giovedì 4 ottobre 2018

La manovra economica del primo governo giallo -verde è un pateracchio Non si vede come possa creare sviluppo, visto che mancano gli investimenti





Già il procedimento di formazione del DEF è stato penoso al punto che oggi il testo reale non è ancora stato reso pubblico, probabilmente perché non c’è ancora.
Sono notoriamente favorevole ad un “governo del cambiamento” dopo essere rimasto esasperato dalla vuota arroganza del solipsista Matteo Renzi, ma sinceramente speravo in qualcosa di meglio da questo governo.
Ho per anni espresso la mia contrarietà al renzismo perché non vedevo in quella politica alcuna strategia , alcuna idea vera che ne facesse da base, alcun progetto adeguato.
Ma ora ci risiamo?

Il peccato originale di questo governo è stata l’idea del “duumvirato”, con un fantasma che fingesse di essere il capo e fungesse da eterno mediatore.
Non funziona, nelle cose umane comanda uno per volta non c’è niente da fare.
Avrebbero dovuto accettare che uno facesse il numero uno e l’altro il numero due.
L’avevano fatto prima di loro e per anni i democristiani con i socialisti, lo fa da anni la Merkel con la SPD che si rassegna a fare il numero due, seppure chiedendo in cambio sempre di più.
Lega e 5Stelle hanno tentato l’impossibile e non va bene, perché così facendo danneggiano la loro immagine.
Col passare del tempo la gente capisce che i due partner sono molto diversi , con riferimenti in elettorati diversi e che non riescono a mettersi d’accordo su nulla in tempi decorosi,vedi commissario e ponte di Genova, per non parlare di grandi opere Ilva, Alitalia, eccetera.

A questo punto sembra proprio che ci sia in scena un duello rinviato nel tempo,ma che prima o poi sarà celebrato nella sua sede naturale e cioè nei seggi elettorali per scegliere chi deve comandare veramente.
Inutile dire che per quello che si è visto finora è Salvini quello che tiene il banco.
E’ lui che in Italia e all’estero è percepito come quello che ha cambiato in modo radicale la posizione dell’Italia sul problema dell’immigrazione, con conseguenze a cascata sulla posizione dell’Italia all’interno dell’Unione Europea.

In prospettiva però non è giusto che i due Duumviri vengano a raccontarci delle favolette.
Il responsabile economico ufficiale della Lega è Claudio Borghi Acquilini, Presidente della Commissione Bilancio della Camera, economista che da sempre teorizza apertamente la opportunità di uscire dall’Euro.
Altro riferimento della Lega per l’economia è il Prof. Alberto Bagnai, Presidente della Commissione Tesoro, che ha scritto i libri di economia più documentati che illustrano pure la necessità per l’Italia di uscire dall’Euro.
Per i 5Stelle il Prof.Savona, non necessita di presentazioni ed è sulla medesima linea di Borghi e di Bagnai, cioè per l’uscita dall’Euro seppure con più riluttanza a dirlo apertamente e presentandola come il famoso piano B.
Detto questo, che i rapporti del governo giallo-verde con Bruxelles siano conflittuali quindi può stupire solo chi non vuol vedere la realtà.

Questa eventualità dell’Italexit sarebbe un male o ,come molti paventano è un disastro?
Dipende.
Come si diceva l’unico risultato vero che ha raggiunto questo governo è quello di essere percepito come un governo che fa sul serio, e cioè per quello che riguarda Bruxelles questo governo è percepito come capace di uscire veramente dall’Euro se non riuscisse ad ottenere nulla al tavolo delle trattative.
A mio avviso questa non è poca cosa perché sarebbe nell’interesse stesso dell’Europa se un governo di un paese membro del peso dell’Italia fosse in grado di essere credibile nel chiedere una revisione radicale dei trattati in vigore, minacciando in caso contrario di uscire punto e basta.

Il problema vero però è questo : se si dice all’Europa, le cose come stanno oggi non ci vanno affatto bene perché voi insistete su schemi superati diretti a mantenere una politica economica di austerità, quando invece noi italiani abbiamo bisogno di una politica di forte espansione e di crescita, bisogna essere in grado di presentare proposte credibili di forti investimenti che trainino la ripresa.
Diversamente faremmo ridere.
Rischiamo cioè di ripetere le solite figuracce del richiedere fondi europei destinati a opere specifiche delle quali non siamo in grado di produrre i relativi progetti esecutivi.
Lo stesso terribile ministro Prof.Savona che come economista nessuno può permettersi di non prendere sul serio, ha detto che per spingere realmente il sistema verso una vera espansione accorrono investimenti in infrastrutture eccetera di importo prima mai visto quantificando le necessità in 50 miliardi,cifra fantastica.
Per ora però nel DEF alla voce investimenti non si vede pressochè nulla.
Alcuni giovani esponenti dei 5Stelle ribattono accademicamente che non è corretto sul piano della teoria economica dire che non sono investimenti il reddito di cittadinanza e la riforma della Fornero e la flat tax.
Vero dal punto di vista strettamente accademico, ma ai fini dello sviluppo la differenza fra spesa corrente e spesa di investimento è enorme.
Ora, Giggino Di Maio, probabilmente è un eccellente ragazzo che all’oratorio di Pomigliano D’Arco ha assorbito dal suo parroco i rudimenti ideali della dottrina sociale cristiana,e che sulla base di quelli si sta strenuamente battendo per attuare il reddito di cittadinanza “per vincere la povertà”.
Lo aveva fatto a suo tempo un mito della politica come J.F.Kennedy e quindi onore a Giggino che se ne fa carico.
Ma non sarebbe male se quel volenteroso ragazzo si applicasse un momentino a studiare il meccanismo del moltiplicatore di John Maynard Keyns in base al quale se l’investimento in opere pubbliche è ipotizziamo un 10, quello della spesa corrente come le misure anti-povertà sarà al massimo un 2.
La base della politica economica è tutta qui, non è difficile, ma bisogna studiarsela un momentino.
O fai investimenti o si vivacchia, con misure tipo reddito di cittadinanza, i poveri vivranno meglio, ma l’economia nel suo insieme non riceverà affatto la spinta sufficiente a decollare.
Non ci sarà sviluppo, ci si scontrerà con Bruxelles ma non si porterà a casa niente di utile.
Voglio sperare che come dice ad esempio Toninelli, che finora non ha brillato troppo per efficienza, i nuovi governanti abbiano allo studio un grosso piano di investimenti.
Lo spero sinceramente per il bene del paese, ma se così fosse, possibile che non abbiano capito che sia verso cittadini italiani,sia verso Bruxelles sarebbe stato indispensabile usare una comunicazione radicalmente diversa e mettere in primo piano i progetti di investimento e poi tirar fuori le liturgie del “contratto”?
Eppure pare che paghino profumatamente esperti “strateghi” come fanno tutti i partiti in America.
Giudicando dall’esterno sul piano della capacità politica dimostrata, bene Salvini, da promuovere a pieni voti, ma anche lui deve pur capire che ai fini della comunicazione va bene essere credibile sul piano sicurezza, ma che uno che vuole governare a lungo deve porsi come obiettivo appunto di lungo periodo un serio e grosso piano di investimento per arrivare alla piena occupazione.
Imparate gente dai democristiani del dopoguerra, andate a vedere cosa hanno fatto per portare l’Italia al boom degli anni 60.

Non è probabilmente necessario e utile uscire dall’Euro, basta essere credibili nel minacciarlo.




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