giovedì 26 ottobre 2017

500 anni dalla Riforma di Lutero : celebrazioni fiacche e Papa Francesco in difficoltà



Siamo in Italia non in Germania e infatti Lutero in quel 1517 le famose 95 tesi le ha affisse sulla porta della chiesa di
Wittemberg (Sassonia Anhalt, Est della Germania) e non sulla porta di una chiesa italiana.

La Riforma provocò una rivoluzione con conseguenze durature, ma in Italia non attaccò mai sopratutto a causa dello strapotere della Chiesa cattolica che ne stroncò la diffusione usando tutta la forza del potere politico con determinazione e spregiudicatezza dall’uso dei tribunali dell’Inquisizione alle guerre di religione vere e proprie che hanno insanguinato l’Europa per decenni.

Eppure le idee di Lutero erano buone, sia sul piano razionale che sul piano storico.
La sua critica alla corruzione ed alla mala gestione della chiesa era di palese evidenza.
La dottrina delle indulgenze (acquistare meriti nell’altra vita, oppure ridurre la durata della pena per le marachelle commesse in questa vita col pagamento di una certa somma di danaro) era già di per sé di una strampalatezza cosmica, figuriamoci poi se sul tutto si abusava in modo sistemico come avveniva allora.

La vita del clero era ridotta ad uno stato palesemente penoso, fra l’ignoranza del basso clero e la cupidigia per il denaro dell’alto clero, che non si degnava nemmeno di partecipare a funzioni liturgiche e non abitava nemmeno nei luoghi sui quali erano titolari della carica vescovile, che veniva sfruttata solo come pura fonte di reddito, situazioni che il vocabolario italiano bolla come “simonia”.

I Papi facevano da sempre i loro comodi sia sul piano della gestione della propria vita sessuale sia nello sfruttamento della carica per sistemare socialmente ed economicamente concubine e figli, il vocabolario italiano chiama questo vizietto “nepotismo”.
E questa classe voleva insegnare e imporre la morale agli altri, con quale credibilità e con quale autorevolezza?
Vendendo e seminando la paura nera dell’inferno che sarebbe stato comminato a chi non accettasse l’autorità della chiesa.
Sulla Riforma sono state scritte una montagna di opere, alcune elaborate da storici rigorosi, ma altre, la maggioranza, scritte da apologeti cioè da propagandisti della fede cattolica, qualcuno in buona fede, altri puri mestieranti.
Il guaio è che lo stretto controllo del territorio ed ancora più il controllo sociale esercitato allora dalla chiesa cattolica non solo ha impedito la diffusione del protestantesimo in Italia, ma ha prodotto la non conoscenza pressoché assoluta di cosa sia quell’universo di pensiero.

Nelle benemerite conferenze che si stanno tenendo un po’ ovunque in giro per l’Italia, per celebrare la ricorrenza dei 500 anni della Riforma, si afferma che per quattrocento anni su Lutero si sono ripetute una montagna di sciocchezze, ispirate dalla chiesa e prese disgraziatamente per buone da tutti quanti.
Nel secolo scorso si è cominciato a parlarne più seriamente anche in campo ecclesiastico, ma le vecchie sciocchezze sono di fatto rimaste l’unica cosa che la gran parte della gente crede di conoscere della Riforma.
La prima di queste sciocchezze, che non hanno nulla a che vedere con la realtà storica è la descrizione di Lutero come un aspirante satiro, in preda a disordinate pulsioni sessuali, accusa ridicola per un monaco agostiniano austero che questa regola di vita non ha contraddetto nemmeno quando ha scelto il matrimonio con una ex-suora.
Consentitemi, per poterci capire qualche cosa di serio, di riassumere all’osso il contenuto di pensiero del protestantesimo con l’elencazione dei “5 solus” :

- “sulus Christus” : l’uomo può conoscere dio solo attraverso il Cristo storico, che si è presentato sopratutto come amore e grazia, dio è quindi un dio sopratutto misericordioso (non viene in mente l’insistenza della predicazione di Papa Francesco che batte sempre su questo chiodo?) ;

-”sola Gratia” : Lutero è impregnato purtroppo (dico io) della teologia di Agostino che come è noto era prigioniero di uno sconfinato pessimismo antropologico, cioè aveva una concezione disastrosa dell’uomo, ritenuto del tutto incapace di trascendere le proprie passioni e volto insanabilmente al peccato.
Lutero è talmente intimamente agostiniano di formazione che supera perfino il suo maestro in questo atteggiamento pessimistico sulla condizione umana e di conseguenza (del resto come Agostino) pensa che l’uomo è talmente ontologicamente diverso e inferiore a dio che per tanto che faccia non è lui che può salire verso dio.
L’iniziativa deve essere comunque di dio che con la Grazia può salvare l’uomo e consentirgli una relazione con la divinità.
Ecco quindi la famosa dottrina della “sola Gratia” e nello stesso senso della “sola fides” come strumenti di salvezza e conseguentemente la messa in secondo piano delle “opere”;

-”sola fide” fede in Cristo come operatore di salvezza.
Da qui nasce l’altrettanto famosa dottrina della “giustificazione” per sola fede, per la fede nella misericordia di dio divento giusto, anche si rimango peccatore;

-”sola Scriptura” la fonte alla quale risalire per interpretare la volontà di dio è solo e unicamente la Scrittura e non è invece la montagna della “dottrina” ,che la chiesa attribuendosi il potere di sostituirsi a dio nella catechesi ha elaborato nel tempo con la scusa di interpretare, ma stravolgendo nei fatti il vero messaggio di dio.
Tutti hanno diritto di leggere la scrittura e di interpretarla a proprio giudizio

-”soli Dei Gratia” : la gloria, l’esaltazione è attribuibile solo a Dio e quindi è stato un errore quello della chiesa di arrogarsi il diritto di proclamare dei “santi” e di spingere al loro culto.
E’ intrinsecamente erronea la pretesa di istituire mediatori fra Dio e l’uomo, perché il rapporto fra dio e l’uomo e esistenzialmente diretto.

Non ci sono mediatori e quindi niente santi e niente preti dotati di presunti poteri divini delegati.

Di conseguenza niente sacramenti intesi come “segni visibili della grazia”, se alcuni come l’eucristia e il battesimo vengono conservati a questi non si riconosce alcuna sacralità, cioè il potere divino di dispensare grazia rimane solo divino senza delega alcuna.

Salta quindi la “tradizione” ritenuta colonna portante della chiesa cattolica, cioè l’insieme delle interpretazioni elaborate nei secoli dalla medesima e radunate nel così detto “depositum fidei”, la montagna dottrinale proposta e imposta ai fedeli richiedendo sottomissione all’autorità gerarchica della chiesa, autodefinitasi unica fonte autorizzata di interpretazione.
Ecco la Riforma è stata rivoluzionaria proprio perché ha fatto saltare questo punto che è cardinale, perché qui sta il fondamento del potere della chiesa.
Niente gerarchia né clero dotati di poteri sacrali.
Il singolo fedele partecipe del sacerdozio universale.

Questa è la rivoluzione che la chiesa non ha mai né accettato né discusso.
Il Concilio di Trento convocato per elaborare la risposta cattolica alla rivoluzione protestante in realtà è stato una solenne lavoro di riorganizzazione della chiesa oggi si direbbe nella sua governance, cioè uno sforzo di rendere più efficace la sua “organizzazione aziendale”.
Da qui l’istituzione di seminari che sfornassero preti con una base culturale accettabile ed uniforme e l’ambizione di unificare la già elevatissima mole di precetti e interpretazioni culturali in una specie di “testo unico” formato dai canoni di quel Concilio, finiti pressochè immutati nell’attuale Catechismo della Chiesa Cattolica.
Ma discussione dei principi enunciati dalla rivoluzione protestante, pressochè nulla, incredibilmente fino ai tempi più recenti, quando il Concilio Vaticani II negli anni ‘60 ha proposto la necessità di lavorare per l’”ecumenismo”, cercando di dialogare con le altre denominazioni cristiane.
E’ cominciato quindi all’interno della chiesa uno studio del protestantesimo che uscisse dalle due o tre definizioni pregiudiziali e caricaturali, senza alcuna base storica che erano girate per secoli.
Da queste nuove posizioni si è arrivati a un dialogo finito in alcune dichiarazioni congiunte per esempio sulla dottrina della giustificazione, un ponderoso documento dottrinale rilasciato il 31 ottobre del 1999.

Segno apprezzabile di buona volontà, ma che sta ben lontano dal vero problema della libertà di interpretazione della Scrittura e dei presunti poteri sacrali della gerarchia e del clero cattolico.
Forse la chiesa cattolica è disposta a perire piuttosto che a :
- rinunciare al proprio potere basato sulla presunta autorità a interpretare in modo autentico la scrittura medesima attraverso il proprio apparato;
- rinunciare a proporre ed imporre la dottrina cioè il sopra citato “depositum fidei” come sostanzialmente intoccabile e immodificabile e di fatto inteso come fonte normativa solo formalmente sottoposta alla scrittura ma di fatto intesa come superiore alla stessa scrittura;
-rinunciare al proprio apparato organizzativo inteso come mediatore fra dio e i fedeli.

Papa Francesco lo si è accennato sopra con la sua insistenza sulla preminenza della “misericordia” di dio si è molto avvicinato al nucleo portante del pensiero di Lutero e infatti i suoi molti e autorevoli nemici interni lo tacciano da tempo di essere “protestante” e quindi di proporre dottrine eretiche.
Papa Francesco dimostra di sapere che se si lanciasse in dichiarazioni dottrinali ex cathedra per superare anche solo alcuni dei dogmi più irragionevoli ed oggi improponibili della tradizione cattolica, i medesimi suoi autorevoli avversari uscirebbero allo scoperto e provocherebbero uno scisma.
Si vedano gli articoli di Socci su Libero o la raccolta delle prese di posizione degli anti papa Francesco riportati quotidianamente dal sito di Sergio Magister (http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/).
Evidentemente crede di non potere fare di più, ma quello che fa, pur essendo molto basterà ?
Credo proprio di no e l’ho già scritto più volte nel tempo.
La chiesa cattolica per riacquistare un minimo di credibilità nel mondo moderno è debitrice all’umanità almeno di due o tre cose fondamentali :
-buttare alle ortiche pubblicamente la demenziale dottrina sulla sessualità con la quale si è colpevolizzato per secoli il piacere per principio, senza alcun fondamento né filosofico né morale in ossequio alle elucubrazioni di personaggi di dubbio equilibrio mentale come il presunto santo Alfonso de Liguori, che fra le altre insensatezze ha tra l’altro teorizzato il “peccato di intenzione”;
-buttare alle ortiche la curia romana, a cominciare dal così detto sacro collegio che di sacro non si capisce proprio cosa abbia
-disfarsi degli enormi beni della chiesa e degli ordini ecclesiastici, venderli e farne col ricavato una fondazione benefica dedicata alla lotta alla malattia ed alla povertà, facendola ovviamente gestire da qualificati tecnici esterni alla chiesa.
Fatto questo la gente prenderebbe sul serio le intenzioni ora solo verbali della chiesa di essere chiesa povera al servizio di tutti ,ma prioritariamente degli ultimi.
E’ chiedere troppo?
Se si da un giudizio politico-storico sì è troppo, ma non è troppo se si crede che il messaggio evangelico abbia un senso ancora nel mondo di oggi.










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