Prosegue ormai a tempo indeterminato il darby fra Limes e Domino, che diventa ancora più diretto perché riproducendo passo dopo passo le strutture di Limes anche Domino annuncia di avere aperto “la scuola di Domino” cioè una scuola di geopolitica.
C’è spazio per tutte e due le iniziative?
A quanto pare si.
Vedremo.
Sinceramente a vedere quanto rimangono conformisti e monocordi i media italici mi sembra poco verosimile che tanti editorialisti così supponenti capiranno mai che per parlare di un tema occorre prima di tutto tanto studio specifico e quindi si butteranno mai a centellinare ogni numero di Limes e Domino, prima di parlare ad esempio di Russia e Ucraina, ma sarebbe bello se fosse così.
Certo questo settimo numero di Domino non delude.
Tanto per cominciare dedica praticamente due terzi dei saggi su Russia e modo di pensare russo.
Proprio quello che i media non fanno neanche per sbaglio, temendo di essere fraintesi come filo-putiniani, come se sentire almeno ogni tanto anche la narrativa della parte opposta per potersi fare un giudizio critico, non fosse la più ovvia delle regole per parlare di una guerra.
M pare che questo sia fantascienza.
Ecco però che in questo panorama informativo così carente la serietà e il rigore degli analisti di geopolitica fornisce un apporto veramente prezioso.
Seguendo gli autori dei saggi geopolitici ho scoperto ,confesso la mia precedente ignoranza, la presenza di siti di questi autori che arrivano a livelli di specializzazione impensabili in altri tempi. Ne voglio citare uno a titolo di esempio “parabellum.com” di Mirko Campochiari che è in grado addirittura di fornire la situazione sul campo delle operazioni belliche Russo-Ucraine pressoché in tempo reale.
Altro che i nostri telegiornali.
Ma torniamo al numero 7 di Domino.
Come detto sopra parla a lungo della Russia dei Russi, che non è la Russia di Putin, per la semplice ragione che a parere degli analisti è Putin a rappresentare il sentire del suo popolo non viceversa.
Basterebbe questo discorso ovviamente molto ben appoggiato da documentazione adeguata a far capire quanta strada deve ancora fare un mondo mediatico approssimativo e monocorde.
Gli analisti non sposano alcuna parte per definizione, diversamente avrebbero sbagliato mestiere.
Ho trovato particolarmente interessante il saggio sui paesi baltici sui quali sapevo pochino come immagino molti altri.
Terribilmente interessante anche il saggio che mette in evidenza le più che verosimili conseguenze del bombardamento di notizie che gli apparati americani e britannici hanno diffuso prima dell’invasione russa appunto dandola per certa senza riuscire a preoccupare i paesi “amici”, ma innescando un pericolosissimo meccanismo psicologico che può avere spinto la dirigenza russa ad agire sconsideratamente.
Anche se l’argomento più significativo del fascicolo è quello dedicato al rischio che l’escalation del conflitto possa sfociare nell’uso dell’arma nucleare per tattica che sia.
Questo saggio va proprio letto in modo prioritario perché mette in luce un infernale meccanismo che probabilmente veramente ben pochi nel nostro paese conoscono e ancor meno hanno chiaro.
I meccanismi Nato nel caso di uso del nucleare ci costringerebbero a partecipare alla guerra non dal nostro salotto ma “boot on the ground” per essere chiari e addirittura si dice la zona geografica che sarebbe di nostra pertinenza : il Donbas.
Forse sarebbe il caso di darsi una svegliata.
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