Quando il Papa
parla, anche se è un Papa oltremodo scomodo per i “benpensanti”
come Francesco, la gente lo ascolta con rassegnata pazienza, perchè
è il Papa e gli Italiani, che si dichiarano “genericamente
cattolici”, cioè quasi tutti, rispettano il Papa, chiunque esso
sia, perchè hanno paura, come i bimbetti del Catechismo di fare o
anche solo di pensare qualcosa che potrebbe portarli all’inferno o
anche solo “portare male”.
Sarà un modo di
comportarsi un po’ primitivo ed infantile, ma questa è la
formazione e la cultura religiosa di questo paese.
Una volta questo
livello così insoddisfacente e non degno di un popolo ormai
altamente scolarizzato, si poteva imputare a una pastorale
ecclesiastica oscurantista e ultra-tradizionalista.
Oggi decisamente non
più.
Papa e parroci
preferirebbero avere di fronte “cattolici adulti” e non la solita
palude di benpensanti cattolici generici
Non solo il Papa, ma
anche un buon numero di preti e di parroci, preferirebbero di gran
lunga di dover badare a un “gregge” di cristiani “adulti” che
si impegnino a rivedere criticamente con il dovuto studio le
frettolose nozioni del Catechismo, invece che una massa di “fedeli”
rimasti bambini in materia religiosa, che si rivolgono a loro come
agli “impiegati dei sacri misteri” per averne sacramenti, e
assoluzioni a buon mercato, in nome del cielo.
Questi preti sanno
che il “cielo” non si accontenta che si vada a dormicchiare in
chiesa alla domenica “perchè così ho la sensazione che durante la
settimana non mi accadrà alcuna disgrazia”.
Molti preti non si
trovano bene ridotti a “sciamani”, come lo sono oggi e vorrebbero
tanto dare una bella scrollata ai tanti o tantissimi cristiani
passivi di fronte a loro.
Ma sanno per
esperienza che questa scrollata se pure necessaria, va fatta non con
delicatezza, perchè altrimenti non sarebbe una scrollata, ma almeno
con cautela ed in modo progressivo, perchè i loro “fedeli”
rimasti si trovano bene ad andare avanti conservando un atteggiamento
passivo.
Dire alla gente :
ebbene adesso , cioè d’ora in avanti si cambia, non è semplice
come sembra.
Non dovete più
venire a Messa o da me ad aspettare che vi “spieghi” quello che
già avrete pure acquisito nel corso degli anni.
D’ora in avanti,
voi dovete diventare “responsabili” di voi stessi della vostra
fede e del vostro sistema di credenze.
Per diventare
responsabili dovete affrontare per conto vostro la lettura dei “testi
sacri”.
Ma non basta, dovete
studiarli e meditarli.
Noi non abbiamo più
paura (come avevamo prima) che muovendovi da soli voi fedeli,
assumiate diversi atteggiamenti critici nei confronti di quei testi o
meglio delle interpretazioni correnti di quei testi.
Perchè abbiamo
visto che quando ci comportavamo scoraggiando la lettura e lo studio
personale, per non correre rischi di contestazioni, è stata quasi
una catastrofe nel senso che le chiese i seminari e i conventi si
sono letteralmente svuotati.
Di conseguenza ora
pensiamo che l’unica via ragionevole per tenere in piedi questa
Chiesa sia fare in modo che gran parte di voi “assuma le proprie
responsabilità”, divenendo “cristiani adulti”.
Anche se per i
preti è molto più impegnativo trovarsi di fronte fedeli critici e
responsabili
Certo avere davanti
“cristiani adulti” è per noi più scomodo e soprattutto più
impegnativo, perchè i cristiani adulti per definizione si fanno e
poi fanno a noi domande che ci possono mettere in
difficoltà anche serie, perchè noi non abbiamo il potere di
“abrogare dogmi” che questi cristiani adulti potrebbero trovare
strampalati e indifendibili al giorno d’oggi.
E poi, diciamocela
tutta, non sempre siamo abbastanza preparati noi preti per affrontare
a fondo argomenti che non siamo ancora abituati a trattare, siamo
preti non siamo teologi o filosofi di professione.
E poi ,in fondo in
fondo, anche noi temiamo che se cominciamo a rileggere criticamente
la nostra dottrina, potremmo rischiare di fare traballare la nostra
fede.
Però al punto in
cui siamo, ci siamo convinti che valga la pena di correre quel
rischio, diversamente fra qualche anno, ci sarebbe il rischio ben più
grosso di vedere finito il cristianesimo in Occidente.
Pannella e Fo,
laici “atei” e anticleriali a modo loro, avevano un “credo” e
un’ispirazione più evangelica di quella di gran parte dei “fedeli”
cattolici, che interpretano la loro fede in modo acritico e passivo
A questo punto il
lettore si chiederà, ma cosa c’entra tutta questa descrizione dei
dubbi critici di “cristiani adulti” e di preti più svegli di una
volta, con Dario Fo e Marco Pannella?
C’entra e c’entra
molto, perchè a mio avviso, questi due grandi personalità della
cultura laica hanno di fatto lavorato molto nella direzione di
convincere la gente ( cristiani compresi, se non soprattutto) della
necessità ineludibile per loro di abituarsi al “pensiero critico”
che porta ad acquisire quella “responsabilità” che oggi manca e
che è la causa principale dello sfilacciamento di questa società,
diventata “liquida”.
Il pensiero laico
non è mai stato troppo amato nel nostro paese, non perchè fosse
ateo
o anticlericale, in
un ambiente genericamente cattolico, ma perchè era ed è per sua
natura diretto a “dare la sveglia” alla palude dei “benpensanti”
che amano tanto dormicchiare nell’universo dei loro pregiudizi
,prima acquisiti senza passarli mai per il vaglio della ragione e poi
archiviati come dogmi ai quali riferirsi.
Queste grandi figure
della cultura laica davano fastidio perchè si servivano spesso con
grande abilità teatrale dei loro atteggiamenti anti-conformisti e
irriverenti per fare passare in modo immediato e comprensibile da
tutti dei messaggi culturali scomodi.
Quando Dario Fo si
studiava con passione e con costanza la storia medievale ,teologia
compresa, era preso dallo stupore di vedere con quale facilità la
Chiesa ha sempre “manipolato” i testi per trarne la dottrina che
faceva più comodo non per la migliore salvezza delle anime, ma per
sostenere un tale o talaltro potere temporale, usando dell’autorità
e del prestigio dei “sacri misteri”.
E’ stato
paradossale per molti intellettuali cattolici trovarsi a dover
apprendere da quei presunti atei elementi della loro fede che non
conoscevano perché oscurati dall’apparato ecclesiastico
E’ sconcertante
per esempio che gli intellettuali cattolici si siano trovati
costretti dalle opere apparentemente scanzonate di Fo ad apprendere
la portata degli “scritti comunisti” nientemeno che di
Sant’Ambrogio, introvabili a tutt’oggi in traduzione italiana,
che io sappia, e questo la dice lunga sulla perdurante capacità di
manipolazione e di lobby del potere ecclesiastico.
I due grandi
intellettuali laici dei quali stiamo parlando pur essendo “atei”
e “anticlericali” solo in una accezione dei termini molto
ristretta e particolare, erano in realtà persone “altamente
credenti”.
Credenti non nella
narrazione della mitologia cristiana, ma nello spirito del messaggio
evangelico sicuramente.
Quando Pannella
andava e faceva andare i suoi a visitare sistematicamente le carceri
per cercare di fare conoscere a tutti le condizioni deplorevoli di
quella umanità rispondeva nè più nè meno che a un precetto
evangelico e con ciò dava uno schiaffo in faccia a una classe
politica che per decenni sfruttava il riferimento a un cristianesimo
per prendere voti nelle parrocchie, ma che poi nell’azione pratica
largamente ignorava e contraddiceva.
Questo dava
fastidio, anzi dava molto fastidio.
Le battaglie civili
del leader radicale per la difesa della qualità della vita e non
della vita quale che sia, anche quando diventa indegna e in
contrasto con la dignità della persona umana, facevano lo stesso
effetto.
Quando Dario Fo
sferzafa e svillaneggiava “il potere” nelle sue manifestazioni
arroganti e spesso ignoranti faceva da megafono a quel lontano
messaggio che proveniva dalla Palestina di duemila anni fa e che ha
attraversato quel Medioevo che Fo aveva tanto amato e studiato per
rinvenirvi nella cultura popolare quel grande tesoro di umanità, al
quale il potere è indifferente.
Dava fastidio in
questi due grandi intellettuali proprio lo strattone se non lo
schiaffo ,che veniva dalle loro azioni ed opere non tanto alla palude
“benpensante”.
Ma alle guide di
quella palude, che una volta erano anche i preti, che si spendevano
più per conservare uno “status quo” utile al potere , che per
indurre i fedeli ad essere coerenti col messaggio evangelico.
Il
cattolicesimo più responsabile li ha trovati come utili compagni di
strada, non certo come avversari
Ed erano ovviamente
i gestori della politica e dell’economia.
Pannella cercava la
realizzazione di una società giusta secondo il messaggio evangelico
nella costruzione di strutture ispirate al liberalismo.
Fo , pur conservando
sempre lo spirito critico dell’intellettuale di razza, cercava la
realizzazione di una società giusta negli ideali comunisti.
Ma il riferimento
ideologico primo era per tutti e due il messaggio evangelico
primitivo.
E questo era
considerato inconcepibile per le vecchie cricche clericali, che
vedevano tetelata la conservazione del loro potere esclusivamente dal
riconoscimento del loro monopolio esclusivo nel parlare delle materie
da loro stessi definite “di fede”.
I tempi però e per
fortuna, sono cambiati e sono cambiati in modo radicale.
Quei cristiani
adulti e quei preti che vorrebbero che tutti i loro fedeli
divenissero adulti, sanno benissimo che Pannella e Fo erano “dei
loro” nel senso che tutta la loro opera era intimamente connessa a
quella “revisione critica” da operare per riportare anche la
chiesa ed i suoi fedeli al messaggio evangelico primitivo.
Iacopo Fo, nel
commosso discorso di saluto a suo padre, alle esequie laiche, ma sul
sagrato del Duomo di Milano, ha pronunciato fra l’altro queste
parole che riporto a memoria : noi siamo atei, noi siamo comunisti,
ma siamo anche un po animisti, suvvia, come è possibile pensare che
con la morte si scompaia?.
Magnifica
conclusione che dimostra che non è necessario professare l’adesione
alla narrazione della mitologia cristiana per essere cristiani nella
sostanza.
Nessun commento:
Posta un commento