venerdì 15 settembre 2017

Siamo prigionieri di appalti a ribasso insensato, subappalti senza trasparenza , abnormi cooperative , indegno sfruttamento del lavoro giovanile, ricorsi ai Tar generalizzati e non reagiamo per uscire dal caos



Abbiamo bisogno di fare un’opera pubblica (che so io asfaltare una strada ) o di aggiudicare un servizio pubblico (esempio la mensa scolastica) , allora facciamo una gara di appalto e vinca il migliore.
Bene in teoria, ma come?
Avevo esultato quando DiPietro è passato alla politica perché pensavo che con quello che aveva visto da pubblico ministero nei processi di Mani Pulite si sarebbe battuto per elaborare un codice degli appalti blindato per impedire la corruzione dilagante, ma non è stato così, al di là della buona volontà della persona.
Evidentemente la materia non né facile né semplice, perché bisogna tutelare interessi diversi e contrastanti.

Vogliamo il miglior lavoro al minor prezzo, pretesa più che legittima, ma poi seguendo questo stesso principio, che sembra sacrosanto in teoria, nella pratica quotidiana finisce che l’appalto lo vince una ditta che fa un ribasso sconsiderato e poi fallisce dopo due mesi, perché quello sconto non era economicamente sostenibile, o peggio va avanti a gestire caparbiamente l’appalto ,ma fornisce un opera o un servizio pessimo, usando materiale scadente, facendo in modo che i controllori non vedano nulla, coprendoli di regalini o regaloni.
Ma va già bene se l’appalto riesce ad essere espletato in tempi decenti, perché oggi ,oltre agli usuali tempi lunghi che impongono i nocciuoli burocratici, bisogna fare i conti con il ricorso indiscriminato e insensato ai Tar, che bloccano tutto.

Succede infatti che una o due delle ditte soccombenti ricorrano ormai per uso consolidato al Tar invocando presunte irregolarità nelle procedure di assegnazione dell’appalto e quindi quando ci si è infilati nel tunnel della nostra giustizia ultra garantista, bisogna aspettare la prima sentenza, il ricorso in secondo grado al Consiglio di Stato, e via di questo passo al quasi infinito, secondo le risorse che i ricorrenti hanno a disposizione per pagare avvocati e intanto l’opera o il servizio rimangono bloccati.
I cittadini si infuriano, ma le amministrazioni pubbliche appaltanti non ci possono fare nulla.
Ma ammettiamo che l’assegnazione dell’appalto vada a buon fine e che quindi si cominci a lavorare, se così fosse avremmo raggiunto l’obiettivo di assegnare il lavoro al migliore ?
Ma figuriamoci!
Se va bene, l’assegnatario sarà uno dei colossi affiliati alle vecchie Coop ex rosse (comuniste) o ex bianche (CL ,tramite Compagnia delle Opere) che riescono a vincere gli appalti perché sono bravi o perché navigano su rendite di posizione?
Le loro rendite di posizione sono, diciamolo pure chiaramente, il fatto di poter contare su relazioni e contatti privilegiati con una classe politica di riferimento.
Anche all’esterno ci sono le lobby, che sanno come mettere la casacca giusta ai parlamentari, diciamo più fragili, ma da noi la cosa è accentuata dal permanere dei vecchi legami fra la classe dirigente di queste coop e le forze politiche che fanno riferimento agli ex rossi e bianchi, legami una volta più che altro ideologici ,oggi decaduti a condivisione di affari anche se ancora ancora se pure smuntamente con nostalgie ideologiche.
Il secondo eclatante vantaggio competitivo è la “forma giuridica” dell’azienda che sfrutta tutti i vantaggi e le agevolazioni tipiche delle cooperative, senza che la dimensione dell’azienda e dell’appalto abbia più niente a che fare con le ragioni per le quali erano nate le cooperative dei lavoratori.

Non è necessario essere troppo informati sul diritto commerciale per sapere che una cooperativa è fondata sul fatto che i lavoratori sono soci con i diritti conseguenti (votare per scegliersi i responsabili per esempio) che però hanno come altra faccia della medaglia, tutele decrescenti per i lavoratori solo formalmente soci.
Ma facciamo l’ipotesi che l’appalto sia vinto da una azienda normale , e che magari la medesima abbia una certa reputazione nel campo nel quale opera, in questo caso il lavoro o il servizio lo fa lei?

Quasi mai, perché nella generalità dei casi una volta assegnato un appalto, il servizio lo faranno uno o più subappaltatori, spesso ditte o dittarelle, talmente trasparenti, che succede che i singoli lavoratori non sappiano nemmeno con chi stanno lavorando, perché come tramite conoscono solo dei fax simile di caporali ,sanno solo di essere pagati poco e male, ma accettano perché hanno bisogno di un impiego qualunque per pagarsi affitto, bollette, mandare i figli a scuola eccetera.
E tutto questo per sacrificare tutto, compreso il buon senso, alla divinità dell’appalto al massimo ribasso.
Il discorso sulle cooperative ,delle quali peraltro è considerato politicamente scorretto parlare male, perché i loro dirigenti sono amici degli amici ed hanno una classe dirigente della quale è un rappresentante iconico l’attuale ministro del lavoro Poletti, sul quale sarebbe perfino impietoso ironizzare, porta immediatamente a considerare un’altra aberrazione analoga a quella delle cooperative mangia tutto, che consiste nella aberrazione di un mercato del lavoro giovanile ultra sfruttato e senza diritti.

Questo mercato è monopolizzato non solo e non tanto dalla figura del giovane eterno precario, che non può sposarsi né fare un mutuo,nè spesso fare nemmeno un contratto, perché non ha una busta paga, che attesti un impiego continuativo da esibire e non avrà mai una pensione come conoscevamo un tempo, come corrispettivo di un impiego “normale”,

ma dall’indecente figura atipica e altisonante ,che viene definita dai sacerdoti liberisti sui giornaloni ,come “imprenditore di sé stesso”, dipingendo questa tragica aberrazione, come una grande conquista sociale .
Il giovane che ha la fortuna di trovare una qualche occupazione è costretto oggi a occuparsi non solo come precario, ma anche come “non lavoratore dipendente”, fingendo di essere “imprenditore di sé stesso” e quindi con regolare partita Iva e conseguentemente senza tutele, in quanto non dipendente, tra l’altro senza ferie e senza pensione.
Scoperta fantastica ,questa, per sfruttare al massimo i lavoratori, perché non essendo dipendenti questi giovani non possono nemmeno prendere una tessera sindacale per avere un minimo di tutela.
Bello non avere sindacati fra i piedi e bellissimo non avere contributi Inps da pagare, gli imprenditori hanno trovato l’America!
E nessuno ha niente da ridire, né i partiti che sembrano non avere nessun interesse a rappresentare questi giovani, per i quali sanno di non avere nulla da offrire, né i sindacati, che non sanno che pesci pigliare in una società così diversa da quella nella quale erano abituati ad operare.
Se non c’è la tessera e non c’è un contratto nazionale al quale fare riferimento, l’ombrello sindacale rimane chiuso, per la totale mancanza di fantasia e progettualità della classe dirigente.

Questi giovani ,per lo più sono ben qualificati ed ai livelli di istruzione più elevati , ma sono del tutto incapaci di trovare loro stessi dal basso forme di rete comune alle quali fare riferimento,per acquisire una forza contrattuale, che singolarmente non hanno né possono avere.
Sanno che se osassero avanzare reclami o richieste sarebbero lasciati a casa, perché c’è la coda alla porta dell’azienda, formata da altri giovani nelle medesime condizioni, disponibili subito e senza pretese.
E’ abnorme il vantaggio competitivo delle coop ,che lascia come altra faccia della medaglia i lavoratori sottopagati e con tutele attenuate fino ad annullarsi.
E’ abnorme la follia degli appalti basati solo sul maggior ribasso, che invece di tutelare la concorrenza e l’interesse pubblico, portano a costruire viadotti e scuole che cascano per l’uso di materiali della peggiore qualità o ad offrire pasti scolastici che costringono le famiglie che possono, a mandare a scuola a i bambini col panino fatto dalla mamma per non correre rischi.
E’ abnorme non voler restringere in modo drastico la facoltà di ricorrere ai Tar ed al Consiglio di Stato, rendendo indefiniti i tempi di realizzazione delle opere appaltate.
E’ abnorme far finta di non vedere l’indegno abuso della figura di collaboratore con “partita Iva”per consentire lo sfruttamento intensivo del lavoro giovanile più qualificato.

Bisogna reagire a questa schiera infinita di abusi dei quali nemmeno si parla.
Mi è rimasta impressa nella mente la puntata di “operai” ,condotta da Gad Lerner e mandata in onda ad ore indecenti in modo che nessuno la vedesse ,che mostrava lo sconcerto e la sofferenza di quel giornalista ex sessantottino ,ancora battagliero ma sulla soglia ormai della pensione, che cercava di pungolare i giovani lavoratori del modernissimo colosso dell’e-commerce, Amazon, a lamentarsi per i turni pesantissimi e il lavoro tutt’altro che leggero e da fare con tempi da cottimo, giovani che invece col sorriso sulle labbra, mostravano di essere del tutto rassegnati a pagare qualsiasi prezzo pur di rimanere attaccati a quel raro posto di lavoro.
Ci va bene questa società?
Possiamo anche dormirci sopra o far finta di niente, se abbiamo la fortuna di avere figli che hanno trovato un lavoro “tradizionale” ancora tutelato, ma quand’anche facessimo finta di non sapere e di non vedere, il buon senso ci dice che società così piene di cose “abnormi” sono pentoloni in ebollizione nei quali a un certo momento parte il coperchio o scoppia tutto ed a quel punto sono cavoli amari per tutti.
Fra pochi mesi andremo a votare.
Informiamoci bene, riflettiamoci sopra e non sprechiamo un voto prezioso perché ce ne pentiremmo.




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