Sembra una
affermazione paradossale quella del titolo, ma non è così.
Se quello che è
sempre stato chiamato “il mondo cattolico” e che ha una storia
ben precisa, oggi nel nostro paese praticamente non esiste più,
questa situazione sarà anche la conseguenza della secolarizzazione,
che avanza in tutto il mondo, ma è anche il risultato di una
gestione fallimentare di ha gestito la Chiesa italiana negli ultimi
decenni.
E' inutile
scandalizzarsi di fronte a una classe politica ed a una classe
dirigente di basso livello, condannata dal dilagare della
corruzione volta all'arricchimento personale e familiare, formata da
persone prive di ideali, strategie e spesso anche di una qualunque
cultura.
La Chiesa aveva un
tempo dato il suo contributo promuovendo iniziative sistematiche di
formazione di laici ,che contribuissero a presentarsi come classe
dirigente , con una mentalità spesso orientata in senso autentico di
“servizio” alla comunità dei “fratelli”, per chi
condivideva quella fede.
Cito due sigle che
erano un tempo molto significative nel mondo cattolico: le Acli e la
Fuci, l'una che agiva nello spettro molto ampio del mondo del lavoro,
l'altra nell'ambito universitario.
Ambedue quelle sigle
promuovevano formazione sistematica, ovviamente orientata alla
promozione dei valori e della dottrina sociale cristiana, ma quasi
sempre in un clima di cultura critica e aperta al mondo moderno, e
questa è stata la forza, che aveva loro consentito di avere vasta
diffusione e spesso, grande prestigio.
Poi sono venute
insieme una serie di crisi.
Innanzitutto
l'avanzare della secolarizzazione, che le teologie tradizionaliste,
che nel lungo papato di Woityla avevano da quel papa acquisito il
monopolio del pensiero cristiano e che per la loro debolezza
intrinseca erano ben lungi dal potere affrontare in modo appena
efficace e credibile il confronto col mondo moderno.
E contemporaneamente
venuta la crisi del partito politico, nel quale si riconosceva la
quasi totalità dei cattolici italiani, la DC, che veniva a perdere
in modo sempre più drastico la capacità di rappresentare ideali,
valori, strategie.
La crisi del mondo
cattolico nelle sue articolazioni tradizionali dall'Azione Cattolica,
al vasto ventaglio di sigle, allora presenti, è stata
momentaneamente nascosta dietro al rumoroso comparire dei così
detti Movimenti : CL ,i Focolarini, i Carismatici, Opus Dei,
eccetera.
Questi movimenti
hanno avuto a volte fondatori carismatici, altre volte solo
personaggi spregiudicati e di cultura teologica confusa e incoerente,
hanno riempito spesso le piazze, ma ben presto hanno mostrato di
soffrire fortemente della mentalità della setta.
E infatti non a
caso quasi tutti copiavano, guardandosi bene dal dirlo agli aderenti,
analoghe sette evangeliche americane.
Alcuni mostrarono
grande abilità di organizzazione e di “found raising” come si
direbbe oggi, cioè di tirare su soldi a volte anche a palate.
Questo ha loro
concesso in certi periodi di riempire parecchio spazio nei media.
Quello che si può
dire di sicuro è che non hanno mai saputo fare una formazione in un
ambiente di pensiero sufficientemente critico, ma rimasero più
spesso al livello ed alle tecniche di indottrinamento, tipiche delle
sette.
Il loro livello di
successo coincideva spesso nel corrispondente livello di potere, che
erano riusciti ad occupare a livello politico ed economico.
Papa Woityla e il
Cardinale Ruini per la Conferenza episcopale italiana, avevano dato
la loro incondizionata benedizione, fino a concedere loro il
monopolio del cattolicesimo.
La fine miserevole
dei politici ed amministratori, più noti al pubblico, caduti in
processi per corruzione, malversazione eccetera, che occupavano
posizioni incontestabilmente targate CL, ha dimostrato quanto
l'infatuazione per i “movimenti” abbia fatto ben poco bene alla
chiesa italiana.
Se quella è la
classe politica o dirigente che hanno allevato, il giudizio storico
sarà severo con loro.
Ma oggi siamo ormai
arrivati al dopo-movimenti.
Le vergognose
affermazioni attribuite dal “Fatto quotidiano” all'Arcivescovo di
Ferrara, punta di diamante dell'intellighenzia ciellina, su Papa
Francesco, al quale avrebbe augurato che la Madonna, facesse il
miracolo, di fargli fare la fine di quell'altro papa (presumibilmente
Giovanni Paolo I ) , segnano la fine del prestigio residuo di CL.
Mons Negri ha
smentito, ma il Segretario della Cei, pur facendo mostra di crederci,
ha detto che se quelle parole le avesse pronunciate lui presenterebbe
le sue dimissioni al Papa.
Questo Mons.Negri ha
le spalle coperte da una lobby potentissima, come si è descritto
negli articoli precedenti, dedicati a questi argomenti, ma questa
ultima uscita è forse finalmente troppo per chiunque abbia ancora un
minimo di buon senso, anche in quello schieramento.
Chi ha approfittato
della propria sbandierata “identità” cattolica, per monetizzarla
in termini di poteri, soldi e clientele, è ancora abbastanza forte
da sopravvivere e prosperare , sopratutto in certi ambienti,come nei
vari assessorati alla sanità delle regioni e nelle molteplici
cooperative, collaterali a CL.
Ho parlato di CL
perché è la sigla più nota e più esposta, ma le caratteristiche
negative tipiche delle sette sono ancora più accentuate per esempio
nei Carismatici.
Comunque ora come
già detto siamo siamo al di là dell'era dei movimenti.
Non credo che li
rimpiangeremo mai, ma è certo che non si può rimpiazzarli col nulla
,o con il solo attivismo a volte sfrenato di alcuni parroci.
Buona cosa spendersi
per fare il Grest e tenere aperti gli oratori,le mense del povero
eccetera.
Ma non basta
sopravvivere facendo opera di supplenza ai limiti del welfare, ancora
provvisto da stato ed enti locali.
Bisogna proclamare
in modo credibile i valori nei quali si crede e dare sistematici
strumenti di formazione alla gente.
Da decenni oramai il
cattolicesimo italiano è regredito a una forma ottocentesca di
giansenismo intimista tutto terrore dei peccati, amore dei formalismi
precettistici , miracolismi, e preti-impiegati pronti a fornire
sacramenti, quasi sempre a pagamento.
Il cristianesimo
rimane nella vita della gente quasi solo in occasione dei riti di
passaggio, ancora non sostituiti da corrispondenti cerimonie civili.
E poi la messa per
pochi, che per lo più temono stando a casa la domenica di potere
incorrere durante la settimana successiva in possibili eventi
negativi.
E' religione, o
siamo ormai alla pura superstizione?
Ci può essere fede
senza elaborazione, riflessione, studio, sempre necessario, o basta
l'atto di presenza e qualche preghiera nella rigorosa filosofia del
do ut des, praticato con la divinità?
Senza partecipazione
in senso sociale il cristianesimo diventa talmente flebile da non
riconoscersi più.
E per dare un
contributo qualificato nel sociale non è indispensabile occupare
poltrone, basta partecipare portando un contributo.
Per portare un
contributo occorre avere acquisito gli strumenti utili ad esercitare
il famoso “discernimento” , parola usata spesso ed a proposito
dai papi nelle encicliche sociali.
Ecco quindi la
ragione della necessità incoercibile per la chiesa di farsi carico
di una attività continuativa di formazione.
Anni fa, in una
disputa ideologica col sopra citato Cardinale Ruini, Romano Prodi usò
una espressione felice quando si qualificò fra i “cattolici
adulti”.
Quest'espressione
illumina bene la situazione del cattolicesimo italiano, dove fra i
fedeli rimasti, anche il premio Nobel (ammesso che ce ne siano)
ritiene di potere andare andare avanti a praticare la propria
religione con i soli poverissimi strumenti conoscitivi acquisiti nel
catechismo da bambino.
Ma non è possibile.
Non è possibile
perché alla prima casuale occasione di riflessione seria ,si
accorgerebbe che tutta la montagna dei dogmi alla quale dava credito,
senza saperne pressoché nulla, è un castello di carte, che non
regge alla modernità, nella quale tutti viviamo.
O si diventa
cattolici critici e responsabili, perché questi sono i principali
sinonimi di “adulto”, o la propria fede intimista non è
destinata a bastare nemmeno per sé stessi.
Figuriamoci poi se
si volesse dare un contributo alla vita sociale e politica, come
aveva fatto per tutta la sua lunga storia il mondo cattolico
italiano.
Se si volesse è
chiaro che non si potrebbe certo ricostruire le sigle e le strutture
pre- movimenti.
Da allora ad oggi è
cambiato il mondo.
Oggi un
cattolicesimo “adulto” con la volontà di dare un contributo nel
sociale non potrebbe prescindere da una posizione di grande apertura
verso le altre fonti di conoscenza e di spiritualità oltre la
religione cattolica : scienza, filosofia, altre tradizioni culturali
e religiose a cominciare da quelle asiatiche.
Difficile però,
molto difficile aprire il cattolicesimo italiano a queste realtà,
perché non è per niente abituato a farlo, essendo stati i cattolici
indottrinati a ritenersi portatori di verità definitive che di per
sé sarebbero superiori a tutte le altre tradizioni.
Le poche menti
elette che nell'ambito del cattolicesimo italiano avevano questa
visione e questa sensibilità, per esempio un Martini, erano
disgraziatamente netta minoranza.
Ora c'è la grande
novità del pontificato di papa Francesco, che indica che forse è
possibile quello che prima sembrava impossibile, anche se questo papa
è costretto a camminare fra mille imboscate, peggiori della sciatica
che lo limita fisicamente nella deambulazione.
Sembra di essere nei
tornati indietro di secoli quando pochi eminentissimi si sfidavano e
sfidavano il papa regnante senza alcun ritegno morale.
Forse è troppo
tardi perché la chiesa italiana possa recuperare.
Personalmente non
sogno sinceramente una rinascita della chiesa cattolica, ma vedrei
molto meglio un futuro nel quale i templi rimasti saranno templi
interconfessionali.
Dove agli amboni le
liturgie saranno sostituite da riflessioni proposte da tradizioni
religiose, culturali e filosofiche diverse, offrendo anche il dovuto
spazio alla divulgazione scientifica.
E tutte le grandi
costruzioni dogmatiche saranno state buttate nel cestino.
Le tragedie che sta
recitando l' auto-nominatosi Califfato Islamico ,sono la
dimostrazione più evidente di quanto le religioni abbiano una
naturale e intrinseca tendenza al fondamentalismo che impedisce il
dialogo e la convivenza.
Se si lascia che
l'indottrinamento religioso ,accompagnato a un'assenza di pensiero
critico applicato alle proprie mitologie e costruzioni dogmatiche,
ci porti a ritenere tranquillamente che la nostra religione è
l'unica e definitiva verità, ben poco di buono sarà il contributo
apportato dalle religioni.
Gli islamici sono
quelli che attualmente stanno facendo più danni, ma non sono certo
da meno i fondamentalisti cristiani, che come quelli islamici
adottano una lettura letterale del loro libro sacro.
O gli ebrei
ultra-ortodossi, che sono assolutamente sulla stessa linea di
pensiero.
O gli estremisti
religiosi indù, ricordiamoci che Gandhi non era morto di
raffreddore.
Ci risparmieremo
terribili guai e disastri quanto prima prenderemo coscienza del fatto
che il fondamentalismo o integralismo religioso, oggi battezzato
radicalismo, ce l'abbiamo tutti in casa ben custodito da sempre nelle
nostre religioni, non solo in quelle degli altri.
Sarebbe del tutto
inutile “combattere l'ISIS con i boots on the ground”, fino a
quando non comprenderemo che la medesima mentalità degli islamici
estremisti, alberga da sempre anche nella nostra religione.
Bisogna incalzare le
gerarchie che gestiscono le religioni, a cominciare dalla nostra,
perché vengano liberate dai dogmatismi , dall'irrazionale ,
dall'illogico, dall'anti- scientifico.
Diversamente, dopo
avere sconfitto un'Isis ,ce ne ritroveremo ben presto un'altra, più
o meno feroce, figlia degli stessi cattivi maestri.
E poco importa se
sarà islamica, cristiana, ebrea o indù o quant'altro, ormai il
mondo è globalizzato in modo irreversibile, perché irreversibili
sono la conoscenza e il progresso tecnologico, che hanno generato la
globalizzazione.
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