Si tratta di uno studio composto da sei saggi elaborati da altrettanti autori.
Non aspettatevi nomi di accademici famosi, stiamo parlando di sei ricercatori di università non di prima grandezza, specialisti in campi veramente di nicchia tipo “folclore negli studi socio culturali” o semplici ricercatori nel campo della pubblica amministrazione e delle associazioni non-profit.
Ma questo ovviamente non significa che il lavoro complessivo riportato dal libro non sia di buon livello.
Anzi, per le mie esigenze è risultato anche troppo di indirizzo accademico.
Confesso infatti che dopo le incredibili vicende dell’assalto al Campidoglio di Washington di qualche mese fa mi ero riproposto di cercare di trovare delle notizie attendibili sulla galassia dei gruppi violenti nell’estrema destra americana, sui quali sapevo ben poco.
Come fare? Quello che facciamo tutti, una bella ricerca su Googol e su Amazon libri.
Provateci, ci rimarrete male perché vi troverete davanti a intere biblioteche con la conseguente difficoltà a restringere la scelta.
Finchè ho individuato il libro del quale stiamo parlando che già nel titolo elencava alcune delle cose che cercavo.
Ho cominciato a leggerlo ma sinceramente avrei preferito diciamo una trattazione se non giornalistica almeno di divulgazione, mentre si tratta di un vero e proprio lavoro di ricerca, e quindi essendo stato preso in contro piede ho un po’ dovuto costringermi a portare a termine la lettura anche quando l’interesse non era al massimo.
Finita la lettura comunque ho apprezzato il lavoro e se non ho trovato proprio quello che volevo questo non è colpa degli autori ma della complessità della materia.
Infatti trattandosi di una ricerca rigorosa, questa mette in evidenza il fatto che i gruppi dell’ultra destra americana sono appunto delle galassie e come tali sono contraddittorie nella loro stessa composizione e quindi può capitare che alcuni gruppi non siano affatto pro-Trump, mettendo in crisi il lettore che si aspettava risposte più semplici e lineari.
Ho apprezzato il fatto che spesso in questi saggi fa capolino il metro di giudizio delle neuroscienze.
Mi sembra infatti che il meccanismo mentale che porta all’adesione a volte fino al fanatismo a questi gruppi sia quello ben descritto e documentato dall’epistemologo evoluzionista dell’Università di Padova, Telmo Pievani, scienziato ben noto al grande pubblico per la sua capacità di dedicarsi con successo anche alla divulgazione scientifica.
Mi riferisco in particolare al libro di Pievani dal titolo : “Siamo nati per credere”, la cui lettura consiglio caldamente a chi voglia approfondire questi meccanismi.
Cerco di essere sintetico senza banalizzare concetti complessi : la nostra mente è portata a non concepire che possa capitarci di osservare fenomeni ai quali non riusciamo a dare una spiegazione.
Cioè la nostra mente ci porta a cercare assolutamente una causa in relazione ad ogni fenomeno.
E va bene, saremmo portati a commentare, come se questo volesse dire che la mente ci invita a servirci rigorosamente della logica per decifrare il reale.
Ma non è così perché nel meccanismo mentale che cerca una spiegazione si inserisce il così detto complesso del mammuth, rimasto saldissimo nel nostro procedimento mentale anche se i mammuth sono scomparsi dal nostro mondo da un bel pezzo.
Complesso del mammuth significa che il nostro cervello di fronte a un problema di conoscenza da risolvere, agisce con la massima fretta come quando doveva evitare ai nostri più lontani antenati di finire come pasto degli animali preistorici e per far questo suggeriva loro con la massima velocità il piano di azione per evitare di essere sbranati, andando a cercare nel data base situazioni precedenti finite nel modo meno dannoso.
Tutto bene, nel senso che con questo sistema la nostra specie è sopravvissuta.
Non bene invece il meccanismo mentale che ci porta inevitabilmente a privilegiare come prima scelta una soluzione già messa in atto.
Usando parole diverse questo tipo di meccanismo ci condanna a privilegiare il “pre-giudizio”e quindi una soluzione conservatrice e conformista.
Non è questo un giudizio di valore, è semplicemente il meccanismo di azione del nostro cervello così come le neuroscienze hanno appurato che sia.
Sulla base di questo meccanismo sono nate fra l’altro le credenze nei miti religiosi, che di conseguenza non sono affatto basati su argomentazioni logiche ma al contrario su narrazioni che danno spiegazioni arbitrarie dal punto di vista logico, ma coerenti a credenze pregiudiziali che semplicisticamente sembrano offrirci spiegazioni facili a problemi complessi.
Scusatemi la divagazione nel campo delle neuroscienze, ma ho ritenuto indispensabile farla perché se non si acquisiscono questi concetti allora le azioni del più famoso degli assalitori del Congresso lo sciamano Jake Angeli di Qanon col copricapo cornuto non potrebbero apparire altro che come patologie neuropsichiatriche.
E invece hanno spiegazioni se si vuole sociologiche e politiche seguite e condivise da percentuali tutt’altro che trascurabili di americani.
Se la prima e più attendibile spiegazione dell’esistenza di questi gruppi può quindi esser ricercata nelle neuroscienze e nei meccanismi mentali che ci portano naturalmente non alla ricerca delle spiegazioni razionali e quindi alla conoscenza, ma ci suggeriscono come prima scelta, la risposta fideistica di preconcetto del rutto arbitraria e irrazionale, la seconda sta in fatti obiettivi di tipo sociologico politico.
Prima di tutto la molla più diffusa in queste credenze complottistiche è la sfiducia nelle èlites, in quello che nel mondo anglo sassone è definito l’establishment.
In gran parte del mondo sviluppato infatti è sempre più diffuso un senso di frustrazione verso le classi dirigenti accusate di avere rotto il patto sociale a causa del fatto che le nostre società sono sempre più classiste disuguali come se ci remassero contro, perché corrotte.
La globalizzazione e l’enorme progresso tecnologico hanno portato vantaggi ma hanno anche sconvolto la vita di tutti causando tra l’altro la perdita di un sacco di posti di lavoro.
E’ su questa base che vengono fuori le teorie cospirative al limite del demenziale.
Bill Gates il fondatore di Microsoft che per avere detto in tutt’altro contesto che sarebbe auspicabile una diminuzione dell’incremento demografico mondiale viene accusato di aver diffuso la pandemia per ridurre il numero di essere umani, indebolirli in modo da poter creare un nuovo ordine mondiale sul quale ovviamente possa governare lui e i suoi amici.
Come Gates delle stesse cose vengono accusati i più noti grandi finanzieri come Soros.
Il virologo Fauci che avrebbe spinto le autorità ad adottare le misure di contenimento del virus non per contenere la diffusione del virus, ma per limitare le libertà e promuovere il famoso Nuovo ordine mondiale.
Ancora più demenziali all’apparenza le accuse di sfruttamento della pedofilia dirette alla Clinton e in genere ai Democratici naturalmente sempre col fine di arrivare al Nuovo Ordine Mondiale.
Ecco a questo punto si introduce un nuovo elemento che nella storia delle epidemie non è nuovo affatto e che consiste nel cercare di spiegare un fenomeno che non si conosce e che per questo spaventa inventandosi la più semplicistica delle spiegazioni, che però ha il vantaggio di essere immediata ed efficace : la ricerca di un nemico, che spande l’epidemia.
Nella storia delle epidemie è inutile ricordare chi sia stato individuato come nemico di prima scelta, perché tutti sappiamo che questo è invariabilmente : gli Ebrei.
Se il lettore avrà la pazienza di andarsi a cercare le recensioni che nei mesi scorsi ho dedicato a libri sulle epidemie nella storia vedrà che i “pogrom” cioè veri e propri massacri delle comunità ebraiche europee sono sorti proprio alla ricerca del capro espiatorio della “peste nera” della lebbra e simili epidemie.
Nel campo delle neuroscienze come in quello dell’antropologia culturale l’individuazione di un nemico ben identificato è un elemento di grandissima importanza per un gruppo di “fedeli” per il fatto che crea un forte elemento identitario e di coesione fra i membri.
La storia ci conferma che gli Ebrei sono spessissimo divenuti il bersaglio per il fatto di essere “minoranza” e di essere “diversi”.
Sullo stesso piano stanno ovviamente anche gli altri gruppi umani che rispondono alle medesime caratteristiche.
Mi fermo qui per non togliere al lettore il piacere sadico, se piacere si può chiamare di leggersi l’elenco documentato delle folli credenze che rispondono al genere “cospirazioni”.
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