Sulla questione del
referendum per l’indipendenza della Catalogna il commento più
stimolante che ho letto in questi giorni l’ho trovato in un post
su Facebook dell’ apparentemente paludato Enrico Mentana.
L’argomentazione
molto semplice e stringata era nella sostanza questa : perché
riteniamo che vadano bene San Marino, Andora, il principato di
Monaco, il Liechtenstein, il Vaticano, la
Scozia, il Kurdistan l’Ulster e
in generale tutte quelle realtà territoriali ,che con la loro
esistenza esprimono una “diversità identitaria” ,rispetto ad una
più grande realtà territoriale e statuale che “li ospita”
fisicamente e abbiamo delle riserve sulla richiesta di
indipendenza della Catalogna?
Mi sembra un
ragionamento inappuntabile.
Non mi sembra invece
inappuntabile l’argomentazione che sostiene oggi sul Corriere
l’ambasciatore Sergio Romano, con la quale si fa portavoce delle
ragioni appunto delle realtà statuali, diciamo territorialmente
ospitanti, che nel giro degli anni o dei secoli hanno contribuito a
creare l’economia e la storia delle regioni geografiche, che spinge
per l’indipendenza e che quindi, secondo Romano, dovrebbe essere
interpellate col medesimo peso delle regioni che lottano per
l’indipendenza.
L’argomento di
Romano non mi sembra ben sostenuto se si pensa che il peso fra le due
realtà , quella che chiede l’indipendenza e quella che gliela nega
non è affatto uguale in nessun senso nè usando qualsivoglia
parametro.
E’ ovvio che
nessuna regione potrebbe mai ottenere l’indipendenza se si
mettessero sullo stesso piano i volti espressi dalle regioni che
chiedono l’indipendenza e quelli degli stati centrali “ospitanti”,
per la ovvia ragione che questi ultimi hanno per definizione
interessi diversi e opposti a quelli delle regioni che vorrebbero
staccarsi da loro.
Romano poi si
contraddice quando afferma che non è conveniente sostenere
l’indipendenza per la Catalogna, la Scozia e l’Ulster, mentre fa
capire che lo sarebbe per le regioni del Medio Oriente nella medesima
situazione (Kurdistan ma non solo).
Mi verrebbe da
aggiungere una osservazione di non poco conto che è questa.
Come mai
tendiamo a dimenticare che gli alleati che hanno vinto la seconda
guerra mondiale avevano solennemente posto ai primi posti fra gli
scopi di quella guerra l’affermazione del principio di
autodeterminazione dei popoli?
Va bene compiacere
sempre e comunque la linea di geopolitica ,dettata dall’America,
non per difendere dei presunti sacri principi, ma i suoi interessi,
diversi dai nostri , in base alla quale linea i confini usciti
dalla medesima guerra mondiale,da loro vinta, vanno considerati
assolutamente intoccabili, facendo da qui derivare la loro
irragionevole fobia anti-russa eccetera eccetera.
Ma finita la guerra
fredda non si era detto che il panorama sarebbe cambiato radicalmente
o con “la fine della storia” o più realisticamente con la fine
del bipolarismo e dell’egemonia americana per arrivare a una
forma di multipluralismo?
Che gliene
importa agli americani della indipendenza della Catalogna?
Probabilmente gran
parte degli americani ,dei quali è ben nota la straordinaria
carenza culturale in materia di geografia, non sa nemmeno dove si
trovi sulla carta geografica.
Ma che
governino i democratici o i repubblicani a Washington ,l’America
è ferma sul principio del l’ intangibiltà delle frontiere
esistenti, al di là di ogni buon senso e della palese insensatezza
per esempio delle frontiere tracciate a
vanvera sulla carta geografica in Medio Oriente ,mettendo
insieme etnie che si odiano da secoli per regioni religiose e
storiche ,in aperto contrasto col principio dell’autodeterminazione
dei popoli, pure da loro stessi americani a suo tempo sottoscritto e
difeso con le armi.
Oggi però da
quest’orecchio non ci sentono più, perché il loro sguardo è
diventato strabico, nel senso che tengono un occhio costantemente
puntato sulla Russia.
“Se te movi te
fulmino”
Sono diventati
vittime di un’autentica fobia non tollerando che la Russia si muova
non tanto per ritornare ad essere quell’impero che era l’Urss,
cosa oggi realisticamente fuori dalla sua portata, ma nemmeno che
tuteli i suoi interessi vitali come innegabile potenza regionale ad
esempio sulla Crimea per avere uno sbocco verso il Mediterraneo o
che a suo volta faccia di tutto per evitare che la Nato si allarghi
fino all’Ucraina, minacciandola direttamente.
E’ sulla
base di questa visione strategica geopolitica che gli Usa hanno
dettato la propria linea anti indipendenza della Catalogna
imponendola anche a Bruxelles, infischiandosene del principio
dell’autodeterminazione dei popoli e delle ragioni storiche che
avanzano i Catalani.
Vorrei
ricordare che la questione della Catalogna non ci è poi così
lontana se pensiamo che fra pochi giorni i Lombardi saranno chiamati
a un più modesto referendum per chiedere di accentuare la loro
autonomia regionale.
Purtroppo, forse
anche data la concomitante vicinanza con le elezioni regionali
siciliane e le incombenti elezioni politiche della prossima
primavera, questo referendum lombardo si celebrerà decisamente in
sordina, anche perché la Lega , che è la forza politica che lo ha
promosso, si trova non poco in imbarazzo perché sotto la gestione
di Salvini sta cercando di affermarsi, a mio avviso giustamente,
come partito a base nazionale e quindi sta faticando non poco per
uscire dai limiti territoriali localistici ,che si era auto-imposta
ai tempi di Bossi, personaggio questo che si è dimostrato largamente
incapace di coltivare una visione di lungo periodo, che aveva come è
noto l’ideologo di allora, il Prof.Miglio, ma Bossi lo aveva
cacciato.
Salvini ha
assolutamente bisogno di imporsi come partito nazionale e non come
partito territoriale, perché solo in questo modo può scrollarsi
di dosso l’ingombrante egemonia berlusconiana sul centro-destra,
che il vecchio Bossi non aveva saputo nè forse nemmeno voluto
contrastare, mettendosi così in una posizione eternamente
subordinata.
Però così facendo
il medesimo Salvini si trova oggi in difficoltà a pilotare questo
referendum, che deve lasciar in pratica gestire da Maroni ,leader
locale, che non è sfortunatamente dotato di alcun carisma, né
capacità di presa sull’elettorato, tanto meno su un argomento
delicato e pieno di significati simbolici e identitari come
l’autonomia verso l’indipendenza.
Peccato, perché
questa non è un’occasione da lasciar perdere.
Ricordiamoci che
non sappiamo se il nostro paese riuscirà a superare il prossimo
2018 senza fallire, venendo cioè a trovarsi in bancarotta a causa
del pesantissimo debito pubblico ,del quale il prode e ciarliero
leaderino, Matteo Renzi se ne è sempre stupidamente fregato, senza
nasconderlo a Bruxelles, dove invece sono fin troppo capaci di
valutare la gente , i paesi e loro leader sulla base dei bilanci e
degli altri conti.
Se si arriverà al
redde rationem, come non è inverosimile che succeda, con la
Commissione di Bruxelles, ma sopratutto con Germania e paesi nordici
,ormai da tempo satelliti della Germania, che faremo?
Di fronte alle
regole durissime, che ci verrebbero imposte, non sarebbe
il caso di mandare a farsi benedire il vuoto buonismo ,falsamente
sinistrorso e falsamente solidale cristiano, per domandarci
seriamente una volta per tutte se ha un senso tenere insieme il Nord
Italia a quel
Meridione ,che è finito in una tale situazioni di
arretratezza, da impedire al Nord di rimanere ancorato alla macro
regione alsazio- renana alla quale appartiene realmente e
realisticamente, perché deve per dovere di solidarietà mantenere le
follie amministrative delle regioni meridionali alle quali si può
aggiungere ad honorem anche la regione Lazio con la sua e nostra
capitale.
L’ autonomia
catalana quindi ci interessa e ci tocca molto da vicino se riusciamo
a guardare avanti verso un futuro prossimo ,che ci porrà
probabilmente su una lunghezza d’onda analoga.
Potremmo abbastanza
a breve trovarci anche noi ad affrontare gli stessi veti e le
stesse idiosincrasie, che stanno oggi ostacolando il processo di
indipendenza della Catalogna.
Non trascuriamo
anche un’altro aspetto di questa situazione storica.
La Catalogna è la
regione economicamente più pesante economicamente della Spagna.
E’ quella che
attira più turisti da tutto il mondo, più giovani e più studenti
Erasmus.
Questo conta, perché
significa che si è nel tempo posizionata nel cammino verso la
modernità più delle altre regioni spagnole.
Ultimo, ma non di
meno peso, anche se non se ne parla mai sui nostri media, ricordiamo
che la Catalogna indipendente intende proclamarsi come repubblica,
ed è quindi intenzionata a buttare finalmente alle ortiche una
monarchia decrepita e storicamente anacronistica, come lo sono tutte
le altre monarchie d’Europa e del mondo.
Un po’ di
illuminismo non guasta mai.