Dopo i fatti di
Parigi e le seppure semideserte manifestazioni di Roma e Milano degli
“Islamici moderati”, ha avuto una grande copertura mediatica una
simpatica giovane islamica, molto per bene, però corredata di velo
copri-capo d'ordinanza, che si era lanciata in una lettera ai
terroristi islamici con la quale li apostrofava come traditori del
vero senso dell'Islam.
L'ho seguita in
almeno due talk show, ma presumo che sia stata invitata a quasi
tutti.
Benissimo. Non
dubito che come del resto da sempre dicono i sociologi, la gran
parte degli islamici in Europa e in Italia sia qui per lavorare
onestamente e non ha nessuna intenzione di tagliarci la gola.
Positivo quindi
avere finalmente l'opportunità di sentire la loro voce, dato che
fino ad ora non avevano espresso verbo, qualsiasi cosa fosse
successa.
Rimane il problema
che quello che ho sentito dire da quella simpatica ragazza non è
stato per niente soddisfacente.
Facciamo salva la
sua buonafede.
Probabilmente quella
ragazza musulmana, come del resto la quasi totalità dei cattolici
italiani, ha ricevuto una educazione all'Islam da bambina con le
solite tecniche di indottrinamento e quindi tutto quello che sa della
sua religione è quello che ha recepito come indottrinamento in
moschea, rafforzato dall'influenza dell'ambiente familiare e dei
connazionali o correligionari, portati spesso a privilegiare gli
atteggiamenti “identitari”, rispetto a quelli aperti
all'integrazione nel mondo moderno.
Probabilmente
l'indottrinamento ricevuto non è mai stato passato al vaglio di una
qualsiasi riflessione critica e da una lettura personale e diretta
del suoi testi ritenuti sacri.
Da questo derivano
convinzioni completamente errate.
L'Islam è una
religione di pace, è l'affermazione usata di prammatica come
esordio.
Peccato che non sia
sostenibile in quanto non è appoggiabile ad alcuna esplicita
affermazione conforme rintracciabile nel Corano.
L'Islam condanna
l'assassinio.
Questa affermazione
è ancora del tutto insostenibile, mentre al contrario il Corano
recita l'esatto contrario (Sura V, 32 e 33)
L'Islam invita alla
convivenza pacifica con i fedeli delle altre religioni.
Assolutamente falso
e vero il contrario (Sura IX, 29 ; II,190-192-193;IX,5).
Il Corano
prescriverebbe l'uso del velo per le donne, diceva quella giovane
musulmana.
La Sura XXIV al
versetto 31 prescrive l'uso della modestia per le donne, esattamente
come facevano i vecchi parroci cattolici, ma sul velo si esprime in
un modo talmente involuto da risultare incomprensibile.
Cercando una
interpretazione verosimile dal contesto sembrerebbe voler dire di
coprire “le forme” femminili “fino sul petto”, ma non dice
nulla che indichi esplicitamente il coprire il capo e i capelli come
le suore cattoliche.
L'impossibilità di
trovare versetti del Corano in favore dei valori fondamentali, che
sono nostri in quanto occidentali moderni a cominciare dai diritti
umani è un problema non grave, ma gravissimo, perché mentre la
Bibbia è stata dichiarata dalla dottrina cattolica ufficiale un
testo che non va inteso in senso storico, cioè da prendersi alla
lettera, ma che va sottoposto ad una adeguata ermeneutica e da questa
valutato e interpretato, il Corano è ritenuto dai fedeli di quella
religione come un testo dettato direttamente da Allah ai suo profeta
Maometto che ha sua volta lo ha dettato a chi lo ha materialmente
scritto.
Di conseguenza
qualificandolo come voce diretta di Dio, i seguaci dell'Islam hanno
sempre sostenuto che quella scrittura debba essere presa
assolutamente alla lettera, senza possibilità di sottoporlo ad
ermeneutica né a interpretazioni.
Questo semplice dato
di fatto rende il dialogo fra Islam ed altre religioni semplicemente
impossibile.
E' possibile
dialogare sul piano culturale ma non certo sul piano religioso,
perché la lettera del Corano dice che chi non è musulmano è un
infedele. Un “kafir” che può solo essere disprezzato e
sopportato se si sottomette ai musulmani e paga la dovuta tassa
(gizya), pagando la quale acquisisce uno status di cittadino di serie
B, col che non potrà mai godere della pienezza dei diritti, che
toccano ai fedeli musulmani (Sura IX,29).
A meno naturalmente
che non si converta all'Islam.
Tuttavia il Corano
incita alla conquista del mondo per sottomettere tutti i suoi
abitanti alla vere fede con mezzi violenti se ci fossero dei
recalcitranti.
La libertà di
religione è quindi categoricamente esclusa, tanto che per
l'apostata, cioè il caso del musulmano che aderisse a un'altra
fede, è prevista inesorabilmente la pena di morte (Hadith di Abd
Allah 9.83.17).
I diritti umani
occidentali non sono assolutamente praticabili anche perché per
esempio il Corano statuisce in modo categorico la superiorità
dell'uomo sulla donna, che deve essere sottomessa (Sura IV 34).
Per capirci, occorre
ricordare che le tre religioni abramitiche : Ebrei,Cristiani e
Musulmani si basano sugli stessi testi ritenuti sacri.
Di conseguenza la
quasi totalità delle non piacevolezze, che abbiamo sopra elencate,
sono state ritenute come verità di fede anche dalla cristianità,
finché non si è proceduto a una serie di revisioni storiche, rese
possibili dal fatto che mai nessuno ha sostenuto che i testi della
Bibbia sarebbero la voce diretta di Dio sussurrata a qualcuno che
l'ha scritta.
Ma si è sempre
sostenuto senza difficoltà che quei testi sono stati scritti in
tempi diversi a distanza a volte anche di secoli l'uno dall'altro e
che semplicemente fruirebbero di una generica “ispirazione”
divina.
Questo fatto
fondamentale ha consentito ai Cristiani di sottoporre quei testi a
una adeguata esegesi e critica storica, anche se perdura nelle
attuali liturgie la disgraziata consuetudine di fare seguire alle
letture bibliche l'affermazione “parola di Dio”, che da un punto
di vista formale è una assoluta insensatezza, che serve solamente a
confondere le idee già poco chiare dei “fedeli”.
La Chiesa Cattolica
ha avuto la saggezza di accettare seppure con fatica e contorsioni
varie nel dopo guerra, la dichiarazione dei diritti umani, di
chiarissima ispirazione illuminista, battezzati come cristiani, anche
se non è affatto vero.
Questo
riconoscimento formale e sostanziale ha avuto come diretta
conseguenza di ripudiare le solenni idiozie scritte in formali
encicliche pochi anni prima da Pio IX contro le libertà moderne.
Nell'Islam tutto
questo lavoro di revisione non è mai stato fatto e probabilmente non
potrebbe nemmeno essere fatto per le difficoltà intrinseche
consistenti nella necessità di contraddire frontalmente una lunga
serie di versetti del Corano.
Una ulteriore
complicazione consiste nel fatto che è difficile parlare di Islam,
quando la medesima religione è declinata in modo diverso da sette
diverse, da sempre in feroce contrasto fra di loro.
Non esiste un clero
organizzato istituzionalmente e tenuto ad una obbedienza gerarchica.
In pratica
nell'Islam vale di fatto il principio che è stato imposto in Europa
a conclusione della guerra dei trent'anni (cattolici contro
protestanti) nel 1555 “cuius regio eius religio”, cioè chi
detiene il potere in un certo stato impone come religione di stato la
sua setta religiosa musulmana, che sia o no maggioritaria presso la
sua popolazione e finanzia le moschee e scuole coraniche in patria e
all'estero per fare prevalere la sua setta.
Di conseguenza, pur
rimanendo intoccabile il Corano, le varie sette, che loro chiamano
scuole giuridiche, dato che tutti dal Corano derivano la shaaria,
cioè il diritto da imporre in quello stato, ad esempio i rapporti
fra quello stato medesimo e il mondo moderno che possono venire
declinati in molti modi diversi.
L'islam è una
religione ingessata e complicata nelle sue applicazioni pratiche.
Noi occidentali
abbiamo un rapporto con la religione parecchio diverso dal loro.
Purtroppo però, da
noi, coloro che sono rimasti cristiani praticanti non hanno ritenuto
di darsi una qualunque istruzione religiosa appena appena
accettabile.
Nella quasi totalità
della nostra religione (almeno in senso culturale, se non siamo più
credenti nelle mitologie cattoliche) conosciamo solo i pochi
concetti, acquisiti nell'indottrinamento giovanile.
Dell'Islam invece
non conosciamo pressoché nulla, se non alcuni aspetti esteriori
folcloristici, tipo il velo e le scarpe fuori dalle moschee.
E questo è un
problema, perché a questo punto, quando si affaccia nella storia
addirittura l'ipotesi verosimile di una guerra, contro degli
islamici, come è capitato dopo le Torri Gemelle di New York o i
fatti di Parigi del 13 novembre scorso, è proprio un bel problema
valutare l'opportunità appunto di una guerra o meno con un nemico,
che non sappiamo nemmeno chi sia.
E questa vaghezza di
informazioni fa si che governanti e operatori dei media ne sparino di
tutti i colori, di fronte a una opinione pubblica, che non ha al
momento gli strumenti conoscitivi per ragionarci sopra.
Addirittura il
leader numero uno dell'Occidente, il Presidente Obama, purtroppo è
il primo a sparare sciocchezze inverosimili, come quando dice che
l'Isis non è uno stato e non è nemmeno Islamico.
Si sapeva che le
Presidenze americane sono tradizionalmente anche troppo influenzate
dalla lobby ebraica americana per ragioni elettorali
(sopravvalutate).
Adesso purtroppo
dobbiamo constatare che Obama è pesantemente influenzato anche dalla
lobby dei Fratelli Musulmani, i presunti islamici moderati che per
esempio hanno espresso in Egitto la presidenza Morsi, fortunatamente
cacciata da Al Sissi.
In Italia i Fratelli
Musulmani ci sono eccome e sono probabilmente dietro ad una delle
principali e più influenti sigle che rappresentano i musulmani
italiani, e già questo fa capire come sia complicato instaurare un
qualsiasi dialogo, anche solo in casa nostra.
Quando poi in Italia
sembra avere gran seguito il buonismo politicamente corretto per il
quale non si deve nemmeno dire “terroristi islamici”, per non
offendere gli islamici moderati, le difficoltà
anche solo a
ragionare sui rapporti fra noi e i musulmani diventano molto serie.
Per capirci qualche
cosa darei al lettore questo consiglio : compratevi una copia del
Corano.
E' un mattone, è di
lettura tutt'altro che attraente, ma almeno così potete andate alla
fonte.
Sarebbe bello se nei
nostri talk show ci fossero dei giornalisti col Corano in borsa che
quando l'ospite musulmano ,naturalmente “moderato” fa
un'affermazione dicendo che l'Islam è una religione di pace e
fratellanza etc. controbattessero quello che dovrebbe essere ovvio :
senta, per cortesia, vuole dire ai nostri telespettatori in quale
Sura (capitolo) e in quale versetto di quella Sura il Corano dice
quello che lei ha appena affermato, in modo che così io e loro
possiamo dare una controllatina?
Ci vorrebbero pochi
secondi per passare dalle chiacchiere alla realtà delle cose.
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