Libro singolarissimo questo e non potrebbe essere diversamente visto che l’autore non è altri che quel signore nella incredibile divisa da Ravenmaster di Sua Maestà che appare nella copertina dell’edizione inglese.
La tradizione della real casa inglese è assimilabile a una vera religione civile e quindi leggendo il libro vedrete che quella divisa, ogni parte di essa compresi ovviamente i colori sono tutti simboli di qualcosa per identificare qualcosa : il reggimento, la mansione, il grado, le decorazioni, eccetera.
L’autore si descrive come un qualunque monellaccio da strada di Dover, sì proprio la città delle famosissime bianche scogliere, che avrebbe benissimo potuto diventare anche un delinquente, a causa della sua decisa vocazione a provarle tutte, se non avesse per caso avuto l’opportunità di arruolarsi nella fanteria del reale esercito britannico ancora giovanissimo nell’età della prima adolescenza, come è stranamente consentito in quel paese.
Da quel momento come per ogni militare di professione la sua famiglia è divenuta l’esercito, il che da un punto di vista pratico significa che si è trovato a vivere per breve tempo in ogni angolo della terra, acquisendo ovviamente un buona preparazione militare, che lo ha portato a scalare tutti i gradini riservati ai sottufficiali fino a comandare un plotone come sergente, ma a dover faticare sul versante di una istruzione scolastica così dispersa fra le varie basi militari dell’ex impero britannico nelle quali è brevemente vissuto.
L’autore ci dice anche che nel corso della sua carriera militare si è trovato a seguire corsi non proprio da forze speciali, ma qualcosa di simile.
Ci troviamo quindi di fronte a una specie di Rambo, addestrato a cavarsela in qualunque situazione sul campo.
Uomo di muscoli, addestramento e astuzia.
Proprio così, ma allora, mi chiedo come ha fatto una persona con queste abilità più di tipo fisico che intellettuale riuscire a scrivere un libro brillante e ben fatto,come questo?
Perchè questo è un libro scritto decisamente bene a metà fra la divulgazione scientifica e la buona narrativa storica e anedottica e quindi fra la narrativa e la saggistica e quindi difficile da manovrare.
E’ chiaro che l’autore quando dopo anni di carriera militare si è trovato ad essere assunto come Yeoman Warden alla Torre di Londra ha provato realmente, come dice nel suo libro a provare una forte passione per quello che si trovava a fare, e questa passione è stata la molla di tutto.
Il singolare lavoro consisteva nell’ essere un tramite fra i custodi di un bene culturale forse più di ogni altro simbolo della storia inglese dato che il complesso di antiche fortificazioni della Torre risale al tempo dei Romani e un pubblico di turisti di ogni cultura e provenienza che visita quei luoghi con numeri assimilabili a quelli dei più gettonati santuari mariani.
Non trascuriamo poi l’elemento che rende ancora più attraente quei luoghi : il mito, le leggende.
Tanto per fare un esempio è ben noto che dall’esecuzione di Anna Bolena è sorta la narrazione del suo fantasma che da allora si aggirerebbe nei meandri della antica fortezza.
Fortezza, prigione, forziere che custodisce i gioielli della Corona e gli omaggi di ogni genere che nel corso dei secoli i visitatori illustri provenienti da ogni parte dell’impero portavano ai Monarchi inglesi, compresi animali esotici di ogni genere.
Ma è chiaro che il vero protagonista di questo libro non sono tanto gli umani quanto l’animale simbolo di tutte le storie sulla Torre cioè i corvi della specie Raven in inglese, non volgari crow o peggio normali cornacchie.
Odino o Thor, le divinità Vichinghe non si sarebbero mai serviti di una volgare cornacchia per comunicare coi mortali, ma solo di un corvo reale, cioè di un volatile poderoso, quanto a becco,artigli,struttura fisica ed apertura alare, splendido e unico piumaggio di un nero più nero del nero.
E qui viene fuori il fascino perfino ambiguo di questi oggi rari volatili, che non sono solo belli per per la loro possente struttura fisica, ma sono temibili e temuti fin dall’antichità, perché come le civette sono associati al mondo dei morti ,come anche a quello degli dei che li avrebbero usati come messaggeri simbolici.
Ma la ragione più profonda del fascino che godono i corvi sta nell'essere contemporaneamente icone di morte e di vita.
Tutti ricordiamo infatti l'antichissimo mito del diluvio presente non solo nella narrazione biblica con il corvo che viene inviato in avanscoperta fuori dall'arca e che o non ritorna a dimostrazione che ha trovato la terra ferma o torna con un rametto nel becco a dimostrazione che la terra è vicina e quindi che l'umanità è salva.
Se cercate raven su wikipedia una voce vi dice che si tratta di un animale selvatico che si ciba di carcasse.
Il nostro Sergente Skaife senza privarsi delle sue abilità da Rambo deve aver passato ben tanto tempo ad osservare come un appassionato naturalista i comportamenti e le abitudini dei suoi corvi della Torre e poi altrettanto tempo a leggersi delle belle pigne di libri sull’argomento, per poter scrivere un libro come questo.
Senza parlare degli innumerevoli riferimenti storici che deve conoscere il personaggio che non solo comanda i guardiani dei corvi imperiali della Torre di Londra, ma che dopo avere accudito a questi splendidi animali deve fare da cicerone alle autentiche folle dei turisti che quotidianamente visitano questi luoghi.
Non anticipo nulla per non privare il lettore del piacere di assimilare le mille cose sorprendenti e singolari che sono custodite in questo libro, se non i due principi che l’autore ci dice che abbiano ispirato la sua filosofia nel rapportarsi a questi volatili unici.
Primo principio non pensare neanche lontanamente di antropomorfizzare il rapporto coi corvi, cioè con un linguaggio più terra terra non mettere in atto nulla che possa far pensare a un tentativo di addomesticare i corvi reali come si fa coi pappagalli o le cornacchie e i merli.
Si tratta di animali selvatici che devono e vogliono rimanere selvatici.
Secondo questi volatili hanno una ritualità innata, che va assolutamente rispettata rapportandosi a loro e se questa non viene rispettata alla lettera, questi animali diventano incontrollabili.
Questo significa che la loro giornata è ritmata da fasi e procedure fisse che si ripetono giorno dopo giorno.
Sono animali territoriali e quindi va rispettato lo spazio che si sono scelti come territorio loro.
Sono animali fra loro di norma socievoli che vivono in coppia per di più generalmente monogama.
Non è facile farli riprodurre.
Hanno una vista molte volte superiore alla nostra e quindi per loro è facilissimo tenerci d’occhio anche quando non li vediamo.
Pare che abbiano una memoria di ferro con conseguente capacità di ricordarsi di eventuali sgarbi da parte nostra, che si legheranno al dito indefinitamente.
In compenso se si riesce a instaurare una buona relazione con loro rimarranno fedeli ad essa.
Vivono più a lungo di quanto normalmente si pensa.
Ah, dimenticavo.
Ma forse lo sappiamo già tutti.
Il loro fascino sta forse principalmente nella leggenda secondo la quale se lasciassero la Torre di Londra, con loro finirebbe la Monarchia britannica.
E quindi si capisce perché la real casa è disposta a mantenere un apparato logisticamente impressionante per accudire con la massima cura ai 7 corvi reali che risiedono e svolazzano presso il complesso della Torre di Londra che si trova quasi sul Tamigi a pochi passi dell’altrettanto famoso London Bridge, sì proprio quello con le due torrette, che si può aprire per far passare le navi più grandi.
Il punto di forza di questo libro a mio parere sta nella capacità che ha avuto l’autore nel saper offrire al lettore un gran quantità di nozioni di comportamento animale di quella particolare specie di volatili e di storia inglese ricorrendo a brevi narrazioni basate sulla sua vita coi corvi della Torre, intercalati da una altrettanto grande quantità di aneddoti inerenti alla storia della quale ogni pietra della Torre è portatrice.
Forse avrebbe potuto evitare le elencazioni delle classificazioni scientifiche di quegli animali.
Ci sta bene invece l’ampio elenco dei brani letterari che in qualche modo parlano dei corvi.
Probabilmente avrebbe contribuito a dare al libro una ulteriore attrattiva un uso più moderno delle immagini, usate con troppa moderazione.
Forse l’autore aveva la preoccupazione di cadere nell’equivoco della guida turistica, mentre il libro è di tutt’altra specie.
Il risultato comunque è veramente soddisfacente.
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