venerdì 8 luglio 2011

Il salvataggio del San Raffaele da parete del Vaticano

Bella notizia? Non troppo.
E’ un fatto positivo che qualcuno sia disposto a metterci dei soldi per impedire il fallimento di un ospedale e soprattutto un centro di ricerca e una università di qualità elevati, dopo che l’eccesso di ego di Don Verzè l’aveva lasciato con quasi un miliardo di debiti.
E’ un fatto positivo che sia rimasta tagliata fuori la cordata degli amici di famiglia di Berlusconi e questo è un ulteriore segno, che l’impero del caimano sta scricchiolando da tutte le parti.
E’ probabilmente ancora un fatto positivo che sia rimasto fuori anche il gruppo Rodelli , che ha già dimensioni ragguardevoli.
L’aspetto tutt’altro che positivo è che l’avvento nella sanità lombarda del Vaticano in prima persona, con la strategia di formare un polo con gli altri ospedali di prestigio (Gemelli, Bambin Gesù) già controllati venga a incidere in modo pesante sulla libertà di ricerca di ricerca ora libera e aperta pur essendo cattolico.
Non Verzè,non si può negarlo, si è fatto prendere la mano dal successo ed aveva preso ad agire da megalomane progettando mega realizzazioni pensando che i soldi sarebbero seguiti, ma questo è da sempre il modo per far fallire qualsiasi iniziativa economica.
Pur tuttavia non ostante la tendenza megalomane, le amicizie discutibili come quella con Berlusconi e la sua corte (con il nobile intento di spillargli soldi senza andare troppo per il sottile) non posso negare di avere una simpatia naturale per Don Verzè in quanto ecclesiastico che si permette e si ripermette di cantare fuori dal coro.
L’Università collegata al San Raffaele ha aperto le porte a cattedratici di chiara fama, di indirizzo non cattolico o non cattolico ortodosso e questo è stato un caso unico in Italia che la distingue e molto dall’ appiattimento conformistico della Cattolica.
Questa Università del San Raffaele ha dimostrato, se ce ne fosse stato bisogno, che dove c’è pluralismo di idee e libertà di ricerca si produce sul piano dei lavori scientifici, mentre nel caso contrario si continua a rigirare aria fritta.
Vito Mancuso, teologo, cresciuto in seminario, ma uscito all’ultimo momento, perché soffocato dall’impossibilità di esercitare libertà di ricerca in ambiente ecclesiastico, ha preso da anni una cattedra di teologia al San Raffaele e la tiene tutt’ora.
Il filosofo di provenienza marxista se pure molto aperto al dialogo Massimo Cacciari ha tenuto per anni una cattedra di filosofia.
La filosofa De Monticelli, sicuramente non cattolica ortodossa pur avendo dedicato anni della sua vita ad una traduzione adeguata di Agostino ha tenuto e tiene una cattedra di filosofia.
Il biologo molecolare Boncinelli ,esplicitamente non credente, ma personalità di spicco della scienza italiana è all’Università del San Raffaele (purtroppo le sue teorie sulla possibilità immediata di allungare il corso della vita umana devono aver avuto su Don Verzè l’effetto dell’assunzione di stupefacenti).
Tutti costoro saranno costretti a fare le valigie?
Temo di sì , ben conoscendo la non ampiezza di vedute del Vaticano e soprattutto conoscendo le norme capestro del vigente Diritto Canonico, che di fatto disconoscono formalmente la libertà di ricerca in ambiente ecclesiastico, lasciando la chiesa ferma ai tempi del Concilio di Trento.
Il risultato è che nelle università pontificie si produce nulla di rilevante, al punto che come è noto l’attuale pontefice, di professione teologo (anche se non di grande livello come produzione scientifica), ha insegnato teologia per una vita in Germania guardandosi bene da avvicinarsi a Roma, pur potendolo fare, evidentemente non per caso.

Nessun commento: