Ho appena finito di
leggere l’ultima fatica editoriale di Gian Paolo Pansa, un libro
minuto ,160 pagine sul personaggio del giorno Matteo Salvini, da lui
temuto come il futuro dittatore di questo paese.
L’accusa ,diciamo
così, è talmente seria che ho ritenuto doveroso “vedere le
carte”, dato che appunto il futuro di questo paese, mi preme non
poco, come a noi tutti del resto.
L’autore ha
fatto il giornalista di cronaca (e commento) della politica italiana
per ben 60 anni e quindi è assolutamente qualificato per prendere in
seria considerazione quello che scrive, anche se la sua tesi è
scioccante e oggidì in controtendenza.
Credo che Pansa
nella sua lunga carriera si sia sempre ritenuto attratto sopratutto
dalla casa socialista, tanto che, pur avendo cambiato testata un
numero elevato di volte, quelle nelle quali è rimasto più a lungo
sono state l’Espresso e Repubblica.
A un certo punto ha
deciso di sobbarcarsi l’ingrato compito di riscrivere la storia
della Resistenza, che lui ha sempre definito col termine di “guerra
civile”, non certo mettendosi dalla parte dei fascisti, ma
volutamente andando a raccontare il purtroppo lungo elenco dei casi
in cui a sporcarsi le mani di sangue sono stati i Partigiani.
Si sapeva che la
storia era così, ha sempre ripetuto il mantra dell’Antifascismo
ufficiale e quindi l’opera di Pansa sarebbe risultata superflua.
Ma Pansa ribatte con
qualche ragione, ma se è vero che quegli episodi non onorevoli
commessi dai Partigiani ai quali nessuno contesta i merito storici,
perché mai i miei libri a cominciare dal “Sangue dei vinti”
hanno venduto a man bassa? Forse perché la gente voleva sapere
quello che era stato tenuto nascosto al grande pubblico per decenni.
Pansa da quando ha
scritto quei libri è stato battezzato dalla sinistra ufficiale, ma
anche dal centro sinistra, come uomo di destra.
Sia come sia, se
anche fosse un socialista spostatosi a destra, cosa che probabilmente
non è, la cosa è ancora più interessante ai fini della
individuazione della verosimiglianza della sua tesi.
Perchè se
fosse un notissimo intellettuale di destra a dire agli italiani
:state attenti perché quel pifferaio magico del Salvini vuole
soggiogarvi sotto la sua dittatura, la sua accusa sarebbe ancora più
pesante.
Inutile dire che
Giampaolo Pansa possiede tutto il mestiere per scrivere un libro
scorrevole che si legge in un paio di giorni con interesse.
Arrivato alla fine
però devo stringere le fila.
Onestamente la
“prova”, la “pistola fumante” che giustifichi un’accusa a
Salvini così pesante non c’è.
C’è però
una fila di indizi a cominciare dal maledetto “partito
personale”, che giustamente Pansa addebita ,come nuova
struttura politica, alla tutto sommata maldestra parabola politica di
Silvio Berlusconi, che se ha lasciato qualcosa di peso alla storia
d’Italia è probabilmente solo questo stiracchiamento della
democrazia oltre ai confini previsti appunto dalla democrazia
liberale rappresentativa.
Poi se ne è servito
l’arrogante e non meno inconsistente fiorentino, senza rendersi
conto di quanto fosse pericoloso armeggiare con quei congegni.
Pansa dice, ma
chi ha mai visto nella Lega di Salvini un qualunque dissenso
organizzato?
Si questa è la
cartina di tornasole per individuare la democraticità o meno di una
struttura politica.
Pansa non ne parla
ma fior di politologi da tempo hanno individuato anche nella
“governance” dei 5Stelle una assoluta carenza delle più
elementari strutture democratiche.
E’ vero nella Lega
non appare la presenza di un dissenso organizzato.
Ma dubito che le
cose stiano così nella sostanza, cioè che Salvini non debba rendere
conto a nessuno.
Per esempio, quando
c’era in discussione a livello giallo-verde il provvedimento per
l’autonomia di Lombardia e Veneto ho avuto e non credo di essere
stato solo la netta impressione che Fontana e Zaia abbiano detto a
Salvini che quella era la linea del Rubicone, o passava o saltava
Salvini, che infatti è stato costretto a provocare una crisi di
governo che non voleva.
Il ragazzo non sarà
pure riuscito a laurearsi, ma due più due lo sa fare e che i numeri
al Senato non c’erano per la Lega era di assoluta evidenza anche
senza andare a contarsi, come poi è avvenuto.
Sono andato
volutamente ad assistere dal vivo ad uno dei comizi di Salvini alle
europee e quindi non posso che condividere quanto Pansa rileva in
proposito.
C’era una
organizzazione curata nei più sottili dettagli, cose mai viste in
altri tempi, e tutte cose che costano molti soldi e molto tempo da
parte di professionisti e volontari.
Luci, suoni con
nulla lasciato al caso.
Uno “script” da
professionisti messo in pratica da un conduttore pure professionista.
L’uso dei più
sottili ricorsi ai miti, ai simboli per suscitare l’emotività
delle folle, che regolarmente abboccavano.
Attivisti che
esercitavano il ruolo di “claque” sapientemente organizzata
distribuiti in una riga centrale ma non solo, osannanti al “nostro
capitano”.
Un penoso gruppetto
di Antifascisti urlanti che non si rendevano conto di fare la parte
di comparse, che la volpe sul palco avrebbe pagato pur di avere la
loro presenza se non ci fossero stati, per potere additarli al
ludibrio della folla come “i violenti dei centri sociali” che
disturbano i comizi democratici e che quindi loro insidiano la
democrazia.
E’ vero
quell’eccesso di perfetta organizzazione mi ha messo su “chi va
là” più volte.
C’era, è
innegabile un evento che ruotava intorno al capo.
C’era però anche
a contorno una passerella con un vistoso numero di sindaci ed altri
personaggi ben noti all’uditorio, alla quale è stato dato un tempo
forse anche più abbondante del necessario e questo non quadra tanto
colla teoria del “partito personale”.
Quand’anche
fossero stati i “federali” del caso, hanno dimostrato di essere
molto popolari e presenti sul territorio a macchia d’olio.
Pansa insiste
senza pietà nell’evidenziare lo stile sbrigativo del “truce”
nell’ambito del governo giallo-verde
E qui forse Pansa ha
prodotto i capitoli più convincenti, perché tutti gli italiani
hanno capito chi ha comandato e chi ha subito in questo ambito.
Viene poi il
capitolo degli “indizi” a carico del presunto Salvini dittatore
nell’ambito dei rapporti coi media e con la carta stampata in
particolare.
C’è poco da
ribattere, Salvini chiaramente non ama essere contraddetto sulla
stampa e non solo non lo nasconde, ma spesso va oltre di molto alle
buone maniere anche contro il suo interesse.
Ulteriore “indizio”
il modo che va dal deciso al feroce col quale il Capitano difende i
suoi quando incappano in comunicazioni giudiziarie.
Pansa ha dato
alle stampe il libro del quale stiamo parlando ai primi di giugno e
quindi non fa cenno al cosidetto “Russia gate”.
Peccato che sia così
perché l’affare che ha visto andare sotto i riflettori quel
Savoini (presunto mediatore di un affare petrolifero con la Russia si
è detto sempre presuntivamente per finanziare la Lega) che un
precedente libro inchiesta del quale abbiamo parlato su questo blog
descriveva non come fascista ma addirittura come di idee naziste,
avrebbe portato molta acqua al mulino di Pansa.
Perchè
Salvini ha difeso strenuamente i suoi anche quando i magistrati
avevano in mano indizi parecchio consistenti, non mi ha mai quadrato.
E perché non ha
preso le distanze da un Savoini, che per la gente era il signor
nessuno, è ancora più difficile capirlo.
Quando questo
succede in politica è perché gli interessati sono in grado di
ricattare, la politica non è ambiente da educande, lo sappiamo, ma
c’è modo e modo.
Ecco questo modus
operandi temo sia uno degli “indizi” più di peso.
Come posso
concludere?
Come i lettori
avranno capito ritengo che l’accusa avanzata da Pansa sia
verosimile ma ritengo anche che Salvini si salvi almeno per ora per
insufficienza di prove.
Pansa però è
arci-convinto se arriva a dire due cose terribili che non ho ancora
accennato.
1-invoca
l’intervento di Mattarella perché metta insieme un governo di
tecnici al massimo livello che non rispondano alle camere ma che
siano sostenuti da militari fidati e fedeli al Presidente.
E se un giornalista
di lungo corso arriva a tanto, la cosa fa parecchia impressione.
2-probabilmente non
c’è possibilità di contrastare il disegno dittatoriale di Salvini
perché il paese è già fascista fino al midollo
E questa botta è
ancora più dura della prima.
Che devo dire,
pensiamoci sopra.
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