Chi segue questo blog Vito Mancuso lo ha già trovato come autore almeno una decina di volte, essendo il mio filosofo-teologo-pensatore spirituale di riferimento da un bel pezzo, per il semplice motivo che per puro caso,come capita tanto spesso nella vita, il suo percorso di pensiero si è venuto a sovrapporre all’evoluzione del mio personale modo di pensare .
Da una giovanile totale adesione al cattolicesimo a una visione critica sempre più serrata fino all’abbandono definitivo, per approdare a una spiritualità che supera la sottomissione al dio di una qualunque religione con la sua autorità assoluta del tutto arbitraria.
Ma che spiritualità rimane, arricchita anzi dalla libertà e dalla responsabilità, al di fuori da fantasiosi testi sacri narranti le più svariate mitologie. sulle quali sono state costruite altrettanto arbitrarie teologie dogmatiche, a favore di gerarchie sacerdotali autoreferenziali, regolarmente col fine effettivo di sostenere un qualche potere politico.
Si tratta di un piccolo saggio ci dice Mancuso nato dal testo di una conferenza poi arricchito.
Un’ottantina di pagine molto dense.
Nella recensione di un thriller nessuno sarebbe così sprovveduto dal rivelare subito al lettore il nome del colpevole, ma qui siamo nel campo della filosofia e della spiritualità e quindi mi azzardo a dire subito che Mancuso al quesito se la vita ha un senso da una risposta convintamente positiva.
Non è scontato perché lo sesso Mancuso cita adesempio alcune frasi sferzanti tratte dai libri dello storico israeliano Harari ,divenuti bestseller, (ampliamene presenti anche su questo Blog) che altrettanto convintamente sostiene la tesi opposta.
Fin nella breve premessa Mancuso dice una cosa molto bella e cioè che il suo pensiero è tutto teso ad offrire al lettore una visione del mondo “che sia in costante relazione con la realtà e con gli esseri umani che la vivono”.
Come dire che una visione del mondo deve essere utile a chi la adotta , non mettere il medesimo al servizio o peggio in sottomissione ad altri e nemmeno a un Altro con la a maiuscola.
Direi che secondo Mancuso il concetto chiave per rispondere al quesito sul senso della vita sta proprio in questo, cioè nel rivendicare la necessità assoluta di trovarsi una valida visione del mondo.
Uno potrebbe legittimamente individuare come suoi riferimenti il conseguimento della triade ricchezza-piacere e potere.
E sarebbe un desiderio tanto legittimo da essere perseguito dalla maggioranza della nostra specie.
Ma uno potrebbe anche non essere affatto appagato dal porsi questi obiettivi.
L’insoddisfazione del nostro esistere ci porta innanzi tutto a ricercare una nostra identità, un nostro posto nel mondo.
Per la innata costituzione della nostra psiche si è portati in prima battuta a individuare la nostra identità con la ricerca di un nemico.
Socrate- Sofisti; Gesù - autorità religiose e politiche; adolescenti- genitori.
Quandanchè poi riuscissimo a superare questa fase primordiale che ci offre si immediata identità ma immettendo nella nostra vita rancori ed odio, ci troveremo a dover affrontare un ulteriore bivio.
Il senso del nostro essere lo cerchiamo e lo troviamo cercando di soddisfare il nostro sé individuale o arriviamo a capire che ci darebbe maggiore appagamento conseguire un ideale più grande del nostro interesse individuale?
Arriveremo a capire che l’uomo non è un’isola e che se si trova appunto isolato non ne trae alcuna soddisfazione?
Tutta la costruzione di pensiero di Vito Mancuso è indirizzata a suggerire al lettore che il senso dell’uomo sta nella “relazione” perché l’uomo è anzitutto relazione.
L’uomo moderno ha acquisito la propria autonomia quando lo sviluppo del pensiero filosofico nel secolo scorso è pervenuto al concetto della “morte di Dio”.
Si proprio del Dio Padre “dichiarato morto perché non più in grado di infondere senso alle esistenze umane”.
Con la morte di dio però la modernità ci ha lasciato anche la morte delle ideologie politiche e sociali, lasciandoci senza visione senza un’idea madre.
A questo punto del ragionamento Mancuso fa un’osservazione terribilmente azzeccata.
Quandanche fossimo orfani di padre, non saremmo affatto anche orfani di madre, cioè della natura, ed allora non stanchiamoci di ricercare, di ritrovare un legame forte con quella, col nostro stesso corpo.
Del resto perfino la teologia cattolica era arrivata all’intuizione che “dio è in noi”.
Cioè che tutto quel mondo concettuale che la nostra tradizione culturale denominava dio ,va ricercata al nostro interno.
E si torna al “gnosis au ton” conosci tè stesso di Socrate, non a caso uno dei quattro Maestri indicati nella precedente opera dello stesso Mancuso.
La natura è li ad indicarci l’armonia come “punto di appoggio a cui aggrapparci”.
Qui siamo a Confucio e Buddha ovviamente, ma anche a Lucrezio e Seneca e Marco Aurelio, non meno amati dal nostro autore.
Natura è anche lo “struggle for Life” per l’evoluzione della specie individuato da Darwin.
Ma non basta nel senso che potrebbe voler dire anche semplicemente legge della giungla, homo hominis lupus.
Ci appaga questa prospettiva?
La volontà di potenza di Nietzsche?
Secondo il pensiero oggi dominante, osserva Mancuso, si.
Oggi il pensiero dominante è il “darwinismo sociale” che ci ha portato a un mondo dove i ricchi sono sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri.
Ma se le nostre domande esistenziali si limitano di fatto al “quanto guadagno-cosa posso comperare?” significa, dice Mancuso, che siamo degradati da Homo Sapiens a Homo Faber.
Il mondo delle disuguaglianze è fondato su una montagna di sofferenze e questo non può appagarci.
Come elementi indotti di questo pensiero dominante c’è lo spegnimento della coscienza,lo spirito gregario, l’intruppamento.
Mancuso non vede differenze fra i moderni sacerdoti del darwinismo sociale che sono gli influencer sul web che ci inducono a comprare quello che vogliono loro e le gerarchie sacerdotali delle religioni tradizionali che ci vorrebbero vendere come prodotti la loro versione di “senso della vita” che sta nel sottomettersi acriticamente a loro.
Bisogna uscirne.
Noi siamo gli unici esseri “non determinati” in senso filosofico, come sono invece le pietre le piante e gli animali.
Loro sono fedeli perché devono esserlo non hanno altra scelta.
Noi siamo determinati nel senso che in certi aspetti siamo prevedibili ,come sanno le persone che ci sono più vicine, ma siamo anche liberi cioè capaci di creatività e di novità.
E quindi siamo responsabili del senso della nostra vita.
Questo senso siamo noi che dobbiamo darcelo, che dobbiamo scegliercelo.
Non c’è un senso valido universalmente ed a priori.
Ognuno di noi vive della sua costruzione mentale, del suo vissuto.
Sta a noi costruirci la nostra Weltanschauung, visione del mondo.
La biografia essenziale dell’autore posta all’inizio del libro ci dice che Mancuso attualmente insegna all’Università di Udine “Meditazione e neuroscienze”
Formidabile.
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