lunedì 17 settembre 2018

Fascista!






Eh va beh, oggi va così.
Il circo mediatico a pensiero quasi unico rimasto orfano della finta sinistra ufficialmente rappresentata da PD e compagni non riesce in nessun modo a rassegnarsi alla bruciante e pesante sconfitta elettorale seguita dalla presa del potere da parte del governo giallo-verde ed essendo sempre più a corto di argomenti e di analisi non trova di meglio che bollare le politiche appunto giallo -verdi di pericolosi segnali del fascismo che avanza in tutto l’Occidente.
Il Vaticano benedice.
Da tempo non trovo più di nessuna consistenza le risposte che quella centrale di pensiero, che pure ha costruito la gran parte della nostra cultura e anche della mia formazione, ma a vedere ieri Piazza San Pietro piena nemmeno per un quarto all’angelus domenicale mi ha colpito veramente.
Il mondo cambia molto in fretta e mette in crisi nera anche quell’istituzione ultra millenaria.
Sono stato come moltissimi dei giovani di tutti i tempi fra quelli che non si ritenevano mai abbastanza avanzati, moderni, e diciamolo pure di sinistra e di conseguenza fra gli improperi che riservavo agli avversari politici o meno quello di “fascista!” era quello che mi usciva con più immediatezza.
L’anagrafe ha voluto che nascessi appena prima della caduta del fascismo, e quindi le notizie dirette che ho potuto avere di quel regime erano solo riportate sul filo della narrazione storica tramandata a voce da parenti e conoscenti.
A scuola allora era considerato prematuro per eccesso di prudenza parlare o accennare a quella parte della storia, ma essendo uno scolaro non secchione ma molto curioso e interessato, ho cercato di supplire a quella carenza con opportune letture.
All’Università ho perfezionato e mi sono imbattuto tra l’altro nella gigantesca storia del fascismo di Renzo De Felice e poi ho proseguito con ulteriori ritocchi, tempo libero permettendo.
Credo quindi di saperne abbastanza per dire alcune cose:

-quello che si sa oggi del fascismo è in gran parte un assemblaggio di “fake news” o leggende metropolitane, resistendo la versione a base ideologica e non storica ,diffusa caparbiamente nel dopo guerra dall’allora pensiero dominante nelle èlites intellettuali, di ispirazione marxista, tollerato ma non contrastato dalla Democrazia Cristiana per calcolo di potere, in quanto quel partitone aveva sì individuato nel comunismo il nemico da battere, ma contemporaneamente aveva lasciato che Andreotti e c. con l’aiuto di Moro e c. si inventassero la formula dell’”arco costituzionale”.
Al fine di riservarsi la possibilità di socchiudere la porta al socialismo, nella sottile e curiale politica della DC infatti non si apriva mai, tutt’al più si socchiudeva.
La conseguente tetragona chiusura al neofascismo del MSI era l’agnello sacrificale che suggellava il patto dell’arco costituzionale, conventio ad escludendum, mirata ad aperendum.
Imperscrutabile, ma geniale quel Moro.
Questa politica ha avuto conseguenze anche culturali notevoli, se si pensa che la DC ha governato ininterrottamente dal dopoguerra al 1994, quando un nuovo avventuriero “è sceso in politica”,e sono cinquant’anni.
In tutti quegli anni e fino ad oggi, gli anziani, e sopratutto coloro che il fascismo l’avevano vissuto non per sentito dire avevano forse la nostalgia degli anni della giovinezza passati sotto quel regime, e quindi rischiavano il corto circuito sovrapponendo fascismo- anni d’oro della gioventù.
La quasi totalità però aveva ben chiaro che c’era poco da rimpiangere di quel regime, nel senso che l’entrata in guerra dalla parte sbagliata , le leggi razziali e il periodo di quello che per molto tempo si è chiamato il repubblichino sono stati errori imperdonabili.
E va bene.
Ma non va bene la demonizzazione a prescindere, il mettere tutto nel cestino dell’immondizia.
Sopratutto per una cosa fondamentale e cioè il fatto che la scorretta rappresentazione che si fa oggi del fascismo sembra fatta apposta per accollare tutto il marcio a un uomo alla sua classe politica, ai fascisti di allora e salvare , cioè salvarsi ,la coscienza.

No, il passaggio logico che c’è alla base di questo procedimento è errato ed è pericoloso ignorarne le conseguenze, perché è come indurre tutti quanti a fare la politica dello struzzo, cioè in altri termini indurre a nascondere la spazzatura sotto il tappeto.
Non è così che si risolvono i problemi.

De Felice, che ha rotto l’incantesimo del pensiero unico non è stato e non è affatto amato, perché ha detto e dimostrato la verità storica amara che è questa : il fascismo non è stato un bieco dittatore che con la potenza delle armi e dei suoi pretoriani ha costretto un popolo di agnellini a pensare e fare anche cose riprovevoli.
Il fascismo è stato almeno fino al culmine della proclamazione dell’Impero nel 1935 e probabilmente dopo ancora qualche anno, è stato gli italiani, che in grandissima maggioranza si riconoscevano pienamente e volenterosamente in lui.
Se non metabolizziamo il fatto che quel fardello volenti o nolenti ce lo dobbiamo accollare, semplicemente perché la storia ce lo impone, facciamo la politica dello struzzo che non porta da nessuna parte.
Da giovane progressista sinistrorso avevo cercato a volte anche con insistenza di iscrivermi
all’Associazione Partigiani Cristiani ed all’Anpi.
Saggiamente i dirigenti di allora avevano cortesemente rifiutato dicendomi che l’anagrafe mi impediva di essere stato partigiano quindi la mia richiesta non aveva senso pratico.

A vedere oggi quanto sia alla page iscriversi a quelle associazioni, sono costretto a condividere la sferzante invettiva di Ennio Flaiano in proposito quando disse che in Italia ci sono due tipi di fascisti : i fascisti e gli antifascisti.
I pochi, pochissimi anti fascisti veri sono quelli, mi disse una volta un partigiano doc., che hanno avuto lo stomaco di cacciare la baionetta nella pancia di un fascista.
Gli altri, anche se in buona fede e animati dalla volontà di ricordare, forse farebbero meglio a lasciar perdere.
Occorre tutti studiarsi un po meglio la materia e magari riflettere sul travaglio morale e culturale di chi la baionetta l’ha usata veramente, magari contro uno che poteva essere suo padre o suo fratello.
Studiarsi un po meglio la materia significa innanzi tutto prendere atto, come si diceva che i fascisti non erano dei marziani ma erano gli italiani quasi tutti, non perché erano improvvisamente impazziti, ma perché il fascismo riconosceva ed enfatizzava alcuni elementi nei quali il popolo italiano si riconosceva pienamente.
Ordine, disciplina, riferimenti certi, il proprio ruolo riconosciuto e rispettato nella società stabilità di tutto e sopratutto quello che la versione corrente e del fascismo certificata dal pensiero unico radical-chic vuole ignorare totalmente e cioè che il fascismo ha anticipato di decenni le istituzioni che il laburismo inglese ha adottato per primo nel primo dopoguerra.
Case popolari nel senso di interi quartieri, ospedali ,edifici pubblici, luoghi di aggregazione, certo sfruttati per la propaganda, ma che prima non c’erano proprio, colonie estive per bambini e adolescenti, un sistema scolastico di ottimo livello.
A cominciare da elementari essenziali in un periodo nel quale l’analfabetismo era ancora estremamente diffuso, fino ai licei ma sopratutto alla magistrali.
Queste sono state la “genialata” del regime perché con questo tipo di scuola si è riusciti a dare formazione ai quadri dirigenti di una società arretrata.
Non potevano bastare i licei, troppo elitari, ci voleva una istruzione di massa, per un ceto medio di massa.
Ma insomma questi erano fascisti o socialisti?
Viene da chiederselo e per certi versi è lecito chiederselo, diversamente non si capisce l’essenziale.

Il fascismo ha aperto la scala sociale che prima era percorribile solo dalle strettissime élite risorgimentali a un vasto ceto medio.
Questo è stato il suo merito storico che è sciocco cercare di disconoscere per ragioni ideologiche.
E diciamone un’altra che fa rizzare i capelli in testa ai sacerdoti della vulgata corrente, il fascismo ha avuto il merito di “fare sognare” intere generazioni.
Se invece di credere alle favole della suddetta vulgata si studiasse un po’ di più, si scoprirebbe che orrore! orrore!, il tanto deprecato imperialismo italiano in Africa, non è stato affatto un tentativo da operetta del tutto fuori tempo ridicolizzato dalle altre potenze, ma è stato spesso alla pari, preso molto sul serio.

E’ arrivato tardi, perché l’Italia come nazione è arrivata tardi, ringraziamo Borboni e Papa Re!
E sopratutto gli italiani hanno preso molto sul serio quell’impero che li ha “fatti sognare”.
Ma erano razzisti?
In una certa misura sì, né più né meno di inglesi francesi e tedeschi e Vaticano.
E’ comodo addebitare tutto alla pelata del duce.
Ma storicamente non è onesto, perché il fascismo è stato condiviso per due terzi del suo tempo dalla quasi totalità degli italiani, dalla monarchia e dal Vaticano.
Quest’ultimo non ha niente da dire sul razzismo antisemita?
Comodo oggi fare finta di niente, ma i ghetti chi li ha inventati?
Poi ,anzi prima, c’è comunque la condanna della storia, perché era una dittatura, perché ha fatto l’alleanza con il nazismo, perché ha fatto le leggi razziali.
Ma guardiamo alla storia con senso critico e scriviamo questa storia su un foglio con una riga per la metà verticale : su mezzo foglio le realizzazioni positive, sull’altro mezzo foglio gli errori e i disastri.
Oggi se si parla di fascismo si legge solo l’altra metà e così facendo non si capisce, non si può capire.
Oggi invece è importante capire perché se oggi i partiti tradizionali hanno perso le elezioni in Italia e sono in pessima salute nel resto dell’Occidente non è perché c’è latente una domanda di ritorno al fascismo, chi sostiene questa cosa sostiene una pura scemenza, ma oggi è in atto un forte logoramento della democrazia liberale, come è sotto gli occhi di tutti.
Bisogna prendere atto con decisione e con chiarezza di questa situazione e chiedersi cosa si è logorato e sul quale cosa bisogna mettere mano per cercare vie nuove.
Facciamo un programma e facciamoci votare sopra i cittadini con Facebook o con Whatsupp.
Eh, sarebbe bello se non fosse una scemenza.
Ma attenzione stiamo attenti a riderci sopra perché una via decente e praticabile fra il mito dell’agorà ,l’assemblea discutente e votante dell’età di Pericle e il voto su whatsupp, prima o poi, ma meglio prima, spetta a noi, alla nostra fantasia ed a quella dei nostri giovani trovarla.
Se non vogliamo aprire le porte a un progressivo decadimento e cancellazione delle istituzioni della democrazia liberale occorre da subito allertarsi, pensare, analizzare, studiare, consultare gli esperti e gli accademici.
E’ faticoso, ma la democrazia va guadagnata tanto più che le sue istituzioni oggi siamo costretti a riscriverle.

E per favore piantiamola con la lagna fascismo-antifascismo.
Cerchiamo di essere pratici e pensiamo al bicchiere mezzo pieno.
Se finalmente ci decidessimo a giudicare il fascismo per quello che realmente è stato è non come l’ha caricaturizzato la vulgata ancora corrente degli antifascisti di mestiere che ci sono campati sopra per decenni, potremmo vantare tutte quelle cose :case popolari, architettura razionalista, dopo-lavoro, colonie, bonifiche eccetera per quello che realmente sono stati e cioè come realizzazioni del popolo italiano delle quali c’è giustamente da portare vanto.
Così pure per gli innumerevoli episodi di valore e di professionalità compiuto dalle truppe coloniali italiane, anche se purtroppo spesso annebbiate dall’incompetenza e dal tradimento di parecchi alti comandi.
Le strade, gli edifici pubblici eccetera in Etiopia li hanno fatti i nostri nonni, non il Negus, idem come sopra in Libia, Eritrea, Somalia.
Prima la finiremo di fustigarci a vanvera e meglio sarà.
Le cassandre buoniste la pensano diversamente? E’ loro sacrosanto diritto, ma se si documentassero un po di più sarebbe meglio.

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