La geopolitica ,ormai lo abbiamo capito, è materia nuova ed ancora piuttosto ostica, perché contraddice molte delle convinzioni che abbiamo immagazzinato.
Di conseguenza non sembra proprio il tipo di lettura di tutto riposo da fare sotto l’ombrellone.
Ma forse è proprio per questo ,che Dario Fabbri ,nel numero di luglio di Domino, ha sparato grosso e ad alzo zero.
Non nascondiamocelo, in qualsiasi bar sport d’Italia, per non dire in qualsiasi conversazione d’ufficio o di famiglia, quando si parla della guerra d’Ucraina, quello che viene fuori in prima battuta è : ma Putin è matto.
Vivevamo comodi e tranquilli nel mondo (illusorio per la geopolitica) dell’economicismo.
Ricordate la famosa battuta di Clinton “It’s economic stupid” ?
Ma sempre la geopolitica ci invita a pensare che a muovere il mondo in realtà non è l’economia, ma altre cose ,se vogliamo, più vecchie o addirittura arcaiche come la storia, le narrazioni che i singoli popoli si sono fatti sulla loro identità e il “fattore umano”.
Se seguiamo questi criteri arriviamo a constatare che ci sono popoli che non vivono di economia, ma proprio di storia e di narrazioni e su questa base sono convinti che i loro paesi o sono “imperi” o non sono.
Capisco che è grossa da dire e da visualizzare, ma pare che le cose funzionino proprio così.
Ecco ,allora, se vogliamo contarcela da persone colte, che si materializzano i fantasmi della pace di Vestfalia e del Congresso di Vienna, diventando attualissimi.
O se vogliamo dircela più terra-terra, traduciamo il vocabolo “impero” ,che avevamo cancellato dalla memoria con la matita rossa del politicamente corretto ,con la parola potenza “egemone”.
Che si attanaglia perfettamente agli Stati Uniti ed alla Cina, fra gli egemoni in atto, e alla Russia, Turchia, Iran,Brasile o Messico fra quelli potenziali.
Che fanno gli egemoni ?
Oh caspita! Che volete che facciano, fanno i loro interessi ,ammantandoli di parole buone.
Missione messianica di esportare nel mondo democrazia e diritti umani dicono alcuni (Stati Uniti e seguaci), stabilità e armonia (Cina e seguaci) eccetera eccetera.
Detto questo, torniamo al “Putin è matto!”
L’affermazione può essere compresa perché in effetti Putin ha commesso errori così grossolani da sembrare fuori di testa.
A cominciare ,dicono i militari, dal contraddire gli stessi manuali di tecnica militare stampati in Russia, perché un’offensiva si fa, non si annuncia tre mesi prima, perché così si fa saltare la sorpresa, mettendosi subito in posizione di svantaggio.
Poi non si fanno muovere colonne corazzate in fila indiana senza supporto di fanteria come hanno fatto i Russi iniziando l’invasione, perché così facendo,se un carro è colpito, questo frena l’avanzata di tutta la colonna e l’azione fallisce, eccetera eccetera.
Putin è universalmente definito l’autocrate per eccellenza.
Errore banale, dice la geopolitica, secondo la quale nessuno può fare e disporre quello che vuole, ma deve contare su un ampio e articolato apparato, che condivide il potere con lui .
E poi comunque tutti i componenti del medesimo gruppo sanno che devono essere sempre supportati dal consenso dei loro popoli se vogliono rimanere in sella.
E infatti questa affermazione della geopolitica, indigesta e contro-intuitiva è stata vistosamente confermata dal tentato golpe di Pregozin un mese fa.
Il fatto poi che lo stesso Pregozin sia ancora vivo, contraddice radicalmente tutte le nostre narrazioni e convinzioni sulla “governance” della Russia.
Il potere è sempre condiviso per sua natura.
Uno dei maestri del pensiero liberale, Bruno Leoni ,era addirittura autore della teoria del “potere diffuso”.
Veniamo quindi a sapere ,intendiamoci, per quanto possibile, che “là dove si puote quel che si vuole”, per dirla con Dante, cioè al Pentagono e agenzie sicuritarie americane collegate, nelle ore durante le quali si consumava il tentativo di golpe di Pregozin, si era in ansia e molto in ansia.
E ,incredibile ma vero, ci si augurava che il gruppo di potere che esprime Putin rimanesse in sella.
Perchè? Perchè erano diventati matti anche loro? Evidentemente perché dalle (buone e dettagliate) informazioni che avevano, sapevano con sicurezza che l’alternativa a Putin sarebbe stato il dissolvimento di un gruppo di potere relativamente moderato ,come risulta quello putiniano, a favore di nazionalisti estremisti, probabilmente incapaci di tenere insieme il paese più grande del mondo, quale è la Russia, dotata di ben 85 regioni, e un numero di etnie, lingue,religioni da far paura.
Qualche incosciente in Occidente potrebbe sfregarsi le mani, sognando la dissoluzione della Russia, pensando così di “fargliela pagare come si meriterebbero”, ma fortunatamente (si spera) al Pentagono pare la pensino proprio diversamente ,preoccupatissimi di doversi poi occupare di dover metterci mano loro, per rimettere insieme i cocci ,comprensivi di pare 3.000 testate nucleari sparse qua e là.
Prospettiva da film dell’orrore, ma al Pentagono il livello di orrore cresce a dismisura pensando a quanto si sfregherebbero le mani ,piuttosto ,a Pechino,nel caso di una dissoluzione della Russia, pronti a prendersi, in sol boccone, quella immensa terra che si chiama Siberia, magari dotata di un clima da cani, ma che risulta il forziere minerario più fornito del mondo.
E quindi : salvate il compagno Putin! Era l’invocazione che usciva dal Pentagono, per contro-intuitiva che la cosa possa apparire.
Ecco in quattro parole il contenuto di questo numero di Domino.
Come vedete, risulta avvincente come un thriller e quindi va benissimo anche sotto l’ombrellone.
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