Il politologo Galli della Loggia sul Corriere del 25 scorso ha posto il problema del contributo che potrebbe dare a una stabilizzazione del disastrato sistema politico italiano una eventuale riedizione della Dc.
L’idea non è per niente peregrina né irrealistica prima di tutto perché la crisi del sistema politico a seguito dell’implosione del berlusconismo e del permanere della speculare inconsistenza del PD rendono urgente trovare una soluzione che stabilizzi il sistema stesso.
Secondariamente perché è ben noto che si parla da tempo del fallimento del progetto politico che aveva portato gli orfani della sinistra Dc a condividere lo stesso partito con gli ex comunisti, sperando di poter far sorgere qualcosa di nuovo, che in realtà non è mai nato né sembra avere la minima probabilità di nascere ora.
A seguito di questo fallimento i cattolici nel PD si trovano in un imbarazzo crescente e non è un mistero per nessuno che da tempo sono alla ricerca di una diversa collocazione.
Non è nemmeno un mistero che l’attivismo qualcuno probabilmente non a torto definisce smodato del Segretario di Stato Card.Bertone lo ha portato a mettere sotto il suo patrocinio la convergenza di gran parte dei movimenti cattolici, uomini della Cisl e del Terzo Polo per vedere di fare rinascere un partito cattolico, cioè senza infingimenti di fare rinascere la DC.
Bene quindi che uno dei più quotati politologi nazionali abbia sollevato il problema.
Meno bene mi è sembrato però il progetto proposto da Galli della Loggia, bastato sul presupposto da lui ritenuto indispensabile che la nuova DC per avere successo debba occupare lo spazio della destra.
Della Loggia basa questa sua affermazione sul fatto che l’esperienza degli altri paese europei lo proverebbe.
Non mi sembra vero per niente.
L’esperienza francese non può essere paragonata a quella italiana perché la Francia è sempre stata enormemente più laica dell’Italia tanto che non ha mai avuto un partito cattolico. Pur tuttavia l’esponente politico di primo piano ben noto come espressione del mondo cattolico è guarda caso l’attuale segretario del partito socialista Martine Aubrie e quindi tutto l’incontrario della ipotesi di Della Loggia.
In Germania mi sorprende che lo stesso della Loggia qualifichi sbrigativamente come di destra il partito della Merkel, la CDU, perché non è così.
La Cdu ha da sempre una componente cattolica tradizionalista e quindi di destra, che è la bavarese CSU, ma questa è solo una componente regionale, nulla più.
Come si può trascurare il fatto che nella Cdu militano non cattolici, ma cristiani, cioè indifferentemente cattolici e luterani, con le diverse sensibilità e percezioni sulla laicità e sui diritti umani che caratterizzano i cristiani riformati del nord Europa.
La Conferenza Episcopale Tedesca, dicesi la Conferenza Episcopale ha avallato per fare un esempio la legge sulla dichiarazione di fine vita sulla base della volontà espressa dal paziente quando era sano, eccetera, eccetera.
Il cattolicesimo tedesco è un altro mondo, o meglio è un altro cattolicesimo, bisognerebbe studiarlo meglio. La Cdu, Della Loggia lo sa bene ma per amore di tesi, sembra essersene dimenticato è stata la madre della concertazione fra industriali e sindacati nonché della presenza dei sindacati nei consigli di amministrazione della fabbriche, nonché della partecipazione dei lavoratori agli utili tramite il possesso di azioni della ditta. Se questa è destra, ben venga, ma non mi sembra destra, tutt’al più è quel centro che guarda a sinistra che voleva De Gasperi.
La tesi della Loggia è basata su assunti superficiali e soprattutto dimostra una scarsa conoscenza della storia del movimento cattolico in Italia e in Europa e soprattutto una conoscenza ancora più scarsa dei fondamenti della dottrina sociale cattolica.
Sarebbe utile riandare a leggere la parte della dottrina sociale cattolica scritta da Paolo VI e ripresa senza variazioni di rilievo dal papa-sindacalista Wojtyla per capire in modo inconfutabile che questa dottrina con la destra ha ben poco da spartire (e col Berlusconismo ancora meno).
Se approfondisse l’analisi Della Loggia capirebbe che la sinistra democristiana ha avuto il rilievo politico che ha avuto e la conseguente capacità di orientare il partito intero in progetti politici che erano antitetici alle idee della destra (riforma agraria, piani per la costruzione di case popolari, partecipazioni statali usate anche per fare una politica economica in qualche misura di programmazione nel senso di programmare progetti di lungo periodo per dare al paese le necessarie infrastrutture, politica per l’elevazione dei lavoratori, welfare esteso ecc ecc) non perché la situazione politica del tempo costringeva a dialogare col partito comunista più potente dell’Occidente, ma perché queste erano i progetti politici che suggeriva la dottrina sociale alla quale si ispiravano.
I democristiani che hanno lasciato una eredità positiva non erano clericali, ma erano cattolici sul serio.
Come ho più volte detto su questo blog va benissimo il fatto che oggi i laici (Della Loggia si è sempre dichiarato laico non-ostante i tentativi di Ruini e c. a suo tempo farlo passare come cattolico) si dedichino a trattare questioni inerenti al mondo cattolico, ma sarebbe bene che studiassero un po’ meglio le caratteristiche e la storia per non incorrere in errori involontari come questo che finiscono per aumentare la confusione invece che apportare un contributo utile.
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