mercoledì 31 agosto 2011

Dimezziamo i parlamentari e tutto sarà peggio di prima



Abbiamo la peggiore classe politica di governo che l’Italia abbia mai avuto e gli italiani, se pure con colpevole ritardo, cominciano oggi a capirlo e ad incavolarsi (come se non fosse colpa loro che li hanno eletti e rieletti).
Il noto intellettuale sinistrorso Gianni Moretti un decennio fa sconvolse il gotha della sinistra dicendo loro in faccia da un palco di Piazza Navona la famosa frase “con questi politici non si va da nessuna parte”.
A destra forse cominciano a capirlo adesso che con leader del calibro di Berlusconi e di Bossi non si andrà mai da nessuna parte, meglio tardi che mai.
Il nostro paese però soffre di un male cronico che è alla base del nostro ventennale ristagno.
Nel nostro paese la cultura della democrazia è sempre a livello di asilo infantile, non è mai cresciuta e non cresce mai.
Una volta si diceva che era colpa del fascismo. Oggi che il fascismo è caduto da sessantasei anni ha poco senso ripetere la stessa cosa.
I laici storici dicevano che era colpa della chiesa che con il suo dogmatismo e la sua struttura totalitaria non favorisce il modo di pensiero critico, senza il quale non può esistere democrazia.
In linea teorica hanno ragione ma oggi con le chiese semivuote e i seminari deserti, l’argomento ha certo meno forza.
Altri dicono che è colpa di Berlusconi che con i suoi media tutti orientati al solo intrattenimento inducono la gente a evitare qualsiasi momento di approfondimento di informazione o di documentazione.
In parte è vero anche questo, ma il sonnifero- melassa televisivo è oggi innegabilmente ben bilanciato dall’uso sempre più ampio del web che consente di controllare in tempo reale la veridicità delle notizie mettendo a disposizione di chiunque le migliori banche dati del mondo.
Lo dimostrano quotidianamente le rivoluzioni arabe, oggi il web è il più potente strumento di democrazia che ci sia mai stato.
Il livello di scolarizzazione in Italia si è innalzato a livelli molto più elevati del passato (pur rimanendo più basso di quello dei nostri cugini europei), e la scolarizzazione va di pari passo con la formazione del pensiero critico e quindi della democrazia.
E allora come mai i nostri concittadini si comportano in democrazia come dei neonati che sembrano ignorare l’uso degli strumenti più elementari di questo sistema politico, anche se l’Italia gode di un regime democratico, come si è detto prima da sessantasei anni, dopo la parentesi fascista (che tra l’altro finiti i pregiudizi ideologici consente ora agli storici di individuare anche gli elementi di crescita civile, sociale e culturale che pure ha avuto, nonostante i disastri delle istituzioni totalitarie e gli spesso ridicoli orpelli del regime).
Se è durato un “regime” berlusconiano per quasi vent’anni qualcosa non ha funzionato, su questo non ci piove, non certo perché il berlusconismo aspiri alla dittatura o abbia attentato alle istituzioni, ma perché è nato e si regge su un meccanismo mediatico che è il contrario del pensiero critico.
Berlusconi non ha mai vinto delle elezioni sulla base di scelte razionali degli elettori a seguito del confronto di programmi contrapposti, ma a seguito di un richiamo emotivo- sentimentale- fideistico.
Lui era diverso dagli altri, lui aveva delle doti eccezionali, che avrebbe messo a frutto governando il paese come le aveva messe a frutto con successo come imprenditore.
Il suo maggiore sodale Bossi idem come sopra, era l’uomo che aveva un fiuto politico che nessun altro aveva e per questo andava votato.
Queste motivazioni all’analisi del pensiero critico son pure sciocchezze.
La democrazia soffre alla radice se i cittadini scelgono su queste basi e si affloscia.
La democrazia vive solo sulla base di cittadini che sappiano fare scelte razionali sulla base di buone informazioni e di una almeno minima documentazione, cioè, in parole povere,
devono poter sapere di che cosa si sta parlando.
L’unico strumento vero di democrazia è la partecipazione e il controllo degli eletti.
Nelle “constituency” inglesi (collegi elettorali locali) il cittadino che va a fare il rompiballe nei confronti del suo MP (Member of Parliament) è la regola.
Chi vota, il suo rappresentante lo ha spesso visto di persona lo ha sentito parlare, gli si è rivolto direttamente o per e-mail e guai se non avesse ricevuto sollecita e perinente risposta.
L’elettore vuole sapere se il suo MP frequenta la House of Commons, se dorme o se interviene, se ha contribuito a leggi importanti e cosa ha fatto o non fatto per il suo collegio.
Se non si rende possibile questo legame di partecipazione- controllo si fa la democrazia all’italiana che è una bella schifezza.
Destra, sinistra, Berlusconi anti- Berlusconi sono tutti teatrini che si svolgono su Marte se non c’è un meccanismo di partecipazione- controllo del proprio deputato locale.
E allora veniamo al dunque, come fa il sistema anglosassone a funzionare?
Non è difficile, perché i collegi elettorali sono strutturati con dimensioni dai settanta ai novanta mila elettori, la dimensione di una città di provincia e ovviamente sono rigorosamente uninominali.
Ma da noi si sta andando stupidamente al contrario, perché come al solito i cittadini non sono messi nelle condizioni di sapere di che cosa si sta parlando.
E avanti con il bando di qualsiasi discussione su basi razionali.
Il discorso è ridotto al puro e semplice sfruttamento sentimentale- infantile del risentimento popolare verso una casta di politici incapaci e corrotti invocando il “dagli all’untore” tradotto in “dimezziamo il numero dei parlamentari”, così poi il sistema sarà molto peggio di prima, perché l’altra faccia della medaglia (della quale ovviamente nessuno parla) è allargare i confini delle circoscrizioni elettorali.
In questo modo il deputato da eleggere sarà ancora di più un inconoscibile marziano che non potendo essere partecipato e controllato sarà spinto a fare comodamente gli affari suoi e della sua casta.
Il popolo sarà convinto di avere fustigato la casta dei politici e invece si sarà fregato con le sue mani, nel segno del più classico populismo.
Evviva, gli italiani sembrano goderci tutte le volte che la casta li prende per i fondelli, facendo l’incontrario di quello che “il popolo” crede che loro stiano facendo.
Sono abili i politici –maneggioni o sono grulli i cittadini ?

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