L’inevitabile “stanchezza” dell’opinione pubblica sull’andamento delle due guerre principali in corso ,per via del prevedibile effetto assuefazione, si ripercuote anche su fonti di informazione ben più elevati ed affidabili dei normali media generalisti.
E quindi anche le riviste specializzate come Domino o Limes ne risentono anche perché, non dobbiamo nascondercelo, sono nati nel frattempo ,blog sopratutto di youtuber ancora più specializzati ,come quelli gestiti da analisti militari, che danno veramente il massimo possibile, usando usando ovviamente i mezzi delle comunicazioni digitali più aggiornate ,che consentono di acquisire materiale di prima mano e di testarne l’autenticità con lo strumento della geo-localizzazione, il tutto pressochè in tempo reale.
Per chi segue anche questi nuovi strumenti, quando esce la rivista mensile di geopolitica ,il quadro degli evento è già sostanzialmente noto e quindi una parte del fascino della stessa viene un po scalfito.
Ma se il livello degli analisti delle riviste di geopolitica è elevato, la loro analisi dei fatti rimane sempre di particolare interesse.
In particolare in questo numero di Domino, se l’editoriale di Fabbri, come dicevo sopra, lo ho trovato un po meno brillante del solito, non per colpa sua, ma perché il pubblico che segue queste riviste ha già avuto modo di farsi un’idea.
Ho trovato però particolarmente brillanti due saggi.
Quello dello storico militare Virgilio Ilari e quello del filosofo Zeno Goggi.
Se ci sono lettori, e ce ne sono di sicuro, che non amano la solita minestrina del mainstream già fornita dai media generalisti, ma il suo esatto contrario, sono serviti.
A titolo di esempio, Ilari illustra la sua riflessione ,secondo la quale la madre del cambiamento epocale dell’equilibrio mondiale bipolare, che è stato costituito dal crollo dell’Urss, invece di portare al definitivo affermarsi dell’egemonia globale dell’impero americano, ha sancito proprio l’inizio della decadenza del “secolo americano”.
Altri analisti, su questo stesso numero, confermano che la strategia di fondo delle agenzie americane è ora diretta non proprio a tirare i remi in barca, ma a cercare occasioni per puntellare la Russia ,alla quale Putin ha procurato una inevitabile vittoria tattica (la conquista almeno di una parte non irrilevante dell’Ucraina), a prezzo però di una più importante sconfitta strategica (si è infatti incrinato il sogno della “terza Roma” di ristabilire il prestigio imperial- zarista).
La strategia degli Usa, come è ben noto, ha come priorità la difesa dell’egemonia americana sui mari dell’Indopacifico e l’eccessivo indebolimento della Russia ,che la costringe, se non a genuflettersi a Pechino, certo a chiederne come minimo un sostanziale sostegno, collide con il quadro degli obiettivi di sicurezza americani.
Gli Usa quindi, nella realtà, non nelle litanie della propaganda, sono impegnati a far sapere alla Russia che è venuto il momento di trattare un modus vivendi ,che consenta a quel paese di ritrovare ancora dall’Occidente, quello che è considerato pericoloso, che vada a elemosinare in Cina.
Dicevamo poi del filosofo.
Geniale Fabbri, tanto per cambiare, ad andare a interpellare un filosofo.
Del resto, lo stesso Fabbri, nel suo recente libro sulla “geopolitica umana”, dice tra l’altro che la geopolitica permette di guardare alla storia da una posizione elevata, per poter subire meno le influenze di tutti gli sviluppi di breve periodo.
Ecco perché dal cappello di Fabbi esce il filosofo.
Filosofo ,che come Ilari, non si fa proprio riguardo a contraddire e magari scandalizzare i placidi seguaci del pensiero mainstream e lo fa sviluppando questo pensiero di fondo : come mai ci stupiamo dell’odio che “l’altro mondo” riversa su di noi ?
Ammesso che di questi arriviamo ad accorgercene.
Basterebbe dare un’occhiata alle risoluzioni ed alle votazioni recenti dell’Assemblea Generale dell’Onu, per capire che siamo ancora magari stra-potenti, ma nel mondo siamo in minoranza.
Minoranza culturale e questo proprio non riusciamo a metabolizzarlo, perché non ci riesce di comprenderlo, talmente ci eravamo invaghiti dell’idea di essere i migliori ,in inevitabile missione messianica.
Il numero di Domino ,del quale stiamo parlando, si occupa ovviamente anche della guerra a Gaza.
Come nel caso dell’ Ucraina ci siamo istintivamente divisi a fare il tifo per una delle due parti ,siamo italiani, e quindi forse irrimediabilmente ammalati di tifo calcistico, che tendiamo ad applicare impropriamente ad eventi più seri.
Prima, colpiti dalle efferatezze di Hamas, quasi tutti schierati pro Israele, poi ,man mano che la stessa Israele perdeva clamorosamente la guerra mediatica ,con il bombardamento delle immagini televisive ,quasi tutte provenienti da Al Jazeera, praticamente unico media presente a Gaza, tutte orientate sui pronto soccorso degli ospedali di Gaza ,con immagini di gente maciullata ,che molto spesso erano bambini, eccoci voltarci a condannare Israele.
Ma la geopolitica, come sappiamo ,si pone sopra al Bar Sport ,non per arroganza, ma perché è fatta così, per cambiare punto di vista e superare ciò che è influenzato dall’emotività e dalle conseguenze di corto periodo.
Ci dice che l’interesse nazionale strategico delle Monarchie del Golfo è volto a contrastare, prima di tutto, la proiezione imperiale dell’Iran e che, sarà contro-intuitivo fin che vogliamo, ma a causa di questa prioritaria impostazione strategica ,sono costrette ad allearsi con Israele ,come del resto hanno fatto con gli accordi di Abramo.
Conseguenza : a loro dei fratelli Palestinesi non importa molto, li vedono più come fonte di turbamento dei loro piani che altro, se non addirittura come perenne elemento di disturbo e di minaccia.
Attenzione allora a coltivare simpatie verso di loro solo perché sono indegnamente mal-trattati.
E’ molto dubbio infatti che loro amino noi, ed ancor peggio la nostra cultura e il nostro modo di pensare.
Loro sono sempre discepoli di Hasan Al Banna e di Sayyd Kutb, che per noi vedono bene solo una bella conversione col metodo della Jihad.
Del resto, non è che noi a cominciare dalle crociate e dalla “reconquista” in Spagna, abbiamo fatto di meglio nel passato.
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