mercoledì 15 novembre 2017

Berlusconi non è un gran che ma riesce ancora a mettere insieme truppe e a dettare la linea, Renzi invece continua a dividere e a perdere pezzi



La vicenda è sotto gli occhi di tutti.
Il vecchio Berlusca oramai può solo contare su entusiasmi finti di gente, diciamo attempata, però incredibilmente il gioco lo sa fare ed alla fin fine pure gli riesce.

Erano mesi che i sondaggi davano Forza Italia stagnante appena sopra al 10%, che sembrava il minimo per sopravvivere col sostegno dei soli fans irriducibili.
Poi l’ennesimo “ritorno in campo” del vecchio capo, opportunamente sbandierato dalla solita strapotenza di fuoco di tutti i suoi midia, Rai TV compresa, ha chiaramente fatto i suoi effetti ed ora si prospetta un trend di un suo sorpasso del principale concorrente interno, che è la Lega del giovane e pimpante Salvini.
Miracolo? Ma no è la solita storia dell’unico gallo in un pollaio di gallinacce e capponi.

Rarissimamente mi trovo d’accordo con Giuliano Ferrara, che mi sta antipatico da sempre, come il suo capo, del resto, ma ieri ho condiviso il suo argomentare sul “Foglio”, quando a proposito di Renzi diceva che non basta essere il riferimento di un partito personale, l’”uomo solo al comando”, bisogna anche essere e saper fare “il capo”, meglio ancora se con la tinta di “uomo forte”.
Macron, Putin, la Merkel di qualche anno fa, eccetera.
E come si fa a distinguere la caratteristica del capo, meglio se forte?
Si distingue dalla sua capacità di unire, di tessere, di mettere insieme, seguendo un disegno.
Berlusconi ci sta riuscendo, Renzi invece inanella risultati al contrario.

Obiettivamente, se mi sforzo di superare la reazione di rigetto che mi ha sempre suscitato il berlusconismo, devo riconoscere che all’uomo va riconosciuta una veramente notevole capacità di battagliare.
Chi glielo fa fare ?, è straricco per lo standard italiano,sembra di non dovere avere più bisogno della politica per difendere e promuovere le sue aziende e i suoi affari, e per i processi che lo perseguitano, ormai siamo tutti convinti che quand’anche fosse colpevole dei peggiori delitti il sistema giudiziario italiano ultra-garantista col giochetto delle prescrizioni da lui ulteriormente “migliorato” , sarà solo una scocciatura in più, potrebbe girare il mondo e gozzovigliare se volesse.
Invece ha avuto la determinazione anche fisica di imporsi una severa diminuzione di peso per apparire più in forma e si è ributtato nel giro infernale delle consultazioni e della tessitura di trame, ancora più gravose alla sua età, che stanno chiaramente già portandogli a casa frutti concreti.
In vent’anni di gestione del potere non è mai riuscito a conquistarsi il ruolo di statista, ma attento com’è alla forza dell’apparire, di come si è percepiti più di cosa si è veramente, è riuscito appunto a farsi percepire come statista riuscendo abilmente a instaurare rapporti che sembravano non solo di feeling, ma anche di amicizia con alcuni dei leader mondiali, suoi omologhi, da Bush a Putin a Blair.
Non è mai riuscito a combinare molto, nel senso che non gli è riuscito di portare in porto nessuna delle “riforme” strutturali del sistema Italia, quelle che a Bruxelles chiamano “i compiti a casa”,

costituiti prima di tutto dalla riduzione della spesa pubblica in modo abbastanza significativo da abbassare il livello del debito pubblico, che è il problema dei problemi.

Però sarebbe sciocco dire che non ha saputo fare niente, anche perché se davvero non avesse saputo fare niente per nessuno, stiamo sicuri che i voti per governare per vent’anni non li avrebbe mai trovati!
Ha tantissimi difetti, ma furbo lo è e probabilmente è anche capace di mettersi intorno dei consiglieri di qualità, vedi l’eminenza grigia di sempre Gianni Letta.

Fatto sta che non si è limitato a lanciare al popolo quattro monetine alla vigilia delle elezioni, come ha fatto Renzi con gli 80 € e il bonus per i diciottenni, ma ha dato al suo elettorato di riferimento, quel ceto medio bistrattato e impoverito qualcosa di sostanziale come l’abolizione della tassa di successione e di quella sulla prima casa.
La gente, noi, non siamo poi fessi come sembriamo, siamo disgustati dal vaniloquio di questa classe politica, ma sappiamo ancora distinguere qualcosa di concreto dal nulla.
Ecco perché Berlusconi, quando si ripresenta è ancora in grado di passare all’incasso e Renzi no.
D’accordo che fa un po ridere quando mostra di non aver perso la cattiva abitudine di spararle grosse come quando straparlava di creazione di milioni di posti di lavoro ed ora rilancia la favola della riduzione delle tasse, che non si vede proprio come possa essere praticabile con quel tetto di debito e come potrebbero essere rimpiazzate le minori entrate per mantenere in vita un wellfaire già abbastanza dimagrito.

Ma oggi Berlusca non è più l’uomo solo al comando che era una volta, oggi si trova nella spiacevole situazione di dover tutti i giorni fronteggiare la concorrenza del pimpante Salvini che si abbevera nello spazio del suo stesso elettorato, sostenuto da un plafond di voti vicinissimi al suo se non spesso superiore e quindi deve prendere nella massima considerazione quello che Salvini dice.
Per esempio in materia di immigrazione e di rapporti con l’Europa.
Non è più come una volta quando poteva permettersi di accattivarsi la platea dei bar sport con battute da caserma sul lato b della Cancelliera tedesca per nascondere la costante passiva subordinazione dei suoi governi alla linea tedesca a Bruxelles.
Oggi deve fare i conti con un Salvini che per di più a Strasburgo è di casa, essendo parlamentare europeo ,abbastanza frequentante per essere informato sui vari dossier.
Più facile anche se mai facilissimo lo sforzo che Berlusconi deve esercitare per “riportare a casa” i sempre meno riluttanti cespugli del così detto centro.
Insomma la vera difficoltà di Berlusconi sta nel corteggiare un Salvini che è capace di giocare in proprio anche dove il terreno è ancora tutto da arare come è capitato in Sicilia.
Era comoda per Berlusca quando Bossi, l’alleato di ferro, non mostrava alcun interesse fuori dal Lombardo-Veneto, oggi non è più così e Salvini se lo ritrova dappertutto e per di più ben intenzionato a portarsi via fette del suo elettorato.

Ma anche Salvini ha i suoi problemi.
D’accordo che le obiettive affinità programmatiche con i 5Stelle danno a Salvini la inedita possibilità di farsi un piano b e cioè di lavorare anche alla verifica di una possibile alleanza post elettorale con DiMaio.
La vedo dura però a livello locale.
Il potere dei Maroni e degli Zaia è da lungo tempo costruito sull’alleanza di ferro con Forza Italia.
Come farebbe Salvini ad allearsi con DiMaio a livello nazionale e con Forza Italia a livello locale?
Sarebbe un bel casino,diciamolo pure, ma non è detto che non si vada a finire lì da qui a quattro mesi.

Renzi purtroppo per lui e per chi in lui ha creduto, mi sembra all’angolo.
Cosa può fare, dopo aver sbagliato tutto ed essendo ben intenzionato ad andare avanti ripetendo i medesimi errori come se nulla fosse successo?
Sembra destinato a finire per fare la stampella non sempre indispensabile per consentire di governare alla coalizione di centro-destra.
Berlusconi ha l’enorme vantaggio di essere costretto dalla legge Severino a mettere in frigorifero il suo strabordante ego e quindi a cercarsi un’altro per fare il premier, questo lo avvantaggia perché salverebbe la faccia a una presunta “grande coalizione”.
Il Conte Gentiloni per di più sembra confezionato apposta per piacere a tutti, salvo che a Renzi che dovrebbe farselo piacere, ma in posizione subordinata.
Renzi ne sono certo non sa quello che vuole, ma presumo che tutto voglia meno che una possibile coalizione coi 5Stelle e quindi non può nemmeno giocarsi un piano b, come Salvini e quindi buona notte per Renzi e per il PD.
A meno che Franceschini non si riscopra gallo, ma non ci conto.


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