E’ tornato Renzi
ed è tornato alla Leopolda, cioè nel luogo nel quale è solito
radunare le “teste d’uovo” che lo seguono.
Il problema è che
quando JF Kennedy introdusse in politica il costume di confrontarsi
con una eletta schiera di cervelli ,provenienti dalle varie materie,
lo faceva per ascoltare , imparare e prendere fior da fiore quello
che riteneva esportabile in progetti politici tanto che con quelle
ispirazioni tirò fuori il suo programma, definito allora della
“nuova frontiera”.
Con Renzi siamo
lontani anni luce a cominciare dal livello intellettuale ed
accademico delle persone
Se non ricordo male
il “council of economic advisor” di John Kennedy era presieduto
da quel Paul Samuelson che tra l’altro aveva scritto il manuale di
economia politica sul quale si è preparata la classe dirigente di
tutto il mondo degli anni sessanta e settanta.
Renzi si è
presentato con nientedimeno che il buon Padoan per illustrare i suoi
6 punti per salvare il paese dai barbari sovranisti e populisti.
Per l’ennesima
volta di fronte alle ricette di questa gente siamo costretti a
chiederci : ma questi ci prendono sfrontatamente per i fondelli o
sono delle tali nullità da non capire nemmeno che ci propinano
tecnicamente delle pure sciocchezze?
Nei sei punti
c’è questo : abbassamento del deficit di qualche punto 0 virgola
dal 2,4 al 2,1,abolizione dell’imposta
di registro, abolizione dell’Irap, reintroduzione dell’ecobonus,
ripartenza del “programma Casa Italia”,assegno
universale per i figli a carico.
Tradotto in italiano
corrente si propone una sostanziosa riduzione delle entrate dello
stato tramite : tasse (registro e Irap ), reintroduzione
dell’Ecobonus che corrisponde tecnicamente a una riduzione delle
tasse, riduzione delle entrate in deficit dello 0,3%; mentre dalla
parte della spesa si propone un sostanzioso aumento della spesa per
assegni per figli a carico e Casa Italia (studi e misure per
fronteggiare il rischio sismico).
Apprezzabile
riparlare di finanziare il progetto Casa Italia, ma messo in questo
contesto è una modo di parlare a vanvera, perché non ha alcun senso
presentare un piano tutto incentrato sulla riduzione delle entrate
dello stato, con solo un po' di spesa per assegni familiari e piani
antisismici, finanziati dallo Spirito Santo, se prima si introducono
ben 4 provvedimenti su 6 per ridurre le entrate dello stato.
Non ci vuole
un master in economia per capire che Renzi, come e peggio del governo
giallo verde non è convinto che due + due faccia quattro.
Inutile ricordare
che il brillante progetto in 6 punti si guarda bene di indicare
alcuna forma di riduzione del debito che è la condizione
pregiudiziale che Bruxelles chiede all’Italia per prendere sul
serio qualsiasi programma di politica economica del governo italiano
di qualsiasi colore esso sia.
E’ difficile
capire come non ci sia mezzo di mettere nella testa di questa classe
politica di governo e di opposizione un concetto così ovvio e così
ben espresso a suo tempo da economisti del livello di Carlo
Cottarelli e Roberto Perotti.
C’è questo
macigno del debito al 130 % del PIL e sia governo che opposizione non
sanno dire una sola parola per prendere in considerazione come
affrontare il problema dei problemi.
Dire che quel
problema gigantesco si risolve da solo con un futuro sviluppo, quando
l’economia mondiale traballa, a causa del rallentamento cinese e
della bolla della borsa americana che incombe, è veramente parlare
da imbecilli.
Si è detto
che i vent’anni di berlusconismo sono stati talmente produttivi che
l’unica misura politica per la quale sarà ricordato rimarrà la
“patente a punti”.
Gli anni di
Renzi saranno ricordati solo e unicamente per gli 80 €
,provvedimento talmente pasticciato e tecnicamente malfatto che la
bellezza di due milioni di beneficiari hanno dovuto restituire il
contributo.
Meglio che niente
diranno quelli che l’hanno preso e se li sono potuti tenere, ma
siamo proprio nel modestissimo campo del “vorrei ma non posso”.
Esempio insigne di
questa modestia è stata la “riforma della pubblica
amministrazione” della Madia, misura epocale se fosse stata in
grado di funzionare, ma che pare non riesca nemmeno a partire anni
dopo,per la solita mancanza dei decreti attuativi, siamo proprio al
cane che si morde la coda.
Prima di
prendere per i fondelli i giovani
ministri e sottosegretari grillini , pure palesemente bisognosi di
impegnativi corsi di aggiornamento, pensiamo ai loro predecessori
renziani, da Del Rio che della mancanza di manutenzione
pagata ma non fatta da Autostrade pare non abbia avuto molta
contezza né dimestichezza; al ministro del lavoro che comunque sarà
costretto a passare alla storia come ministro dei “lavoretti” da
400 € al mese o poco più; a quel ministro degli esteri che era
talmente inadeguato da essere sparito dalle scene quando ancora era
in carica; al povero Minniti, l’unico forse che ha concluso
qualcosa, ma che il furore ideologico della sinistra al caviale, non
ha ancora perdonato per la sua presunta durezza verso un’immigrazione
casuale e ingovernata ;e non parliamo della Boschi e delle banche,
“salvate” tanto bene, che il nuovo governo è costretto a
stanziare cifre ingenti per risarcire i risparmiatori che ci hanno
rimesso le penne.
La situazione così
descritta è abbastanza sconfortante, ma forse il peggio deve ancora
venire.
Ve lo
immaginate cosa succede se i mercati si mettono per traverso e
torniamo al 2011 cioè ai tempi delle dimissioni forzate dell’allora
governo Berusconi con la patata bollente che passa al Quirinale ?
Non c’è più
Napolitano, c’è Mattarella, ma la filosofia , l’equilibrio dei
poteri e la prassi costituzionale non sono mutate, Mattarella sarebbe
portato o costretto a spingere per un governo di fatto 5Stelle-Pd.
Temo fortemente che
la sparata di ieri di Grillo contro i poteri di Mattarella, non sia
affatto casuale e che il vecchio capo-popolo fosse preso proprio
dall’incubo di una tale eventualità, che tra l’altro non gli
farebbe affatto schifo, facendo notoriamente parte del piano
strategico che si attribuisce sia a lui che all’altro “garante”
Casaleggio.
Meglio Salvini e la
Lega che almeno una certa pratica di governo ce l’hanno?
Renzi, Fico e
Di Battista, al governo insieme, che film dell’orrore!
Ma anche
Salvini che ha per strategia l’uscita dall’Euro come vogliono i
suoi riferimenti fra gli economisti, non è certo una soluzione
tranquillizzante.
Tranquillizza ancora
meno la consapevolezza che la guida reale dell’Europa a trazione
Merkel-Macron è in crisi nera e che la commissione scade tra pochi
mesi e poi elezioni di primavera.
E via che ci risiamo
con un’eterna campagna elettorale.
Siamo ancora e
sempre nelle condizioni di quando si contava sulla abilità della
vecchia DC di farci “passare la nottata” senza fare danni.
Si può fare di
meglio, ma che qualcuno si faccia avanti prima di finire come la
Grecia.
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