Tutti contro Trump.
Chi tocca l’establishment muore, come chi tocca i fili dell’alta
tensione.
Avevamo capito
cos’era la globalizzazione, nel commercio e nella finanza, ma forse
non avevamo capito ancora bene che c’era anche una globalizzazione
del pensiero unico della chiesa liberista-buonista-politicamente
corretta, che controlla pressoché tutti i media di informazione.
Trovo talmente
fastidioso e preoccupante questo schieramento monocorde che mi
ritorna perfino simpatico il ricordo scolastico dello slogan
propagandistico di Mussolini contro le “nazioni
demo-plutocratiche”.
Perchè mi disgusta
questo far finta di non capire che si usa la foglia di fico della
difesa della democrazia, dei “nostri valori”, dei diritti umani,
sempre e unicamente per coprire questioni di danaro.
La verità è che
Trump, con quella suo fisico e quel suo atteggiarsi come facevano gli
eroi dei fumetti di Sturmtruppen, dà un fastidio terribile
all’establishment ,perché ha squarciato il velo dell’ipocrisia,
dietro alla quale si nascondono tutti i salottini della sinistra al
caviale, come si dice in Francia.
Trump in
realtà fa quello che hanno sempre fatto i presidenti americani, cioè
i porci interessi del loro paese, fregandosene altamente del resto
del mondo.
Solo che gli altri
non lo ammettevano ed anzi lo nascondevano dietro all’”esportazione
della democrazia” ed altre frignacce di questo tipo, mentre Trump
gioca a carte scoperte, senza i veli del politicamente corretto e del
buonismo dilagante.
Tutti i media
italiani hanno in coro pressoché unanime tuonato contro il “bando
di Trump”, che impedisce ai cittadini di 7 paesi islamici (Siria,
Iran ,Iraq, Libia, Somalia, Yemen, Sudan) di immigrare in America,
per i prossimi 4 mesi, usando le argomentazioni più ovvie e più
varie : è un errore colpire nel mucchio, colpire uno perché è
musulmano è un doppio errore, si va contro la tradizionale apertura
dell’Occidente verso chi cerca asilo, si viola la libertà
religiosa eccetera eccetera.
I media europei e
statunitensi ci avevano preceduto usando le medesime argomentazioni.
Argomentazioni,intendiamoci,
che hanno tutte una loro ovvia valenza.
I commentatori un po
più sofisticati si sono spinti più sul merito del discorso ed hanno
osservato : ma ammesso che il “bando antimusulmano” di Trump
abbia un senso, questo avrebbe dovuto colpire i cittadini dei paesi
dai quali provenivano coloro che hanno compiuto attentati in America
e quindi prima di tutto l’Arabia Saudita, e altri paesi,
notoriamente finanziatori delle mille milizie implicate nel Jihad,
come ad esempio il Quatar gli Emirati etc.
perché Siria
Iran Iraq Libia Somalia Yemen Sudan non sarà più una questione di
petrolio invece che di religione?
Il paese che fa più
colpo nella lista del bando di Trump è l’Iran, dal quale non è
provenuto un solo attentatore, e che invece sta dando un contributo
militare decisivo in Siria e in Iraq per sconfiggere l’Isis.
E’ vero o non è
vero?
Si certo che è
vero, ma il discorso va formulato sotto un’altra angolazione, e i
commentatori dei media lo sanno benissimo , ma fanno finta di non
saperlo, pensando così di compiacere i loro lettori o ascoltatori,
presumendo, che siano diventati insanabilmente buonisti a tutti
costi.
Allora, se volete
capire Trump, fate uno sforzo per lasciare perdere pensiero unico,
politicamente corretto , buonismo, ambientalismo,multicultarismo
eccetera e cercate di essere volgarmente focalizzati sul commercio
,il business e basta.
Bene a questo punto
capirete tutto.
L’Iran non va
visto come l’arcinemico, che definiva gli Usa il Grande Satana e
che sta tramando per arraffare quanto prima l’arma atomica, ma più
terra terra, come uno dei più grandi produttori mondiali di
petrolio.
Se con la fine delle
sanzioni, a seguito degli accordi sul nucleare sottoscritti da Obama,
l’Iran invade il mercato col suo petrolio, col cavolo che si riesce
a mantenere stabile il prezzo del barile oltre i 50 o i 60 $ ,come
vogliono i petrolieri americani.
Per gli
Americani l’autosufficienza nell’approvvigionamento energetico è
questione strategica cioè di prioritario interesse nazionale
Attenzione che
questo non è affatto un argomento secondario per un presidente
americano, che deve difendere la raggiunta autosufficienza americana
nell’approvvigionamento di energia e che deve considerare questa
acquisizione come un fattore strategico.
Questa
autosufficienza è tutta basata sullo shale gas, che ha costi di
estrazione elevati e che può produrre in attivo, solo se il prezzo
internazionale del petrolio non scende oltre un certo livello.
Il problema è il
petrolio, non il nucleare iraniano e ancora meno il terrorismo.
Trump con una mossa
un po da elefante voleva comunicare forte e chiaro alla dirigenza
iraniana che il suo petrolio se lo deve vendere con molta
moderazione, diversamente dovrà pagarne le conseguenze.
Questo è il primo
senso del bando.
Sull’Iraq il
discorso è assolutamente identico.
L’America sa che
quando la strana coalizione sciita- curda si sarà liberata dell’Isis
in Iraq, sorgerà né più né meno che lo stesso problema che c’è
già oggi con l’Iran del dopo sanzioni e cioè che arriveranno sul
mercato i barili di petrolio da Mossul ed allora ancora i 50/60 $ al
barile sarà ben difficile mantenerli e lo shale gas americano
andrebbe in perdita.
Sulla Libia idem
come sopra, la Libia è un grande produttore di petrolio, che oggi
opera al 10% a causa del caos politico in atto.
L’America
ovviamente è attenta ai rischi della diffusione del terrorismo, ma è
prigioniera del prezzo del petrolio, guai se la Libia producesse a
pieno ritmo.
Se poi Iran, Iraq e
Libia producessero a ritmo pieno gli impianti per estrarre lo shale
gas sarebbero tutti da sbattere via e gli Usa perderebbero
l’autosufficienza energetica.
Il Sudan è sempre
un produttore di petrolio.
Lo Yemen è un
produttore di petrolio,ma di limitata portata, il problema per lui è
la sua posizione geografica strategica sul Golfo, per il quale
passano le petroliere e non solo quelle.
La Somalia è nel
novero degli “stati falliti”, ma per la sua posizione geografica
è in grado di alimentare quello strano arcaico fenomeno della
pirateria, che ha costretto ad aumentare parecchio i costi per la
sicurezza di chi transita per il Golfo.
Rimane la Siria, che
non è un produttore di petrolio, ma è il principale produttore di
profughi del mondo e Trump vuole che il resto del mondo capisca in
modo chiaro che lui non si comporterà affatto come l’Europa.
Attenzione che
quando Trump, come qualsiasi altro presidente americano parla di
Europa, intende dire Germania, che gli Usa considerano un temibile
concorrente commerciale e con la quale inevitabilmente si
scorneranno.
La
“dimenticanza” dell’Arabia Saudita non è certo un’esclusiva
di Trump.
Ed infine veniamo
all’argomento principe che i commentatori più avvertiti hanno
tirato fuori in questi giorni : come mai nel bando non è elencata
l’Arabia Saudita, dalla quale provenivano quasi tutti gli
attentatori delle torri gemelle quel famoso 11 settembre 2001?
I predecessori di
Trump hanno sempre posto il veto verso coloro che volevano che il
loro paese mettesse formalmente sotto accusa l’Arabia Saudita per
quell’attentato.
Trump in campagna
elettorale aveva lasciato intendere che per lui quell’inchiesta si
sarebbe anche potuta fare, perché la sua avversaria non era
favorevole.
Ma per ora ha
prevalso il “Business as usal”.
Forse in passato il
salottino intellettuale dei potentissimi liberal clintoniani, tanto
bravi a finanziare e organizzare marce per la difesa dei diritti
umani si mettevano alla testa di cortei di donne davanti
all’ambasciata dell’Arabia Saudita per fare riconoscere i diritti
delle donne, notoriamente calpestati nel modo più indegno in quel
paese?
Come mai questa
dimenticanza così vistosa?
Per la stessa
ragione per la quale anche Trump se ne è “dimenticato”.
L’America ha
venduto con la scusa della guerra nello Yemen forniture militari
colossali all’Arabia Saudita, proprio nel periodo nel quale in
America chiudevano per fallimento imprese che si erano esposte con
grossi investimenti per estrarre shale gas, divenuto non più
remunerativo col prezzo internazionale sceso fino a 40$.
Poi l’Opec, a
guida saudita, ha miracolosamente convenuto, dopo anni di dinieghi di
limitare la produzione di petrolio per tenere il prezzo su quel
famoso livello di 50/60 $.
Non saranno
collegate queste cose?
Propendo a pensare
che nella testa di Trump è probabile che aver tirato un sasso nella
cristalleria con questo bando non fosse dettato da motivazioni
ideologiche ,ma dalla volontà di rimarcare in modo inequivocabile
che la pensa in modo ben diverso dall’Europa-Germania in tema di
immigrazione e sicurezza.
Capisco quanto sia
discutibile un intervento così grossolano.
Lo shock
causato dal bando di Trump potrebbe indurre gli europei a riflettere
più attentamente sugli interessi dei loro stati, almeno per evitare
di metterci un cappio al collo da soli
Ma siamo sicuri che
all’Europa non faccia bene uno shock così deciso almeno per far
riflettere se sia veramente nell’interesse nazionale di ogni
singolo stato europeo mantenere quell’atteggiamento di buonismo a
prescindere che oggi prevale?
Non sarà che questi
“populisti” abbiano qualche ragione che perlomeno dovremmo
prendere in esame quando dicono che se andiamo avanti a questi ritmi,
chi arriva in Europa finirà per annullare noi e la nostra
cultura-civiltà nel giro di non molti anni?