Eh va beh, oggi va
così.
Il circo mediatico a
pensiero quasi unico rimasto orfano della finta sinistra
ufficialmente rappresentata da PD e compagni non riesce in nessun
modo a rassegnarsi alla bruciante e pesante sconfitta elettorale
seguita dalla presa del potere da parte del governo giallo-verde ed
essendo sempre più a corto di argomenti e di analisi non trova di
meglio che bollare le politiche appunto giallo -verdi di pericolosi
segnali del fascismo che avanza in tutto l’Occidente.
Il Vaticano
benedice.
Da tempo non trovo
più di nessuna consistenza le risposte che quella centrale di
pensiero, che pure ha costruito la gran parte della nostra cultura e
anche della mia formazione, ma a vedere ieri Piazza San Pietro piena
nemmeno per un quarto all’angelus domenicale mi ha colpito
veramente.
Il mondo cambia
molto in fretta e mette in crisi nera anche quell’istituzione ultra
millenaria.
Sono stato come
moltissimi dei giovani di tutti i tempi fra quelli che non si
ritenevano mai abbastanza avanzati, moderni, e diciamolo pure di
sinistra e di conseguenza fra gli improperi che riservavo agli
avversari politici o meno quello di “fascista!” era quello
che mi usciva con più immediatezza.
L’anagrafe ha
voluto che nascessi appena prima della caduta del fascismo, e
quindi le notizie dirette che ho potuto avere di quel regime erano
solo riportate sul filo della narrazione storica tramandata a voce da
parenti e conoscenti.
A scuola allora era
considerato prematuro per eccesso di prudenza parlare o accennare a
quella parte della storia, ma essendo uno scolaro non secchione ma
molto curioso e interessato, ho cercato di supplire a quella carenza
con opportune letture.
All’Università
ho perfezionato e mi sono imbattuto tra l’altro nella gigantesca
storia del fascismo di Renzo De Felice e poi ho proseguito con
ulteriori ritocchi, tempo libero permettendo.
Credo quindi di
saperne abbastanza per dire alcune cose:
-quello che si
sa oggi del fascismo è in gran parte un assemblaggio di “fake
news” o leggende metropolitane, resistendo la versione a
base ideologica e non storica ,diffusa caparbiamente nel dopo guerra
dall’allora pensiero dominante nelle èlites intellettuali, di
ispirazione marxista, tollerato ma non contrastato dalla Democrazia
Cristiana per calcolo di potere, in quanto quel partitone aveva sì
individuato nel comunismo il nemico da battere, ma contemporaneamente
aveva lasciato che Andreotti e c. con l’aiuto di Moro e c. si
inventassero la formula dell’”arco costituzionale”.
Al fine di
riservarsi la possibilità di socchiudere la porta al socialismo,
nella sottile e curiale politica della DC infatti non si apriva mai,
tutt’al più si socchiudeva.
La conseguente
tetragona chiusura al neofascismo del MSI era l’agnello sacrificale
che suggellava il patto dell’arco costituzionale, conventio ad
escludendum, mirata ad aperendum.
Imperscrutabile, ma
geniale quel Moro.
Questa politica ha
avuto conseguenze anche culturali notevoli, se si pensa che la DC ha
governato ininterrottamente dal dopoguerra al 1994, quando un nuovo
avventuriero “è sceso in politica”,e sono cinquant’anni.
In tutti quegli anni
e fino ad oggi, gli anziani, e sopratutto coloro che il fascismo
l’avevano vissuto non per sentito dire avevano forse la nostalgia
degli anni della giovinezza passati sotto quel regime, e quindi
rischiavano il corto circuito sovrapponendo fascismo- anni d’oro
della gioventù.
La quasi totalità
però aveva ben chiaro che c’era poco da rimpiangere di quel
regime, nel senso che l’entrata in guerra dalla parte
sbagliata , le leggi razziali e il periodo di quello che per molto
tempo si è chiamato il repubblichino sono stati errori
imperdonabili.
E va bene.
Ma non va bene
la demonizzazione a prescindere, il mettere tutto nel cestino
dell’immondizia.
Sopratutto per una
cosa fondamentale e cioè il fatto che la scorretta rappresentazione
che si fa oggi del fascismo sembra fatta apposta per accollare tutto
il marcio a un uomo alla sua classe politica, ai fascisti di allora e
salvare , cioè salvarsi ,la coscienza.
No, il passaggio
logico che c’è alla base di questo procedimento è errato ed è
pericoloso ignorarne le conseguenze, perché è come indurre tutti
quanti a fare la politica dello struzzo, cioè in altri termini
indurre a nascondere la spazzatura sotto il tappeto.
Non è così che si
risolvono i problemi.
De Felice, che
ha rotto l’incantesimo del pensiero unico non è stato e non è
affatto amato, perché ha detto e dimostrato la verità storica amara
che è questa : il fascismo non è stato un bieco dittatore che con
la potenza delle armi e dei suoi pretoriani ha costretto un popolo di
agnellini a pensare e fare anche cose riprovevoli.
Il fascismo è stato
almeno fino al culmine della proclamazione dell’Impero nel 1935 e
probabilmente dopo ancora qualche anno, è stato gli italiani, che in
grandissima maggioranza si riconoscevano pienamente e
volenterosamente in lui.
Se non
metabolizziamo il fatto che quel fardello volenti o nolenti ce lo
dobbiamo accollare, semplicemente perché la storia ce lo impone,
facciamo la politica dello struzzo che non porta da nessuna parte.
Da giovane
progressista sinistrorso avevo cercato a volte anche con insistenza
di iscrivermi
all’Associazione
Partigiani Cristiani ed all’Anpi.
Saggiamente i
dirigenti di allora avevano cortesemente rifiutato dicendomi che
l’anagrafe mi impediva di essere stato partigiano quindi la mia
richiesta non aveva senso pratico.
A vedere oggi
quanto sia alla page iscriversi a quelle associazioni, sono costretto
a condividere la sferzante invettiva di Ennio Flaiano in proposito
quando disse che in Italia ci sono due tipi di fascisti : i fascisti
e gli antifascisti.
I pochi, pochissimi
anti fascisti veri sono quelli, mi disse una volta un partigiano
doc., che hanno avuto lo stomaco di cacciare la baionetta nella
pancia di un fascista.
Gli altri, anche se
in buona fede e animati dalla volontà di ricordare, forse farebbero
meglio a lasciar perdere.
Occorre tutti
studiarsi un po meglio la materia e magari riflettere sul travaglio
morale e culturale di chi la baionetta l’ha usata veramente, magari
contro uno che poteva essere suo padre o suo fratello.
Studiarsi un
po meglio la materia significa innanzi tutto prendere atto, come si
diceva che i fascisti non erano dei marziani ma erano gli italiani
quasi tutti, non perché erano improvvisamente impazziti, ma perché
il fascismo riconosceva ed enfatizzava alcuni elementi nei quali il
popolo italiano si riconosceva pienamente.
Ordine, disciplina,
riferimenti certi, il proprio ruolo riconosciuto e rispettato nella
società stabilità di tutto e sopratutto quello che la versione
corrente e del fascismo certificata dal pensiero unico radical-chic
vuole ignorare totalmente e cioè che il fascismo ha anticipato
di decenni le istituzioni che il laburismo inglese ha adottato per
primo nel primo dopoguerra.
Case popolari nel
senso di interi quartieri, ospedali ,edifici pubblici, luoghi di
aggregazione, certo sfruttati per la propaganda, ma che prima non
c’erano proprio, colonie estive per bambini e adolescenti, un
sistema scolastico di ottimo livello.
A cominciare da
elementari essenziali in un periodo nel quale l’analfabetismo era
ancora estremamente diffuso, fino ai licei ma sopratutto alla
magistrali.
Queste sono
state la “genialata” del regime perché con questo tipo di scuola
si è riusciti a dare formazione ai quadri dirigenti di una società
arretrata.
Non potevano bastare
i licei, troppo elitari, ci voleva una istruzione di massa, per un
ceto medio di massa.
Ma insomma questi
erano fascisti o socialisti?
Viene da chiederselo
e per certi versi è lecito chiederselo, diversamente non si capisce
l’essenziale.
Il fascismo ha
aperto la scala sociale che prima era percorribile solo dalle
strettissime élite risorgimentali a un vasto ceto medio.
Questo è
stato il suo merito storico che è sciocco cercare di disconoscere
per ragioni ideologiche.
E diciamone un’altra
che fa rizzare i capelli in testa ai sacerdoti della vulgata
corrente, il fascismo ha avuto il merito di “fare sognare” intere
generazioni.
Se invece di credere
alle favole della suddetta vulgata si studiasse un po’ di più, si
scoprirebbe che orrore! orrore!, il tanto deprecato
imperialismo italiano in Africa, non è stato affatto
un tentativo da operetta del tutto fuori tempo ridicolizzato
dalle altre potenze, ma è stato spesso alla pari, preso molto
sul serio.
E’ arrivato
tardi, perché l’Italia come nazione è arrivata tardi, ringraziamo
Borboni e Papa Re!
E sopratutto gli
italiani hanno preso molto sul serio quell’impero che li ha “fatti
sognare”.
Ma erano razzisti?
In una certa misura
sì, né più né meno di inglesi francesi e tedeschi e Vaticano.
E’ comodo
addebitare tutto alla pelata del duce.
Ma
storicamente non è onesto, perché il fascismo è stato condiviso
per due terzi del suo tempo dalla quasi totalità degli italiani,
dalla monarchia e dal Vaticano.
Quest’ultimo non
ha niente da dire sul razzismo antisemita?
Comodo oggi fare
finta di niente, ma i ghetti chi li ha inventati?
Poi ,anzi prima, c’è
comunque la condanna della storia, perché era una dittatura, perché
ha fatto l’alleanza con il nazismo, perché ha fatto le leggi
razziali.
Ma guardiamo
alla storia con senso critico e scriviamo questa storia su un foglio
con una riga per la metà verticale : su mezzo foglio le
realizzazioni positive, sull’altro mezzo foglio gli errori e i
disastri.
Oggi se si parla di
fascismo si legge solo l’altra metà e così facendo non si
capisce, non si può capire.
Oggi invece è
importante capire perché se oggi i partiti tradizionali hanno perso
le elezioni in Italia e sono in pessima salute nel resto
dell’Occidente non è perché c’è latente una domanda di ritorno
al fascismo, chi sostiene questa cosa sostiene una pura scemenza, ma
oggi è in atto un forte logoramento della democrazia liberale,
come è sotto gli occhi di tutti.
Bisogna prendere
atto con decisione e con chiarezza di questa situazione e chiedersi
cosa si è logorato e sul quale cosa bisogna mettere mano per cercare
vie nuove.
Facciamo un
programma e facciamoci votare sopra i cittadini con Facebook o con
Whatsupp.
Eh, sarebbe bello se
non fosse una scemenza.
Ma attenzione
stiamo attenti a riderci sopra perché una via decente e praticabile
fra il mito dell’agorà ,l’assemblea discutente e votante
dell’età di Pericle e il voto su whatsupp, prima o poi, ma meglio
prima, spetta a noi, alla nostra fantasia ed a quella dei nostri
giovani trovarla.
Se non vogliamo
aprire le porte a un progressivo decadimento e cancellazione delle
istituzioni della democrazia liberale occorre da subito allertarsi,
pensare, analizzare, studiare, consultare gli esperti e gli
accademici.
E’ faticoso, ma la
democrazia va guadagnata tanto più che le sue istituzioni oggi siamo
costretti a riscriverle.
E per favore
piantiamola con la lagna fascismo-antifascismo.
Cerchiamo di essere
pratici e pensiamo al bicchiere mezzo pieno.
Se finalmente ci
decidessimo a giudicare il fascismo per quello che realmente è stato
è non come l’ha caricaturizzato la vulgata ancora corrente degli
antifascisti di mestiere che ci sono campati sopra per decenni,
potremmo vantare tutte quelle cose :case popolari, architettura
razionalista, dopo-lavoro, colonie, bonifiche eccetera per quello che
realmente sono stati e cioè come realizzazioni del popolo italiano
delle quali c’è giustamente da portare vanto.
Così pure per gli
innumerevoli episodi di valore e di professionalità compiuto dalle
truppe coloniali italiane, anche se purtroppo spesso annebbiate
dall’incompetenza e dal tradimento di parecchi alti comandi.
Le strade, gli
edifici pubblici eccetera in Etiopia li hanno fatti i nostri nonni,
non il Negus, idem come sopra in Libia, Eritrea, Somalia.
Prima la finiremo di
fustigarci a vanvera e meglio sarà.
Le cassandre
buoniste la pensano diversamente? E’ loro sacrosanto diritto, ma se
si documentassero un po di più sarebbe meglio.