Le ruvide esternazioni di Pier Camillo Davigo
Le ruvide
esternazioni di Camillo Davigo, neo presidente dell'Associazione
Nazionale Magistrati, sul livello di corruzione della classe politica
italiana, hanno fatto sobbalzare molti e hanno indignato tutti quelli
che amano sempre lasciare le cose come stanno, perché ovviamente
stanno a loro favore.
Il solo fatto che
l'ANM abbia eletto Davigo è una notizia, perché è il segno di una
scelta precisa.
L' ancor più ruvido
Marco Travaglio dice che Davigo è uno dei pochi magistrati che se
deve dire buonasera riesce a dirlo direttamente con una sola parola
e non con un discorso di cinque minuti.
Davigo come PM del
pool di “mani pulite” era fra i meno loquaci dei suoi colleghi ed
anche dopo è stato fra i più sobri nelle esternazioni.
Ma questo non toglie
che tutti sapevano che era ritenuto fra i più intransigenti, se non
fra i più “duri” fra i magistrati, anche quando è passato alla
magistratura giudicante e quindi il fatto che abbiano scelto lui come
rappresentante della categoria è un segno di forte malessere e di
implicita polemica nei confronti della classe politica.
Solo quella scelta
è volutamente polemica.
Non facciano quindi
finta i politici di non averlo capito.
Se ora si beccano
dei “ladri” sanno che questo giudizio è largamente condiviso
dalla corporazione dei magistrati e non solo.
Per il governo Renzi va tutto bene e comunque loro avrebbero fatto tanto per estirpare la corruzione
Il giovane
fiorentino può continuare a recitare la sua parte di decisionista a
suon di annunci e di slogan, ma se il cittadino si attiva per
informarsi un momentino e va al fondo delle cose, scoprirà che
contrariamente a quanto ripete da tutti i canali televisivi il
presidente del consiglio, il suo contributo per il cambiamento è ben
poca cosa.
Nel settore della
giustizia l'opera del governo è ritenuta addirittura peggiorativa
anche rispetto alle leggi ad personam di Berlusconi.
Sul web è possibile
a chiunque reperire una documentazione imponente.
Ho provato a cercare
su You Tube le ultime interviste o comparse dello stesso Davigo e
del magistrato di mafia Nicola Gratteri (incaricato da Renzi di
fornirgli elementi per una riforma della giustizia, cosa che è
stata fata sotto forma addirittura di uno schema di di legge bello e
pronto, ma che per adesso riposa nei cassetti di Palazzo Chigi).
Da quella breve
consultazione del Web ho acquisito una mole impressionante di
situazioni che inducono a pensare che non può essere un caso che i
meccanismi di funzionamento della macchina giudiziaria siano fatti in
modo da non consentirle di funzionare.
Questa classe
politica di basso livello rispetto al passato e prigioniera delle
lobby non può non essere consapevole del fatto che la situazione è
quella che è, perché così vogliono che sia le leggi che loro
stessi (i politici) hanno fatto o si rifiutano di abolire.
Consentitemi quindi
di elencare un piccolo florilegio delle cose che impediscono ai
magistrati di lavorare e che i politici, anche se sollecitati
espressamente dai magistrati medesimi, a fare leggi per superarli non
fanno nulla per migliorare la situazione.
ma ecco di seguito un florilegio di quello che blocca il meccanismo della giustizia, dovuto alle leggi esistenti e che i politici non sembrano intenzionati a cambiare
Il Dr. Gratteri, neo
procuratore capo di Catanzaro, per esempio, ha evidenziato in una sua
comparsa ad 8 e ½ da Lilly Gruber il 22 aprile scorso che alcune
leggi fatte nel segno della “semplificazione amministrativa”
saranno sicuramente state fatte in buona fede, ma hanno creato
obiettivamente situazioni estremamente favorevoli all'attività delle
mafie ed in particolare :
-l'abolizione di
Comitati Regionali di Controllo su tutte le delibere degli enti
locali ed aziende annesse compresi gli ospedali hanno dato ai sindaci
la possibilità di fare delibere immediatamente esecutive senza il
vaglio di nessun organo terzo che ne verificasse la legittimità.
-la facoltà data ai
sindaci di nominare direttamente il tecnico comunale, ancora peggio,
ha fatto sì che in moltissime situazioni di collusione fra politici
e mafie, il capo mafia si possa tranquillamente fare il piano
regolatore.
I due magistrati
sopra citati hanno chiarito che mentre prima il mafioso si recava dal
politico col cappello in mano a chiedere piccoli o grandi favori per
la gente del suo clan, oggi le cose sono molto cambiate nel senso che
l'autorità del politico non è più riconosciuta nemmeno dalla
criminalità organizzata e quindi è il politico che si reca nel
salotto del capo mafia a chiedere pacchetti di voti ben sapendo
che gli sarà chiesto di restituire il favore con gli interessi.
E quindi con questo
sistema è la mafia che occupa direttamente le istituzioni, senza
passare per alcuna mediazione.
Sempre il
Dr.Gratteri ha avanzato alcune proposte non solo a costo zero, ma in
grado di ridurre al spesa di decine di milioni e di velocizzare di
molto l'iter dei processi.
Ad esempio questi :
-sentire gli imputati detenuti in video- conferenza superando
l'attuale assurdo sistema per il quale ogni giorno un quarto degli
agenti di custodia, che sono già pochi è costretto ad accompagnare
nelle udienze i detenuti col costo di 70 milioni annui, questa
procedura oggi già esiste ma solo per la ristretta porzione degli
imputati detenuti in regime di 41 bis;
-evitare le enormi
ed anacronistiche spese per produrre ed inviare documentazione
cartacea.
Se si dotassero i
detenuti di un tablet solo ricevente, l'apparato giudiziario sarebbe
in grado di fornirgli con quel mezzo i testi di qualsiasi atto
attinente al suo processo, anche in questo caso risparmiando in un
anno decine di milioni ed evitando enormi perdite di tempo.
Un altro modo per
velocizzare i processi consiste nel superare l'attuale assurda
procedura per la quale se uno dei tre giudici per qualsiasi ragione
abbandona il collegio, tutti coloro che sono stati sentiti come
testimoni, devono essere risentiti tutti quanti.
Solo questo incaglio
nella procedura che si verifica con frequenza causa il trascorrere
del tempo che favorisce gli imputati facendo scattare la
prescrizione.
Passando alla
questione famosa delle intercettazioni, il Dr.Gratteri ha segnalato
che oggi non è ammessa l'intercettazione delle comunicazioni
cartacee, come sono ad esempio le lettere che contengono gli ancora
più famosi pizzini, e che invece sarebbe utilissimo che la
magistratura potesse servirsi anche di questo mezzo.
E' stato segnalato
poi il problema di rendere molto più incisivo lo strumento dell'uso
delle proprietà confiscate alla criminalità organizzata, che libera
quei beni oggi solo dopo 15 anni.
in galera il numero dei colletti bianchi condannati per aver commesso reati finanziari o contro la Pubblica Amministrazione è irrisorio, ma solo in Italia le cose stanno così
C'è poi tutto il
settore dei reati finanziari che grida vendetta al cielo.
Negli altri paesi
nostri partner nella UE il numero dei detenuti per aver commesso
reati finanziari o comunque contro la pubblica amministrazione è
enormemente più elevato di quello che si verifica in Italia (230 su
50.000).
Già le ben note
leggi berlusconiane ad esempio sul falso in bilancio avevano creato
situazioni più favorevoli di prima, ma anche i governi successivi,
compreso quello di Renzi, sempre con la motivazione ufficiale della
“semplificazione amministrativa” cioè per “liberare l'impresa
dai lacci e laccioli” della burocrazia ,ha ulteriormente peggiorato
la situazione :
-con l'innalzamento
dell'uso del contante da 1000 a 3000 Euro;
-innalzamento della
soglia di punibilità per evasione dell' Iva;
-con l'introduzione
di quella che i magistrati chiamano polemicamente “la modica
quantità” perché si verifichi la fattispecie di falsità
contabile (150.000 euro).
Basta qualificare a
bilancio una voce come “costo non deducibile” per poterlo
trasferire all'estero nei paradisi fiscali.
Con lo stesso
meccanismo si sono cambiate le norme sulle false comunicazioni
sociali che prevedono un meccanismo perché sia il socio legittimato a
fare denuncia, ma , pensare che sia il socio a denunciare la falsità
del bilancio è come ipotizzare il furto a querela del ladro.
Nel campo dei reati
finanziari o contro la pubblica amministrazione occorrerebbero invece
norme che diano agli inquirenti armi ben più efficaci e potenti,
ad
esempio : - introdurre come avviene all'estero la figura dell'agente
provocatore sotto copertura che si finge imprenditore e va ad offrire
soldi all'amministratore pubblico sospetto;
-oppure ancora più
efficace sarebbe offrire per legge l'immunità penale per chi
denuncia un atto di corruzione.
Più la corruzione è
diffusa e più nessuno è interessato a denunciarla e quindi bisogna
prevedere un incentivo premiante che favorisca chi denuncia.
-di enorme efficacia
sarebbe infine l'introduzione per legge dell'istituto del sequestro
dei beni non dichiarati al fisco, questo sì che rappresenterebbe un
vero deterrente contro l'evasione fiscale.
Quest'ultima è una
proposta presentata in commissione alla Camera dal Comandante
Generale della Guardia di Finanza, senza successo.
Renzi accusa i
magistrati di essere loro i responsabili delle lungaggini dei processi.
Ma i magistrati
rispondono che la situazione italiana è abnorme :
-per il numero
assurdo rispetto agli altri paesi dei procedimenti (3 milioni
all'anno contro dieci volte meno in Inghilterra);
-per il numero
assurdo delle impugnazioni possibili, che rendono l'Italia
probabilmente il paese più garantista del mondo;
-per il costume
consolidato di usufruire per ogni procedimento di tre, quattro o
cinque gradi di giudizio.
In Italia arrivano
in Cassazione 100.000 procedimenti all'anno, mentre negli Usa la
Corte Suprema ne tratta circa 100 all'anno con una popolazione cinque
volte superiore.
E' ovvio che ci
vorrebbero dei filtri che oggi non ci sono per limitare procedimenti,
impugnazioni e gradi di giudizio.
Detto tutto questo
si ricava la sensazione che i politici favoriscono le guardie o i
ladri?
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