venerdì 9 marzo 2018

Si estingue fra convulsioni di potere il Pdi personale di Renzi ed al suo posto comincia a maturare un nuovo partito di chi è costretto a realizzare il fatto che i 5Stelle si sono presi in pancia mezzo PDI e quindi sono già un po’ il vero PDI






L’Italia è veramente un paese strano se c’è voluto un commentatore quasi centenario come Eugenio Scalfari per buttare là l’ipotesi di lavoro più rivoluzionaria per intravedere un verosimile futuro a lungo termine delle intricate vicende politiche italiane.
Il Buon Scalfari, fondatore di Repubblica, da tempo approfitta dell’indulgenza che si suole accordare ai grandi vecchi della Repubblica per prendersi la più ampia libertà di giudizio.
In questo quadro un mese fa ne aveva sparata una veramente grossa quando ha detto che se fosse stato messo nella necessità di scegliere solamente fra Di Maio e Berlusconi, avrebbe scelto Berlusconi.
Probabilmente la filosofia che c’era dietro a questa esternazione strana per uno degli intellettuali di sinistra che più hanno avversato Berlusconi, resiedeva nel fatto che intendesse contrapporre sistema e anti-sistema, Europa, anti-Europa.
Temo però che la sua filosofia non sia stata espressa in modo abbastanza chiaro se addirittura il suo editore di sempre ha commentato l’esternazione sopra citata apostrofando l’autore come uno quasi rincoglionito dall’età.

Scalfari però non se l’è presa più di tanto e tre giorni dopo le elezioni ,cambia completamente scenario, guardando all’analisi dei flussi elettorali ne tratto la conclusione che a lungo termine a suo parere sarà inevitabile una convergenza fra 5Stelle e quel che rimane del PDI de-renzizzato.
Altra battuta di un quasi rincoglionito?
No questa volta la cosa è da prendere molto più sul serio se si pensa che un pezzo da novanta come un giurista costituzionale del calibro di Gustavo Zagrebelsky in una lunga intervista al Fatto di oggi dice esattamente la stessa cosa, ovviamente argomentandola da par suo.
Renzi con il suo insanabile solipsismo ha distrutto il PDI traghettando un partito dichiaratamente di sinistra o di centro sinistra essendo nato come il contenitore degli ex PCI messisi insieme agli ex sinistra-DC verso un conservatorismo puro, subordinato al pensiero unico ultra liberista dei poteri forti, trovandosi regolarmente in sintonia con Berlusconi e compagni.
La vergogna del Job Act vero e proprio statuto dello sfruttamento del lavoro ne è stata la pietra tombale.

Non si sono accorti Renzi e distratti seguaci che il paese stava andando dalla parte opposta rispetto a dove spingeva il bulletto fiorentino.
E’ vero che la crisi dei movimenti socialdemocratici è un fenomeno che si ripete in ogni parte del mondo, salvo però dove ci sono leaders che non hanno svenduto ai liberisti i loro valori storici.
Vedi l’ormai consolidato successo di Corbin in Inghilterra, e quello di Melanchon in Francia.
Non si trascuri nemmeno il fenomeno paradossale, ma proprio per questo ancora più significativo che partiti e personaggi di destra o di destra estrema arrivati al governo sfruttando la crisi delle elites socialdemocratiche, propongono loro atti di governo di chiara ispirazione socialmente avanzata.
Sto parlando del partito di destra estrema di Diritto e Giustizia al potere attualmente in Polonia, che riscuote consensi sempre più ampi proprio per la sua politica sociale che gli ultimi capi di Solidarnosch nemmeno si sognavano, e della politica di Donald Trump, populista fin quando si vuole ma in favore degli operai degli agricoltori e del ceto medio impoverito americani e non subordinata alla finanza internazionale di Wall Street.
Il clan Clinton in teoria titolare della politica social democratica, in America denominata liberal, aveva tutt’altro in agenda e infatti ha perso.

E’ nel quadro di questi eventi che presentano i sintomi di un cambiamento epocale negli equilibri politici tradizionali che vanno inquadrati i risultati delle elezioni italiane e le analisi di Scalfari e di Zagrebewlsky.
Nessuno dei due pensa al domani prossimo, probabilmente tutti e due pensano al dopo-domani, cioè alle prospettive di lungo termine.
Ma condivido i loro ragionamento sulla direzione del mutamento in atto.
Non fermiamoci alle reazioni schifate della attuale classe dirigente del PDI né di gran parte della sua base attuale verso la prospettiva di una alleanza coi 5Stelle.
Se si pensa che i medesimi 5Stelle hanno in pancia metà del PDI, perché le analisi dei movimenti elettorali, questo certificano, è a questo che occorre fare mente locale.
L’elettorato che non è affatto costituito da frettolosi rincoglioniti, ma al quale in democrazia è richiesto il massimo rispetto, ha percepito e ed ha statuito che i valori un tempo della sinistra oggi si sono trasferito nel 5Stelle. Punto.
A molti questo fa schifo, ebbene se ne faranno una ragione.
Nel post precedente commentando a botta calda avevo rilevato che gli atteggiamenti politici che risultavano più vicini parevano essere quelli dei 5stelle e quelli della Lega di Salvini.
Avevo anche detto però da subito che Salvini aveva raggiunto un risultato elettorale formidabile, ma che la classe dirigente che si trovava intorno era e probabilmente è rimasta quella abituata da decenni ormai a dirigere gli enti locali insieme ai berlusconiani con i giovani 5Stelle scatenati a fare loro le pulci.
Dura quindi se non impossibile per Salvini partire subito in quella direzione.
Anche in questo settore politico le cose devono maturare.
Per l’immediato la patata bollente è nelle mani di un Mattarella, che nelle sue radici democristiane ha tutto l’armamentario politico necessario per cavarsela bene.
Chissà perché mi torna vivamente in mente il dialogo fra Conte Zio e il Padre Provinciale di Capuccini del Capitolo XIX dei Promessi Sposi con quelle famose parole : “prudenza, sopire, troncare”, prima che nasca un “vespaio”.
Dopo le sparate elettorali il Quirinale probabilmente farà un grande uso di estintori e la cosa probabilmente non spiacerà affatto ai leaders politici che non sanno proprio nemmeno da dove cominciare e meno che meno dove andare.



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