giovedì 10 agosto 2023

Alessandra Colarizzi : Africa rossa Il modello cinese e il continente del futuro - Ed L’Asino d’oro – recensione

 



Siamo sinceri, se le nostre nozioni sulla Cina spesso difficilmente vanno oltre vaghe narrazioni esotiche, pervenutaci chissà da dove, le nostre nozioni sull’Africa, temo che siano ancora più vaghe e generiche.

Se vogliamo proprio verificare questa affermazione. con la cartina di tornasole della geografia, forse sarebbe meglio lasciar perdere, anziché porci delle domande, ma voglio essere cattivo.

Provate a mettervi alla prova .

Sapete indicare dov’è lo stato africano dell’ eSwatini ? O meglio sapevate che esiste?

E il distretto tecnologico cinese del Chengdu-Chongqing ?

Aiiah! Forse è meglio trovarci un agile manualetto di sicura affidabilità ,che ci dia alcune nozioni di base.

Eccolo, lo abbiamo trovato, basta comprarselo (costa poco) e leggerlo.

L’autrice dirige China Files “piattaforma multimediale specializzata in affari cinesi” ci dice l’ultima di copertina, dovrebbe bastare.

Basta e come, il saggio del quale stiamo parlando è breve ,ma documentato a dovere e con un’ottima bibliografia essenziale.

Amici miei, il mondo cambia a velocità impressionante e quindi la prima cosa che vi consiglio è questa.

Fate un esame di coscienza, come quello tipo cartina di tornasole ,che ho proposto sopra e, constatato umilmente, quello che c’è da constatare, lasciate perdere le quattro fregnacce da bar sport sull’argomento ,che circolano sui media e affrontate con apertura mentale l’analisi che questo libro serio vi propone, anche se probabilmente, contrasterà in modo abbastanza deciso con gli stereotipi circolanti.

I Cinesi mangiano i cani e diffondono le malattie a causa di bassi livelli di igiene : suonano non pochi media nostrani.

I Cinesi, come è noto di solito rispondono a queste battute : ma voi mangiate i cavalli, che nessuno in Cina mangerebbe.

Ecco!, eleviamoci da queste amenità e parliamo di cose serie.

Stiamo parlando di cosa stanno facendo ed hanno fatto i cinesi in Africa.

La robusta propaganda mediatica ,condotta con grande abilità e ,si direbbe, dai risultati conseguiti, con grande successo, dagli americani, letteralmente ossessionati dal presunto pericolo cinese, vuole che la Cina sia tutta impegnata a sovvertire l’ordine mondiale.

Attenzione, è grossa, perché detto così, se fosse vero, saremmo tutti in pericolo.

Va bene ma allora, bisogna cominciare dalla più elementare “analisi del linguaggio” e cercare di specificare cosa intendano i medesimi americani quando parlano di “ordine mondiale”.

Intendono l’ordine mondiale, che consegua alla realizzazione dei loro interessi strategici e securitari nazionali.

Non lo dico io, lo dice, per esempio ,con linguaggio molto piano e trasparente, il numero uno della geopolitica mondiale ed americana George Friedman.

Quindi “ordine mondiale” è da tradurre in : “ordine mondiale ,che garantisca l’egemonia strategica degli Stati Uniti”.

La Cina contrasta l’ordina mondiale, esplicitato, come abbiamo fatto sopra?

Ma certo e lo dice molto apertamente, da un bel pezzo, perché propone di sostituire l’ordine mondiale unipolare ad egemonia americana con un nuovo e diverso ordine mondiale a carattere multipolare ,nel quale non via solo un solo egemone, ma che riconosca il ruolo di diversi stati che per le loro caratteristiche di dimensione, peso economico e demografico, trascorsi storici ,eccetera,possono rivendicare un ruolo di egemone almeno a livello regionale.

Ma non basta.

Non basta ,perché gli Usa ,avendo vinto la Seconda Guerra Mondiale, se pure non da soli, hanno il vizietto di ritenere di avere la missione messianica di essere i più qualificati detentori dei valori liberali occidentali e quindi di essere incaricati dall’Altissimo di diffonderli nel mondo.

E qui ,però ci risiamo, come quando sopra ci siamo imbattuti nella dizione “ordine mondiale”

Quando si parla di esportare la “democrazia” e i “diritti umani” cosa si intende?

Democrazia nel senso formalmente procedurale ,cioè solo il realizzare un’elezione sulla base del principio :“one man, one vote”,come siamo abituati a pensare?

Oppure, non ci accontentiamo della procedura formale e andiamo a guardare ai risultati ,cioè a vedere se si è riusciti a eleggere governanti dotati delle necessarie qualità e preparazione, per raggiungere dei risultati conformi a un programma da noi condiviso, come si pensa nel sistema cinese basato sulla meritocrazia?

Questo punto è importantissimo e per chi vuole chiarirsi le idee in proposito rimando alla precedente recensione del saggio di Daniel A.Bell del 25 luglio scorso sul “Modello Cina”.

(http://gmaldif-pantarei.blogspot.com/2023/07/daniel-bell-china-model-political.html)

Intendiamoci ,si può essere d’accordo o meno sulla presunta maggiore efficienza del modello cinese, rispetto alla democrazia formale all’occidentale, ma bisogna avere chiaro un dato di fatto, non un’opinione, che è questo.

L’Occidente, cioè noi, contiamo nel mondo per 1/8.

Il resto del mondo ,cioè la stragrande maggioranza degli abitanti del nostro pianeta, non la pensano come noi ,né sulla democrazia formale ,né sul modello liberista, né sui diritti umani formulati all’occidentale.

In Asia, Africa ,America Latina eccetera, si fa riferimento a culture antiche, che privilegiano la comunità, l’armonia e la stabilità rispetto alla priorità dell’individuo.

Bisogna pure che ce ne facciamo una ragione.

Il così detto “Washington consensus” è una delle pretese di egemonia ,che ci sono sulla faccia della terra, ma non è l’unica ,e non è detto che sia la migliore, o meglio che sia nell’interesse del nostro o di altri paesi.

La cosa va valutata, caso per caso.

Altro fatto e non opinione è questo : in Africa c’è una larga maggioranza di paesi che non hanno affatto dimenticato la storia, e che quindi conservano risentimento e sfiducia nei paesi ex colonialisti e soci.

Hanno al contrario una naturale propensione a vedere di buon occhio chi colonialista non è mai stato ,ed ancora di più quelli che il colonialismo l’hanno subito.

Ecco perché la Cina in Africa ha trovato le porte aperte, anzi spalancate.

Acquisita questa prospettiva, rimando alla lettura del libro per avere abbastanza nel dettaglio l’elenco ,estremamente corposo, degli investimenti cinesi in quel continente, sopratutto in infrastrutture.

La Cina ci ha guadagnato ,certo, perché nel periodo della sua massima espansione economica, le è venuta a fagiolo la politica delle grandi opere realizzate in Africa ,in cambio di materie prime e sopratutto di combustibili.

Oggi i tempi sono ancora cambiati, ma anche l’Africa ci ha guadagnato?

Sicuramente sì, ma vi rimando alla lettura del libro per avere una analisi puntuale.


















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