martedì 4 dicembre 2012

Bersani e Renzi : una volta tanto il PD ne ha imbroccata una





Erano anni che il PD faceva veramente pena, un partito dalla identità dubbia, governato malamente da una accozzaglia di galletti in perenne bisticcio fra di loro.
Ve li ricordate i Franceschini, Letta, Bindi, Fioroni, D’Alema, Veltroni con una spruzzatina di sindacalisti che sgomitavano per acquisire visibilità presentandosi davanti a tutte le telecamere disponibili a sciorinare le loro banalità inconcludenti?
Poi Bersani, bisogna dargliene atto, è riuscito, non si sa come, se non a metterli in riga, almeno a farli stare zitti, che era già tanto.
Finalmente la gente ha percepito che il PD aveva un segretario che era appunto Bersani e che la linea al partito la dava lui e non gli altri.
E’ stato un passaggio fondamentale anche se non sufficiente, perché occorre dire anche questo, Bersani non ha la stoffa di un grande leader.
E’ totalmente privo di carisma, non sa praticamente parlare, si trova a disagio nell’uso dei moderni mezzi di comunicazione, in poche parole è quello che nei tempi della guerra fredda veniva definito sprezzantemente e usando approssimativamente il russo un “apparitichky” un uomo di apparato.
E infatti questa è stata al ballottaggio la sua carta vincente.
Quando c’è da contare i voti chi controlla l’apparato (quadri di partito, clientele soprattutto negli enti pubblici statali, comunali, provinciali, regionali, società di servizi ecc.) guida una macchina potentissima.
Sfidando l’apparato in uno scontro frontale Renzi ha fatto un’impresa eccezionale quando è arrivato al primo colpo a soli otto punti dal segretario.
Renzi è stato capace di farsi percepire come l’uomo nuovo e non era difficile per il semplice fatto che lo era nella realtà.
E’ stato bravissimo, tenace, dotato di un fair play anglosassone del tutto sconosciuto nella politica italiana, ma si è fatto prendere la mano calcando troppo quasi solamente su tutti gli elementi che lo facevano diverso da Bersani.
Ha recitato la parte talmente bene da costruire un’icona di sé stesso.
Giovane pimpante con jeans e  camicia invece che ingessato in giacca e cravatta, col telefonino, naturalmente smartphone di ultima generazione, sempre in mano e ben in vista, non fermo davanti al palco, ma sempre in movimento da una parte all’altra  in perfetto stile Tony Blaire prima maniera, linguaggio diretto e stringato accompagnato da snocciolamento di cifre per avvalorare le proprie affermazioni, di tanto in tanto brevi inserti filmati per non pesare troppo sull’uditorio, ogni tanto proiezione di slides, cioè di grafici o fotografie, come si fa a scuola o fra persone che vogliono informarsi seriamente.  
Molto americano questo Renzi che non per niente vorrebbe essere percepito come un possibile Obama italiano.
Nessuna concessione al populismo imperante, cioè nessuna promessa mirabolante, anzi parecchie riconferme su rigore e sobrietà,  cose piuttosto pericolose per un uomo del centro-sinistra.
E molto fair play, cioè assenza totale di colpi bassi o attacchi di tipo personale diretti all’avversario, non so come abbia fatto a resisterci dato che sarebbe stato facilissimo  buttare addosso a Bersani qualcuno degli ingombranti scheletri del suo armadio politico : Penati ,braccio destro di Bersani, sotto processo per fatti ignominiosi, la storiaccia della sua segretaria storica, che pare sia a carico della Regione Emilia Romagna, i soldi dei padroni dell’Ilva per le sue campagne elettorali eccetera, eccetera, la disastrosa vicenda del Montepaschi ecc.
Appena dopo la sua qualifica di rottamatore, Renzi voleva giocare un’altra carta giudicata vincente : dare la percezione che solo lui sarebbe stato in grado di parlare a una parte consistente dell’elettorato moderato e berlusconiano rimasto incerto e senza riferimenti, perché col suo programma molto sfumato ma modernizzatore e tanto per bene nessuno avrebbe mai potuto dargli del comunista e in fatti nessuno l’ha fatto.
Nel carnet di Renzi insomma c’erano quasi tutti gli ingredienti necessari per giocarsi la partita alla grande.
C’è riuscito e realisticamente non poteva fare di più.
I commentatori giustamente hanno rilevato che ha commesso un errore madornale quando esaltato dal successo nel primo turno ha calcato ancora di più la mano su certe caratteristiche seguendo troppo alla lettera le indicazioni dei suoi super esperti di comunicazione, ma arrivando così ad irritare troppo la base tradizionale del PD.  
Cioè andava benissimo fare il discorso del rottamatore, ma questo lo ha portato direttamente a segnarsi un autogol quando prima Veltroni e poi D’Alema si sono fatti da parte e lui è rimasto senza argomenti.
Andava benissimo fare un discorso capace di attirare una parte dell’elettorato moderato e di provenienza berlusconiana, ma di fronte a una base di partito in gran parte accesamente anti – berlusconiana qualche stoccata contro la destra e Berlusconi stesso bisognava pure tirarla e non lo ha fatto quasi mai.
Era comprensibile che non si sbilanciasse troppo nel programma per poter pescare un po’ da tutte le parti, del resto lo fanno tutti e da tutte le parti del mondo, ma qualcosa di sinistra occorreva proprio dirlo e non lo ha detto praticamente mai.
Ora comunque è fatta e a detta di tutti ha vinto il PD, nel senso che con un confronto molto civile e moderno ha dimostrato di esserci, di saper rinnovarsi e di essere in grado di parlare al paese e di potere più che legittimamente aspirare al governo del paese.
Ora però comincia la parte meno piacevole della politica.
Bersani dovrà invitare la vecchia guardia ad accomodarsi fuori, con tutti gli onori e i ringraziamenti, ma fuori e questo è un compito ingrato tutt’altro che facile e con esiti tutti da verificare.
Renzi dovrà rendersi conto che il popolo del PD lo ha inconfutabilmente incoronato numero due del partito e numero uno nella lista di successione a Bersani.
Non potrà sottrarsi ad assumere questo ruolo che la sua gente ha scelto per lui.
E tutti e due dovranno far valere con i denti l’investitura popolare che hanno ricevuta.
Ora non sono più due avversari ma sono la squadra.
In politica la gente ti mette sugli altari, ma non esita a gettarti nella polvere se non rispondi ai suoi desideri e quindi guai a loro ed al PD se non saranno capaci di fare squadra al più presto possibile, perché ora occorre fare bene attenzione al caimano B. ferito e pronto a tutto, letteralmente a tutto.

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