Dopo aver letto di Antonio Scurati la trilogia dei romanzi-biografia di Benito Mussolini e il recentissimo saggio su fascismo e populismo, mi sono accorto che mi mancava la lettura del romanzo più significativo del medesimo autore, non opera prima, ma romanzo di apertura del genere che poi ha dato a Scurati un enorme e meritato successo.
Essendo rimasto più che soddisfatto dalla lettura di questo libro consiglio senz’altro ai lettori, che hanno apprezzato, oggi si direbbe “il format” ,tipico del romanzo-biografia di Scurati, di fare lo stesso percorso, non se ne pentiranno.
Ci vengono descritti agli albori del fascismo e il personaggio del quale si delineerà la vita è Leone Ginzburg, un intellettuale antifascista di tale caratura artistica e morale da essere annoverato fra i padri della Patria.
A Parigi riposerebbe al Pantheon, in Italia….lasciamo perdere.
Quale è l’intuizione, la filosofia, che sta dietro al singolarissimo stile di Scurati?
Ecco, per averne piena contezza occorre proprio leggere questo romanzo-biografia, con il quale il nostro autore si è cimentato per la prima volta.
Innanzitutto non ci ha pensato nemmeno di adottare uno stile celebrativo aulico o cose del genere.
Anzi al contrario cala la narrazione, al livello della vita privata di ciascuno di noi, se pure trasponendo il tutto nel periodo più drammatico della nostra storia recente, quello degli ultimi anni della seconda guerra mondiale.
Ma Scurati non si accontenta di guadare alla vita di un personaggio di alta statura come Ginzburg, presentandolo alle prese con i normali problemi della vita quotidiana, ma fa girare la sua time-line assieme a quella della famiglia dell’autore medesimo, della famiglia Scurati.
Ecco che così il grande personaggio storico viene riportato alla sua più viva autenticità, quella di persona umana fra i suoi simili, con i medesimi problemi, sentimenti, sofferenze, amori ed odi.
Ma questo stile non è solo un marchingegno per renderci più umano un personaggio storico.
E’, più in profondità, una chiave di lettura che l’autore propone al lettore di applicare al periodo storico del ventennio fascista.
Chi ha la bontà di seguire questo Blog, si è imbattuto in molte riprese con recensioni di saggi di geopolitica.
Ecco, come è noto, gli analisti di geopolitica ,ripetono che gli Italiani hanno la necessità di finirla di mentire a sé stessi, assolvendo le proprie coscienze quando più o meno consapevolmente adottano la lettura “main stream” dell’antifascismo, che presenta il buon popolo italiano democratico e antifascista, trascinato a forza nella dittatura, da un pazzo, e costretto a subire tutto.
Questa è la vulgata definita “”vittimista”, che ha il solo difetto di essere storicamente insostenibile.
Non c’è praticamente storico che la supporti.
Al contrario, è storicamente dimostrato il largo consenso che il regime ha raccolto e del quale ha beneficiato con percentuali “bulgare” nel primo decennio almeno.
Di conseguenza, per uscire dalla vulgata vittimista, occorre una dolorosa ma necessaria presa e assunzione di responsabilità.
Come si può a distanza di un secolo, assumersi ,di fronte alla storia, questa responsabilità?
Ebbene ,Scurati lo fa ,dicendosi e dicendo a tutti : io di fronte alla storia c’ero, perché c’erano i miei nonni e la mia famiglia allargata.
E nella mia famiglia allargata albergavano le mille tonalità, che il nostro popolo ha avuto nei confronti del fascismo, gli storici sostengono come abbiamo sopra accennato, con una prevalenza di consenso, almeno per il primo decennio.
Ecco un modo adulto per elaborare il fascismo e predisporsi e predisporre le cose, per impedire che possa riapparire, se pure in forme del tutto diverse.
Nella vita di uno dei padri fondatori dell’antifascismo come Ginzburg, vedrete, dalla lettura del libro ,che ci sono i semi e le ispirazioni per delineare questa chiave di lettura.
Leone Ginzburg è il fondatore della Casa Editrice Einaudi.
Assieme al Senatore liberale Einaudi ed al figlio Giulio (che ci hanno messo anche i soldi, particolare non aulico, ma assolutamente necessario) ed a Cesare Pavese, che ha aggiunto la sua genialità a quella di Ginzburg.
Rischiando la pelle per una vita, Ginzburg non ha mai assunto atteggiamenti ideologicamente fondamentalisti tipo : col regime male assoluto non si può interloquire.
Al contrario ha sempre sostenuto : non lasciamo i libri e cultura al fascismo e facciamo di tutto per far sentire la nostra voce nei limiti che il regime ci consente.
Ovvio che la storia gli abbia dato ragione.