mercoledì 9 dicembre 2015

In Italia la Chiesa ha abbandonato i cattolici



Sembra una affermazione paradossale quella del titolo, ma non è così.
Se quello che è sempre stato chiamato “il mondo cattolico” e che ha una storia ben precisa, oggi nel nostro paese praticamente non esiste più, questa situazione sarà anche la conseguenza della secolarizzazione, che avanza in tutto il mondo, ma è anche il risultato di una gestione fallimentare di ha gestito la Chiesa italiana negli ultimi decenni.
E' inutile scandalizzarsi di fronte a una classe politica ed a una classe dirigente di basso livello, condannata dal dilagare della corruzione volta all'arricchimento personale e familiare, formata da persone prive di ideali, strategie e spesso anche di una qualunque cultura.
La Chiesa aveva un tempo dato il suo contributo promuovendo iniziative sistematiche di formazione di laici ,che contribuissero a presentarsi come classe dirigente , con una mentalità spesso orientata in senso autentico di “servizio” alla comunità dei “fratelli”, per chi condivideva quella fede.
Cito due sigle che erano un tempo molto significative nel mondo cattolico: le Acli e la Fuci, l'una che agiva nello spettro molto ampio del mondo del lavoro, l'altra nell'ambito universitario.
Ambedue quelle sigle promuovevano formazione sistematica, ovviamente orientata alla promozione dei valori e della dottrina sociale cristiana, ma quasi sempre in un clima di cultura critica e aperta al mondo moderno, e questa è stata la forza, che aveva loro consentito di avere vasta diffusione e spesso, grande prestigio.
Poi sono venute insieme una serie di crisi.
Innanzitutto l'avanzare della secolarizzazione, che le teologie tradizionaliste, che nel lungo papato di Woityla avevano da quel papa acquisito il monopolio del pensiero cristiano e che per la loro debolezza intrinseca erano ben lungi dal potere affrontare in modo appena efficace e credibile il confronto col mondo moderno.
E contemporaneamente venuta la crisi del partito politico, nel quale si riconosceva la quasi totalità dei cattolici italiani, la DC, che veniva a perdere in modo sempre più drastico la capacità di rappresentare ideali, valori, strategie.
La crisi del mondo cattolico nelle sue articolazioni tradizionali dall'Azione Cattolica, al vasto ventaglio di sigle, allora presenti, è stata momentaneamente nascosta dietro al rumoroso comparire dei così detti Movimenti : CL ,i Focolarini, i Carismatici, Opus Dei, eccetera.
Questi movimenti hanno avuto a volte fondatori carismatici, altre volte solo personaggi spregiudicati e di cultura teologica confusa e incoerente, hanno riempito spesso le piazze, ma ben presto hanno mostrato di soffrire fortemente della mentalità della setta.
E infatti non a caso quasi tutti copiavano, guardandosi bene dal dirlo agli aderenti, analoghe sette evangeliche americane.
Alcuni mostrarono grande abilità di organizzazione e di “found raising” come si direbbe oggi, cioè di tirare su soldi a volte anche a palate.
Questo ha loro concesso in certi periodi di riempire parecchio spazio nei media.
Quello che si può dire di sicuro è che non hanno mai saputo fare una formazione in un ambiente di pensiero sufficientemente critico, ma rimasero più spesso al livello ed alle tecniche di indottrinamento, tipiche delle sette.
Il loro livello di successo coincideva spesso nel corrispondente livello di potere, che erano riusciti ad occupare a livello politico ed economico.
Papa Woityla e il Cardinale Ruini per la Conferenza episcopale italiana, avevano dato la loro incondizionata benedizione, fino a concedere loro il monopolio del cattolicesimo.
La fine miserevole dei politici ed amministratori, più noti al pubblico, caduti in processi per corruzione, malversazione eccetera, che occupavano posizioni incontestabilmente targate CL, ha dimostrato quanto l'infatuazione per i “movimenti” abbia fatto ben poco bene alla chiesa italiana.
Se quella è la classe politica o dirigente che hanno allevato, il giudizio storico sarà severo con loro.
Ma oggi siamo ormai arrivati al dopo-movimenti.
Le vergognose affermazioni attribuite dal “Fatto quotidiano” all'Arcivescovo di Ferrara, punta di diamante dell'intellighenzia ciellina, su Papa Francesco, al quale avrebbe augurato che la Madonna, facesse il miracolo, di fargli fare la fine di quell'altro papa (presumibilmente Giovanni Paolo I ) , segnano la fine del prestigio residuo di CL.
Mons Negri ha smentito, ma il Segretario della Cei, pur facendo mostra di crederci, ha detto che se quelle parole le avesse pronunciate lui presenterebbe le sue dimissioni al Papa.
Questo Mons.Negri ha le spalle coperte da una lobby potentissima, come si è descritto negli articoli precedenti, dedicati a questi argomenti, ma questa ultima uscita è forse finalmente troppo per chiunque abbia ancora un minimo di buon senso, anche in quello schieramento.
Chi ha approfittato della propria sbandierata “identità” cattolica, per monetizzarla in termini di poteri, soldi e clientele, è ancora abbastanza forte da sopravvivere e prosperare , sopratutto in certi ambienti,come nei vari assessorati alla sanità delle regioni e nelle molteplici cooperative, collaterali a CL.
Ho parlato di CL perché è la sigla più nota e più esposta, ma le caratteristiche negative tipiche delle sette sono ancora più accentuate per esempio nei Carismatici.
Comunque ora come già detto siamo siamo al di là dell'era dei movimenti.
Non credo che li rimpiangeremo mai, ma è certo che non si può rimpiazzarli col nulla ,o con il solo attivismo a volte sfrenato di alcuni parroci.
Buona cosa spendersi per fare il Grest e tenere aperti gli oratori,le mense del povero eccetera.
Ma non basta sopravvivere facendo opera di supplenza ai limiti del welfare, ancora provvisto da stato ed enti locali.
Bisogna proclamare in modo credibile i valori nei quali si crede e dare sistematici strumenti di formazione alla gente.
Da decenni oramai il cattolicesimo italiano è regredito a una forma ottocentesca di giansenismo intimista tutto terrore dei peccati, amore dei formalismi precettistici , miracolismi, e preti-impiegati pronti a fornire sacramenti, quasi sempre a pagamento.
Il cristianesimo rimane nella vita della gente quasi solo in occasione dei riti di passaggio, ancora non sostituiti da corrispondenti cerimonie civili.
E poi la messa per pochi, che per lo più temono stando a casa la domenica di potere incorrere durante la settimana successiva in possibili eventi negativi.
E' religione, o siamo ormai alla pura superstizione?
Ci può essere fede senza elaborazione, riflessione, studio, sempre necessario, o basta l'atto di presenza e qualche preghiera nella rigorosa filosofia del do ut des, praticato con la divinità?
Senza partecipazione in senso sociale il cristianesimo diventa talmente flebile da non riconoscersi più.
E per dare un contributo qualificato nel sociale non è indispensabile occupare poltrone, basta partecipare portando un contributo.
Per portare un contributo occorre avere acquisito gli strumenti utili ad esercitare il famoso “discernimento” , parola usata spesso ed a proposito dai papi nelle encicliche sociali.
Ecco quindi la ragione della necessità incoercibile per la chiesa di farsi carico di una attività continuativa di formazione.
Anni fa, in una disputa ideologica col sopra citato Cardinale Ruini, Romano Prodi usò una espressione felice quando si qualificò fra i “cattolici adulti”.
Quest'espressione illumina bene la situazione del cattolicesimo italiano, dove fra i fedeli rimasti, anche il premio Nobel (ammesso che ce ne siano) ritiene di potere andare andare avanti a praticare la propria religione con i soli poverissimi strumenti conoscitivi acquisiti nel catechismo da bambino.
Ma non è possibile.
Non è possibile perché alla prima casuale occasione di riflessione seria ,si accorgerebbe che tutta la montagna dei dogmi alla quale dava credito, senza saperne pressoché nulla, è un castello di carte, che non regge alla modernità, nella quale tutti viviamo.
O si diventa cattolici critici e responsabili, perché questi sono i principali sinonimi di “adulto”, o la propria fede intimista non è destinata a bastare nemmeno per sé stessi.
Figuriamoci poi se si volesse dare un contributo alla vita sociale e politica, come aveva fatto per tutta la sua lunga storia il mondo cattolico italiano.
Se si volesse è chiaro che non si potrebbe certo ricostruire le sigle e le strutture pre- movimenti.
Da allora ad oggi è cambiato il mondo.
Oggi un cattolicesimo “adulto” con la volontà di dare un contributo nel sociale non potrebbe prescindere da una posizione di grande apertura verso le altre fonti di conoscenza e di spiritualità oltre la religione cattolica : scienza, filosofia, altre tradizioni culturali e religiose a cominciare da quelle asiatiche.
Difficile però, molto difficile aprire il cattolicesimo italiano a queste realtà, perché non è per niente abituato a farlo, essendo stati i cattolici indottrinati a ritenersi portatori di verità definitive che di per sé sarebbero superiori a tutte le altre tradizioni.
Le poche menti elette che nell'ambito del cattolicesimo italiano avevano questa visione e questa sensibilità, per esempio un Martini, erano disgraziatamente netta minoranza.
Ora c'è la grande novità del pontificato di papa Francesco, che indica che forse è possibile quello che prima sembrava impossibile, anche se questo papa è costretto a camminare fra mille imboscate, peggiori della sciatica che lo limita fisicamente nella deambulazione.
Sembra di essere nei tornati indietro di secoli quando pochi eminentissimi si sfidavano e sfidavano il papa regnante senza alcun ritegno morale.
Forse è troppo tardi perché la chiesa italiana possa recuperare.
Personalmente non sogno sinceramente una rinascita della chiesa cattolica, ma vedrei molto meglio un futuro nel quale i templi rimasti saranno templi interconfessionali.
Dove agli amboni le liturgie saranno sostituite da riflessioni proposte da tradizioni religiose, culturali e filosofiche diverse, offrendo anche il dovuto spazio alla divulgazione scientifica.
E tutte le grandi costruzioni dogmatiche saranno state buttate nel cestino.
Le tragedie che sta recitando l' auto-nominatosi Califfato Islamico ,sono la dimostrazione più evidente di quanto le religioni abbiano una naturale e intrinseca tendenza al fondamentalismo che impedisce il dialogo e la convivenza.
Se si lascia che l'indottrinamento religioso ,accompagnato a un'assenza di pensiero critico applicato alle proprie mitologie e costruzioni dogmatiche, ci porti a ritenere tranquillamente che la nostra religione è l'unica e definitiva verità, ben poco di buono sarà il contributo apportato dalle religioni.
Gli islamici sono quelli che attualmente stanno facendo più danni, ma non sono certo da meno i fondamentalisti cristiani, che come quelli islamici adottano una lettura letterale del loro libro sacro.
O gli ebrei ultra-ortodossi, che sono assolutamente sulla stessa linea di pensiero.
O gli estremisti religiosi indù, ricordiamoci che Gandhi non era morto di raffreddore.
Ci risparmieremo terribili guai e disastri quanto prima prenderemo coscienza del fatto che il fondamentalismo o integralismo religioso, oggi battezzato radicalismo, ce l'abbiamo tutti in casa ben custodito da sempre nelle nostre religioni, non solo in quelle degli altri.
Sarebbe del tutto inutile “combattere l'ISIS con i boots on the ground”, fino a quando non comprenderemo che la medesima mentalità degli islamici estremisti, alberga da sempre anche nella nostra religione.
Bisogna incalzare le gerarchie che gestiscono le religioni, a cominciare dalla nostra, perché vengano liberate dai dogmatismi , dall'irrazionale , dall'illogico, dall'anti- scientifico.
Diversamente, dopo avere sconfitto un'Isis ,ce ne ritroveremo ben presto un'altra, più o meno feroce, figlia degli stessi cattivi maestri.
E poco importa se sarà islamica, cristiana, ebrea o indù o quant'altro, ormai il mondo è globalizzato in modo irreversibile, perché irreversibili sono la conoscenza e il progresso tecnologico, che hanno generato la globalizzazione.




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