mercoledì 2 dicembre 2015

L'Isis si può sconfiggere militarmente, ma poi rimarrebbe comunque l'Islam e questo sarà comunque un problema, checchè ne dicano gli espertoni buonisti



Dopo i fatti di Parigi e le seppure semideserte manifestazioni di Roma e Milano degli “Islamici moderati”, ha avuto una grande copertura mediatica una simpatica giovane islamica, molto per bene, però corredata di velo copri-capo d'ordinanza, che si era lanciata in una lettera ai terroristi islamici con la quale li apostrofava come traditori del vero senso dell'Islam.
L'ho seguita in almeno due talk show, ma presumo che sia stata invitata a quasi tutti.
Benissimo. Non dubito che come del resto da sempre dicono i sociologi, la gran parte degli islamici in Europa e in Italia sia qui per lavorare onestamente e non ha nessuna intenzione di tagliarci la gola.
Positivo quindi avere finalmente l'opportunità di sentire la loro voce, dato che fino ad ora non avevano espresso verbo, qualsiasi cosa fosse successa.
Rimane il problema che quello che ho sentito dire da quella simpatica ragazza non è stato per niente soddisfacente.
Facciamo salva la sua buonafede.
Probabilmente quella ragazza musulmana, come del resto la quasi totalità dei cattolici italiani, ha ricevuto una educazione all'Islam da bambina con le solite tecniche di indottrinamento e quindi tutto quello che sa della sua religione è quello che ha recepito come indottrinamento in moschea, rafforzato dall'influenza dell'ambiente familiare e dei connazionali o correligionari, portati spesso a privilegiare gli atteggiamenti “identitari”, rispetto a quelli aperti all'integrazione nel mondo moderno.
Probabilmente l'indottrinamento ricevuto non è mai stato passato al vaglio di una qualsiasi riflessione critica e da una lettura personale e diretta del suoi testi ritenuti sacri.
Da questo derivano convinzioni completamente errate.
L'Islam è una religione di pace, è l'affermazione usata di prammatica come esordio.
Peccato che non sia sostenibile in quanto non è appoggiabile ad alcuna esplicita affermazione conforme rintracciabile nel Corano.
L'Islam condanna l'assassinio.
Questa affermazione è ancora del tutto insostenibile, mentre al contrario il Corano recita l'esatto contrario (Sura V, 32 e 33)
L'Islam invita alla convivenza pacifica con i fedeli delle altre religioni.
Assolutamente falso e vero il contrario (Sura IX, 29 ; II,190-192-193;IX,5).
Il Corano prescriverebbe l'uso del velo per le donne, diceva quella giovane musulmana.
La Sura XXIV al versetto 31 prescrive l'uso della modestia per le donne, esattamente come facevano i vecchi parroci cattolici, ma sul velo si esprime in un modo talmente involuto da risultare incomprensibile.
Cercando una interpretazione verosimile dal contesto sembrerebbe voler dire di coprire “le forme” femminili “fino sul petto”, ma non dice nulla che indichi esplicitamente il coprire il capo e i capelli come le suore cattoliche.
L'impossibilità di trovare versetti del Corano in favore dei valori fondamentali, che sono nostri in quanto occidentali moderni a cominciare dai diritti umani è un problema non grave, ma gravissimo, perché mentre la Bibbia è stata dichiarata dalla dottrina cattolica ufficiale un testo che non va inteso in senso storico, cioè da prendersi alla lettera, ma che va sottoposto ad una adeguata ermeneutica e da questa valutato e interpretato, il Corano è ritenuto dai fedeli di quella religione come un testo dettato direttamente da Allah ai suo profeta Maometto che ha sua volta lo ha dettato a chi lo ha materialmente scritto.
Di conseguenza qualificandolo come voce diretta di Dio, i seguaci dell'Islam hanno sempre sostenuto che quella scrittura debba essere presa assolutamente alla lettera, senza possibilità di sottoporlo ad ermeneutica né a interpretazioni.
Questo semplice dato di fatto rende il dialogo fra Islam ed altre religioni semplicemente impossibile.
E' possibile dialogare sul piano culturale ma non certo sul piano religioso, perché la lettera del Corano dice che chi non è musulmano è un infedele. Un “kafir” che può solo essere disprezzato e sopportato se si sottomette ai musulmani e paga la dovuta tassa (gizya), pagando la quale acquisisce uno status di cittadino di serie B, col che non potrà mai godere della pienezza dei diritti, che toccano ai fedeli musulmani (Sura IX,29).
A meno naturalmente che non si converta all'Islam.
Tuttavia il Corano incita alla conquista del mondo per sottomettere tutti i suoi abitanti alla vere fede con mezzi violenti se ci fossero dei recalcitranti.
La libertà di religione è quindi categoricamente esclusa, tanto che per l'apostata, cioè il caso del musulmano che aderisse a un'altra fede, è prevista inesorabilmente la pena di morte (Hadith di Abd Allah 9.83.17).
I diritti umani occidentali non sono assolutamente praticabili anche perché per esempio il Corano statuisce in modo categorico la superiorità dell'uomo sulla donna, che deve essere sottomessa (Sura IV 34).
Per capirci, occorre ricordare che le tre religioni abramitiche : Ebrei,Cristiani e Musulmani si basano sugli stessi testi ritenuti sacri.
Di conseguenza la quasi totalità delle non piacevolezze, che abbiamo sopra elencate, sono state ritenute come verità di fede anche dalla cristianità, finché non si è proceduto a una serie di revisioni storiche, rese possibili dal fatto che mai nessuno ha sostenuto che i testi della Bibbia sarebbero la voce diretta di Dio sussurrata a qualcuno che l'ha scritta.
Ma si è sempre sostenuto senza difficoltà che quei testi sono stati scritti in tempi diversi a distanza a volte anche di secoli l'uno dall'altro e che semplicemente fruirebbero di una generica “ispirazione” divina.
Questo fatto fondamentale ha consentito ai Cristiani di sottoporre quei testi a una adeguata esegesi e critica storica, anche se perdura nelle attuali liturgie la disgraziata consuetudine di fare seguire alle letture bibliche l'affermazione “parola di Dio”, che da un punto di vista formale è una assoluta insensatezza, che serve solamente a confondere le idee già poco chiare dei “fedeli”.
La Chiesa Cattolica ha avuto la saggezza di accettare seppure con fatica e contorsioni varie nel dopo guerra, la dichiarazione dei diritti umani, di chiarissima ispirazione illuminista, battezzati come cristiani, anche se non è affatto vero.
Questo riconoscimento formale e sostanziale ha avuto come diretta conseguenza di ripudiare le solenni idiozie scritte in formali encicliche pochi anni prima da Pio IX contro le libertà moderne.
Nell'Islam tutto questo lavoro di revisione non è mai stato fatto e probabilmente non potrebbe nemmeno essere fatto per le difficoltà intrinseche consistenti nella necessità di contraddire frontalmente una lunga serie di versetti del Corano.
Una ulteriore complicazione consiste nel fatto che è difficile parlare di Islam, quando la medesima religione è declinata in modo diverso da sette diverse, da sempre in feroce contrasto fra di loro.
Non esiste un clero organizzato istituzionalmente e tenuto ad una obbedienza gerarchica.
In pratica nell'Islam vale di fatto il principio che è stato imposto in Europa a conclusione della guerra dei trent'anni (cattolici contro protestanti) nel 1555 “cuius regio eius religio”, cioè chi detiene il potere in un certo stato impone come religione di stato la sua setta religiosa musulmana, che sia o no maggioritaria presso la sua popolazione e finanzia le moschee e scuole coraniche in patria e all'estero per fare prevalere la sua setta.
Di conseguenza, pur rimanendo intoccabile il Corano, le varie sette, che loro chiamano scuole giuridiche, dato che tutti dal Corano derivano la shaaria, cioè il diritto da imporre in quello stato, ad esempio i rapporti fra quello stato medesimo e il mondo moderno che possono venire declinati in molti modi diversi.
L'islam è una religione ingessata e complicata nelle sue applicazioni pratiche.
Noi occidentali abbiamo un rapporto con la religione parecchio diverso dal loro.
Purtroppo però, da noi, coloro che sono rimasti cristiani praticanti non hanno ritenuto di darsi una qualunque istruzione religiosa appena appena accettabile.
Nella quasi totalità della nostra religione (almeno in senso culturale, se non siamo più credenti nelle mitologie cattoliche) conosciamo solo i pochi concetti, acquisiti nell'indottrinamento giovanile.
Dell'Islam invece non conosciamo pressoché nulla, se non alcuni aspetti esteriori folcloristici, tipo il velo e le scarpe fuori dalle moschee.
E questo è un problema, perché a questo punto, quando si affaccia nella storia addirittura l'ipotesi verosimile di una guerra, contro degli islamici, come è capitato dopo le Torri Gemelle di New York o i fatti di Parigi del 13 novembre scorso, è proprio un bel problema valutare l'opportunità appunto di una guerra o meno con un nemico, che non sappiamo nemmeno chi sia.
E questa vaghezza di informazioni fa si che governanti e operatori dei media ne sparino di tutti i colori, di fronte a una opinione pubblica, che non ha al momento gli strumenti conoscitivi per ragionarci sopra.
Addirittura il leader numero uno dell'Occidente, il Presidente Obama, purtroppo è il primo a sparare sciocchezze inverosimili, come quando dice che l'Isis non è uno stato e non è nemmeno Islamico.
Si sapeva che le Presidenze americane sono tradizionalmente anche troppo influenzate dalla lobby ebraica americana per ragioni elettorali (sopravvalutate).
Adesso purtroppo dobbiamo constatare che Obama è pesantemente influenzato anche dalla lobby dei Fratelli Musulmani, i presunti islamici moderati che per esempio hanno espresso in Egitto la presidenza Morsi, fortunatamente cacciata da Al Sissi.
In Italia i Fratelli Musulmani ci sono eccome e sono probabilmente dietro ad una delle principali e più influenti sigle che rappresentano i musulmani italiani, e già questo fa capire come sia complicato instaurare un qualsiasi dialogo, anche solo in casa nostra.
Quando poi in Italia sembra avere gran seguito il buonismo politicamente corretto per il quale non si deve nemmeno dire “terroristi islamici”, per non offendere gli islamici moderati, le difficoltà
anche solo a ragionare sui rapporti fra noi e i musulmani diventano molto serie.
Per capirci qualche cosa darei al lettore questo consiglio : compratevi una copia del Corano.
E' un mattone, è di lettura tutt'altro che attraente, ma almeno così potete andate alla fonte.
Sarebbe bello se nei nostri talk show ci fossero dei giornalisti col Corano in borsa che quando l'ospite musulmano ,naturalmente “moderato” fa un'affermazione dicendo che l'Islam è una religione di pace e fratellanza etc. controbattessero quello che dovrebbe essere ovvio : senta, per cortesia, vuole dire ai nostri telespettatori in quale Sura (capitolo) e in quale versetto di quella Sura il Corano dice quello che lei ha appena affermato, in modo che così io e loro possiamo dare una controllatina?
Ci vorrebbero pochi secondi per passare dalle chiacchiere alla realtà delle cose.








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