Dalla pagina a lei dedicata su Wikipedia, apprendiamo che l’Autrice è giornalista, blogger, scrittrice e storica.
Probabilmente il suo ruolo di maggior prestigio è quello di analista di riferimento per il Medio Oriente di Limes.
Ha vissuto anni in quella parte del mondo e quindi è fra gli studiosi che hanno avuto il privilegio di poter valutare “in diretta” e sul campo la validità delle analisi prodotte.
Il libro potrebbe essere inteso come un buon manuale accademico sulla storia del conflitto arabo-israeliano nella zona di Gaza.
Ma ,come sopra accennato, può vantare una marcia in più dovuta proprio alla dimestichezza dell’autrice con i fatti che narra ed i luoghi nei quali quei fatti sono stati vissuti.
Questa è forse la ragione principale che induce ad affrontare un libro di ben 450 pagine,che si lascia leggere benissimo, anche perché la sensibilità giornalistica dell’autrice rende più scorrevole la lettura.
Ma non ostante tutti gli aspetti accattivanti che ho appena accennato non posso nascondere che la lettura di questo libro lascia quanto meno turbati e sconcertati, perché sembra di leggere una storia che si è già ripetuta più volte e che prosegue senza che ci sia sotto una minima trama di ragione obiettiva ,che giustifichi avvenimenti e comportamenti caratterizzati dal fatto che i contendenti sono quasi sempre riusciti a dare il peggio di sé.
Gli analisti di geopolitica ,lo sappiamo, quando cercano di spiegare l’efficacia della loro “cassetta degli attrezzi” ,per decifrare il mondo nel quale viviamo ,fra i primissimi parametri di analisi che propongono c’è la distinzione fondamentale fra tattica e strategia.
In parole povere, un buon tattico può anche vincere tutte o quasi le battaglie, ma perdere la guerra, perché manca di strategia a lungo termine.
La strategia è scoprire e chiarirsi cos’è l’interesse nazionale di un popolo, così come si è venuto a stratificarsi e consolidarsi nei tempi più lunghi della storia.
Ebbene ,ho fatto questa puntualizzazione ,perché l’autrice, che geopolitica lo è da tempo si rifà continuamente la stessa domanda : ma Hamas che strategia ha seguito per fare questa sortita e ,dall’altra parte, Israele, quale strategia ha seguito per mettere insieme la sua reazione a quella sortita?
La risposta che Paola Caridi si dà è semplicemente terribile : né l’una né l’altra parte ha dimostrato nei fatti di non avere mai avuto una strategia degna di questo nome e ,quello che è peggio, in vicende che durano da decenni.
In una situazione del genere, se facciamo due più due, e dobbiamo farlo, non possiamo che ritrovare sempre lo stesso risultato : il caos, senza né capo né coda.
Cioè sono decenni che in quella sfortunatissima fascia di terra si mette in scena il caos ,nella più lampante mancanza di un ricorso ad una ragione.
Se volete aggiungere una ulteriore nota di orrore a questa ,che più che una storia, è un vero racconto gotico-horror, andate a dare una anche veloce lettura al capitolo 15 ,del libro di Giosuè (primo dei così detti libri storici della Bibbia).
Con vostra grande sorpresa vi troverete, la bellezza di circa 3200 anni fa, di fronte agli stessi identici nomi nomi geografici, la palestinese Gaza, le israeliana Askelon e Ashdod ,con sola differenza che allora a Gaza c’erano i Filistei ,che si scannavano con gli Israeliti di Askelon e Ashdot. con grande gioia del loro dio, che a tanto li spingeva senza esitazione, né remore etiche.
Ma leggetelo, il libro della Caridi ,perché vi descrive tutto con estrema chiarezza, anche se questo tutto vi farà diminuire la fiducia nei nostri simili.
Era tutto già scritto ,perché tutto era già avvenuto e non una volta sola, sembra incredibile.
E L’ elemento di continuità ,oltre alla mancanza di ragione e di strategia, è la ferocia.
Hamas ,è un movimento islamista, costola dei Fratelli Musulmani.
Consentitemi una ulteriore parentesi ,a questo punto, per sottolineare l’estrema utilità di un libro come quello della Caridi.
Perchè constatiamo tutti ,che la situazione politica del Medio Oriente è di difficile comprensione ,perché complicata alla massima potenza, però, come si spiega ,che l’autore di riferimento del pensiero contemporaneo dei Fratelli Musulmani che si chiama Hassan Al -Banna non è tradotto in italiano ed è di difficile reperimento anche inglese se non in modo parziale?
Come fa la gente di buona volontà a documentarsi?
Il pensiero di Al Banna è la chiave di volta per interpretare l’ispirazione di Hamas e dei movimenti islamici della regione.
E ve lo assicuro se non si ha l’opportunità di leggere il pensiero di Al Banna non si può avere idea di come per gli islamisti, come i seguaci di Hamas, non ci sia possibilità di conciliazione con il pensiero e la cultura occidentale.
Con la conseguenza che non si può capire che ad esempio anche quello che ci propinano i media in merito al perentorio impegno della presidenza americana di cercare interlocutori palestinesi “moderati” ,difficilmente ha un qualunque fondamento nella realtà dei fatti.
A complicare le cose poi, è il fatto che Hamas non è neanche lontanamente un’entità politica uniforme, ma è un coacervo di milizie e di clan tribal-familiari ,che mirano al potere.
Anche se sono abilissimi a sfruttare le mille charity e noi diremmo Ong ,che ,per altro, consentono agli sfortunati abitanti della striscia di sopravvivere.
Ma da sempre, e il libro analizza nel tempo questo fatto fondamentale, permane una lotta più o meno aperta fra l’ala politica e l’ala puramente militare.
Purtroppo è del tutto privo di senso immaginarsi un fronte unito do Palestinesi, contro un fronte unito di Israeliani.
Se guardiamo ai Palestinesi ,vedia,o che da sempre la ferocia è di casa nel modus operandi delle varie fazioni che lo compongono.
Sia ad esempio il fatto che quando Hamas ha vinto le elezioni del 2006 ed ha trovato un accordo con l’OLP e Al Fatah di Cisgiordania, per instaurare un governo unitario a Gaza, dopo pochissimo è successo l’impensabile nei tempi moderni quando gli uomini di Hamas hanno letteralmente scaraventato giù dal decimo piano della Gaza Tower alcuni degli esponenti della componente dirigenziale di al Fatah.
Ma non illudiamoci che Israele si sia comportato nella questione di Gaza in modo etico o almeno razionale.
Ci sono i rapporti dell’Onu e delle Commissioni ,che si sono succedute nel tempo per giudicare se le reazioni israeliane di allora avevano o meno rispettato i diritti umani più elementari e sono più che sconfortanti.
Per di più, tuttora, Israele non sta meglio di Hamas quanto a strategia ed ancor peggio a coesione interna.
A cosa serve ,infatti ,avere l’esercito più potente della regione, per di più sotto l’ombrello protettivo dell’impero americano, se non si sa dove si vuole andare e forse nemmeno cos’è Israele?
I volumi di Limes o di Domino più recenti ,dedicati al Medio Oriente, sono una documentazione inoppugnabile di questa perdurante situazione.
Soluzioni?
Siamo ben lontani.
L’autrice tra l’altro sembra convinta che la presunta soluzione che appare la più corretta eticamente, e cioè ,quella dei due stati ,non abbia più alcuna base nella realtà di oggi.
Ultima ma necessaria annotazione ,questo libro si fa leggere bene non ostante la crudezza degli eventi descritti, anche perché l’autrice si è chiaramente molto impegnata a tenere completamente celate le sue inevitabili simpatie o antipatie personali verso le parti in guerra, tenendo ferma la barra su una narrazione guidata dal rigore tipico dello storico.
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