L’assoluta
incapacità di parlarsi che è emersa per l’ennesima volta alla
direzione del PD di ieri, fra Renzi e compagni da una parte e dalla
pur corposa minoranza,dall’altra, questa volta può portare alla
più incredibile delle soluzioni e cioè alla scissione a “sinistra”
(si fa per dire) delle attuali minoranze, che rappresentano nè più,
nè meno ,che il vecchio preesistente PCI.
Prima sembrava che
il ripetitivo “bla bla” di queste minoranze fosse solo una
tattica per guadagnare tempo, essendo le medesime del tutto
sprovviste di una qualsiasi decente politica alternativa, ma che le
medesime in realtà non nutrissero alcun serio proposito di assumere
vita propria realizzando una vera e propria scissione.
Ormai la
scissione del PD appare possibile e vicina
Adesso però che
tutte hanno trovato una posizione comune nella scelta del votare no
al referendum costituzionale e cioè per l'abrogazione di una legge,
che in parlamento avevano votato e ri-votato, le cose assumono un
aspetto diverso.
Questo sembra un
punto di non ritorno, anche per chi è uso a non preoccuparsi troppo
di perdere la faccia.
Già l’improvvisa
uscita dal frigorifero di un D’Alema che si è messo a girare
l’Italia per propagandare il no, costituiva un avvenimento anomalo,
anche per gli standard della politica italiana.
Ma pur essendo
D’Alema uscito allo scoperto, si poteva pensare che fosse
indispensabile aspettare cosa avrebbero detto gli altri oracoli che
per peso specifico lo seguono : Bersani, Cuperlo, Speranza.
Quando però, anche
questi hanno sciolto le riserve, dichiarandosi tutti quanti per il
no, allora è parso chiaro che ormai la scissione non era più solo
un’ipotesi.
Se avvenisse
rinascerebbe immediatamente il PCI sotto altre spoglie
Un parte
significativa di un partito (chi ha fatto i calcoli parla di un 30%)
non può andare tranquillamente a votare contro l’orientamento
scelto democraticamente dal suo stesso partito, perché così facendo
si mette automaticamente fuori.
Si dice che abbiano
già scelto la sigla, il logo del nuovo partito, che potranno
chiamare come vorranno, ma che in pratica, dati i componenti, non
sarà nè più nè meno del vecchio PCI.
Sarà un Pci
ovviamente senza il comunismo e quindi sarà niente di più di una
bella rimpatriata di anziani reduci di quella esperienza con
accompagnamento di giovani dalle idee più confuse di quelle degli
anziani.
Gli anziani non
erano stati capaci di elaborare una critica, che portasse al
superamento dell’ideologia e della storia del comunismo, mettendo
al suo posto qualcosa di più spendibile nel mondo di oggi.
I giovani, non si
capisce proprio che cosa possano trovarci di entusiasmante.
Sarebbe comunque un
partito politicamente inconcludente, come sono stati inconcludenti
tutti i tronconi, nati dalle precedenti scissioni della ex-sinistra,
ma accreditato a un 15% dell’elettorato e quindi con un suo peso
tutt’altro che trascurabile.
Tanto più nel caso
che gli italiani si convincessero ,presi da improvvisa follia
autodistruttiva, di accettare una nuova legge elettorale
proporzionale, la madre dei governi rachitici, destinati a durare
pochi mesi della prima repubblica.
Staremo a vedere.
Ma non è finita
perchè la parte più interessante della scissione del PD ,sarebbe il
seguito.
Ma non sarebbe
finita qui, perché il seguito sarebbe ancora più interessante con
la rinascita della DC
E infatti, come
farebbe a rinascere, se pure sotto altre spoglie, il vecchio PCI
,senza avere insieme il suo fratello- nemico gemello dei decenni di
storia repubblicana fino a tangentopoli?
La rinascita del PCI
porterebbe con sé inevitabilmente il ritorno sulle scene della
“balena bianca”, che sarebbe ancora più giustificato ,proprio
per la caratterizzazione di centro e non di sinistra che il renzismo
ha impresso al PD nella sua azione politica fino ad oggi.
Oggi, la politica è
prima di tutto qualificata dalle scelte che un partito fa in campo
economico.
E cosa ha fatto
Renzi in campo economico?
Mercato, banche,
lavoratori alla mercè dei movimenti dei mercati, sindacati in
posizione defilata, dogma della riduzione delle tasse, dogma della
riduzione delle regole per le imprese eccetera.
Ma cos’è, la
politica di Berlusconi?
Ebbene si.
Solo che Berlusconi
aveva fatto solo parole e pasticci, mentre Renzi fa i fatti.
E li fa ovviamente
col consenso dell’elettorato e ,diciamolo pure di gran parte dei
parlamentari berlusconiani ,vedi Verdini e compagni.
Il povero Brunetta è
un patetico capogruppo di un gruppo fantasma.
E’ un caso che
Berlusconi si sia defilato in America, proprio per non esserci
durante la campagna elettorale?
Renzi in
questi anni ha costruito di fatto una DC più democristiana di quella
vecchia, se si guarda alla base moderata ed ai temi che ha
rappresentato in economia
La realtà è che
Renzi si è di fatto impossessato fin dall’inizio del suo governo,
della rappresentanza dei temi da sempre propri dell’elettorato
moderato, centrista.
E infatti che
facevano i leader storici della DC se non assolutamente la stessa
cosa?
Se gli ex PCI se ne
vanno dal PD, per rifondare il vecchio PCI sotto altre spoglie,
quello che rimane è la DC, una DC per di più già ammodernata e
disposta in uno schieramento più elastico e trasversale della
vecchia DC.
Sarebbe una DC più
democristiana di quella vecchia.
Complimenti Renzi,
se la cosa riuscisse per l’insipienza politica dei vecchi PCI, che
non sanno e non sapranno chi sono e cosa rappresentano, a Renzi
basterebbe rimanere al Nazareno, nuova Piazza del Gesù, che vinca o
che perda il referendum.
Lui chi è e grosso
modo cosa vuole lo sa e soprattutto sa che potrebbe contare su un
elettorato vasto e sicuro, come quello democristiano della prima
repubblica.
Nel caso in cui
Renzi perda il referendum, Mattarella sarà costretto a far fare un
nuovo governo a Franceschini, a Padoan o a Calenda neo Ministro dello
sviluppo, ma al Nazareno siederà sempre il vecchio inquilino, Renzi
e le carte le darà lui.
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