La settimana scorsa il Corriere ha opportunamente pubblicato
un’intervista a Richard Haass responsabile del Council on Foreign Relations,
che è forse il maggiore esperto mondiale in materia di
geopolitica.
E’ un peccato che personaggi di questo calibro non siano
noti al grande pubblico e non compaiano quasi mai sui nostri media, perché il loro punto di vista
oltre ad essere di estremo interesse, appunto per la loro preparazione è anche spesso, come nel caso di questa
intervista, una spiacevole doccia fredda
per il lettore, che viene a sentirsi
quasi preso in giro dai propri
politici e conduttori dei media, che
evidentemente gli propinano poche notizie rassicuranti e non lo informano affatto su cosa sta bollendo in
pentola in una zona che è parecchio vicino a noi, come il Medio Oriente.
L’intervistatore nel caso dell’intervista della quale stiamo
parlando è infatti costretto a commentare il punto di vista del suo
interlocutore come terribilmente pessimista, proprio perché c’è un contrasto
forte fra ciò che dicono e scrivono gli
esperti di questo settore, fra i quali più noti a noi sono ad esempio
Lucio Caracciolo di Limes, rivista di geopolitica nostrana di ottimo livello, o
l’ancora più noto Guido Olimpo del Corriere, rispetto agli articoletti redazionali che non
segnalano mai il grado reale di pericolosità
della situazione esistente in quell’area.
Cosa dice Haass di così
esplosivo? In sintesi :
- che a Gerusalemme stanno venendo al pettine i nodi
trascurati colpevolmente per decenni e da Obama in particolare negli ultimi
anni;
-che l’Isis nessuno la sta combattendo seriamente e che
quindi per fortuna che ora Putin se ne occupa se pure con un interventismo
sfrenato;
-che l’Isis è molto probabile che si stia preparando a fare
il colpo grosso per prendersi l’Arabia Saudita e che se questo capitasse le
conseguenze sarebbero impressionanti;
-che di conseguenza realisticamente oggi la prima cosa da
fare è quella di cercare di tamponare quelle crisi una per una.
Notevoli i quest’intervista sono due aspetti :
1- la
descrizione della situazione, che è molto più grave di quando comunemente si
descrive;
2- la
assoluta sfiducia verso i responsabili
politici dell’Occidente, che dimostrano di non avere alcuna intenzione di far
quello che andrebbe fatto per affrontare seriamente il problema: una guerra
vera contro l’Isis inviando truppe sul campo per impegnarle in operazioni che
richiederebbero tempi lunghi.
E' indubbio che realmente si è sottovalutata e si continua a
sottovalutare la pericolosità dell'Isis, probabilmente perchè non ci si sente
minacciati in modo diretto.
E infatti i fondamentalisti islamici sembrano non
programmino azioni terroristiche dirette nelle nostre città, probabilmente
perchè sono abbastanza da furbi da capire che sarebbe sciocco da parte loro
costringerci a prenderli sul serio e quindi a fare loro la guerra.
Si rendono responsabili delle peggiori turpitudini nei
territori che controllano,quello che fanno lo veniamo a sapere anche perchè
provvedono loro a mandarci servizi completi tramite i mezzi che offre la
moderna tecnologia, ma la cosa non ci
turba più di tanto probabilmente a causa della lontananza geografica ma anche
culturale dei luoghi dei quali sapevamo poco anche prima del loro avvento.
Poi non ci danno da pensare abbastanza perchè non li vediamo
come un vero esercito, fatto, come abbiamo sempre visto un esercito : divise,
reparti che si muovono ordinati, eccetera eccetera.
Ci fanno vedere questa gente che sembrano sempre essere
costituiti da piccole bande senza divisa e questo fatto ce li fa sottovalutare.
La realtà però è che questi dell'Isis dispongono di fondi pressochè illimitati che
arrivano loro dai Sauditi e dai Paesi del Golfo, oltre che dalla gestione del
petrolio nei territori occupati sopratutto in Iraq, dalla vendita di reperti
archeologici, dal lavoro forzato, dalla vendita della droga, eccetera.
Con quei fondi si possono comprare i mezzi di trasporto e
gli armamenti più moderni, in aggiunta a quelli di produzione americana che
hanno preso nei territori conquistati in Iraq.
Non hanno al momento aviazione, ma non mancano di missili.
Se riuscissero a prendersi l'Arabia Saudita, allora
arriverebbero a disporre di risorse economiche e tecnologiche veramente senza
fine.
Noi purtroppo continuiamo a crogiolarci con le sciocchezze del politicamente corretto dei
buonisti di casa nostra, secondo i quali l'Islam come religione non è la causa
dell'Isis, che ci sono anche gli islamici buoni eccetera.
Ma dovremmo cominciare a capire che a quelle latitudini,
quando arrivano loro, per una parte almeno della popolazione, a volte
minoritaria, ma a volte maggioritaria, quelli che per noi sono tagliagole, da
loro vengono percepiti come eroi, non come nemici.
Il nostro errore di valutazione è favorito dal fatto di non
percepire che l'Islam a differenza delle altre religioni del mondo ,nel loro
attuale sviluppo storico, è una cosa sola con la politica, non solo perchè
impone agli stati islamici di essere teocratici nel senso di adottare come
leggi dello stato la shaharia derivata alla lettera dalle loro scritture, ma
perchè non accetta nè il concetto di pari dignità con chi pratica un'altra
religione, nè la possibilità che un musulmano possa a un certo momento cambiare
religione.
La comunità della "Umma" musulmana non solo è
fondamentalista per definizione, ma ritiene di essere ancora per definizione
chiamata a convertire all'Islam tutto il mondo con qualsiasi mezzo.
Fino a quando non avremo chiare le basi ideologico-religiose
dell'Isis, continueremo a non capire
nulla di cosa sta succedendo.
Se questi riescono a prendersi l'Arabia Saudita, per loro il
gioco sarebbe fatto non tanto e non solo per le immense ricchezze che porterebbero
via alla pletorica e anacronistica monarchia saudita, ma perchè diverrebbero
automaticamente i protettori dei luoghi santi dell'Islam, di immenso peso
simbolico per oltre un miliardo e seicentomila persone.
A questo punto saremmo forse costretti a mettere mano alla
nona crociata, essendo state otto quelle sviluppatesi fra il secolo XI e il
XIII.
Fortunatamente per noi i musulmani, come è noto, sono
ferocemente divisi fra Sunniti (Arabia Saudita, Stati del Golfo, Indonesia,
Africa e la stessa Isis) e Sciiti (Iran ,minoranza Iraq ecc.), ma il possesso
dei luoghi santi ha grandissimo peso.
L'Occidente, noi compresi, finora non ha fatto altro che
errori, che adesso ci giocano contro tutti insieme.
A cominciare dalle insensate guerre di Bush-Blair che hanno
sostituito Saddam con il caos, e il regime Talebano ancora con il caos, mentre
i reali terroristi delle Torri Gemelle erano sauditi.
Abbiamo fatto finta per decenni di non sapere che la
peggiore versione ultra-fondamentalista dell'Islam è quella Wahabita, ufficiale
dell'Arabia Saudita, che non abbiamo toccato nemmeno con delle sanzioni, perchè
ci faceva comodo il loro petrolio, anche quando costava caro.
Ma oggi per i quasi 30 milioni di cittadini sauditi , indottrinati
per decenni di Wahabismo estremista, passare all'Isis sarebbe addirittura
consequenziale, non dovrebbero fare alcuna fatica.
Non parliamo poi di Gerusalemme che tra l'altro è pure sede
di un altro fondamentale luogo sacro dell'Islam : la Cupola della Roccia con la
Mosche di Al Aqsa.
Obama è incredibilmente arrivato alla fine del suo secondo
mandato disinteressandosi completamente del Medio Oriente e del problema
Palestina- Israele in particolare.
Quasi cinquant'anni di occupazione della Palestina da parte
di Israele hanno creato e cementato un muro di odio,che è ovvio che esploda in
mancanza di iniziative serie per riconoscere due stati con confini sensati e
sicuri.
Non bastasse tutto il resto, il Medio Oriente non può non
essere in fiamme anche a causa del problema Palestina -Israele del tutto
irrisolto.
Ed infine, come possiamo fare finta di non capire che se
continuiamo ad accogliere in Europa centinaia di migliaia di Islamici all'anno,
in aggiunta ai milioni già presenti ,diventeremo a un certo punto anche noi un
Medio Oriente in fiamme, perchè quella religione, oggi è quello che è, non
quello che vorremmo che fosse.
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