La vicenda è sotto
gli occhi di tutti.
Il vecchio
Berlusca oramai può solo contare su entusiasmi finti di gente,
diciamo attempata, però incredibilmente il gioco lo sa fare ed
alla fin fine pure gli riesce.
Erano mesi che i
sondaggi davano Forza Italia stagnante appena sopra al 10%, che
sembrava il minimo per sopravvivere col sostegno dei soli fans
irriducibili.
Poi l’ennesimo
“ritorno in campo” del vecchio capo, opportunamente sbandierato
dalla solita strapotenza di fuoco di tutti i suoi midia, Rai TV
compresa, ha chiaramente fatto i suoi effetti ed ora si prospetta un
trend di un suo sorpasso del principale concorrente interno, che è
la Lega del giovane e pimpante Salvini.
Miracolo? Ma
no è la solita storia dell’unico gallo in un pollaio di gallinacce
e capponi.
Rarissimamente mi
trovo d’accordo con Giuliano Ferrara, che mi sta antipatico da
sempre, come il suo capo, del resto, ma ieri ho condiviso il suo
argomentare sul “Foglio”, quando a proposito di Renzi diceva che
non basta essere il riferimento di un partito personale, l’”uomo
solo al comando”, bisogna anche essere e saper fare “il capo”,
meglio ancora se con la tinta di “uomo forte”.
Macron, Putin, la
Merkel di qualche anno fa, eccetera.
E come si fa
a distinguere la caratteristica del capo, meglio se forte?
Si distingue
dalla sua capacità di unire, di tessere, di mettere insieme,
seguendo un disegno.
Berlusconi ci
sta riuscendo, Renzi invece inanella risultati al contrario.
Obiettivamente, se
mi sforzo di superare la reazione di rigetto che mi ha sempre
suscitato il berlusconismo, devo riconoscere che all’uomo va
riconosciuta una veramente notevole capacità di battagliare.
Chi glielo fa fare
?, è straricco per lo standard italiano,sembra di non dovere avere
più bisogno della politica per difendere e promuovere le sue aziende
e i suoi affari, e per i processi che lo perseguitano, ormai siamo
tutti convinti che quand’anche fosse colpevole dei peggiori delitti
il sistema giudiziario italiano ultra-garantista col giochetto delle
prescrizioni da lui ulteriormente “migliorato” , sarà solo una
scocciatura in più, potrebbe girare il mondo e gozzovigliare se
volesse.
Invece ha avuto la
determinazione anche fisica di imporsi una severa diminuzione di peso
per apparire più in forma e si è ributtato nel giro infernale delle
consultazioni e della tessitura di trame, ancora più gravose alla
sua età, che stanno chiaramente già portandogli a casa frutti
concreti.
In vent’anni di
gestione del potere non è mai riuscito a conquistarsi il ruolo di
statista, ma attento com’è alla forza dell’apparire, di come
si è percepiti più di cosa si è veramente, è riuscito appunto a
farsi percepire come statista riuscendo abilmente a instaurare
rapporti che sembravano non solo di feeling, ma anche di amicizia con
alcuni dei leader mondiali, suoi omologhi, da Bush a Putin a Blair.
Non è mai
riuscito a combinare molto, nel senso che non gli è riuscito di
portare in porto nessuna delle “riforme” strutturali del sistema
Italia, quelle che a Bruxelles chiamano “i compiti a casa”,
costituiti prima di
tutto dalla riduzione della spesa pubblica in modo abbastanza
significativo da abbassare il livello del debito pubblico, che è il
problema dei problemi.
Però sarebbe
sciocco dire che non ha saputo fare niente, anche perché se
davvero non avesse saputo fare niente per nessuno, stiamo sicuri che
i voti per governare per vent’anni non li avrebbe mai trovati!
Ha tantissimi
difetti, ma furbo lo è e probabilmente è anche capace di mettersi
intorno dei consiglieri di qualità, vedi l’eminenza grigia di
sempre Gianni Letta.
Fatto sta che
non si è limitato a lanciare al popolo quattro monetine alla vigilia
delle elezioni, come ha fatto Renzi con gli 80 € e il bonus per i
diciottenni, ma ha dato al suo elettorato di riferimento, quel ceto
medio bistrattato e impoverito qualcosa di sostanziale come
l’abolizione della tassa di successione e di quella sulla prima
casa.
La gente, noi, non
siamo poi fessi come sembriamo, siamo disgustati dal vaniloquio di
questa classe politica, ma sappiamo ancora distinguere qualcosa di
concreto dal nulla.
Ecco perché
Berlusconi, quando si ripresenta è ancora in grado di passare
all’incasso e Renzi no.
D’accordo che fa
un po ridere quando mostra di non aver perso la cattiva abitudine di
spararle grosse come quando straparlava di creazione di milioni di
posti di lavoro ed ora rilancia la favola della riduzione delle
tasse, che non si vede proprio come possa essere praticabile con quel
tetto di debito e come potrebbero essere rimpiazzate le minori
entrate per mantenere in vita un wellfaire già abbastanza
dimagrito.
Ma oggi
Berlusca non è più l’uomo solo al comando che era una volta, oggi
si trova nella spiacevole situazione di dover tutti i giorni
fronteggiare la concorrenza del pimpante Salvini che si
abbevera nello spazio del suo stesso elettorato, sostenuto da un
plafond di voti vicinissimi al suo se non spesso superiore e quindi
deve prendere nella massima considerazione quello che Salvini dice.
Per esempio in
materia di immigrazione e di rapporti con l’Europa.
Non è più come una
volta quando poteva permettersi di accattivarsi la platea dei bar
sport con battute da caserma sul lato b della Cancelliera tedesca per
nascondere la costante passiva subordinazione dei suoi governi alla
linea tedesca a Bruxelles.
Oggi deve fare i
conti con un Salvini che per di più a Strasburgo è di casa, essendo
parlamentare europeo ,abbastanza frequentante per essere informato
sui vari dossier.
Più facile anche se
mai facilissimo lo sforzo che Berlusconi deve esercitare per
“riportare a casa” i sempre meno riluttanti cespugli del così
detto centro.
Insomma la vera
difficoltà di Berlusconi sta nel corteggiare un Salvini che è
capace di giocare in proprio anche dove il terreno è ancora tutto da
arare come è capitato in Sicilia.
Era comoda per
Berlusca quando Bossi, l’alleato di ferro, non mostrava alcun
interesse fuori dal Lombardo-Veneto, oggi non è più così e
Salvini se lo ritrova dappertutto e per di più ben intenzionato a
portarsi via fette del suo elettorato.
Ma anche
Salvini ha i suoi problemi.
D’accordo
che le obiettive affinità programmatiche con i 5Stelle danno a
Salvini la inedita possibilità di farsi un piano b e cioè di
lavorare anche alla verifica di una possibile alleanza post
elettorale con DiMaio.
La vedo dura
però a livello locale.
Il potere dei Maroni
e degli Zaia è da lungo tempo costruito sull’alleanza di ferro con
Forza Italia.
Come farebbe Salvini
ad allearsi con DiMaio a livello nazionale e con Forza Italia a
livello locale?
Sarebbe un bel
casino,diciamolo pure, ma non è detto che non si vada a finire lì
da qui a quattro mesi.
Renzi
purtroppo per lui e per chi in lui ha creduto, mi sembra all’angolo.
Cosa può fare, dopo
aver sbagliato tutto ed essendo ben intenzionato ad andare avanti
ripetendo i medesimi errori come se nulla fosse successo?
Sembra destinato a
finire per fare la stampella non sempre indispensabile per consentire
di governare alla coalizione di centro-destra.
Berlusconi ha
l’enorme vantaggio di essere costretto dalla legge Severino a
mettere in frigorifero il suo strabordante ego e quindi a cercarsi
un’altro per fare il premier, questo lo avvantaggia perché
salverebbe la faccia a una presunta “grande coalizione”.
Il Conte Gentiloni
per di più sembra confezionato apposta per piacere a tutti, salvo
che a Renzi che dovrebbe farselo piacere, ma in posizione
subordinata.
Renzi ne sono certo
non sa quello che vuole, ma presumo che tutto voglia meno che una
possibile coalizione coi 5Stelle e quindi non può nemmeno giocarsi
un piano b, come Salvini e quindi buona notte per Renzi e per il PD.
A meno che
Franceschini non si riscopra gallo, ma non ci conto.
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