mercoledì 5 ottobre 2016

referendum costituzionale : gli argomenti a favore del si sono più solidi di quelli a favore del no





Il dibattito televisivo fra Renzi e Gustavo Zagrebelsky svoltosi su la 7 la settimana scorsa, metteva faccia a faccia i due schieramenti al massimo livello, da una parte il Presidente del Consiglio che sul referendum si gioca la sua carriera politica a favore del si e dall’altra un costituzionalista ex presidente della Corte Costituzionale e intellettuale di grande livello, che mette in gioco il suo prestigio a favore del no.
Non erano di fronte quindi un politico contro un altro politico ,ma un politico contro un costituzionalista se pure da sempre impegnato nello schieramento di sinistra.
E questa doppia veste di tecnico e di impegnato in politica è stata a mio parere fatale per Zagrebelsky, che risultava efficace come giurista, ma assolutamente non all'altezza dell’avversario nella capacità dialettica di sostenere un dibattito.
Renzi ha tantissimi difetti che i lettori di questo blog possono trovare elencati in tutti gli articoli dedicati al personaggio (se hanno la pazienza di andare a digitare Renzi nel rettangolino di ricerca in alto a sinistra), ma ha anche il fiuto istintivo di chi fa politica al suo livello.

Renzi ha capito per tempo che i cittadini avrebbero avuto difficoltà a recepire le modifiche costituzionali a referendum, come cose che incidono nella loro vita quotidiana
Questo fiuto gli ha consentito di percepire fin dall’approvazione della legge di riforma costituzionale messa a referendum per il prossimo dicembre, che l’argomento in gioco ha troppi aspetti tecnici per essere facilmente percepito come importante dai cittadini, che difficilmente percepiscono i problemi trattati dalla riforma in questione come importanti nell’ambito della loro vita quotidiana.
Insomma la riforma non tratta di lavoro, sicurezza, ambiente.
Quindi il cittadino non impegnato il politica non lo percepisce come cosa sua, come un suo problema, anzi rischia di etichettarlo negativamente come un problema della casta politica.
Di conseguenza non credo affatto che Renzi abbia sbagliato nel “personalizzare” l’esito del referendum, per me, per il mio governo, per le riforme, per fare o continuare a non cambiare nulla e rimanere nella “palude”.

Ha fatto bene a personalizzare la consultazione referendaria ed a parlare di rimanere nella palude se si vota no, e invece di uscire dalla palude se si vota si
Perchè questo mi sembra il modo per convincere il cittadino che la riforma costituzionale non è una materia tecnica fumosa, ma è una cosa che lo riguarda.
Ed anche quando lo stesso Renzi ha finto di essersi pentito di avere personalizzato il referendum, ha fatto bene a ripetere il termine “palude”, come dire, se votate no allora sappiate che voterete per lasciare per altri decenni la politica italiana impantanata in questa “palude”.
Il termine palude evoca contemporaneamente i concetti di immobilizzati nel fango, e di finiti in un ambiente sporco come quelli dove razzolano i maiali, scelta di immagine molto felice, perchè è così che la gente vede la classe politica nel suo immaginario subconscio.
Per convincere i cittadini ad andare a votare, evidentemente dopo essersi fatta un’idea di votare per cosa, bisogna proprio riportare paragrafi e codicilli della Costituzione modificati dalla riforma a una dimensione umana della vita di tutti i giorni.
Per fare questo bisogna per forza semplificare senza cadere nella banalizzazione, ma riducendo all’essenziale.

Proviamo a usare la dovuta terminologia di diritto costituzionale alla Zagrebelsky, senza tradurla in italiano, e vediamo cosa ci capisce la gente
Se vogliamo provarci ribadisco che Renzi ci sia riuscito servendosi di quell’immagine della palude, dalla quale è urgente uscire.
Vogliamo volare più alto?
Benissimo, mi vogliono spiegare allora i fautori del no perchè mai DeGasperi, che era DeGasperi e quindi il più grande statista italiano del secolo scorso,( colui che alla Conferenza di Parigi dopo che Mussolini aveva disastrosamente perso la guerra aveva dovuto andare a metterci la sua faccia e la sua credibilità per fare di nuovo ammettere il suo paese “sputtanato” dal fascismo nel consesso dei paesi civili) aveva ritenuto di fare una riforma elettorale per passare dal “proporzionale” a un quasi “maggioritario” usando lo stratagemma del “premio di maggioranza”, perchè si era reso conto che diversamente nè lui, nè qualsiasi altro capo di governo non sarebbe riuscito a governare decentemente?
E la riforma costituzionale voluta da Renzi mira ne più mè meno che a creare le condizioni perché il governo, espressione dalla maggioranza, uscita dalle urne, sia nelle condizioni di governare, facendo approvare le leggi di riforma attuative del suo programma in tempi accettabili e veloci, pur lasciando il tempo dovuto alla discussione parlamentare.

Ma perché parlare in modo apocalittico di deriva autoritaria se vincessero i si, non sarà che siano proprio i seguaci del no ad essere ispirati da pregiudizi ideologici che oggi non hanno più presa nella realtà?
Non capisco proprio perchè Zagrebelsky e i suoi seguaci si incaponiscano nel difendere il sistema attuale (proporzionale e con bicameralismo paritario), che la storia di decenni ha dimostrato, che non funziona, temendo in caso di cambiamento di cadere in un sistema “oligarchico” ,che faccia saltare il sistema di “pesi e contrappesi”, previsto magistralmente, a loro dire, dalla costituzione precedente.
Non capisco Zagrebelsky, come non capivo a suo tempo Leopoldo Elia, costituzionalista insigne ,che Zagrebelsky considera suo maestro, che pure si incaponiva nel giudicare immodificabile la costituzione.
Così come non capisco le argomentazioni che usava Dossetti, ideologo che aveva ispirato sia Leopoldo Elia che Gustavo Zabrebelsky, per dire che questa sarebbe la costituzione migliore del mondo e quindi immodificabile.
Siete contenti che vi ho portato a volare “alto” usando i dovuti termini di diritto costituzionale, così che la maggioranza di voi lettori non avrà capito un gran che di cosa stiamo parlando?
Figuriamoci quando nel dibattito che abbiamo citato all’inizio, il buon Zagrebelsky ha usato l’argomento che secondo lui avrebbe dovuto tagliare la testa al toro, tuonando :
voi creerete una maggioranza inattaccabile perchè fate i conti sul voto della maggioranza (dei presenti) e non sul voto dei “componenti”.
A questo punto gli spettatori avrebbero dovuto avere capito tutto, magari dopo avere superato un accenno di mal di testa, nel tentativo di decifrare cosa stava dietro a quei termini.

Benissimo ha fatto Renzi ad elaborare una scheda referendaria comprensibile al primo colpo per la prima volta nella storia d’Italia
Bene fa quindi Renzi a semplificare parlando di necessità urgente di uscire dalla palude.
Ed ha fatto un colpo magistrale lo stesso Renzi scrivendo il testo del referendum che risulterà il primo testo di referendum comprensibile al primo colpo anche dalla famosa “casalinga di Voghera”, nella storia d’Italia.
Non per niente i fautori del no, che ci avrebbero tenuto a rimanere nell’ambito delle “fumosità” giuridiche ,si sono stracciate le vesti alla vista di un testo così immediatamente comprensibile da chi non è un addetto ai lavori.
E pure bene ha fatto il Renzi politico a tirare fuori dal frigorifero alla vigilia del referendum il progetto del “ponte sullo stretto”, che è il simbolo delle “grandi opere”.

Perfino avere tirato fuori dal frigorifero il progetto del ponte sullo stretto potrebbe essere un simbolo di volontà di tornare ad essere grandi come eravamo negli anni ‘60
Se l’Italia vuole tornare a credere in sè stessa, come ci aveva creduto negli “anni del boom”, i prodigiosi anni ‘60, allora bisogna tornare proprio a ripresentare come possibile rendere i sogni verosimili.
Uscire dalle paure, dall’insicurezza, dalla sfiducia che ammazzano la speranza e la fiducia nel futuro.
Tornare a progettare e perchè no tornare a progettare proprio le grandi opere.
Vediamo di imparare un po dai Cinesi.
I Cinesi ragionano come ragionavamo noi negli anni ‘60, se vogliamo, i sogni possono realizzarsi, perchè abbiamo le teste, le competenze e le imprese per realizzare anche opere grandi e al limite delle possibilità tecniche.
E’ possibile uscire dalle paure instillate da decenni di stagnazione e di recessione.
Superiamo la palude ideologica delle destre politiche che ci ritroviamo ,e le inconcludenti inconsistenze e dilettantismi delle forze politiche nuove (5Stelle) che la gente ha accreditato per pura disperazione.
C’è un modo per uscire dal vuoto ideologico delle destre e dal dilettantismo inconcludente dei 5Stelle ed è quello di approvare nuove regole della politica che consentano alla maggioranza eletta di governare senza inciuci indecenti, pur conservando un sistema di garanzia delle minoranze efficace.

Un primo passo importante per arrivarci potrebbe essere proprio andare a votare si al referendum di dicembre.

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