mercoledì 25 gennaio 2017

I soccorritori dell’albergo Rigopiano meritano tanto di cappello, ma poi che non si faccia nessuno sconto ai politici responsabili di colpevole disorganizzazione e di vuoti logistici inconcepibili, basta con il buonismo dilagante. Occorre uscire dalla gestione delle emergenze ed avviarsi verso a un nuovo Piano Marshall di interventi strutturali sul territorio e sulle opere esistenti.




E’ stato un bello spettacolo vedere all’opera colonne di forze dell’ordine, della Protezione Civile e volontari, che si dannavano l’anima nel prestare soccorso in condizioni difficili e pericolose, per non guadagnare niente altro se non l’umana solidarietà dei pochi ma preziosi scampati e di tutta la nazione.
In mezzo a una palude di mediocri e di sconfortati, resi involontariamente abulici da una ormai cronica mancanza di lavoro, c’è un’Italia giovane e reattiva, che sa essere presente dove e quando serve.
Doveroso vedere con attenzione il peso della loro opera, ma guai a usare questi eroi civili come foglia di fico per girare lo sguardo dall’altra parte per non voler vedere le vistosissime falle organizzative e di i vuoti di logistica che sono ampliamente emersi in questa tragica vicenda.

I soccorritori sono degli eroi civili, ma i loro meriti non è giusto che vengano usati come foglia di fico per nascondere le vergognose carenze di molte istituzioni coinvolte

Qualcuno come loro hanno fatto bene dando il massimo, altri e cioè gran parte dei politici nazionali e locali che governano le istituzioni non sono stati all’altezza.
Le loro istituzioni e quindi loro non sono stati all’ altezza.
Lasciamo perdere quello che dicono i politici così detti “populisti” ,bollati dall’establishment al governo perché invece di dormire come loro fanno il loro mestiere e cioè fanno opposizione vera, e facendolo magari qualche idea nuova riescono a tirarla fuori.
Lasciamo perdere per adesso gli esperti accademici, anche perché quello che dicono, sul maltrattamento del territorio e la sua cronica mancanza di manutenzione lo stanno ripetendo da anni e quindi si tratta di cose già note anche se sistematicamente ignorate dai politici.
Limitiamoci a quello che ha detto in questi giorni usando il buon senso e la sua grandissima conoscenza della montagna quella sagoma dello scrittore,scultore Mauro Corona ex cavatore di pietre ed ex taglialegna.

Gli spazzaneve in un territorio montano sono il servizio più ovvio in un paese normale


Prima di tutto questo : gli spazzaneve a pala o a turbina appena nevica non devono fare altro che andare avanti e indietro ininterrottamente sulle strade di montagna fin quando il manto nevoso è appena accennato.
E quindi concludo io se è vero che c’era rotta l’unica turbina, come dicono quelli della Provincia interessata, allora, che problema è ?
Mettere una pala davanti a un trattore o a un camion per farli diventare spazza neve son capaci tutti , se non lo hanno fatto, si tratta della dimostrazione di una grave incapacità di garantire un servizio pubblico di prima necessità, e quindi occorre risponderne, a cominciare dal responsabile politico di quella istituzione.

Secondo, è mancata la luce per un tempo inconcepibilmente lungo.

Che si venga a dire che le linee sono state interrotte dagli alberi ,che la nevicata eccezionale avrebbe fatto cadere sopra di esse, non scusa nessuno ed anzi aggrava ancora di più la posizione della società, che ha posato quelle linee, e che è responsabile della loro manutenzione, perchè è elementare che queste devono essere posate all’altezza ed alla distanza dovuta, per non poter essere né venire in contatto con nessun albero, che potrebbe cadere sotto il peso della neve.
La società che gestisce un servizio ,lo gestisce per conto dell’ente pubblico territoriale di riferimento, che non ne è solo il cliente, ma trattandosi di un servizio pubblico, ne è anche il costante controllore.
E’ stato esercitato questo controllo prima,durante e dopo?
L’albergo sarebbe stato costruito sul fianco di un canalone di scarico, come dimostrerebbe una mappa, che lo indicherebbe con quel codice colore e come dimostrerebbe il terreno di fondo costituito dagli scarichi secolari scesi dalla montagna.

Le slavine percorrono gli stessi itinerari da secoli, tanto che ci sono carte topografiche dedicate

Mauro Corona ha ripetuto continuamente in questi giorni, che le montagne funzionano nello stesso modo per secoli e secoli, cioè scaricano detriti e neve regolarmente negli stessi tracciati.
Questo non significa che si verificano valanghe a ripetizione tutti gli anni o quasi.
Possono passare decenni, ma se la conformazione è quella, l’evento si ripeterà regolarmente anche dopo un secolo.
Se le cose stessero così allora si troverebbero in una posizione veramente tragica i tecnici ed i politici che risultassero responsabili di quel disastro.
Ma queste scemenze si fanno e si rifanno con leggerezza, lo stesso Corona non ha esitato a dire che perfino al suo paese, che ha conosciuto il disastro del Vaiont, e che quindi dovrebbe avere vaccinato tutti i suoi abitanti, avrebbe lasciato costruire recentemente un gruppo di case in una zona, un tempo soggetta e ricevere valanghe.
Le carte con indicati i percorsi tipici delle valanghe sono in possesso degli enti locali interessati?
O meglio questi enti hanno l’obbligo di legge di possederle aggiornate e di fare menzione della loro avvenuta consultazione quando rilasciano licenze e quando approvano piani regolatori?
I bollettini della neve con relativi indicatori di percolo valanghe sono regolarmente comunicati, esposti e divulgati sul territorio?
Se si, come mai quell’albergo non è stato evacuato dall’autorità territoriale competente ?
Tutte queste domande saranno evidentemente poste e contestate dall’autorità giudiziaria, che ha già aperto la dovuta inchiesta.

Le responsabilità penali le sta valutando la magistratura, ma la politica non pensa di avere da fare nulla? Va bene aumentare le competenze della Protezione Civile, ma occorre fare un passo successivo più importante

Ma la politica? Si fa le domande che dovrebbero farsi gli eletti del popolo?
Gentiloni per la verità ha detto che in effetti occorre mettere mano alla legge che regola le competenze della Protezione Civile, per ampliarne i poteri.
Meno male, ma che si sbrighi.
Tutti sanno che la gestione Berlusconian- Bertolasiana di quella istituzione ha messo in evidenza debordamenti oltre alle sue normali competenze da arrivare al limite del ridicolo (funerali di Papa Woytila, vertice del G7 etc.).
Il successivo governo Monti ha però ecceduto nello sfrondare competenze e procedure.
Purtroppo in un paese corrotto come il nostro, è sempre un rischio consentire a un commissario straordinario o alla Protezione Civile di fare opere ed erogare servizi in deroga alle normali procedure.
Ma d’altronde queste medesime procedure sono strutturate in modo da prevedere regolarmente che per arrivare ad una decisione occorre espletare “il concerto” fra una pletora di enti territoriali e no , che allunga i tempi di esecuzione in modi incompatibili con la necessità di intervenire urgentemente nei casi di calamità naturali e quindi è giocoforza queste deroghe prevederle, sperando che i responsabili del momento non ne abusino.
Va quindi bene che il Presidente Gentiloni sia consapevole del problema.
Ma una volta che ci siamo ripetuti per la ennesima volta sull’onda di una catastrofe naturale che questi problemi sono endemici alla morfologia del territorio italiano, abbiamo anche riconosciuto che non si pone solo il problema di ricostruire quello che la natura sempre aiutata dal nostro male operare ha distrutto.

Occorre una volta per tutte mettere sul tavolo delle politiche sistemiche di controllo del suolo, del territorio e delle opere esistenti, con una specie di Piano Marshal pluriennale, come si fece per la ricostruzione del dopoguerra

Si apre lo spazio per opere pubbliche e private di entità ingentissima, che vanno programmate per anni o per decenni a venire.
E questa, guarda caso, è la nostra grande occasione per risorgere.
Mettere in sesto il nostro territorio e mettere a norma le opere esistenti è un lavoro ingente delle dimensioni del Piano Marshall e della ricostruzione post-bellica.
Ci sarebbe lavoro per tutti e probabilmente avremmo perfino bisogno di sollecitare l’arrivo di mano d’opera immigrata.
E’ un puro sogno?
Non lo è nel senso che appoggia su necessità evidenti, conosciute da tempo e facilmente dimostrabili e quantificabili.
Lo è nel senso che dovrebbero pensarlo , delinearlo e metterlo in attuazione i modesti politici che ci ritroviamo per le mani, non abbiamo altro purtroppo.
Il prezzo che dovremo pagare sarà probabilmente un terremoto anche in politica.
Personalmente mi iscrivo fra coloro che questo terremoto lo auspicano.



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