mercoledì 25 aprile 2012

Attenzione a non evocare una Merkel con i baffi

Le presidenziali francesi hanno dato il primo colpo al fragilissimo equilibrio europeo, ma non sarà l’ultimo. In contemporanea con la prima vittoria di Hollande al primo turno sono venute le dimissioni del premier olandese perché la sua maggioranza di destra sostenuta addirittura con l’appoggio esterno dell’estrema destra non lo segue più sulla strada dell’austerità esasperata. Ai primi di maggio toccherà ai Greci votare e lì saranno dolori molto seri. Poi l’Italia e la Germania. Dalle prime avvisaglie è chiaro che uno spettro si aggira per l’Europa, uno spettro che per ora è confuso e piuttosto informe ma che sta crescendo. In Italia lo si denomina l’antipolitica per ora rappresentata politicamente solo dal movimento di Beppe Grillo che si trova in costante ascesa. In Francia i due schieramenti radicali della Le Pen e di Melanchon sono al 30% e non è uno scherzo. In Germania è il movimento dei Piraten che nelle elezioni regionali si è attestato su un 7/8% ma che ha una base potenziale ancora più ampia, oggi è dato al 12%. In Olanda il movimento di destra radicale di Geert Wilders è stato decisivo per costringere il governo alle dimissioni di ieri. Si tratta di movimenti che sono sorti cavalcando la reazione della gente al boom dell’immigrazione, che in certi momenti era apparsa selvaggia e incontrollata. Poi però si sono affinati e sotto il peso della crisi finanziaria che è diventata economica hanno capito che era quello l’evento che apriva per loro ampi scenari. Molti hanno quindi cambiato pelle anche in modo abbastanza radicale come il movimento di Marine Le Pen che era partito sotto la leadership suo padre imitando il Msi italiano, ma che ora si può veramente dire che sia diventato abbastanza diverso. Lo slogan che si sono scelti cioè quello di rappresentare politicamente gli invisibili è azzeccatissimo in questa situazione economica e sociale. Questa caratterizzazione “sociale” è divenuta talmente prioritaria che il rimescolamento di temi di destra radicale con altri tipici invece della sinistra radicale lasciano di stucco. E il risultato è che per la Le Pen hanno votato in prevalenza operai, giovani e la Francia rurale, i nostalgici filofascisti sono una minoranza non più determinante, anche se ci sono ancora. Il manager del movimento, nominato dalla Le Pen è un giovane tecnocrate uscito dalla solita Ena, la facoltà di scienze politiche elitaria che dà alla Francia il meglio della sua classe dirigente. Il programma è a base di investimenti pubblici, conservazione dello stato sociale e del welfare, salario minimo garantito per i giovani e uscita dall’Euro se non fosse possibile bloccare la attuale politica economica di austerità senza sviluppo, il tutto condito da una spruzzata di xenofobia con controllo o blocco dell’immigrazione. Attenzione però a un fatto estremamente significativo : a Marsiglia capitale degli immigrati, moltissimi di costoro hanno votato Le Pen, abbandonando Sarkozy e socialisti. Come si vede. questi movimenti non sono poi tanto facili da decifrare. In politica economica i Lepenisti propongono una ulteriore spruzzatina di autarchia e di protezionismo , ma in salsa moderna, più vicina alle ragioni portate avanti oggi ad esempio dalla rampante Argentina che non da quelle della destra fascista di un tempo. E in Italia? Da noi si ha la sensazione che la pentola stia ribollendo ma le linee non sono ancora del tutto chiare. Al momento di fronte alla crisi forse irreversibile dei partiti tradizionali il solo movimento beneficiario sembra sia il movimento di Beppe Grillo, che i media nazionali snobbano o apertamente sabotano ma che potrebbe avere potenzialità molto ampie. E’ nato a sinistra, ma non disdegna ora di cavalcare argomenti tipici della destra, si pensi alle recenti batture contro l’invasività dell’agenzia delle entrate. Grillo ha capito che quella anomalia della politica italiana che è stata la Lega sta affogando e con grande tempismo di appresta ad aprire le porte ai giovani dalle belle speranze che la Lega ha deluso sfoderando tutto l’armamentario dei movimenti che possono credibilmente presentarsi come anti sistema. Grillo se ci saprà fare potrebbe ricoprire lo spazio che altrove hanno coperto Melanchon, la Le Pen e i Piraten tedeschi e quindi appare del tutto fuori luogo il disprezzo che per lui nutrono gli attempati editorialisti della grande stampa nostrana. La sinistra radicale in Italia con Vendola, anche lui in via di affondamento insieme alla sanità pugliese, apre un altro bacino che si può aprire per Grillo, anche se nel Sud questo movimento è più debole che al Nord. La grande stampa che fa? Ripete la solita tiritera secondo la quale il voto ai movimenti alla Grillo a nulla gioverebbero perché i Grillini non determinerebbero alcuna maggioranza. E bravi. Ma questa è propria la forza di questi movimenti. La Le Pen si è candidata come capo dell’opposizione, non come spalla di un futuro governo di destra né di sinistra e la stessa è la prospettiva dei Grillo d’Europa. Nelle tavole rotonde di France 24 si sono visti i sostenitori di Sarkosy che chiedevano ai dirigenti Lepenisti : ma voi permettereste ai socialisti di arrivare al potere? I Lepenisti imperturbabili rispondevano che Sarkosy il potere ce l’ha avuto e che non l’ha usato per fare quello che avrebbe dovuto e che ora ripromette a vanvera di fare, lasciando intendere che sì! a loro non dispiacerebbe affatto vedere i socialisti al governo e Sarkosy a casa. Questo modo di ragionare risulta indigesto ai nostri Sartori, Della Loggia, Scalfari ecc. Fare politica per ” non” andare al governo per chi ci sa fare non è affatto una cattiva idea. Se impareranno il mestiere, al governo ci andranno non domani, ma dopo domani, però ci andranno puliti. E non è questo che vorrebbero le persone serie? Vedremo cosa maturerà a casa nostra. Quello che è veramente importante rilevare in tutto questo sommovimento in Europa è vigilare che l’evoluzione porti avanti movimenti nuovi che sappiano dare una rappresentanza politica ai giovani ed a chi viene punito dalla crisi economica e sociale in un certo alveo. Va benissimo vedere in Germania nascere dal nulla e crescere a vista d’occhio il giovanissimo e modernissimo movimento dei Pirati. Non c’è da spaventarsi del nuovo anche se radicalmente nuovo come in questo caso. Perché in politica la protesta ha assolutamente bisogno di esprimersi politicamente nelle forme dovute. Non a caso, la Merkel , tanto critica dalle nostre destre, ha con grande eleganza riconosciuto l’opportunità che i Piraten rappresentino le loro istanze nelle istituzioni. Bisogna però anche cercare di capire il terribile fardello che la storia del suo paese le ha messo sulle spalle. La Cancelliera sembra spesso muoversi sulle uova, ma occorre tenere presente che la storia la costringe a stare bene attenta a non lasciare spazio alla sua destra, perché se alla sua destra si aprisse uno spazio per una formazione capace di assorbire la protesta , allora l’Europa rischierebbe di ritrovarsi a fare i conti non con la mite Merkel ma ancora con un personaggio con i baffi ed i suoi eredi.

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