Già il procedimento
di formazione del DEF è stato penoso al punto che oggi il testo
reale non è ancora stato reso pubblico, probabilmente perché non
c’è ancora.
Sono notoriamente
favorevole ad un “governo del cambiamento” dopo essere rimasto
esasperato dalla vuota arroganza del solipsista Matteo Renzi, ma
sinceramente speravo in qualcosa di meglio da questo governo.
Ho per anni
espresso la mia contrarietà al renzismo perché non vedevo in quella
politica alcuna strategia , alcuna idea vera che ne facesse da base,
alcun progetto adeguato.
Ma ora ci risiamo?
Il peccato
originale di questo governo è stata l’idea del “duumvirato”,
con un fantasma che fingesse di essere il capo e fungesse da eterno
mediatore.
Non funziona,
nelle cose umane comanda uno per volta non c’è niente da fare.
Avrebbero dovuto
accettare che uno facesse il numero uno e l’altro il numero due.
L’avevano fatto
prima di loro e per anni i democristiani con i socialisti, lo fa da
anni la Merkel con la SPD che si rassegna a fare il numero due,
seppure chiedendo in cambio sempre di più.
Lega e 5Stelle hanno
tentato l’impossibile e non va bene, perché così facendo
danneggiano la loro immagine.
Col passare del
tempo la gente capisce che i due partner sono molto diversi , con
riferimenti in elettorati diversi e che non riescono a mettersi
d’accordo su nulla in tempi decorosi,vedi commissario e ponte di
Genova, per non parlare di grandi opere Ilva, Alitalia, eccetera.
A questo punto
sembra proprio che ci sia in scena un duello rinviato nel tempo,ma
che prima o poi sarà celebrato nella sua sede naturale e cioè nei
seggi elettorali per scegliere chi deve comandare veramente.
Inutile dire che per
quello che si è visto finora è Salvini quello che tiene il banco.
E’ lui che in
Italia e all’estero è percepito come quello che ha cambiato in
modo radicale la posizione dell’Italia sul problema
dell’immigrazione, con conseguenze a cascata sulla posizione
dell’Italia all’interno dell’Unione Europea.
In prospettiva
però non è giusto che i due Duumviri vengano a raccontarci delle
favolette.
Il
responsabile economico ufficiale della Lega è Claudio Borghi
Acquilini, Presidente della Commissione Bilancio della Camera,
economista che da sempre teorizza apertamente la opportunità di
uscire dall’Euro.
Altro riferimento
della Lega per l’economia è il Prof. Alberto Bagnai, Presidente
della Commissione Tesoro, che ha scritto i libri di economia più
documentati che illustrano pure la necessità per l’Italia di
uscire dall’Euro.
Per i 5Stelle il
Prof.Savona, non necessita di presentazioni ed è sulla medesima
linea di Borghi e di Bagnai, cioè per l’uscita dall’Euro seppure
con più riluttanza a dirlo apertamente e presentandola come il
famoso piano B.
Detto questo, che i
rapporti del governo giallo-verde con Bruxelles siano conflittuali
quindi può stupire solo chi non vuol vedere la realtà.
Questa
eventualità dell’Italexit sarebbe un male o ,come molti paventano
è un disastro?
Dipende.
Come si diceva
l’unico risultato vero che ha raggiunto questo governo è quello di
essere percepito come un governo che fa sul serio, e cioè per quello
che riguarda Bruxelles questo governo è percepito come capace di
uscire veramente dall’Euro se non riuscisse ad ottenere nulla al
tavolo delle trattative.
A mio avviso questa
non è poca cosa perché sarebbe nell’interesse stesso dell’Europa
se un governo di un paese membro del peso dell’Italia fosse in
grado di essere credibile nel chiedere una revisione radicale dei
trattati in vigore, minacciando in caso contrario di uscire punto e
basta.
Il problema
vero però è questo : se si dice all’Europa, le cose come stanno
oggi non ci vanno affatto bene perché voi insistete su schemi
superati diretti a mantenere una politica economica di austerità,
quando invece noi italiani abbiamo bisogno di una politica di forte
espansione e di crescita, bisogna essere in grado di presentare
proposte credibili di forti investimenti che trainino la ripresa.
Diversamente faremmo
ridere.
Rischiamo cioè di
ripetere le solite figuracce del richiedere fondi europei destinati a
opere specifiche delle quali non siamo in grado di produrre i
relativi progetti esecutivi.
Lo stesso terribile
ministro Prof.Savona che come economista nessuno può permettersi di
non prendere sul serio, ha detto che per spingere realmente il
sistema verso una vera espansione accorrono investimenti in
infrastrutture eccetera di importo prima mai visto quantificando le
necessità in 50 miliardi,cifra fantastica.
Per ora però nel
DEF alla voce investimenti non si vede pressochè nulla.
Alcuni giovani
esponenti dei 5Stelle ribattono accademicamente che non è corretto
sul piano della teoria economica dire che non sono investimenti il
reddito di cittadinanza e la riforma della Fornero e la flat tax.
Vero dal punto di
vista strettamente accademico, ma ai fini dello sviluppo la
differenza fra spesa corrente e spesa di investimento è enorme.
Ora, Giggino Di
Maio, probabilmente è un eccellente ragazzo che all’oratorio di
Pomigliano D’Arco ha assorbito dal suo parroco i rudimenti ideali
della dottrina sociale cristiana,e che sulla base di quelli si sta
strenuamente battendo per attuare il reddito di cittadinanza “per
vincere la povertà”.
Lo aveva fatto a suo
tempo un mito della politica come J.F.Kennedy e quindi onore a
Giggino che se ne fa carico.
Ma non sarebbe male
se quel volenteroso ragazzo si applicasse un momentino a studiare il
meccanismo del moltiplicatore di John Maynard Keyns in base al quale
se l’investimento in opere pubbliche è ipotizziamo un 10, quello
della spesa corrente come le misure anti-povertà sarà al massimo un
2.
La base della
politica economica è tutta qui, non è difficile, ma bisogna
studiarsela un momentino.
O fai investimenti o
si vivacchia, con misure tipo reddito di cittadinanza, i poveri
vivranno meglio, ma l’economia nel suo insieme non riceverà
affatto la spinta sufficiente a decollare.
Non ci sarà
sviluppo, ci si scontrerà con Bruxelles ma non si porterà a casa
niente di utile.
Voglio sperare che
come dice ad esempio Toninelli, che finora non ha brillato troppo per
efficienza, i nuovi governanti abbiano allo studio un grosso piano di
investimenti.
Lo spero
sinceramente per il bene del paese, ma se così fosse, possibile che
non abbiano capito che sia verso cittadini italiani,sia verso
Bruxelles sarebbe stato indispensabile usare una comunicazione
radicalmente diversa e mettere in primo piano i progetti di
investimento e poi tirar fuori le liturgie del “contratto”?
Eppure pare che
paghino profumatamente esperti “strateghi” come fanno tutti i
partiti in America.
Giudicando
dall’esterno sul piano della capacità politica dimostrata, bene
Salvini, da promuovere a pieni voti, ma anche lui deve pur capire che
ai fini della comunicazione va bene essere credibile sul piano
sicurezza, ma che uno che vuole governare a lungo deve porsi come
obiettivo appunto di lungo periodo un serio e grosso piano di
investimento per arrivare alla piena occupazione.
Imparate gente dai
democristiani del dopoguerra, andate a vedere cosa hanno fatto per
portare l’Italia al boom degli anni 60.
Non è
probabilmente necessario e utile uscire dall’Euro, basta essere
credibili nel minacciarlo.
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