L’Italia è
veramente un paese strano se c’è voluto un commentatore quasi
centenario come Eugenio Scalfari per buttare là l’ipotesi di
lavoro più rivoluzionaria per intravedere un verosimile futuro a
lungo termine delle intricate vicende politiche italiane.
Il Buon Scalfari,
fondatore di Repubblica, da tempo approfitta dell’indulgenza che si
suole accordare ai grandi vecchi della Repubblica per prendersi la
più ampia libertà di giudizio.
In questo quadro un
mese fa ne aveva sparata una veramente grossa quando ha detto che se
fosse stato messo nella necessità di scegliere solamente fra Di Maio
e Berlusconi, avrebbe scelto Berlusconi.
Probabilmente la
filosofia che c’era dietro a questa esternazione strana per uno
degli intellettuali di sinistra che più hanno avversato Berlusconi,
resiedeva nel fatto che intendesse contrapporre sistema e
anti-sistema, Europa, anti-Europa.
Temo però che la
sua filosofia non sia stata espressa in modo abbastanza chiaro se
addirittura il suo editore di sempre ha commentato l’esternazione
sopra citata apostrofando l’autore come uno quasi rincoglionito
dall’età.
Scalfari però
non se l’è presa più di tanto e tre giorni dopo le elezioni
,cambia completamente scenario, guardando all’analisi dei flussi
elettorali ne tratto la conclusione che a lungo termine a suo parere
sarà inevitabile una convergenza fra 5Stelle e quel che rimane del
PDI de-renzizzato.
Altra battuta di un
quasi rincoglionito?
No questa volta la
cosa è da prendere molto più sul serio se si pensa che un pezzo da
novanta come un giurista costituzionale del calibro di Gustavo
Zagrebelsky in una lunga intervista al Fatto di oggi dice esattamente
la stessa cosa, ovviamente argomentandola da par suo.
Renzi con il suo
insanabile solipsismo ha distrutto il PDI traghettando un partito
dichiaratamente di sinistra o di centro sinistra essendo nato come il
contenitore degli ex PCI messisi insieme agli ex sinistra-DC verso un
conservatorismo puro, subordinato al pensiero unico ultra liberista
dei poteri forti, trovandosi regolarmente in sintonia con Berlusconi
e compagni.
La vergogna del Job
Act vero e proprio statuto dello sfruttamento del lavoro ne è stata
la pietra tombale.
Non si sono
accorti Renzi e distratti seguaci che il paese stava andando dalla
parte opposta rispetto a dove spingeva il bulletto fiorentino.
E’ vero che la
crisi dei movimenti socialdemocratici è un fenomeno che si ripete in
ogni parte del mondo, salvo però dove ci sono leaders che non hanno
svenduto ai liberisti i loro valori storici.
Vedi l’ormai
consolidato successo di Corbin in Inghilterra, e quello di Melanchon
in Francia.
Non si trascuri
nemmeno il fenomeno paradossale, ma proprio per questo ancora più
significativo che partiti e personaggi di destra o di destra estrema
arrivati al governo sfruttando la crisi delle elites
socialdemocratiche, propongono loro atti di governo di chiara
ispirazione socialmente avanzata.
Sto parlando del
partito di destra estrema di Diritto e Giustizia al potere
attualmente in Polonia, che riscuote consensi sempre più ampi
proprio per la sua politica sociale che gli ultimi capi di
Solidarnosch nemmeno si sognavano, e della politica di Donald Trump,
populista fin quando si vuole ma in favore degli operai degli
agricoltori e del ceto medio impoverito americani e non subordinata
alla finanza internazionale di Wall Street.
Il clan Clinton in
teoria titolare della politica social democratica, in America
denominata liberal, aveva tutt’altro in agenda e infatti ha perso.
E’ nel
quadro di questi eventi che presentano i sintomi di un cambiamento
epocale negli equilibri politici tradizionali che vanno inquadrati i
risultati delle elezioni italiane e le analisi di Scalfari e di
Zagrebewlsky.
Nessuno dei
due pensa al domani prossimo, probabilmente tutti e due pensano al
dopo-domani, cioè alle prospettive di lungo termine.
Ma condivido i loro
ragionamento sulla direzione del mutamento in atto.
Non fermiamoci alle
reazioni schifate della attuale classe dirigente del PDI né di gran
parte della sua base attuale verso la prospettiva di una alleanza coi
5Stelle.
Se si pensa che i
medesimi 5Stelle hanno in pancia metà del PDI, perché le analisi
dei movimenti elettorali, questo certificano, è a questo che occorre
fare mente locale.
L’elettorato che
non è affatto costituito da frettolosi rincoglioniti, ma al quale in
democrazia è richiesto il massimo rispetto, ha percepito e ed ha
statuito che i valori un tempo della sinistra oggi si sono trasferito
nel 5Stelle. Punto.
A molti questo fa
schifo, ebbene se ne faranno una ragione.
Nel post precedente
commentando a botta calda avevo rilevato che gli atteggiamenti
politici che risultavano più vicini parevano essere quelli dei
5stelle e quelli della Lega di Salvini.
Avevo anche detto
però da subito che Salvini aveva raggiunto un risultato elettorale
formidabile, ma che la classe dirigente che si trovava intorno era e
probabilmente è rimasta quella abituata da decenni ormai a dirigere
gli enti locali insieme ai berlusconiani con i giovani 5Stelle
scatenati a fare loro le pulci.
Dura quindi se non
impossibile per Salvini partire subito in quella direzione.
Anche in questo
settore politico le cose devono maturare.
Per l’immediato la
patata bollente è nelle mani di un Mattarella, che nelle sue radici
democristiane ha tutto l’armamentario politico necessario per
cavarsela bene.
Chissà perché mi
torna vivamente in mente il dialogo fra Conte Zio e il Padre
Provinciale di Capuccini del Capitolo XIX dei Promessi Sposi con
quelle famose parole : “prudenza, sopire, troncare”, prima che
nasca un “vespaio”.
Dopo le sparate
elettorali il Quirinale probabilmente farà un grande uso di
estintori e la cosa probabilmente non spiacerà affatto ai leaders
politici che non sanno proprio nemmeno da dove cominciare e meno che
meno dove andare.
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