martedì 18 ottobre 2022

Telmo Pievani : La natura è più grande di noi – Storie di microbi di umani e di altre strane creature - Editore Solferino – recensione

 



Non è un caso che il libro di Telmo Pievani, docente di filosofia delle scienze biologiche presso l’Università di Padova sia stato pubblicato dall’Editore Solferino per il fatto che il volumetto raccoglie in gran parte articoli che l’autore ha scritto nel tempo sul Corriere della Sera.

L’autore medesimo è un personaggio ben conosciuto e si è reso benemerito al grande pubblico per la sua abilità di dedicare del tempo alla divulgazione scientifica.

Al di là dei titoli accademici è sicuramente il più noto evoluzionista italiano.

Se il pensiero di Darwin è oggi largamente conosciuto in Italia buona parte del merito va proprio a lui.

Ricordo tra l’altro l’importante evento che Pievani ha curato anni fa al Mudec di Milano proprio su Darwin e la storia dell’evoluzione raccogliendo un importante successo anche per la parte dedicata alla Didattica con notevole partecipazione delle scuole.

Mi pare sia un personaggio singolare nel senso che data la cattedra accademica che ricopre dovrebbe essere un filosofo della scienza, ma sinceramente mi sembra che la sua opera sia pressoché totalmente nell’ambito della scienza e della divulgazione scientifica.

Come filosofo mi sembra meno convincente, ma ne parleremo dopo.

Come indica il sottotitolo il libro non segue un unico canovaccio ma spazia su argomenti diversi.

Siamo sempre però nel campo dell’evoluzione, della biodiversità, del riscaldamento climatico e delle sue conseguenze.

Appaiono anche i piccoli saggi che l’Autore ha dedicato nel tempo alla pandemia di Sars particolarmente coinvolgenti perché Pievani è un bergamasco, cioè nativo e deduco anche residente di quel territorio che alla pandemia ha pagato il tributo più alto, compresa la vita di suo padre, nel momento del lockdown più rigoroso.

Personalmente ho un bagaglio di cultura prevalentemente umanistica e quindi non sono attrezzato per seguire argomenti scientifici se questi si addentrano in argomentazioni tecnico scientifiche di tipo accademico.

Apprezzo quindi da tempo l’attività del Prof. Pievani che sa conservare il rigore dello scienziato parlando e scrivendo però in modo da essere compreso anche da chi come mè della biologia ha solo un’infarinatura.

Voglio dire che inevitabilmente se l’argomento è quello, chi ne parla non può non usare i termini appropriati, ma che quando il medesimo si addentra fra mitocondri, organelli ,eucarioti ,aminoacidi e via di seguito deve essere capace di lanciare un salvagente al lettore comune che sta affogando, rinfrescandogli un po la memoria arrugginita dai tempi della scuola e cerchi di farsi capire.

Ecco questo libro è leggibile da tutti, quasi per intero, anche se inevitabilmente qualche passo lo confesso può rimanere un po ostico, ma questa succede molto raramente.

Le cose interessanti delle quali si parla nel libro sono veramente molte.

Tanto per cominciare è inevitabile che l’esponente più noto al grande pubblico degli evoluzionisti si senta in dovere di fare guardare il lettore alla natura con la prospettiva tipica degli evoluzionisti che hanno una concezione del tempo che è lontanissima rispetto a quella alla quale facciamo riferimento noi comuni mortali tutti i giorni.

Purtroppo i programmi scolastici lasciano nel buio più nero quello che sta prima delle civiltà sorte fra Tigri ed Eufrate.

Prima c’era l’uomo delle caverne che rincorreva i mammut.

Ecco non credo che il nostro bagaglio acquisito a scuola vada troppo oltre questa semplificzione.

Ne deriva allora che quando gli scienziati come Pievani parlano di universo formatosi 13,8 miliardi di anni fa andiamo a finire in apnea.

Non migliora la sensazione quando si apprende che la nostra specie cioè l’Homo sapiens ha la bellezza di 200.000 anni mentre la vita è comparsa 3,7 miliardi di anni fa.

La nostra specie quindi pur navigando per tempi molto più ampi di quello che crediamo comunemente è molto giovane, rispetto alla nascita della vita per esempio.

La nascita della vita significa in pratica batteri cioè microbi.

Fondamentale quindi il saggio sui microbi che compare in questo volume .

I microbi sono la prima forma di vita molto ma molto più anziana abitatrice del pianeta rispetto a noi.

Il libro è tutto godibile, se devo riportare un impressione personale a me ha interessato in modo particolare la descrizione dei cefalopodi, i molluschi, fra i quali per intenderci ci sono i polipi.

Interessanti non solo per la loro prelibatezza gastronomica, ma sopratutto per la assoluta rilevanza della loro intelligenza distribuita fra gli otto tentacoli.

Solo questo fatto rende difficile immaginare di come relazionarsi con loro ,per metterci nei loro panni dovremmo immaginarci come se avessimo il cervello distribuito fra mani e piedi.

Considerazione finale.

A mio parere questo è un libro che tutti dovrebbero leggere per allargare le loro conoscenze.

Mi ha sempre interessato moltissimo il Pievani formidabile divulgatore scientifico e alfiere dell’evoluzionismo, che rimane una delle acquisizioni scientifiche più basilari di tutta la storia della scienza.

Non nascondo però che alcune argomentazioni del Prof. Pievani quando si presenta nelle vesti di filosofo mi hanno sempre lasciato perplesso.

Per spiegarmi meglio direi che mi sta bene l’insistere di Pievani sul fatto che alla base del meccanismo dell’evoluzione non c’è nulla di finalistico ma c’è solo quello che non ci riesce di definire diversamente che il caso, e che Pievani chiama correttamente contingenza.

Capisco che Pievani voglia insistere sul fatto che le cose sono andate così nella storia dell’evoluzione ma che potrebbero essere andate anche diversamente,(e questa è proprio la definizione di contingenza) ma non mi ritrovo più quando lo stesso autore sostiene che non esiste una tendenza alla sempre maggiore complessità e quindi verso un progresso, un miglioramento, chiamiamolo come si vuole, perché questo mi sembra di tutta evidenza e non il contrario.

Siamo natura, siamo polvere di stelle, siamo parte del mondo animale va bene siamo “anche” questo, ma siamo anche altro che è il riconoscere la nostra assoluta unicità nell’universo e che è qualcosa che supera la biologia.

Abbiamo il 94% di patrimonio genetico in comune con lo scimpanzé, ma abbiamo anche capacità di ragionamento, di astrazione, di linguaggio, di autocoscienza che lo scimpanzè non ha e che ci rendono unici e oltre al regno animale del quale siamo pure parte.

Abbiamo la capacità di riconoscere l’etica ,l’arte e la spiritualità perché siamo liberi, gli altri animali non dispongono della libertà e non possono nemmeno concepirla.

Ecco su questo discorso chiaramente di tipo filosofico col pensiero di Pievani ci si trova in uno spazio un po nebuloso o ambiguo.

Mi pare che Pievani abbia superato un tipo di pensiero che abbia come uniche chiavi di lettura “materialismo” e “necessità” bene espresso per esempio a suo tempo dalla visione di Jaques Monod per intenderci, ma avverto ancora un certo preconcetto verso il riconoscimento del valore della spiritualità.

Attenzione, spiritualità non superstizioni o religioni più o meno istituzionalizzate.

Non nascondiamoci dietro a un dito, tutti sappiamo che l’ostacolo principale al riconoscimento del meccanismo dell’evoluzione per il grande pubblico è stato ed è il creazionismo basato su nient’altro che sulle mitologie delle religioni del tutto incompatibile con le evidenze scientifiche, ma attenzione a non buttar via il bambino (il riconoscimento della spiritualità) con l’acqua sporca (il dogma religioso del creazionismo).









Nessun commento: