lunedì 2 maggio 2016

Tutti ladri i politici? No, ma poco ci manca





Le ruvide esternazioni di Pier Camillo Davigo

Le ruvide esternazioni di Camillo Davigo, neo presidente dell'Associazione Nazionale Magistrati, sul livello di corruzione della classe politica italiana, hanno fatto sobbalzare molti e hanno indignato tutti quelli che amano sempre lasciare le cose come stanno, perché ovviamente stanno a loro favore.
Il solo fatto che l'ANM abbia eletto Davigo è una notizia, perché è il segno di una scelta precisa.
L' ancor più ruvido Marco Travaglio dice che Davigo è uno dei pochi magistrati che se deve dire buonasera riesce a dirlo direttamente con una sola parola e non con un discorso di cinque minuti.
Davigo come PM del pool di “mani pulite” era fra i meno loquaci dei suoi colleghi ed anche dopo è stato fra i più sobri nelle esternazioni.
Ma questo non toglie che tutti sapevano che era ritenuto fra i più intransigenti, se non fra i più “duri” fra i magistrati, anche quando è passato alla magistratura giudicante e quindi il fatto che abbiano scelto lui come rappresentante della categoria è un segno di forte malessere e di implicita polemica nei confronti della classe politica.
Solo quella scelta è volutamente polemica.
Non facciano quindi finta i politici di non averlo capito.
Se ora si beccano dei “ladri” sanno che questo giudizio è largamente condiviso dalla corporazione dei magistrati e non solo.

Per il governo Renzi va tutto bene e comunque loro avrebbero fatto tanto per estirpare la corruzione


Il giovane fiorentino può continuare a recitare la sua parte di decisionista a suon di annunci e di slogan, ma se il cittadino si attiva per informarsi un momentino e va al fondo delle cose, scoprirà che contrariamente a quanto ripete da tutti i canali televisivi il presidente del consiglio, il suo contributo per il cambiamento è ben poca cosa.
Nel settore della giustizia l'opera del governo è ritenuta addirittura peggiorativa anche rispetto alle leggi ad personam di Berlusconi.
Sul web è possibile a chiunque reperire una documentazione imponente.
Ho provato a cercare su You Tube le ultime interviste o comparse dello stesso Davigo e del magistrato di mafia Nicola Gratteri (incaricato da Renzi di fornirgli elementi per una riforma della giustizia, cosa che è stata fata sotto forma addirittura di uno schema di di legge bello e pronto, ma che per adesso riposa nei cassetti di Palazzo Chigi).
Da quella breve consultazione del Web ho acquisito una mole impressionante di situazioni che inducono a pensare che non può essere un caso che i meccanismi di funzionamento della macchina giudiziaria siano fatti in modo da non consentirle di funzionare.
Questa classe politica di basso livello rispetto al passato e prigioniera delle lobby non può non essere consapevole del fatto che la situazione è quella che è, perché così vogliono che sia le leggi che loro stessi (i politici) hanno fatto o si rifiutano di abolire.
Consentitemi quindi di elencare un piccolo florilegio delle cose che impediscono ai magistrati di lavorare e che i politici, anche se sollecitati espressamente dai magistrati medesimi, a fare leggi per superarli non fanno nulla per migliorare la situazione.

ma ecco di seguito un florilegio di quello che blocca il meccanismo della giustizia, dovuto alle leggi esistenti e che i politici non sembrano intenzionati a cambiare  


Il Dr. Gratteri, neo procuratore capo di Catanzaro, per esempio, ha evidenziato in una sua comparsa ad 8 e ½ da Lilly Gruber il 22 aprile scorso che alcune leggi fatte nel segno della “semplificazione amministrativa” saranno sicuramente state fatte in buona fede, ma hanno creato obiettivamente situazioni estremamente favorevoli all'attività delle mafie ed in particolare :

-l'abolizione di Comitati Regionali di Controllo su tutte le delibere degli enti locali ed aziende annesse compresi gli ospedali hanno dato ai sindaci la possibilità di fare delibere immediatamente esecutive senza il vaglio di nessun organo terzo che ne verificasse la legittimità.
-la facoltà data ai sindaci di nominare direttamente il tecnico comunale, ancora peggio, ha fatto sì che in moltissime situazioni di collusione fra politici e mafie, il capo mafia si possa tranquillamente fare il piano regolatore.

I due magistrati sopra citati hanno chiarito che mentre prima il mafioso si recava dal politico col cappello in mano a chiedere piccoli o grandi favori per la gente del suo clan, oggi le cose sono molto cambiate nel senso che l'autorità del politico non è più riconosciuta nemmeno dalla criminalità organizzata e quindi è il politico che si reca nel salotto del capo mafia a chiedere pacchetti di voti ben sapendo che gli sarà chiesto di restituire il favore con gli interessi.
E quindi con questo sistema è la mafia che occupa direttamente le istituzioni, senza passare per alcuna mediazione.
Sempre il Dr.Gratteri ha avanzato alcune proposte non solo a costo zero, ma in grado di ridurre al spesa di decine di milioni e di velocizzare di molto l'iter dei processi.

Ad esempio questi : -sentire gli imputati detenuti in video- conferenza superando l'attuale assurdo sistema per il quale ogni giorno un quarto degli agenti di custodia, che sono già pochi è costretto ad accompagnare nelle udienze i detenuti col costo di 70 milioni annui, questa procedura oggi già esiste ma solo per la ristretta porzione degli imputati detenuti in regime di 41 bis;
-evitare le enormi ed anacronistiche spese per produrre ed inviare documentazione cartacea.
Se si dotassero i detenuti di un tablet solo ricevente, l'apparato giudiziario sarebbe in grado di fornirgli con quel mezzo i testi di qualsiasi atto attinente al suo processo, anche in questo caso risparmiando in un anno decine di milioni ed evitando enormi perdite di tempo.

Un altro modo per velocizzare i processi consiste nel superare l'attuale assurda procedura per la quale se uno dei tre giudici per qualsiasi ragione abbandona il collegio, tutti coloro che sono stati sentiti come testimoni, devono essere risentiti tutti quanti.
Solo questo incaglio nella procedura che si verifica con frequenza causa il trascorrere del tempo che favorisce gli imputati facendo scattare la prescrizione.

Passando alla questione famosa delle intercettazioni, il Dr.Gratteri ha segnalato che oggi non è ammessa l'intercettazione delle comunicazioni cartacee, come sono ad esempio le lettere che contengono gli ancora più famosi pizzini, e che invece sarebbe utilissimo che la magistratura potesse servirsi anche di questo mezzo.

E' stato segnalato poi il problema di rendere molto più incisivo lo strumento dell'uso delle proprietà confiscate alla criminalità organizzata, che libera quei beni oggi solo dopo 15 anni.

in galera il numero dei colletti bianchi condannati per aver commesso reati finanziari o contro la Pubblica Amministrazione è irrisorio, ma solo in Italia le cose stanno così


C'è poi tutto il settore dei reati finanziari che grida vendetta al cielo.
Negli altri paesi nostri partner nella UE il numero dei detenuti per aver commesso reati finanziari o comunque contro la pubblica amministrazione è enormemente più elevato di quello che si verifica in Italia (230 su 50.000).
Già le ben note leggi berlusconiane ad esempio sul falso in bilancio avevano creato situazioni più favorevoli di prima, ma anche i governi successivi, compreso quello di Renzi, sempre con la motivazione ufficiale della “semplificazione amministrativa” cioè per “liberare l'impresa dai lacci e laccioli” della burocrazia ,ha ulteriormente peggiorato la situazione :
-con l'innalzamento dell'uso del contante da 1000 a 3000 Euro;
-innalzamento della soglia di punibilità per evasione dell' Iva;
-con l'introduzione di quella che i magistrati chiamano polemicamente “la modica quantità” perché si verifichi la fattispecie di falsità contabile (150.000 euro).
Basta qualificare a bilancio una voce come “costo non deducibile” per poterlo trasferire all'estero nei paradisi fiscali.
Con lo stesso meccanismo si sono cambiate le norme sulle false comunicazioni sociali che prevedono un meccanismo perché sia il socio legittimato a fare denuncia, ma , pensare che sia il socio a denunciare la falsità del bilancio è come ipotizzare il furto a querela del ladro.
Nel campo dei reati finanziari o contro la pubblica amministrazione occorrerebbero invece norme che diano agli inquirenti armi ben più efficaci e potenti, 

ad esempio : - introdurre come avviene all'estero la figura dell'agente provocatore sotto copertura che si finge imprenditore e va ad offrire soldi all'amministratore pubblico sospetto;
-oppure ancora più efficace sarebbe offrire per legge l'immunità penale per chi denuncia un atto di corruzione.
Più la corruzione è diffusa e più nessuno è interessato a denunciarla e quindi bisogna prevedere un incentivo premiante che favorisca chi denuncia.
-di enorme efficacia sarebbe infine l'introduzione per legge dell'istituto del sequestro dei beni non dichiarati al fisco, questo sì che rappresenterebbe un vero deterrente contro l'evasione fiscale.
Quest'ultima è una proposta presentata in commissione alla Camera dal Comandante Generale della Guardia di Finanza, senza successo.

Renzi accusa i magistrati di essere loro i responsabili delle lungaggini dei processi.

Ma i magistrati rispondono che la situazione italiana è abnorme :
-per il numero assurdo rispetto agli altri paesi dei procedimenti (3 milioni all'anno contro dieci volte meno in Inghilterra);
-per il numero assurdo delle impugnazioni possibili, che rendono l'Italia probabilmente il paese più garantista del mondo;
-per il costume consolidato di usufruire per ogni procedimento di tre, quattro o cinque gradi di giudizio.
In Italia arrivano in Cassazione 100.000 procedimenti all'anno, mentre negli Usa la Corte Suprema ne tratta circa 100 all'anno con una popolazione cinque volte superiore.
E' ovvio che ci vorrebbero dei filtri che oggi non ci sono per limitare procedimenti, impugnazioni e gradi di giudizio.

Detto tutto questo si ricava la sensazione che i politici favoriscono le guardie o i ladri?

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