Quando uno si chiama Franz Josef Otto Robert Maria Anton Karl Max Heinrich Sixtus Xaver Felix Renatus Ludwig Gaetan Pius Ignatius von Habsburg-Lothringen ci sono molte probabilità che non riesca a sopportare cotanto peso e che ne rimanga schiacciato.
Non è stato così per Otto d’Asburgo, discendente di quella storica famiglia, scomparso all’inizio di luglio quasi centenario (i formali se pure soltanto ipotetici diritti successori sono passati al figlio Carlo a favore del quale aveva “abdicato” quattro anni fa) e sepolto nella mitica Cripta dei Capuccini.
Figlio dell’ultimo imperatore austro-ungarico Carlo d’Asburgo e candidato alla successione, alla fine della prima guerra mondiale perse il titolo quando le potenze vincitrici imposero la fine dell’impero austro-ungarico e la proclamazione della Repubblica Austriaca e l’esilio degli Asburgo.
Il Parlamento austriaco confermò la volontà degli Alleati e per sovrappiù decretò la confisca delle proprietà degli Asburgo.
Vissuto gli anni della giovinezza in Svizzera non accettò la situazione e continuò a presentarsi come legittimo pretendente al trono imperiale.
Prese subito posizione contro il Nazismo per ragioni nazionaliste e quindi si oppose all’Anschluss, l’annessione dell’Austria alla Germania nazista.
Fu quindi esule antinazista in Belgio, Francia e poi Stati Uniti.
Finita la guerra non poté ugualmente rientrare in patria fino al 1966, dopo avere formalmente rinunciato a ogni pretesa di restaurazione nel 1961.
Fece politica attiva come europeista convinto ed in particolare cercò di promuovere una forma di unione fra i paesi danubiani.
Viveva in Baviera ed era stato parlamentare europeo per la CSU (la DC bavarese) dal 1979 al 1999 e in questa veste ovviamente si adoperò in prima persona per l’allargamento della UE all’Ungheria, alla Slovenia ed alla Croazia.
Personalmente aveva le cittadinanze tedesca, austriaca, ungherese e croata.
Segno di quanto fossero ben fondati i suoi ideali, che andavano oltre le nazioni, le etnie e le culture promosse la società pacifista britannica Three Faiths Forum per un dialogo serrato fra le tra grandi religioni monoteiste del mondo.
Il Comitato ispirato al suo nome per diffondere i suoi ideali politici ha recentemente distribuito una pubblicazione intitolata significativamente: “Ottone d’Asburgo dall’Impero all’Europa”.
Queste le indicazioni biografiche indispensabili.
Come mai ne parlo?
Non solo per ovvio interesse storico, ma perché anni fa un amico parlamentare (di centro-sinistra), al ritorno da un convegno sulle prospettive della Unione Europea, mi disse : ho incontrato un personaggio incredibile che ti sarebbe molto piaciuto. All’inizio sono rimasto sorpreso perché come molti. mi trovavo prigioniero dei pregiudizi e degli stereotipi correnti per i quali se uno si chiama Asburgo deve per forza essere un reazionario.
Poi, mi disse quell’amico, l’enorme cultura di quell’uomo e lo straordinario entusiasmo, che riusciva a comunicare per le sue idee, mi hanno conquistato.
Eravamo credo nei primi anni 70 ed allora i termini “geopolitica” e “globalizzazione” non erano ancora stati coniati, ma se c’è un personaggio storico le cui idee rispecchiavano questi concetti, questo era Otto d’Asburgo, che di essi è stato un ben qualificato precursore.
Oggi che nel mondo ed in Europa in particolare prendono piega le idee pigre e incolte della restaurazione localistica delle piccole patrie, la idee internazionaliste di Otto d’Asburgo giganteggiano.
La sua grandezza è stata non solo e non tanto dall’aver capito che ormai la storia aveva preso una strada giusta o sbagliata, che rendeva improponibile una riedizione dell’Impero, per far questo non ci voleva molto.
Ma invece dall’avere intuito e fatta propria l’dea che la filosofia sulla quale si era retto ai suoi tempi l’Impero Astro Ungarico poteva rinascere rinforzandosi ed ampliandosi negli ideali dell’Europa Unita e Federale.
L’impero vive e vivrà se l’Europa riuscirà ad esprimere una classe politica meno grigia e modesta dell’attuale.
Otto d’Asburgo ha fatto veramente quello che poteva, ma arrivato alla soglia dei cento anni non poteva rivivere un’altra vita per convincere i leader europei che esiste anche una politica alta che non coincide con la nota della spesa.
Nessun commento:
Posta un commento