venerdì 20 maggio 2016

La scomparsa di Marco Pannella, gigante laico, mettendo in luce la sua testimonianza, evidenzia impietosamente ancora di più la pochezza delle argomentazioni del Card. Bagnasco sulle unioni civili





Se la chiesa italiana potesse presentarsi col volto le idee e la testimonianza di Papa Francesco, andrebbe tutto bene, ma purtroppo non è così.
Quello strano genere di giornalisti italiani che vengono definiti vaticanisti, dopo avere avuto il tempo di prendere le misure di questo papa, per definirne la linea usano oggi un termine tratto della politica e dicono che si muove come un centrista, cioè che, in altre parole, ritiene di andare avanti dando un colpo al cerchio dei tradizionalisti e uno alla botte degli innovatori.
Tutti sappiamo che papa Francesco è in netta minoranza presso la curia romana e che è in minoranza forse ancora più netta presso la conferenza episcopale italiana, piena dei vescovi nominati da Woytila e da Ratzinger per lo più dopo averne valutate la sicura obbedienza e fedeltà, prima di tutto a loro e poi alla teologia più stagionata e anti- mondo moderno.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti.
Quando si mette un piede in una chiesa, ormai non si incontra più nemmeno il vecchio sacrista, mentre il prete, se il suo vescovo è riuscito ad assegnarne uno a quella parrocchia, è impegnato a fare l'impiegato-manager.
L'Italia, se pure arrivando per ultima a sperimentare le strette della secolarizzazione che avevano già svuotato le chiese del Nord Europa, ha avuto la disgrazia di incappare nei decenni della cura Ruini, il Cardinale Presidente della Conferenza Episcopale di provata fede tradizionalista, e dotato di uno smisurata presunzione di sé ,che ha investito cifre ingenti, non per opere di carità e di solidarietà, ma per cercare di realizzare un anacronistico e fantomatico “progetto culturale” trionfalista, in stile Pio XII, riducendo letteralmente sul lastrico qualsiasi gruppo o filone di pensiero che dissentisse dalle sue idee.
Omologato il mondo cattolico nell'osservanza militare di teologie anti- modernità ed anti -scienza, si è finiti a ridurre a zero quello che un tempo era un universo pluralistico dialogante e ,orribile a dirsi, “pensante”.
Oggi le parrocchie esistono ancora, solo dove c'è un prete che si danna l'anima per cercare di mettere in piede attività ,per lo più solo giovanili ,in sostituzione di quello che lo stato e gli enti locali e la scuola non si accollano , cioè alla fin fine per organizzare i vari “grest” o cose simili, per tenere i ragazzi impegnati e seguiti almeno un poco, per togliere dagli impicci le famiglie di oggi nelle quali lavorando entrambi i genitori, e dove di conseguenza è difficile trovare qualcuno che accudisca ai figli.
Nell'attività liturgico- ecclesiale le parrocchie esistono ancora perché anche chi non va più in chiesa da chissà quanto, ritiene ancora di non poter fare a meno della cerimonia ecclesiastica per rimarcare “i riti di passaggio” battesimo, matrimonio, funerale.
Fino a quando durerà e la gente non troverà più sensato finirla di fingere una fede che non c'è, sostituendo i riti religiosi con più sobrie cerimonie laiche, che infatti stanno assumendo sempre più spazio.
La chiesa italiana quindi non solo è ridotta male da un punto di vista numerico, chiese vuote, seminari e conventi deserti, popolo scristianizzato come non mai, classe dirigente corrotta come non mai, ma si ritrova ad avere il clero e popolo indottrinati nelle teologie più vecchie e quindi meno spendibili nel mondo di oggi.
E questo, perché la gerarchia alla quale abbiamo sopra accennato,nei decenni scorsi, terrorizzata di perdere il lavoro ed annessi benefici, visto che nel Nord Europa le istituzioni ecclesiastiche erano costrette a chiudere bottega, invece di aprirsi alla modernità ed alla scienza, aveva con assoluta miopia ,deciso di fare dell'Italia la linea del Piave, cioè di mettere in atto qui da noi una difesa a oltranza della linea più tradizionalista.
Questa è la ragione di fondo per la quale ci sono state quel tipo di reazioni alla legge sulle unioni civili approvate la settimana scorsa dal parlamento italiano, ultimo parlamento fra i 28 dell'Unione Europea.
Le reazioni venute da parte del Card. Bagnasco, rappresentano una evidente ingerenza nei poteri dello stato, inconcepibile in qualsiasi altra democrazia dell'Occidente,ma dimostrano anche l'assoluta inadeguatezza di quell'uomo, che papa Francesco ha fatto molto male a mantenere in quella carica.
Già nel passato il medesimo Cardinale si era segnalato per la sua loquacità fuori luogo in argomenti completamente estranei alle sue competenze e conoscenze e per questa ragione sarebbe stato opportuno mettere in quella poltrona delicata una personalità di un livello più ,adeguato.
Sentire un Cardinale che vorrebbe spingere il popolo cristiano rimasto alla crociata, decenni dopo le solenni legnate che si erano presi i Don Camillo dell'epoca con divorzio e aborto, dimostrano che questa gerarchia non conoscere affatto il popolo che cristiano che le è affidato.
Bagnasco ha ripetuto pari pari le medesime invettive apocalittiche che decenni fa i suoi predecessori avevano pronunciato prevedendo catastrofi, la fine della famiglia e la società che si sarebbe diventata belluina, se fossero passate le leggi civili già in voigore gtranquillamente nel tresto del mondo civile e sviluppato : divorzio e aborto.
Naturalmente quelle leggi entrarono in vigore e non successe un bel nulla delle catastrofi preannunciare, ma al contrario si sanarono civilmente situazioni che prima costringevano molti a situazioni insopportabili e invivibili.
Ma queste gerarchie a furia di vivere fuori dal mondo nel loro arrogante distacco, si sono guardate bene di riconoscere che allora avevano sbagliato di grosso e che invece la società civile, disubbidendo ai loro veti anacronistici aveva avuto ragione.
Ma la lezione si vede che non ha loro insegnato nulla.
Oggi Papa Francesco sta facendo sforzi titanici per cercare di recuperare almeno una parte della credibilità perduta della chiesa.
Ma i suoi sforzi diventano purtroppo vani quando la gente sente straparlare questi cardinali, che con i Bertone e compagni si erano già sufficientemente fatti giudicare per quello che sono.
Forse papa Francesco non è nelle condizioni per spingersi oltre e spedire in Africa tutte quelle porpore che lo tallonano nelle solenni liturgie in San Pietro.
Forse, ma così facendo mette in gioco tutte le volte la sua credibilità ed il suo messaggio e la fiducia della gente.
Va bene la linea “centrista”, se davvero non può fare di più, ma almeno qualche segnale severo, ora lo dovrebbe dare.
Non basta che faccia le nuove nomine dalla parte giusta, occorrerebbe anche che qualche testa che squalifica la chiesa, la facesse cadere senza equivoci.
Gli impietosi registi televisivi hanno mostrato le facce da funerale con le quale i vescovi italiani ascoltavano l'allocuzione papale alla loro conferenza episcopale che li strigliava come mai era capitato prima, invocando addirittura il loro dovere di spogliarsi di tutti i beni non strettamente necessari all' esercizio dell'attivita pastorale.
I giornali hanno fatto due conti e sono venute fuori delle cifre folli, che dimostrano da sole quanta strada ha fatto la chiesa italiana deragliando per decenni dai binari della sua missione evangelica.
Tutte quelle sovrabbondanti ricchezze immobiliari non sono mai servite alla missione della chiesa, ma al benessere ed a rafforzare il potere delle sue gerarchie, che fra l'altro spesso e volentieri hanno anche avuto la sciatteria e l'incompetenza necessarie per lasciarle andare in malora.
Sull'uso ,diciamo per educazione ,“improprio” delle ricchezze da parte delle lobby di curia, abbiamo acquisito una documentazione inequivocabile e di prima mano dai recenti libri di Fittipaldi e di Nuzzi.
E quindi nessuno ci venga a raccontare delle favole, come quelle che abili professionisti del mezzo televisivo ci propinano negli spot pubblicitari per convincere gli italiani a dare l'8 per mille alla chiesa italiana, descritta come tutta impegnata a sostenere i quattro preti da strada dediti a sostenete commoventi opere di carità.
Purtroppo tutti sappiamo che quello non è il vero volto della chiesa italiana o meglio lo è solo in parte minimale.
Ma dato che la gente queste cose ormai le conosce o comunque ha i mezzi per conoscerle, è proprio sicuro il Cardinale Bertone di avere ancora l'autorità per andare a fare ,appunto, la morale alla gente ed al parlamento italiano.
Ma quando mai vescovi e cardinali invece di riproporre sempre le medesime ricette anacronistiche si sono letti i saggi di sociologia della famiglia che le nostre università hanno elaborato da anni?
Ma di che cosa parlano questi auto- nominatisi difensori della famiglia, se parlano di un fenomeno sociale del quale chiaramente ignorano di quali linee siano intessuti nella società di oggi, non in quella arcaica ,che non esiste più da chissà quando?
E' della settimana scorsa la notizia, molto interessante che in Vaticano è stato organizzato per quelle gerarchie , diciamo, un corso di aggiornamento addirittura di più giorni ,sulle cellule staminali e sulle prospettive che il loro utilizzo avrà nel futuro prossimo.
Questa è una strada da seguire essenziale.
Era ora che chi ritiene di potere ancora avere qualcosa da dire o da predicare, prima di parlare si decida a studiare almeno l'essenziale, per acquisire almeno le nozioni basiche di quelle materie.
Il Dalai Lama, furbamente fa stampare tutti gli anni un volume che riporta il contenuto dei seminari che lo stesso fa tenere ogni anno da un nutrito e qualificato gruppo di scienziati per aggiornare il suo alto clero.
Diciamoci la verità, dopo averne viste e sentite di tutti i colori, sulla realtà della vita di questo alto clero, non ce ne facciamo proprio nulla di personaggi arroganti e impreparati che pretendono ancora di venirci a fare la morale.
Accettiamo con interesse invece chi ha argomenti solidi da proporre e ce li propone con umiltà.
Per questo ci piace papa Francesco e non ci piacciono invece quelli che formalmente dovrebbero essere i suoi “collaboratori” , ma che nella realtà passano il tempo remandogli contro, perché temono di perdere potere agi e ricchezze.



















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