E’ stato un bello spettacolo vedere all’opera colonne di forze
dell’ordine, della Protezione Civile e volontari, che si dannavano
l’anima nel prestare soccorso in condizioni difficili e pericolose,
per non guadagnare niente altro se non l’umana solidarietà dei
pochi ma preziosi scampati e di tutta la nazione.
In mezzo a una palude di mediocri e di sconfortati, resi
involontariamente abulici da una ormai cronica mancanza di lavoro,
c’è un’Italia giovane e reattiva, che sa essere presente dove e
quando serve.
Doveroso vedere con attenzione il peso della loro opera, ma guai a
usare questi eroi civili come foglia di fico per girare lo sguardo
dall’altra parte per non voler vedere le vistosissime falle
organizzative e di i vuoti di logistica che sono ampliamente emersi
in questa tragica vicenda.
I soccorritori sono degli eroi civili, ma i loro meriti non è
giusto che vengano usati come foglia di fico per nascondere le
vergognose carenze di molte istituzioni coinvolte
Qualcuno come loro hanno fatto bene dando il massimo, altri e cioè
gran parte dei politici nazionali e locali che governano le
istituzioni non sono stati all’altezza.
Le loro istituzioni e quindi loro non sono stati all’ altezza.
Lasciamo perdere quello che dicono i politici così detti
“populisti” ,bollati dall’establishment al governo perché
invece di dormire come loro fanno il loro mestiere e cioè fanno
opposizione vera, e facendolo magari qualche idea nuova riescono a
tirarla fuori.
Lasciamo perdere per adesso gli esperti accademici, anche perché
quello che dicono, sul maltrattamento del territorio e la sua cronica
mancanza di manutenzione lo stanno ripetendo da anni e quindi si
tratta di cose già note anche se sistematicamente ignorate dai
politici.
Limitiamoci a quello che ha detto in questi giorni usando il buon
senso e la sua grandissima conoscenza della montagna quella sagoma
dello scrittore,scultore Mauro Corona ex cavatore di pietre ed ex
taglialegna.
Gli spazzaneve in un territorio montano sono il servizio più
ovvio in un paese normale
Prima di tutto questo : gli spazzaneve a pala o a turbina appena
nevica non devono fare altro che andare avanti e indietro
ininterrottamente sulle strade di montagna fin quando il manto nevoso
è appena accennato.
E quindi concludo io se è vero che c’era rotta l’unica turbina,
come dicono quelli della Provincia interessata, allora, che problema
è ?
Mettere una pala davanti a un trattore o a un camion per farli
diventare spazza neve son capaci tutti , se non lo hanno fatto, si
tratta della dimostrazione di una grave incapacità di garantire un
servizio pubblico di prima necessità, e quindi occorre risponderne,
a cominciare dal responsabile politico di quella istituzione.
Secondo, è mancata la luce per un tempo inconcepibilmente
lungo.
Che si venga a dire che le linee sono state interrotte dagli alberi
,che la nevicata eccezionale avrebbe fatto cadere sopra di esse, non
scusa nessuno ed anzi aggrava ancora di più la posizione della
società, che ha posato quelle linee, e che è responsabile della
loro manutenzione, perchè è elementare che queste devono essere
posate all’altezza ed alla distanza dovuta, per non poter essere né
venire in contatto con nessun albero, che potrebbe cadere sotto il
peso della neve.
La società che gestisce un servizio ,lo gestisce per conto dell’ente
pubblico territoriale di riferimento, che non ne è solo il cliente,
ma trattandosi di un servizio pubblico, ne è anche il costante
controllore.
E’ stato esercitato questo controllo prima,durante e dopo?
L’albergo sarebbe stato costruito sul fianco di un canalone di
scarico, come dimostrerebbe una mappa, che lo indicherebbe con quel
codice colore e come dimostrerebbe il terreno di fondo costituito
dagli scarichi secolari scesi dalla montagna.
Le slavine percorrono gli stessi itinerari da secoli, tanto
che ci sono carte topografiche dedicate
Mauro Corona ha ripetuto continuamente in questi giorni, che le
montagne funzionano nello stesso modo per secoli e secoli, cioè
scaricano detriti e neve regolarmente negli stessi tracciati.
Questo non significa che si verificano valanghe a ripetizione tutti
gli anni o quasi.
Possono passare decenni, ma se la conformazione è quella, l’evento
si ripeterà regolarmente anche dopo un secolo.
Se le cose stessero così allora si troverebbero in una posizione
veramente tragica i tecnici ed i politici che risultassero
responsabili di quel disastro.
Ma queste scemenze si fanno e si rifanno con leggerezza, lo stesso
Corona non ha esitato a dire che perfino al suo paese, che ha
conosciuto il disastro del Vaiont, e che quindi dovrebbe avere
vaccinato tutti i suoi abitanti, avrebbe lasciato costruire
recentemente un gruppo di case in una zona, un tempo soggetta e
ricevere valanghe.
Le carte con indicati i percorsi tipici delle valanghe sono in
possesso degli enti locali interessati?
O meglio questi enti hanno l’obbligo di legge di possederle
aggiornate e di fare menzione della loro avvenuta consultazione
quando rilasciano licenze e quando approvano piani regolatori?
I bollettini della neve con relativi indicatori di percolo valanghe
sono regolarmente comunicati, esposti e divulgati sul territorio?
Se si, come mai quell’albergo non è stato evacuato dall’autorità
territoriale competente ?
Tutte queste domande saranno evidentemente poste e contestate
dall’autorità giudiziaria, che ha già aperto la dovuta inchiesta.
Le responsabilità penali le sta valutando la magistratura, ma
la politica non pensa di avere da fare nulla? Va bene aumentare le
competenze della Protezione Civile, ma occorre fare un passo
successivo più importante
Ma la politica? Si fa le domande che dovrebbero farsi gli eletti del
popolo?
Gentiloni per la verità ha detto che in effetti occorre mettere mano
alla legge che regola le competenze della Protezione Civile, per
ampliarne i poteri.
Meno male, ma che si sbrighi.
Tutti sanno che la gestione Berlusconian- Bertolasiana di quella
istituzione ha messo in evidenza debordamenti oltre alle sue normali
competenze da arrivare al limite del ridicolo (funerali di Papa
Woytila, vertice del G7 etc.).
Il successivo governo Monti ha però ecceduto nello sfrondare
competenze e procedure.
Purtroppo in un paese corrotto come il nostro, è sempre un rischio
consentire a un commissario straordinario o alla Protezione Civile
di fare opere ed erogare servizi in deroga alle normali procedure.
Ma d’altronde queste medesime procedure sono strutturate in modo da
prevedere regolarmente che per arrivare ad una decisione occorre
espletare “il concerto” fra una pletora di enti territoriali e no
, che allunga i tempi di esecuzione in modi incompatibili con la
necessità di intervenire urgentemente nei casi di calamità naturali
e quindi è giocoforza queste deroghe prevederle, sperando che i
responsabili del momento non ne abusino.
Va quindi bene che il Presidente Gentiloni sia consapevole del
problema.
Ma una volta che ci siamo ripetuti per la ennesima volta sull’onda
di una catastrofe naturale che questi problemi sono endemici alla
morfologia del territorio italiano, abbiamo anche riconosciuto che
non si pone solo il problema di ricostruire quello che la natura
sempre aiutata dal nostro male operare ha distrutto.
Occorre una volta per tutte mettere sul tavolo delle politiche
sistemiche di controllo del suolo, del territorio e delle opere
esistenti, con una specie di Piano Marshal pluriennale, come si fece
per la ricostruzione del dopoguerra
Si apre lo spazio per opere pubbliche e private di entità
ingentissima, che vanno programmate per anni o per decenni a venire.
E questa, guarda caso, è la nostra grande occasione per risorgere.
Mettere in sesto il nostro territorio e mettere a norma le opere
esistenti è un lavoro ingente delle dimensioni del Piano Marshall e
della ricostruzione post-bellica.
Ci sarebbe lavoro per tutti e probabilmente avremmo perfino bisogno
di sollecitare l’arrivo di mano d’opera immigrata.
E’ un puro sogno?
Non lo è nel senso che appoggia su necessità evidenti, conosciute
da tempo e facilmente dimostrabili e quantificabili.
Lo è nel senso che dovrebbero pensarlo , delinearlo e metterlo in
attuazione i modesti politici che ci ritroviamo per le mani, non
abbiamo altro purtroppo.
Il prezzo che dovremo pagare sarà probabilmente un terremoto anche
in politica.
Personalmente mi iscrivo fra coloro che questo terremoto lo
auspicano.
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