giovedì 5 gennaio 2023

Piero Angela : Dieci cose che ho imparato Ed. Mondadori - recensione

 




Piero Angela è un grosso personaggio.

Ha avuto molto dalla vita perchè ha dato molto.

Forse è questa la lezione che in massima sintesi vuole darci con questo volumetto postumo messo insieme dai figli e consistente nei suoi ultimi scritti.

Usare l’enorme potere della televisione   per contribuire a far crescere gli italiani questo forse il suo obiettivo di sempre.

Altri hanno fatto l’esatto contrario ,concependo la televisione come puro strumento per fare cash, cioè per far passare pubblicità imbottita in programmi “di intrattenimento”, legittimo per carità, ma c’è un po di differenza fra le due “visioni”.

Oso immaginare che Angela abbia nutrito il segreto sogno di fare della Rai una specie di BBC, ma era troppo intelligente per non sapere che non era altro che un sogno.

Questo però non gli ha impedito di lottare coi denti per mettere insieme e rendere appetibile un puro programma culturale di divulgazione scientifica, facendo anche share e cercando nel contempo di puntare in alto spendendo il meno possibile.

Il suo successo durato decenni ha dell’incredibile, tanto più che rappresenta anche il caso più unico che raro di un intellettuale inventore di un “format” televisivo, che ha avuto l’abilità di trasferire al figlio le sue conoscenze facendone per tempo l’erede.

Ma concentriamoci sul libro, prezioso perchè è di fatto l’enunciazione della sua filosofia, riassunta in 10 punti.

Vi invito a leggerli ed a rifletterci sopra.

Come scrive il figlio nella bella e commossa introduzione, Piero Angela a che gli chiedeva, familiari compresi ,come facesse ad elaborare idee geniali rispondeva che la cosa era semplice leggeva molto e studiava altrettanto.

Il personaggio era cordiale, estroverso, ma anche in questi scritti non riesce a nascondere la sua simpatia per gli uomini di scienza, che arrivano dove arrivano, vivendo spesso una vita al limite dell’austerità per potere applicare il metodo scientifico in tutto il suo rigore.

Forse proprio il succo del suo pensiero come esce da questo libro consiste nel suo cruccio di superare le incredibili difficoltà che si trovano nel cercare di far intendere a noi, ai suoi connazionali, che non si può capire la realtà del mondo di oggi se non ci si affida alla scienza.

Se non si diventa assolutamente convinti che solo la scienza ci da la conoscenza.

In questo libro Angela è abilissimo a farci capire perchè questo compito è difficile.

E’ presto detto : perchè “la scienza non è democratica” , non può esserlo.

L’affermazione di uno scienziato che espone una acquisizione scientifica, raggiunta seguendo le procedure stabilite dalla comunità dei suoi pari non ha senso che venga messa sullo stesso piano “per rispetto della libertà di espressione” ,con la affermazione sullo stesso argomento di un oppositore che non sia in grado di dare dimostrazione delle procedure da lui seguite.

Il primo è uno scienziato, il secondo è un ciarlatano.

Far passare questo discorso da noi non è facile come sembra, tanto più in epoca di social media con assoluta libertà per chiunque di rendere pubblica all’intero mondo qualsiasi affermazione gli venga in mente, anche se non sa nemmeno di cosa sta parlando.

Del secondo ostacolo a far passare la mentalità scientifica in Italia abbiamo già accennato.

E consiste nel fatto che le conoscenze scientifiche di base si acquisiscono solo studiando e studiare costa fatica.

Per di più da noi c’è una netta predilezione per la cultura umanistica che complica ulteriormente le cose.

Ecco sinceramente questa parte del discorso che fa Angela non mi trova del tutto d’accordo.

Nel senso che, per farla breve ,non penso che le cose andrebbero meglio se le nostre università sfornassero molti più ingegneri che avvocati o laureati in lettere.

Il problema è probabilmente più complesso e consiste nel fatto che il mondo di oggi ,enormemente più complesso di quello di ieri, per essere compreso necessità di un approccio sempre più interdisciplinare.

Gli avvocati crescono e gli ingegneri mancano, questo fatto è innegabile, ma gli ingegneri che servono oggi saranno più abili a risolvere problemi tecnici sempre più di nicchia quanto più avranno acquisito una intelligenza strategica di insieme che è figlia della cultura umanistica.

In altre parole la super-specializzazione di nicchia serve solo se riesce a usare quella nicchia per aumentare la funzionalità dell’insieme, se no è fatica sprecata.

Ma forse anche Angela in questo libro dice la stessa cosa, seppure non direttamente.



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