lunedì 10 dicembre 2012

Politici fuori dalla realtà





Nel post precedente si era parlato di conigli (capi e capetti del PDL incapaci di rottamare B.) e di quello che dicono di noi i tedeschi.
Quando ci si trova stremati se non disgustati dal perenne vuoto del nostro teatrino della politica viene infatti spontaneo cercare rifugio in quello che pensano di noi gli osservatori esteri.
Dopo il punto di vista dei tedeschi, mi ha colpito la lucidità di giudizio di un inglese di livello indiscutibile, Bill  Emmott non solo perché è stato a lungo direttore dell’Economist, ma anche perché da parecchio tempo si interessa e scrive sull’Italia.
Nell’intervista che ha rilasciato ieri  a Repubblica riduce l’analisi all’essenziale : il morbo di cui soffre l’Italia è il fatto che la classe politica ha perso da anni la percezione della realtà al punto che nemmeno ne parla più.
Che ridotto in soldoni significa appunto che il pollaio della politica si occupa solo di liti sulle alleanze e di dispute ideologiche, sempre le stesse e non di discutere e informare sui problemi concreti del paese.
Verissimo. Proviamo allora a mettere in pratica questo discorso.
Siamo in campagna elettorale e questa primavera stando ai sondaggi presidente del consiglio sarà Pierluigi Bersani.
Contenti? No.
Perché che Bersani sia rosso verde o bianco non mi interessa niente.
Che si allei con Tizio o con Caio non mi interessa niente.
Mi interessa solo ed esclusivamente quello che farà. Punto.
Limitiamo ulteriormente il campo.
Che Bersani parli bene o male di B. non mi interessa minimamente, ma mi interessa molto che nei primi famosi 100 giorni di governo faccia queste cose che c’entrano con B:

- abolizione delle norme di legge ad personam che hanno di fatto abolito il reato di falso in bilancio e sua reintroduzione nel codice penale;

- abolizione delle norme ad personam che hanno ridotto indecentemente i termini per far scattare la prescrizione dei reati in modo da prescrivere ogni reato se l’indagato è ben assistito legalmente e reintroduzione dei termini precedenti molto più lunghi;

- abolizione della legge ad personam denominata Gasparri che distribuisce la torta pubblicitaria a tutto favore di un solo gruppo tv a danno degli altri e sua riformulazione aprendo al mercato;

- adozione di una legge sul conflitto di interessi che impedisca il possesso di più di uno- due canali televisivi da parte dello stesso gruppo , vieti altresì la concentrazione di potere nella carta stampata e imponga il divieto di concorrere a cariche pubbliche per i proprietari dei media;

- adozione di una legge che impedisca di concorrere a cariche pubbliche a soggetti condannati in primo grado per qualsiasi reato e la decadenza dalla carica qualora la condanna intervenga dopo l’elezione;

Non è niente di trascendentale, sono leggi che già esistono in tutti i paesi civili e se non esistono formalmente è solo perché il livello culturale e civile di quei popoli impedisce che soggetti nelle condizioni sopra indicati si presentino in politica.
Non mi risulta però che Bersani  nella sua campagna per le primarie del PD ne abbia parlato.
Se non lo farà e in modo chiaro nella campagna elettorale non voterò per Bersani ma per chi altro si prenderà quegli impegni.

domenica 9 dicembre 2012

Dopo settimane di penosi ruggiti di capetti - conigli e conigliette berlusconiani l’annuncio scontato B. ritorna i conigli ritornano precipitosamente nella gabbia e Monti finalmente picchia un colpo





Che B tornasse lo sapevamo tutti, dopo vent’anni abbiamo imparato a conoscerlo, sappiamo bene che il suo calendario non ha nulla a che fare con quello del paese, ma è la fotocopia di quello dei suoi processi in corso e vicini a sentenza.
Il caso Ruby per l’appunto è molto vicino alla sentenza e questa è la priorità dei berlusconidi, la politica semplicemente non c’è, c’è solo uno squallido patto che è sempre lo stesso : noi non vogliamo sapere quello che combina il capo purché ci garantisca posto e privilegi, punto.
B. è tanto cambiato in peggio che non sembra nemmeno preoccuparsi più di tanto delle sue aziende che navigano da mesi in  cattive acque sempre peggiori.
Quello che stupisce però è che il seguito dei “clientes” , anche di rango, sia ancora così consistente.
Era scontato che con lui sarebbero rimasti i parlamentari indagati che hanno i suoi stessi problemi di procurarsi un “salvacondotto giudiziario” con un nuovo mandato parlamentare, alcuni dei quali è probabile che lo tengano addirittura sotto ricatto; lo stesso si può ripetere per i clientes che sono in realtà suoi dipendenti e sono molti a cominciare da che lavora nel o con l’indotto di Medaset e poi lo stuolo degli avvocati difensori, fiscalisti, commercialisti, faccendieri; seguono procacciatori e procacciatrici delle ancelle delle “cene eleganti”, che è più demplice pagare con soldi pubblici con un mandato parlamentare o un posto in politica in modo da ridurre il peso enorme che grava sul portafoglio del capo per mantenerli tutti, in modo che non rivelino particolari imbarazzanti.
Alcuni però  nella corte di B., vuoi per il curriculum professionale vantato, vuoi per le pur deboli esternazioni ispirate a spirito critico lasciavano pensare che arrivati a un certo punto di decadenza politica e morale del berlusconismo si sarebbero tirati da parte in cerca di qualche altra formazione che consentisse loro di far politica in un modo più dignitoso.
Ma purtroppo solo pochissimi hanno avuto un pur tardivo soprassalto di  dignità capace di fare prendere loro le distanze da un tale codazzo.
Frattini, Pisanu, Mantovani Cazzola e altri parlamentari meno noti.
E i “super liberal-liberisti” alla Martino, addirittura figlio di uno dei padri fondatori della UE, come fanno a seguire le idiozie antieuropee di B.?
E Baldassarri, economista di un certo spessore, messo regolarmente da parte da Tremonti, ora che fa? Va e tenere su la coda di quell’altro genio dell’economia berlusconiana che è Brunetta?
E Dini e compagni anche loro delusi dal liberismo presunto di B che fanno?
E gli ex An che da settimane promettevano sfracelli e scissioni e che tra l’altro nei primi congressi sul territorio del PDL avevano conquistato un sacco di segreterie provinciali : tutti allineati salvo il solo Mantovano?
E la giovane Meloni, che si era guadagnata una stima probabilmente immeritata, allineata o in attesa della designazione alla presidenza della Regione Lazio?
E la Gelmini che sembrava seguire Frattini, allineata per non scomparire?
E infine lui l’Angelino che si era guadagnato i titoloni dei giornali nei giorni scorsi quando sembrava avere avuto addirittura  il coraggio di mettere all’angolo il capo e che fosse pronto a correre da solo?
Erano tutte fantasie ed  è vera invece la battuta attribuita a Previti :”Angelino è uno che si gli tagli un’orecchia, ti porge subito l’altra”?
Fra tanto squallore non poteva mancare al seguito di B. redivivo, se pure molto ammaccato, il peggio del Vaticano con l’arcivescovo Fisichella, quello del “bisogna contestualizzare” le porcate di B., che nella sua incrollabile fede berlusconiana aveva sostenuto, non richiesto, la propaganda della casa sentenziando che il popolo non deve lasciarsi fuorviare dal successo delle primarie PD, perché gli ex comunisti rimarranno sempre comunisti.
Fortunatamente per ora Fisichella appare come un nostalgico isolato e infatti mi è piaciuto parecchio il sassolino, che si è tolto dalla scarpa quel Dino Boffo, una volta a  capo di tutti i media cattolici, poi distrutto pochi anni fa dalla rabbiosa reazione berlusconiana ai suoi peraltro molto misurati commenti sulle cene eleganti di Arcore apparsi su Avvenire, che dirigeva e che, tornato ora alla direzione della televisione dei vescovi,  in quel  telegiornale ha fatto un commento questa volta al vetriolo sul ritorno di B.
Meglio tardi che mai.
B. commette il solito errore pensando che siano tutti come lui, cioè che tutti abbiano un prezzo, fosse anche solo la garanzia di poter evadere le tasse ed avere garantiti dei privilegi o che si accontentino delle sue mirabolanti promesse o delle sue spiegazioni sbrigativamente infantili :” tutto va male perché i tedeschi che una volta ci avevano invasi coi carri armati ora ci rovinano con l’economia” e allora usciamo dall’Euro.
Ma no, oggi lo dice ma domani lo disdice, questo è l’uomo.
Ho trovato illuminante sentire parlare nei giorni scorsi sul ritorno di B. due tedeschi qualificati Udo Gumpel corrispondente dall’ Italia della televisione tedesca NTV e di Tobias Piller, economista di rango e corrispondente dall’Italia della arcigna FAZ (Frankfurter Allgemeine Zeitung) che è accreditato tra l’altro per essere l’unico giornale che legge direttamente il papa tedesco tutte le mattine.
Mi aspettavo complicati ragionamenti economici ed invece hanno espresso tutti e due un pensiero molto lineare : noi tedeschi deploriamo che voi italiani abbiate scelto per vent’anni un rappresentante come Berlusconi, perché per noi è inconcepibile che si possa dare il governo ad uno che oggi dice bianco e domani dice nero o peggio sostiene di non averlo mai detto, quando ci sono le registrazioni della sua voce.
L’affidabilità è  tutto, se manca in una persona noi non la consideriamo più seria e quindi non faremo mai con lei un contratto, tutto qui.
Questa è la ragione per la quale B. ha dovuto lasciare la poltrona nell’autunno 2011, perché la Merkel e gli altri leader si erano stufati di avere come interlocutore una persona che aveva più volte dimostrato di non essere affidabile, dicendo oggi bianco e domani il contrario.
Oggi B. può rivincere le elezioni?
Secondo il mio modesto parere è molto improbabile ma è possibile in un caso solo, cioè se gli altri si giocassero la campagna elettorale comportandosi peggio di lui e purtroppo è possibile, perché in passato lo hanno già fatto.
Ancora purtroppo, le neuroscienze ci hanno spiegato che non dobbiamo perseverare nella errata convinzione che l’esser umano sia  una entità assolutamente razionale. E’ scientificamente dimostrato che non è così.
E questo spiega il perché di Berlusconi.
Affidarsi all’emozione populista ed ai propri pregiudizi irrazionali è facilissimo per la semplice ragione che a questo ci portano i meccanismi della mente in prima battuta.
Informarsi sui problemi prima di dare un giudizio è faticoso é difficile ed allora i Berlusconi vincono le elezioni.
In passato purtroppo Berlusconi Bersani lo ha fregato non una volta ma sempre.
Oggi  dopo le primarie Bersani non è più quel limitato uomo di apparato che era prima, speriamo che in campagna elettorale dimostri in modo convincente di essere diverso e in che cosa di specifico da Berlusconi.
Ma che può e deve essere decisivo in questi mesi sarà inevitabilmente Monti.
Berlusconi alla fin fine ri-dirà questa originalissima cosa : volete consegnare l’Italia nelle mani dei comunisti? No, bene e allora votate me.
Monti deve uscire finalmente allo scoperto, “metterci la faccia” e dire : volete consegnare l’Italia a un Berlusconi che la porterebbe fuori dall’Europa? Per andare dove in Africa ? Non lo credo e allora  votate me.
Bersani faccia la sua parte e vinca le elezioni.
Poi troverà un compromesso che gli consenta di fare una politica economica di sviluppo e di nuovi posti di lavoro alleato con i centristi di  Monti.
Monti è il rappresentante naturale dei moderati ed è l’unico che credibilmente possa portar via metà del Pdl a B. insieme ai centristi di Casini; ai vari Montezemolo Giannino ecc: alla  pattuglia cattolica di Riccardi Olivero Bonanni ecc, tutto fa brodo e insieme i numeri diventano significativi.
Poi rimane sempre posto e non sarà poco per il nuovo vero cioè per il Movimento 5 Stelle di Grillo , che sa benissimo di non giocare per il governo ma per piazzare una consistente pattuglia di almeno 100 parlamentari.
Questo movimento ha bisogno di tempo per rodarsi , mettere a punto delle procedure di democrazia diretta si ma che diano le dovute garanzie di democraticità e di trasparenza e un posto visibile anche per chi dissente dal capo.
Ci vuole un po’ di tempo e occorre confrontarsi con le istituzioni stando nelle istituzioni.
Ma ne sono sicuro, 100 “rompiballe certificati” non ricattabili e non in vendita nel nuovo parlamento saranno un bel vedere.
Ci divertiremo, o come dice Grillo sarà un piacere.

giovedì 6 dicembre 2012

In Italia è tutto strano, compreso il Presidente





Quando ero ancora dietro ai banchi dell’università uno dei luminari più innovativi nel campo del diritto costituzionale era quel Giuseppe Maranini che, in controtendenza rispetto alla dottrina giuridica più diffusa, sosteneva che la nostra costituzione fosse molto vicino a quella di una repubblica presidenziale, perché a suo giudizio forniva al presidente poteri molto estesi, che nella prassi non erano mai stati sfruttati, ma che avrebbero potuto essere usati, se sulla scena si fosse presentato un presidente interventista.
Chissà  che Napolitano non sia un seguace della dottrina di Maranini.
Lontano anni luce da Einaudi, che si vedeva come il notaio della repubblica.
Napolitano passerà alla storia come il presidente che ha più dilatato i poteri che la costituzione gli conferisce.
Cossiga si limitava alle “picconate” verbali.
Napolitano “monita” nel senso che indirizza altri poteri ed istituzioni aspettandosi di essere seguito, diversamente “rimonita”, poi convoca, poi emette comunicati e via di seguito.
Con la scusa che Monti sarebbe un tecnico e quindi debole sul lato politico, la presidenza gli fornisce una vigorosa copertura praticamente quotidiana.
La cacciata di Berlusconi nell’autunno dello scorso anno è stata una benedizione della quale la storia gli sarà grata, ma certo la trafila seguita è stata singolare nel senso che non c’è mai stato  un voto di sfiducia verso Berlusconi e Monti è diventato presidente del consiglio dopo essere entrato in parlamento il giorno prima per nomina presidenziale e non per elezione.
Molto singolare, ma formalmente ineccepibile.
Il programma politico economico di Monti con la scusa che era imposto dell’Europa è stato apertamente adottato, difeso e sostenuto giorno per giorno dalla presidenza ed anche questo è singolare.
I ripetuti interventi sulle Camere ed addirittura sui partiti per formulare una nuova legge elettorale sono non solo un fatto anche questo singolare, ma proprio ai limiti dei poteri costituzionali della presidenza.
Il ricorso alla Consulta sul caso delle intercettazioni indirette della presidenza sul caso Mancino invocando il conflitto di attribuzioni fra poteri dello stato arrivato ora a sentenza è un fatto veramente clamoroso e probabilmente unico nel suo genere nelle democrazie occidentali, perché con quello si è voluto coprire un vuoto legislativo proprio per dilatare le prerogative della presidenza in modo talmente ampio da essere veramente discutibile.
Non c’è dubbio che queste amplissime prerogative e guarentigie che la presidenza si è creata intorno collidono col fondamentale principio dell’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge.
Singolare anche la vicenda umana di questo presidente.
Per storia personale gli spetterebbe il titolo di ultimo (non proprio ultimo perché Ingrao è più anziano di lui) di quelli che erano definiti i “mandarini rossi”.
Lui che per inclinazione personale è sempre stato il meno rosso dei rossi.
Moderato, riformista o come si diceva allora migliorista per distinguersi da quelli  proprio come Ingrao che non si accontentavano del riformismo ma volevano le “riforme di struttura”.
Singolarissimo poi il fatto che mentre gli altri suoi pari perdevano ore ed ore per impratichirsi della lingua russa lui completamente contro corrente abbia studiato invece l’inglese, la lingua dell’allora nemico tanto bene da arrivare a parlarla fluentemente.
Passerà alla storia come il più presidenzialista dei presidenti, un vero discepolo di Giuseppe Maranini.

martedì 4 dicembre 2012

Bersani e Renzi : una volta tanto il PD ne ha imbroccata una





Erano anni che il PD faceva veramente pena, un partito dalla identità dubbia, governato malamente da una accozzaglia di galletti in perenne bisticcio fra di loro.
Ve li ricordate i Franceschini, Letta, Bindi, Fioroni, D’Alema, Veltroni con una spruzzatina di sindacalisti che sgomitavano per acquisire visibilità presentandosi davanti a tutte le telecamere disponibili a sciorinare le loro banalità inconcludenti?
Poi Bersani, bisogna dargliene atto, è riuscito, non si sa come, se non a metterli in riga, almeno a farli stare zitti, che era già tanto.
Finalmente la gente ha percepito che il PD aveva un segretario che era appunto Bersani e che la linea al partito la dava lui e non gli altri.
E’ stato un passaggio fondamentale anche se non sufficiente, perché occorre dire anche questo, Bersani non ha la stoffa di un grande leader.
E’ totalmente privo di carisma, non sa praticamente parlare, si trova a disagio nell’uso dei moderni mezzi di comunicazione, in poche parole è quello che nei tempi della guerra fredda veniva definito sprezzantemente e usando approssimativamente il russo un “apparitichky” un uomo di apparato.
E infatti questa è stata al ballottaggio la sua carta vincente.
Quando c’è da contare i voti chi controlla l’apparato (quadri di partito, clientele soprattutto negli enti pubblici statali, comunali, provinciali, regionali, società di servizi ecc.) guida una macchina potentissima.
Sfidando l’apparato in uno scontro frontale Renzi ha fatto un’impresa eccezionale quando è arrivato al primo colpo a soli otto punti dal segretario.
Renzi è stato capace di farsi percepire come l’uomo nuovo e non era difficile per il semplice fatto che lo era nella realtà.
E’ stato bravissimo, tenace, dotato di un fair play anglosassone del tutto sconosciuto nella politica italiana, ma si è fatto prendere la mano calcando troppo quasi solamente su tutti gli elementi che lo facevano diverso da Bersani.
Ha recitato la parte talmente bene da costruire un’icona di sé stesso.
Giovane pimpante con jeans e  camicia invece che ingessato in giacca e cravatta, col telefonino, naturalmente smartphone di ultima generazione, sempre in mano e ben in vista, non fermo davanti al palco, ma sempre in movimento da una parte all’altra  in perfetto stile Tony Blaire prima maniera, linguaggio diretto e stringato accompagnato da snocciolamento di cifre per avvalorare le proprie affermazioni, di tanto in tanto brevi inserti filmati per non pesare troppo sull’uditorio, ogni tanto proiezione di slides, cioè di grafici o fotografie, come si fa a scuola o fra persone che vogliono informarsi seriamente.  
Molto americano questo Renzi che non per niente vorrebbe essere percepito come un possibile Obama italiano.
Nessuna concessione al populismo imperante, cioè nessuna promessa mirabolante, anzi parecchie riconferme su rigore e sobrietà,  cose piuttosto pericolose per un uomo del centro-sinistra.
E molto fair play, cioè assenza totale di colpi bassi o attacchi di tipo personale diretti all’avversario, non so come abbia fatto a resisterci dato che sarebbe stato facilissimo  buttare addosso a Bersani qualcuno degli ingombranti scheletri del suo armadio politico : Penati ,braccio destro di Bersani, sotto processo per fatti ignominiosi, la storiaccia della sua segretaria storica, che pare sia a carico della Regione Emilia Romagna, i soldi dei padroni dell’Ilva per le sue campagne elettorali eccetera, eccetera, la disastrosa vicenda del Montepaschi ecc.
Appena dopo la sua qualifica di rottamatore, Renzi voleva giocare un’altra carta giudicata vincente : dare la percezione che solo lui sarebbe stato in grado di parlare a una parte consistente dell’elettorato moderato e berlusconiano rimasto incerto e senza riferimenti, perché col suo programma molto sfumato ma modernizzatore e tanto per bene nessuno avrebbe mai potuto dargli del comunista e in fatti nessuno l’ha fatto.
Nel carnet di Renzi insomma c’erano quasi tutti gli ingredienti necessari per giocarsi la partita alla grande.
C’è riuscito e realisticamente non poteva fare di più.
I commentatori giustamente hanno rilevato che ha commesso un errore madornale quando esaltato dal successo nel primo turno ha calcato ancora di più la mano su certe caratteristiche seguendo troppo alla lettera le indicazioni dei suoi super esperti di comunicazione, ma arrivando così ad irritare troppo la base tradizionale del PD.  
Cioè andava benissimo fare il discorso del rottamatore, ma questo lo ha portato direttamente a segnarsi un autogol quando prima Veltroni e poi D’Alema si sono fatti da parte e lui è rimasto senza argomenti.
Andava benissimo fare un discorso capace di attirare una parte dell’elettorato moderato e di provenienza berlusconiana, ma di fronte a una base di partito in gran parte accesamente anti – berlusconiana qualche stoccata contro la destra e Berlusconi stesso bisognava pure tirarla e non lo ha fatto quasi mai.
Era comprensibile che non si sbilanciasse troppo nel programma per poter pescare un po’ da tutte le parti, del resto lo fanno tutti e da tutte le parti del mondo, ma qualcosa di sinistra occorreva proprio dirlo e non lo ha detto praticamente mai.
Ora comunque è fatta e a detta di tutti ha vinto il PD, nel senso che con un confronto molto civile e moderno ha dimostrato di esserci, di saper rinnovarsi e di essere in grado di parlare al paese e di potere più che legittimamente aspirare al governo del paese.
Ora però comincia la parte meno piacevole della politica.
Bersani dovrà invitare la vecchia guardia ad accomodarsi fuori, con tutti gli onori e i ringraziamenti, ma fuori e questo è un compito ingrato tutt’altro che facile e con esiti tutti da verificare.
Renzi dovrà rendersi conto che il popolo del PD lo ha inconfutabilmente incoronato numero due del partito e numero uno nella lista di successione a Bersani.
Non potrà sottrarsi ad assumere questo ruolo che la sua gente ha scelto per lui.
E tutti e due dovranno far valere con i denti l’investitura popolare che hanno ricevuta.
Ora non sono più due avversari ma sono la squadra.
In politica la gente ti mette sugli altari, ma non esita a gettarti nella polvere se non rispondi ai suoi desideri e quindi guai a loro ed al PD se non saranno capaci di fare squadra al più presto possibile, perché ora occorre fare bene attenzione al caimano B. ferito e pronto a tutto, letteralmente a tutto.