lunedì 22 ottobre 2018

Renzi il solito mediocre uomo del “vorrei,ma non posso”






E’ tornato Renzi ed è tornato alla Leopolda, cioè nel luogo nel quale è solito radunare le “teste d’uovo” che lo seguono.
Il problema è che quando JF Kennedy introdusse in politica il costume di confrontarsi con una eletta schiera di cervelli ,provenienti dalle varie materie, lo faceva per ascoltare , imparare e prendere fior da fiore quello che riteneva esportabile in progetti politici tanto che con quelle ispirazioni tirò fuori il suo programma, definito allora della “nuova frontiera”.
Con Renzi siamo lontani anni luce a cominciare dal livello intellettuale ed accademico delle persone
Se non ricordo male il “council of economic advisor” di John Kennedy era presieduto da quel Paul Samuelson che tra l’altro aveva scritto il manuale di economia politica sul quale si è preparata la classe dirigente di tutto il mondo degli anni sessanta e settanta.

Renzi si è presentato con nientedimeno che il buon Padoan per illustrare i suoi 6 punti per salvare il paese dai barbari sovranisti e populisti.
Per l’ennesima volta di fronte alle ricette di questa gente siamo costretti a chiederci : ma questi ci prendono sfrontatamente per i fondelli o sono delle tali nullità da non capire nemmeno che ci propinano tecnicamente delle pure sciocchezze?

Nei sei punti c’è questo : abbassamento del deficit di qualche punto 0 virgola dal 2,4 al 2,1,abolizione dell’imposta di registro, abolizione dell’Irap, reintroduzione dell’ecobonus, ripartenza del “programma Casa Italia”,assegno universale per i figli a carico.
Tradotto in italiano corrente si propone una sostanziosa riduzione delle entrate dello stato tramite : tasse (registro e Irap ), reintroduzione dell’Ecobonus che corrisponde tecnicamente a una riduzione delle tasse, riduzione delle entrate in deficit dello 0,3%; mentre dalla parte della spesa si propone un sostanzioso aumento della spesa per assegni per figli a carico e Casa Italia (studi e misure per fronteggiare il rischio sismico).
Apprezzabile riparlare di finanziare il progetto Casa Italia, ma messo in questo contesto è una modo di parlare a vanvera, perché non ha alcun senso presentare un piano tutto incentrato sulla riduzione delle entrate dello stato, con solo un po' di spesa per assegni familiari e piani antisismici, finanziati dallo Spirito Santo, se prima si introducono ben 4 provvedimenti su 6 per ridurre le entrate dello stato.
Non ci vuole un master in economia per capire che Renzi, come e peggio del governo giallo verde non è convinto che due + due faccia quattro.
Inutile ricordare che il brillante progetto in 6 punti si guarda bene di indicare alcuna forma di riduzione del debito che è la condizione pregiudiziale che Bruxelles chiede all’Italia per prendere sul serio qualsiasi programma di politica economica del governo italiano di qualsiasi colore esso sia.
E’ difficile capire come non ci sia mezzo di mettere nella testa di questa classe politica di governo e di opposizione un concetto così ovvio e così ben espresso a suo tempo da economisti del livello di Carlo Cottarelli e Roberto Perotti.

C’è questo macigno del debito al 130 % del PIL e sia governo che opposizione non sanno dire una sola parola per prendere in considerazione come affrontare il problema dei problemi.
Dire che quel problema gigantesco si risolve da solo con un futuro sviluppo, quando l’economia mondiale traballa, a causa del rallentamento cinese e della bolla della borsa americana che incombe, è veramente parlare da imbecilli.

Si è detto che i vent’anni di berlusconismo sono stati talmente produttivi che l’unica misura politica per la quale sarà ricordato rimarrà la “patente a punti”.
Gli anni di Renzi saranno ricordati solo e unicamente per gli 80 € ,provvedimento talmente pasticciato e tecnicamente malfatto che la bellezza di due milioni di beneficiari hanno dovuto restituire il contributo.
Meglio che niente diranno quelli che l’hanno preso e se li sono potuti tenere, ma siamo proprio nel modestissimo campo del “vorrei ma non posso”.
Esempio insigne di questa modestia è stata la “riforma della pubblica amministrazione” della Madia, misura epocale se fosse stata in grado di funzionare, ma che pare non riesca nemmeno a partire anni dopo,per la solita mancanza dei decreti attuativi, siamo proprio al cane che si morde la coda.

Prima di prendere per i fondelli i giovani ministri e sottosegretari grillini , pure palesemente bisognosi di impegnativi corsi di aggiornamento, pensiamo ai loro predecessori renziani, da Del Rio che della mancanza di manutenzione pagata ma non fatta da Autostrade pare non abbia avuto molta contezza né dimestichezza; al ministro del lavoro che comunque sarà costretto a passare alla storia come ministro dei “lavoretti” da 400 € al mese o poco più; a quel ministro degli esteri che era talmente inadeguato da essere sparito dalle scene quando ancora era in carica; al povero Minniti, l’unico forse che ha concluso qualcosa, ma che il furore ideologico della sinistra al caviale, non ha ancora perdonato per la sua presunta durezza verso un’immigrazione casuale e ingovernata ;e non parliamo della Boschi e delle banche, “salvate” tanto bene, che il nuovo governo è costretto a stanziare cifre ingenti per risarcire i risparmiatori che ci hanno rimesso le penne.
La situazione così descritta è abbastanza sconfortante, ma forse il peggio deve ancora venire.
Ve lo immaginate cosa succede se i mercati si mettono per traverso e torniamo al 2011 cioè ai tempi delle dimissioni forzate dell’allora governo Berusconi con la patata bollente che passa al Quirinale ?
Non c’è più Napolitano, c’è Mattarella, ma la filosofia , l’equilibrio dei poteri e la prassi costituzionale non sono mutate, Mattarella sarebbe portato o costretto a spingere per un governo di fatto 5Stelle-Pd.
Temo fortemente che la sparata di ieri di Grillo contro i poteri di Mattarella, non sia affatto casuale e che il vecchio capo-popolo fosse preso proprio dall’incubo di una tale eventualità, che tra l’altro non gli farebbe affatto schifo, facendo notoriamente parte del piano strategico che si attribuisce sia a lui che all’altro “garante” Casaleggio.
Meglio Salvini e la Lega che almeno una certa pratica di governo ce l’hanno?

Renzi, Fico e Di Battista, al governo insieme, che film dell’orrore!

Ma anche Salvini che ha per strategia l’uscita dall’Euro come vogliono i suoi riferimenti fra gli economisti, non è certo una soluzione tranquillizzante.
Tranquillizza ancora meno la consapevolezza che la guida reale dell’Europa a trazione Merkel-Macron è in crisi nera e che la commissione scade tra pochi mesi e poi elezioni di primavera.
E via che ci risiamo con un’eterna campagna elettorale.
Siamo ancora e sempre nelle condizioni di quando si contava sulla abilità della vecchia DC di farci “passare la nottata” senza fare danni.
Si può fare di meglio, ma che qualcuno si faccia avanti prima di finire come la Grecia.



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