Il Fuerer era nato
in un paese nella parte Nord dell’Austria non lontano da Salisburgo
al confine con la Germania, che conta oggi 16.000 abitanti.
Non essendo posto di
particolari opportunità si era però formato a Vienna.
Data la posizione
del personaggio non meraviglia certo che quella casa ,che si trova al
numero 15 della Salsburger Vorstadt, fosse ben presto diventata una
specie di museo e luogo di culto, durante il nazismo.
Meraviglia invece
che il fantasma dell’ex fuerer sia ancora tanto temuto da far
prendere alle autorità austriache, che godono dal dopoguerra di una
invidiabile posizione di stabilità politica la decisione di
ricorrere alla classica “damnatio memoriae”.
Questo meraviglia e
spaventa anche un po’, perchè significa molte cose ,tutte
sgradevoli e potenzialmente pericolose.
Non è mai un buon segno dover constatare che la classe
politica al potere fa qualcosa per paura
Il fatto stesso che
quella casa faccia paura, se facciamo bando alle ipocrisie
politicamente corrette, significa nè più nè meno, che perfino in
un paese solido e stabile come l’Austria si teme che ,come si
ripete oggi di continuo, qualche mente non eccelsa “si
radicalizzi” e usi di quella casa per alimentare la mitologia
neo-nazista, fanatizzando i suoi seguaci.
Localismo, ricerca
di identità, nazionalismo, “noi padroni in casa nostra”,
populismi vari, oscurantismo religioso, conosciamo bene tutte queste
sotto-ideologie politiche, che oggi serpeggiano quà e là e che
aumentano in consenso, man in mano che le classi politiche dominanti
non riescono più a mascherare la loro pochezza.
Purtroppo per loro,
però, lo strumento di difesa che si sono scelti , rappresenta di per
sè proprio la confessione della loro inadeguatezza, e questa è la
ragione della paura.
Non sarà che
la verità vera sia il fatto che è della loro inadeguatezza che
hanno paura?
Se i politici al
governo rappresentassero una classe politica preparata , con buone e
salde idee nella zucca, farebbero proprio il contrario,e quindi per
dimostrare la loro fiducia nella superiorità delle democrazia,
sfrutterebbro quella casa natale, del peggiore dei loro figli, per
farci un bel museo , che illustri (e non mi sembra difficile farlo) i
disastri immani, che ha combinato quel povero uomo che era Adolf
Hitler.
La miglior difesa è
l’attacco e non la fuga nella damnatio memoriae.
Ma poi, tutte le
volte che la politica vuole dettare la sua lettura della storia,
sbaglia per definizione.
Chi “scrive”
la storia
Un detto comunissimo
è quello che recita :”la storia la scrivono i vincitori”.
Niente da obiettare,
perchè ripropone una semplice ovvietà, ci mancherebbe che la storia
la scrivessero quelli che le guerre le perdono, sarebbe un mondo
all’incontrario.
Ma quel detto induce
a un inganno logico, perchè la sua formulazione corretta dovrebbe
essere : i vincitori dettano le condizioni, che finiranno riportate
dai libri di storia.
Ma non scrivono per
niente la storia.
La storia la
scrivono gli storici dopo avere a lungo consultato, studiato e
interpretato i fatti.
La storia non è “la
lista della spesa”, cioè l’elenco di battaglie e trattati.
La storia è la
“lettura” degli avvenimenti, che si fa studiandone le conseguenze
e quindi giudicando i protagonisti.
E infatti non è
detto per niente che gli storici premino nel giudizio (della storia)
i vincitori.
Prova ne sia che, ad
esempio, il giudizio storico sui vincitori della Grande Guerra è
stato pesantissimo, perchè quei personaggi, accecati da odi e
risentimenti feroci, hanno scritto delle improvvide clausole del
trattato di Versailles, umilianti e vessatorie per la Germania.
E’ quindi finita
nel senso che, di fatto ,siano stati loro che, senza volerlo, hanno
scritto il “Mein Kampf” di Adolf Hitler, cioè la filosofia di
odio che ha ispirato il nazismo.
E’ ridicolo che
dei politici adottino leggi per imporre una loro interpretazione
della storia.
Si capiscono le
buone intenzioni ,che hanno animato ad esempio i parlamentari
francesi, che hanno voluto che fosse sancito il “reato” di
misconoscere l’olocausto degli Ebrei o il genocidio degli Armeni.
Ma sono operazioni
senza senso.
Sono gli storici che
devono dimostrare, come hanno dimostrato, che quei fatti sono
sostenuti da una documentazione inoppugnabile.
Ma questa
affermazione è appunto una acquisizione della storia e della
cultura, non è cosa che si possa imporre.
La politica è
un altro campo nel quale si aggirano ideologie e propaganda, che mai
devono inquinare l'indipendenza scientifica degli storici e degli
operatori culturali.
Non ci vorrà una
legge, si spera, per stabilire che Annibale aveva vinto a Canne,
sarebbe ridicolo se qualcuno lo facesse, ed allora che senso hanno le
pronunce della politica su altri fatti storici?
Perchè qualche
altro stato o forza politica strumentalizza quegli avvenimenti ,per
farne un argomento ideologico od emotivo a suo favore?
Si ribattano allora
le argomentazioni false e capziose altrui, con argomenti , con
argomentazioni e con della buona documentazione, ma non con atti
legislativi o di governo.
Non si può fare
diventare per legge intelligente un cretino, è un'operazione tutta
in perdita, che alla fine scredita chi la fa, anche se è animato
dalle migliori intenzioni.
Si può solo, più
umilmente, informare di più l’ignorante, perché diventi meno
cretino, fino ad acquistare una formazione culturale accettabile.