Confesso che quando ho letto il libro di Severgnini su Berlusconi ho trovato interessante la sua tesi
centrale che giustificava la quasi ventennale fascinazione degli italiani per Berlusconi, come un ricorso storico di una delle nostre radici storico-culturali, che non abbiamo mai saputo tagliare come hanno fatto francesi, tedeschi, spagnoli, inglesi ecc.
Si tratta dell’ossequio alla signoria rinascimentale basata su un patto non scritto : io ti riconosco, ma tu mi dai questo e quell’altro.
Siamo ben lontani dalla cultura della democrazia moderna dove il patto sociale non è più fra barone e suddito ( se pure giustificato da interesse reciproco), ma è fra cittadino e stato in un quadro di diritti ai quali qualsiasi autorità è sottomessa, anche quella eletta dal popolo.
Tornando a Severgni, dicevo sopra che pur riconoscendo che la sua tesi era intelligente, acuta e verosimile, non potevo nascondere un senso di fastidio, perché finiva per costringere tutti noi a riconoscerci in uno status di minorità politica , culturale, morale difficilmente giustificabile nel 2011.
Severgnini è molto bravo a inserire in un discorso apparentemente scanzonato e qualche volta goliardico giudizi tremendi per renderli accettabili.
L’altra sera all’Infedele di Gad Lerner un’ospite della trasmissione ha detto una cosa veramente incredibile che mi ha fatto pensare che Severgni col discorso delle Signorie avesse veramente fatto centro ipotizzando una diagnosi terribile fin che si vuole ,ma difficilmente contestabile.
Quell’ospite dell’Infedele ha detto che i nomi dei primi dieci contribuenti della Firenze di oggi corrispondono ai nomi di famiglia di altrettanti personaggi citati nelle opere di Dante Alighieri (1265 – 1321).
E’ sconvolgente.
Una tale constatazione di ingessamento, di immobilismo della società farebbe veramente pensare che occuparsi di politica in Italia sia tempo perso, perché se non cambia mai nulla, non ci sono speranze di recuperare le distanze che abbiamo accumulate rispetto allo sviluppo degli altri paesi nostri partner.
Fortunatamente però le cose non sono mai tutte bianche o tutte nere e questo specialmente nelle questioni politico – sociali.
C’è indubbiamente una pesante arretratezza culturale, c’è una società bloccata che vuole conservare i propri privilegi, che ostacola la modernità e il pensiero scientifico.
Ci sono però anche sintomi di segno diverso.
Ne elenco alcuni.
Anni fa ce li sognavamo sull’allora patinato e “terzista” Corriere della Sera, che era ed è il principale giornale italiano, giornalisti di inchiesta incisivi e coraggiosi come Stella e Rizzo.
Ci sognavamo giornalisti di inchiesta televisivi come la Gabanelli, Iacona o la squadra di Santoro.
Oggi se qualcuno vuole sapere come stanno realmente le cose con l’aiuto di queste inchieste è in grado di saperlo.
Ci sono giovani frastornati da una situazione sociale ,economica e politica che mette le loro generazioni per la prima volta da decenni nella condizione di vivere condizioni peggiori di quelle dei loro padri.
Sembravano pericolosamente silenti, ma ora stanno risvegliandosi e cominciano a farsi sentire.
Hanno almeno una carta di vantaggio nel senso che padroneggiano le nuove tecnologie come nativi e quindi con disinvoltura.
Si è sempre detto e scritto che la tecnologia di per sé è neutra.
E’ vero in generale ma nel caso delle nove tecnologie informatiche lo è molto meno, ne senso che queste sono un formidabile mezzo di trasparenza e di democrazia.
Le odierne rivoluzioni arabe, per esempio, senza i telefonini e i social network non avrebbero avuto grandi prospettive.
I giovani purtroppo hanno avuto ai nostri giorni una educazione politica orrenda dall’esempio che viene da una classe politica inetta e corrotta fino al midollo.
Ma possono imparare presto se usano i mezzi che abbiamo nominato “per fare rete” intorno a idee nuove e funzionali.
Il recente ribaltone avvenuto nella politica milanese ne è un ottimo esempio anche perché i giovani hanno avuto una parte molto importante.
Manca e sarebbe invece di incredibile utilità e urgenza qualcosa di simile a livello nazionale.
Ma forse accanto alla decomposizione del berlusconismo c’è qualcosa di ancora inespresso che sta nascendo che comincia a muoversi e che potrebbe dare buoni frutti.
La chiesa che ha cominciato a vergognarsi di quasi due decenni di collateralismo a un regime politico indecente.
Le associazioni professionali, la galassia del volontariato si sono espresse per il cambiamento.
Speriamo che si affrettino.
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