sabato 30 settembre 2017

Catalogna libera, bene, e il Lombardo-Veneto? Se ne può almeno parlare?



Sulla questione del referendum per l’indipendenza della Catalogna il commento più stimolante che ho letto in questi giorni l’ho trovato in un post su Facebook dell’ apparentemente paludato Enrico Mentana.
L’argomentazione molto semplice e stringata era nella sostanza questa : perché riteniamo che vadano bene San Marino, Andora, il principato di Monaco, il Liechtenstein, il Vaticano, la Scozia, il Kurdistan l’Ulster e in generale tutte quelle realtà territoriali ,che con la loro esistenza esprimono una “diversità identitaria” ,rispetto ad una più grande realtà territoriale e statuale che “li ospita” fisicamente e abbiamo delle riserve sulla richiesta di indipendenza della Catalogna?
Mi sembra un ragionamento inappuntabile.
Non mi sembra invece inappuntabile l’argomentazione che sostiene oggi sul Corriere l’ambasciatore Sergio Romano, con la quale si fa portavoce delle ragioni appunto delle realtà statuali, diciamo territorialmente ospitanti, che nel giro degli anni o dei secoli hanno contribuito a creare l’economia e la storia delle regioni geografiche, che spinge per l’indipendenza e che quindi, secondo Romano, dovrebbe essere interpellate col medesimo peso delle regioni che lottano per l’indipendenza.
L’argomento di Romano non mi sembra ben sostenuto se si pensa che il peso fra le due realtà , quella che chiede l’indipendenza e quella che gliela nega non è affatto uguale in nessun senso nè usando qualsivoglia parametro.

E’ ovvio che nessuna regione potrebbe mai ottenere l’indipendenza se si mettessero sullo stesso piano i volti espressi dalle regioni che chiedono l’indipendenza e quelli degli stati centrali “ospitanti”, per la ovvia ragione che questi ultimi hanno per definizione interessi diversi e opposti a quelli delle regioni che vorrebbero staccarsi da loro.
Romano poi si contraddice quando afferma che non è conveniente sostenere l’indipendenza per la Catalogna, la Scozia e l’Ulster, mentre fa capire che lo sarebbe per le regioni del Medio Oriente nella medesima situazione (Kurdistan ma non solo).
Mi verrebbe da aggiungere una osservazione di non poco conto che è questa.
Come mai tendiamo a dimenticare che gli alleati che hanno vinto la seconda guerra mondiale avevano solennemente posto ai primi posti fra gli scopi di quella guerra l’affermazione del principio di autodeterminazione dei popoli?
Va bene compiacere sempre e comunque la linea di geopolitica ,dettata dall’America, non per difendere dei presunti sacri principi, ma i suoi interessi, diversi dai nostri , in base alla quale linea i confini usciti dalla medesima guerra mondiale,da loro vinta, vanno considerati assolutamente intoccabili, facendo da qui derivare la loro irragionevole fobia anti-russa eccetera eccetera.
Ma finita la guerra fredda non si era detto che il panorama sarebbe cambiato radicalmente o con “la fine della storia” o più realisticamente con la fine del bipolarismo e dell’egemonia americana per arrivare a una forma di multipluralismo?
Che gliene importa agli americani della indipendenza della Catalogna?
Probabilmente gran parte degli americani ,dei quali è ben nota la straordinaria carenza culturale in materia di geografia, non sa nemmeno dove si trovi sulla carta geografica.
Ma che governino i democratici o i repubblicani a Washington ,l’America è ferma sul principio del l’ intangibiltà delle frontiere esistenti, al di là di ogni buon senso e della palese insensatezza per esempio delle frontiere tracciate a vanvera sulla carta geografica in Medio Oriente ,mettendo insieme etnie che si odiano da secoli per regioni religiose e storiche ,in aperto contrasto col principio dell’autodeterminazione dei popoli, pure da loro stessi americani a suo tempo sottoscritto e difeso con le armi.
Oggi però da quest’orecchio non ci sentono più, perché il loro sguardo è diventato strabico, nel senso che tengono un occhio costantemente puntato sulla Russia.
“Se te movi te fulmino”
Sono diventati vittime di un’autentica fobia non tollerando che la Russia si muova non tanto per ritornare ad essere quell’impero che era l’Urss, cosa oggi realisticamente fuori dalla sua portata, ma nemmeno che tuteli i suoi interessi vitali come innegabile potenza regionale ad esempio sulla Crimea per avere uno sbocco verso il Mediterraneo o che a suo volta faccia di tutto per evitare che la Nato si allarghi fino all’Ucraina, minacciandola direttamente.
E’ sulla base di questa visione strategica geopolitica che gli Usa hanno dettato la propria linea anti indipendenza della Catalogna imponendola anche a Bruxelles, infischiandosene del principio dell’autodeterminazione dei popoli e delle ragioni storiche che avanzano i Catalani.

Vorrei ricordare che la questione della Catalogna non ci è poi così lontana se pensiamo che fra pochi giorni i Lombardi saranno chiamati a un più modesto referendum per chiedere di accentuare la loro autonomia regionale.
Purtroppo, forse anche data la concomitante vicinanza con le elezioni regionali siciliane e le incombenti elezioni politiche della prossima primavera, questo referendum lombardo si celebrerà decisamente in sordina, anche perché la Lega , che è la forza politica che lo ha promosso, si trova non poco in imbarazzo perché sotto la gestione di Salvini sta cercando di affermarsi, a mio avviso giustamente, come partito a base nazionale e quindi sta faticando non poco per uscire dai limiti territoriali localistici ,che si era auto-imposta ai tempi di Bossi, personaggio questo che si è dimostrato largamente incapace di coltivare una visione di lungo periodo, che aveva come è noto l’ideologo di allora, il Prof.Miglio, ma Bossi lo aveva cacciato.
Salvini ha assolutamente bisogno di imporsi come partito nazionale e non come partito territoriale, perché solo in questo modo può scrollarsi di dosso l’ingombrante egemonia berlusconiana sul centro-destra, che il vecchio Bossi non aveva saputo nè forse nemmeno voluto contrastare, mettendosi così in una posizione eternamente subordinata.
Però così facendo il medesimo Salvini si trova oggi in difficoltà a pilotare questo referendum, che deve lasciar in pratica gestire da Maroni ,leader locale, che non è sfortunatamente dotato di alcun carisma, né capacità di presa sull’elettorato, tanto meno su un argomento delicato e pieno di significati simbolici e identitari come l’autonomia verso l’indipendenza.
Peccato, perché questa non è un’occasione da lasciar perdere.
Ricordiamoci che non sappiamo se il nostro paese riuscirà a superare il prossimo 2018 senza fallire, venendo cioè a trovarsi in bancarotta a causa del pesantissimo debito pubblico ,del quale il prode e ciarliero leaderino, Matteo Renzi se ne è sempre stupidamente fregato, senza nasconderlo a Bruxelles, dove invece sono fin troppo capaci di valutare la gente , i paesi e loro leader sulla base dei bilanci e degli altri conti.
Se si arriverà al redde rationem, come non è inverosimile che succeda, con la Commissione di Bruxelles, ma sopratutto con Germania e paesi nordici ,ormai da tempo satelliti della Germania, che faremo?
Di fronte alle regole durissime, che ci verrebbero imposte, non sarebbe il caso di mandare a farsi benedire il vuoto buonismo ,falsamente sinistrorso e falsamente solidale cristiano, per domandarci seriamente una volta per tutte se ha un senso tenere insieme il Nord Italia a quel Meridione ,che è finito in una tale situazioni di arretratezza, da impedire al Nord di rimanere ancorato alla macro regione alsazio- renana alla quale appartiene realmente e realisticamente, perché deve per dovere di solidarietà mantenere le follie amministrative delle regioni meridionali alle quali si può aggiungere ad honorem anche la regione Lazio con la sua e nostra capitale.
L’ autonomia catalana quindi ci interessa e ci tocca molto da vicino se riusciamo a guardare avanti verso un futuro prossimo ,che ci porrà probabilmente su una lunghezza d’onda analoga.
Potremmo abbastanza a breve trovarci anche noi ad affrontare gli stessi veti e le stesse idiosincrasie, che stanno oggi ostacolando il processo di indipendenza della Catalogna.
Non trascuriamo anche un’altro aspetto di questa situazione storica.
La Catalogna è la regione economicamente più pesante economicamente della Spagna.
E’ quella che attira più turisti da tutto il mondo, più giovani e più studenti Erasmus.
Questo conta, perché significa che si è nel tempo posizionata nel cammino verso la modernità più delle altre regioni spagnole.
Ultimo, ma non di meno peso, anche se non se ne parla mai sui nostri media, ricordiamo che la Catalogna indipendente intende proclamarsi come repubblica, ed è quindi intenzionata a buttare finalmente alle ortiche una monarchia decrepita e storicamente anacronistica, come lo sono tutte le altre monarchie d’Europa e del mondo.
Un po’ di illuminismo non guasta mai.

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