martedì 11 ottobre 2016

il PD sta per andare in pezzi, si tratta però di pezzi pregiati : uno potrebbe essere costituito dalla rinascita del PC e l’altro dalla rinascita della DC





L’assoluta incapacità di parlarsi che è emersa per l’ennesima volta alla direzione del PD di ieri, fra Renzi e compagni da una parte e dalla pur corposa minoranza,dall’altra, questa volta può portare alla più incredibile delle soluzioni e cioè alla scissione a “sinistra” (si fa per dire) delle attuali minoranze, che rappresentano nè più, nè meno ,che il vecchio preesistente PCI.
Prima sembrava che il ripetitivo “bla bla” di queste minoranze fosse solo una tattica per guadagnare tempo, essendo le medesime del tutto sprovviste di una qualsiasi decente politica alternativa, ma che le medesime in realtà non nutrissero alcun serio proposito di assumere vita propria realizzando una vera e propria scissione.

Ormai la scissione del PD appare possibile e vicina
Adesso però che tutte hanno trovato una posizione comune nella scelta del votare no al referendum costituzionale e cioè per l'abrogazione di una legge, che in parlamento avevano votato e ri-votato, le cose assumono un aspetto diverso.
Questo sembra un punto di non ritorno, anche per chi è uso a non preoccuparsi troppo di perdere la faccia.
Già l’improvvisa uscita dal frigorifero di un D’Alema che si è messo a girare l’Italia per propagandare il no, costituiva un avvenimento anomalo, anche per gli standard della politica italiana.
Ma pur essendo D’Alema uscito allo scoperto, si poteva pensare che fosse indispensabile aspettare cosa avrebbero detto gli altri oracoli che per peso specifico lo seguono : Bersani, Cuperlo, Speranza.
Quando però, anche questi hanno sciolto le riserve, dichiarandosi tutti quanti per il no, allora è parso chiaro che ormai la scissione non era più solo un’ipotesi.

Se avvenisse rinascerebbe immediatamente il PCI sotto altre spoglie
Un parte significativa di un partito (chi ha fatto i calcoli parla di un 30%) non può andare tranquillamente a votare contro l’orientamento scelto democraticamente dal suo stesso partito, perché così facendo si mette automaticamente fuori.
Si dice che abbiano già scelto la sigla, il logo del nuovo partito, che potranno chiamare come vorranno, ma che in pratica, dati i componenti, non sarà nè più nè meno del vecchio PCI.
Sarà un Pci ovviamente senza il comunismo e quindi sarà niente di più di una bella rimpatriata di anziani reduci di quella esperienza con accompagnamento di giovani dalle idee più confuse di quelle degli anziani.
Gli anziani non erano stati capaci di elaborare una critica, che portasse al superamento dell’ideologia e della storia del comunismo, mettendo al suo posto qualcosa di più spendibile nel mondo di oggi.
I giovani, non si capisce proprio che cosa possano trovarci di entusiasmante.
Sarebbe comunque un partito politicamente inconcludente, come sono stati inconcludenti tutti i tronconi, nati dalle precedenti scissioni della ex-sinistra, ma accreditato a un 15% dell’elettorato e quindi con un suo peso tutt’altro che trascurabile.
Tanto più nel caso che gli italiani si convincessero ,presi da improvvisa follia autodistruttiva, di accettare una nuova legge elettorale proporzionale, la madre dei governi rachitici, destinati a durare pochi mesi della prima repubblica.
Staremo a vedere.
Ma non è finita perchè la parte più interessante della scissione del PD ,sarebbe il seguito.


Ma non sarebbe finita qui, perché il seguito sarebbe ancora più interessante con la rinascita della DC
E infatti, come farebbe a rinascere, se pure sotto altre spoglie, il vecchio PCI ,senza avere insieme il suo fratello- nemico gemello dei decenni di storia repubblicana fino a tangentopoli?
La rinascita del PCI porterebbe con sé inevitabilmente il ritorno sulle scene della “balena bianca”, che sarebbe ancora più giustificato ,proprio per la caratterizzazione di centro e non di sinistra che il renzismo ha impresso al PD nella sua azione politica fino ad oggi.
Oggi, la politica è prima di tutto qualificata dalle scelte che un partito fa in campo economico.
E cosa ha fatto Renzi in campo economico?
Mercato, banche, lavoratori alla mercè dei movimenti dei mercati, sindacati in posizione defilata, dogma della riduzione delle tasse, dogma della riduzione delle regole per le imprese eccetera.
Ma cos’è, la politica di Berlusconi?
Ebbene si.
Solo che Berlusconi aveva fatto solo parole e pasticci, mentre Renzi fa i fatti.
E li fa ovviamente col consenso dell’elettorato e ,diciamolo pure di gran parte dei parlamentari berlusconiani ,vedi Verdini e compagni.
Il povero Brunetta è un patetico capogruppo di un gruppo fantasma.
E’ un caso che Berlusconi si sia defilato in America, proprio per non esserci durante la campagna elettorale?

Renzi in questi anni ha costruito di fatto una DC più democristiana di quella vecchia, se si guarda alla base moderata ed ai temi che ha rappresentato in economia
La realtà è che Renzi si è di fatto impossessato fin dall’inizio del suo governo, della rappresentanza dei temi da sempre propri dell’elettorato moderato, centrista.
E infatti che facevano i leader storici della DC se non assolutamente la stessa cosa?
Se gli ex PCI se ne vanno dal PD, per rifondare il vecchio PCI sotto altre spoglie, quello che rimane è la DC, una DC per di più già ammodernata e disposta in uno schieramento più elastico e trasversale della vecchia DC.
Sarebbe una DC più democristiana di quella vecchia.
Complimenti Renzi, se la cosa riuscisse per l’insipienza politica dei vecchi PCI, che non sanno e non sapranno chi sono e cosa rappresentano, a Renzi basterebbe rimanere al Nazareno, nuova Piazza del Gesù, che vinca o che perda il referendum.
Lui chi è e grosso modo cosa vuole lo sa e soprattutto sa che potrebbe contare su un elettorato vasto e sicuro, come quello democristiano della prima repubblica.
Nel caso in cui Renzi perda il referendum, Mattarella sarà costretto a far fare un nuovo governo a Franceschini, a Padoan o a Calenda neo Ministro dello sviluppo, ma al Nazareno siederà sempre il vecchio inquilino, Renzi e le carte le darà lui.


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