Vittorino Andreoli è uno scienziato fra i più noti al grande pubblico perché usufruisce del fatto di essere diventato un personaggio a seguito delle innumerevoli apparizioni televisive che ha avuto per decenni.
Oggi è “solo” un ottantenne ma appare molto meno di frequente.
Qualche anno fa teneva banco solo lui e ogni volta che c’era da commentare un avvenimento spesso un delitto efferato o inspiegabile tutti sapevamo che al telegiornale ci saremmo trovati davanti la sua singolare figura con quella pettinatura alla Albert Einstein, che lo ha fatto diventare familiare ovunque.
Anche perché ,contiamocela giusta ,visto che parliamo di psichiatria ,nell’immaginario collettivo, quando uno pensa a uno “strizza-cervelli” se lo immagina proprio con le fattezze alla Vittorino Andreoli.
Ma il tempo passa inesorabile ed oggi lo psichiatra di riferimento dei media è diventato probabilmente il più giovane Massimo Recalcati della Statale di Milano, anche lui bravo come divulgatore scientifico.
Andreoli ha comunque un curriculum accademico di primissimo ordine incentrato sul Dipartimento di Psichiatria dell’Università di Verona passando però anche da Cambridge e Harvard.
Per decenni si è dedicato meritoriamente anche alla divulgazione scientifica con una lunga serie di volumi.
Questo sull’origine dei sogni è un agile volumetto di novanta pagine.
Un volumetto che si lascia leggere bene ma che richiede un certo livello di attenzione e concentrazione perché la materia non è proprio da lettura d’evasione.
Una delle pietre miliari della psicanalisi è “l’Interpretazione di sogni” di Sigmund Freud del 1899 e quindi è inevitabile che quando ci si trovi davanti a un’opera sui sogni si sia portati a pensare a quella.
Andreoli da subito chiarisce che il suo lavoro non riguarda l’interpretazione dei sogni ma la loro origine da analizzare sulla base di una ricerca basata su esperienze verificabili in gran parte da quanto accade in materia a ciascuno di noi.
E qui sta il grande interesse del libro.
Quanto a Freud l’autore rende rispettoso omaggio al fondatore della moderna psicanalisi, ma nei fatti ne demolisce pressoché totalmente le teorie a cominciare dal concetto principale che sta nel riferimento all’Inconscio.
Non mi avventuro volutamente nel riassumervi il significato che Freud dava all’inconscio, perché Andreoli lo fa ovviamente molto meglio di me e quindi troverete questo argomento nel libro.
L’autore in breve fa presente che le moderne tecnologie consentono di stabilire ormai con precisione quali sono le aree del cervello nelle quali avvengono i fenomeni che in lui si formano, ma che in nessun posto si è trovata la sede dell’inconscio di Freud.
Rispettosa, ma pesantina l’argomentazione a carico del Maestro.
Demolendo senza dirlo apertamente alcune delle leggende metropolitane che sono comunemente condivise l’Autore per esempio ci dice che il pensare di ricorrere al sogno come a una terapia liberatoria, interpretando correttamente o strampalatamente Freud è pericolosissimo, tanto che in psichiatria si usano farmaci per inibire i sogni perché si verificano dei casi in cui il risveglio dopo un incubo che abbia riproposto un trauma, anziché dare l’effetto di svegliarsi liberati fa sì che ci si svegli con alterazioni psico fisiche che possono arrivare fino all’infarto.
Attenzione anche all’uso senza specifica indicazione della melatonina oggi usata a casaccio perché una dose non calibrata su specifiche esigenze può portare addirittura ad alterazioni della psiche.
Interessante e perfino divertente il fatto che l’autore basi tutte le sue argomentazioni ragionando su esperienze concrete.
E quindi leggendo il libro veniamo a conoscere cosa sogna Vittorino Andreoli.
Per esempio ci racconta che gli capita di sognare di trovarsi in un ambiente non conosciuto molto vasto con una porta che conduce a una area che immette in acqua mare o lago.
Lui si immerge e nuota con molta destrezza usando sopratutto la forza delle braccia e va lontano molto lontano fino ad arrivare quasi al buio e ad avvertire che i muscoli delle braccia fanno male a causa della durata dello sforzo.
Peccato che, ci confessa l’Autore, lui non abbia mai saputo nuotare, non ami affatto l’acqua e in acqua ci sia stato l’ultima volta da bambino.
Questa esperienza di sogno per dire che l’esperienza onirica è spesso legata a qualche accadimento che è stato richiamato alla memoria prima di addormentarsi o che abbia esercitato una influenza sensibile sulla propria psiche, una preoccupazione, una emozione positiva o negativa.
Nel sogno si va in un territorio dove la forma di coscienza permane ma è di tipo diverso rispetto ai momenti di veglia.
Andreoli ci spiega da par suo cioè da formidabile divulgatore scientifico da cosa è costituito il cervello, delle famose sinapsi, cioè le unioni complesse e plurime fra i neuroni, della rete che si forma fra i neuroni eccetera.
Ci fa capire che se sono nate le neuroscienze è perché l’attività del cervello consiste in un attività di tipo elettrico che come tale è misurabile e individuabile.
Sappiamo che lo strumento classico per queste misurazioni è l’elettroencefalografo e Andreoli lo cita ma ne mette in evidenza i limiti che consistono in una sua non precisione e approssimazione perfino nel segnalare il momento della morte e questo sinceramente suscita qualche apprensione.
Non si trova però in questo libro nemmeno un accenno a tutte quelle tecniche di “imaging” che usando apparecchiature recenti e sofisticate riescono a misurare i fenomeni cerebrali in modo talmente straordinario da far ipotizzare che non sia azzardato usarle un giorno per individuare addirittura cosa stia pensando in quel momento un’altra persona.
Ma può essere che ne abbia parlato in altri libri.
Peccato però perché l’argomento è di grandissimo interesse.
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