quotidiano argentino “la voz del pueblo” inusualmente lunga ,nella
quale il papa medesimo quasi si dimentica di
essere papa e abbandona completamente ogni preoccupazione di diplomazia ed ogni cautela istituzionale.
Ne viene fuori uno splendido
ritratto di quello che lui stesso qualifica addirittura come “un
pover’uomo” al quale è capitato di
divenire papa.
Anche papa Giovanni aveva avuto la capacità di parlare alla gente come uno di
loro e per questo è stato amatissimo dal
popolo cristiano e non, e ci è riuscito facendo ricorso alla sua sensibilità personale ed alla
cultura della civiltà contadina, nella quale era cresciuto.
Papa Bergoglio va oltre.
Perché a differenza di papa Giovanni, dispone del bagaglio solido e consistente
della formazione del suo ordine, che è il maggior fornitore di intellettuali
per il clero cattolico, ma ha contemporaneamente la straordinaria capacità naturale di prende
la vita e la sua missione con assoluto
genuino spirito evangelico, senza essere immobilizzato dal peso di dogmi, e
orpelli e calcoli di potere.
Era quello che è mancato ai suoi diretti predecessori, che
dai dogmi e dagli orpelli di potere sono
stati paralizzati.
Per verificare l’enorme distanza fra un Ratizinger o un
Woytila e papa Francesco, ho provato a pensare quali tipi di risposta avrebbero
dato loro ai quesiti che l’intervistatore delle “voz” ha rivolto a papa
Francesco.
Già la scelta del giornale fa sobbalzare.
Chi è stato ammaliato dai miti del ’68 solo a leggere quel titolo “la voz del pueblo” sobbalzava perché
non poteva non sentire l’assonanza con
i testi delle canzoni- inno degli Inti
Illimani.
Figuriamoci chi nel ’68 si trovava sulla sponda opposta, che
reazione può avere avuta.
Certo nessuno dei papi immediati predecessori di papa
Francesco avrebbe mai e poi mai risposto che una delle cose che desidererebbe
di più sarebbe andarsene tranquillamente
la sera a mangiarsi una pizza in pizzeria, confuso fra la gente.
Se poi andiamo indietro nel tempo, vi immaginate un imbarazzassimo
Paolo VI o tanto meno un etereo Pio XII
, che sogna una serata in pizzeria, confuso fra la gente?
Eppure i precedenti ci sono, lo faceva come tutti sanno ,il
mitico Papa Sisto nel 500, che amava girare per Roma di notte, sotto mentite
spoglie ,ma per tutt’altri scopi, quasi tutti di potere, cioè di verifica del
suo potere, usando il più elementare dei mezzi per avere una informazione
diretta e immediata.
Ecco che l’andamento del discorso ci ha portato ad uno dei
punti più interessanti di
quell’intervista a papa Francesco, e che verte proprio su cosa fa il papa per
informarsi.
Nella sua posizione e di fronte a realtà estremamente
complesse una buona informazione conta parecchio.
Ma che fa il papa?
Dice all’intervistatore di non vedere la televisione
addirittura da quasi vent’anni.
Dice di leggere alla mattina solo “Repubblica”, ma di non
andare oltre a un passaggio a volo d’uccello di dieci minuti.
Dice di non avere l’abitudine di “navigare” per web.
Sembrano cose non solo minimaliste,ma quasi strampalate,
stante la valanga di informazioni dalle quali siamo tutti bombardati da mattina
a sera.
Ma riflettiamoci un momento, dietro a queste scelti del
papa, indubbiamente radicali, c’è ovviamente non il caso, ma una precisa scelta
filosofica.
Noi tutti siamo bombardati da un ronzare continuo di
notizie, per nostra scelta, scelta talmente abituale da essere divenuta quasi
inconsapevole.
E’ da vedere se quel ronzio ci aiuta o ci stressa, senza
procurarci gran che.
Comunque è interessante constatare che il papa ha fatto una
scelta diversa e non ne è affatto pentito.
Il papa, come qualsiasi personaggio arrivato a gestire
responsabilità al vertice è in qualche modo prigioniero dell’istituzione che
dirige.
Le notizie gli arrivano inevitabilmente filtrate.
E di conseguenza trova più difficoltà di qualsiasi comune
mortale a muoversi per verificarne l’attendibilità.
Si pensi alle tragicomiche vicende di Papa Ratzinger, quando
si è trovato succube delle scelte di una rassegna stampa predisposta dallo
staff della segreteria di stato, allora diretta dal Card. Bertone, che gli
propinava un pastone mal fatto, costruito per fargli ignorare, quello che
qualcuno voleva che ignorasse.
Ne sono seguite gaffes a ripetizione e infine quel papa ha
preteso una rassegna stampa un po’ più professionale.
Certo che il papa renda pubblico il fatto di leggere un solo giornale e che quel giornale sia
dichiaratamente progressista è un fatto destinato a procurare mal di pancia
soprattutto in quel mondo cattolico italiano pigro e sonnacchioso, ma forse per
questo, orientato più altrove che verso il progressismo e la modernità.
E quindi le lamentele raccolte da Vittorio Feltri sul
Giornale di ieri sono scontate.
Ma la confessione del papa è un fatto nuovo e importante che
strappa il velo di ipocrisia che ha sempre in passato nascosto la vita diciamo
privata dei papi.
E infatti le cronache ci avevano informato negli anni scorsi
che papa Ratzinger leggeva e ,a quanto s legge tutt’ora quotidianamente la FAZ,
cioè la Frankfurter Allgemeine Zeitung, giornale tedesco, famoso per essere dichiaratamente
conservatore.
Questo significa che i papi, di fatto, si sono sempre
scelti, come tutti i mortali, i giornali più vicini alle proprie vedute, ma che
evitavano di dirlo per paura delle reazioni.
Questa oggidì però è avvertita come ipocrisia, non come
prudenza.
Molo simpatica la confessione del papa nella medesima
intervista di non avere il tempo di
vedersi le partite di calcio del suo paese, ma di avere una guardia svizzera
che si preoccupa di passargli un bigliettino con su scritto i risultati.
Altro elemento che ci dipinge un papa, uomo come noi,
proprio come lo vorremmo.
La scelta radicale di papa
Francesco, di distaccarsi volutamente dal ronzio dei media, è una scelta
diretta ad essere più libero e meno influenzato.
Del resto, lui stesso nella medesima intervista riconosce di
essere sottoposto a continue pressioni.
In una giornata il papa parla con talmente tanta gente da
non rischiare certo di non essere informato.
Ecco, mi ha colpito particolarmente anche questo.
Papa Francesco è
stato capace di fare una scelta personale tanto radicale e singolare su televisione, giornali e web.
Ma risulta dall’intervista che continua a portare il peso,
molto oneroso, degli impegni
istituzionali di routine.
Lui stesso dice di sentirsi stanco dalla mole di questi
impegni, come un qualsiasi scolaro che si trova alla fine della scuola a
giugno.
Presumo che un papa “decisionista” e di polso come è Francesco,
avrà messo già parecchio del suo per orientare la macchina burocratico-
istituzionale vaticana, secondo le sue vedute, ma da lui mi aspetterei qualcosa
di più radicale e clamoroso, come la scelta che ha fatto su tv, giornali e web.
Mi aspetterei una scelta meditata, ispirata alla sua
filosofia evangelica.
Un papa può parlare ed apparire molto meno.
Ed in seguito a questo può tagliare dimettere la
“collaborazione” di molti apparati che girano a vuoto come tutte le burocrazie
di questo mondo.
Risulta dai Vangeli che Gesù Cristo ha fatto e detto tutto
quello che sappiamo, senza bisogno nemmeno di un segretario.
Papa Francesco è molto probabile che accarezzi il sogno di
fare liquefare la Curia.
Il Concilio di Trento, cinque e rotti secoli fa, ha
deliberato su tutto, proprio tutto, ma ha sempre rinviato la discussione sul
ruolo della Curia.
Oggi forse il tempo è maturo.
Che bello sarebbe se papa Francesco potesse passare alla
storia per mettere e chiudere negli armadi della storia tutte quelle
rinascimentali vesti color porpora e tutto quelle che ronza loro intorno.
Sarebbe il segno evidente della riconquistata ispirazione
evangelica.
Non si può fare la chiesa dei poveri con quelle porpore, è
una contraddizione.
Ma metterle in naftalina è come superare la lobby dei
tassisti, nessuno c’è ancora riuscito.
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