venerdì 13 aprile 2012

In un paese di ladri per ora si salva solo la magistratura

Per chi ha vissuto durante il periodo di tangentopoli, ed è la maggioranza degli italiani (sono passati vent’anni) è impressionante vedere come la storia si ripete, come se allora non fosse accaduto nulla.
Eppure era stato uno tsunami che aveva sconvolto tutto il quadro politico di allora.
Oggi ci risiamo.
Di teste ne sono cadute finora pochine, oserei dire molto meno del necessario, ma siamo solo all’inizio.
Oggi, come allora, si ripresenta in tutta la sua asettica ineluttabilità la prima legge della politica secondo la quale il potere non ammette vuoti : se dei potenti perdono consenso e legittimazione, immediatamente altri vengono investiti del potere reale.
Il problema è che la legge sopra enunciata esiste da quando l’Homo sapiens abitava le caverne e cacciava i mammut, cioè da quando la democrazia non era ancora stata inventata e quindi la medesima legge non tiene minimamente conto della democrazia medesima e affida il potere a chi vi si aggira intorno senza badare minimamente al fatto che sia stato eletto o meno.
Il nuovo titolare del potere reale potrebbe essere una casta sacerdotale, una casta militare, una casta di magistrati, una casta tecnocratica, una casta di avventurieri, di demagoghi, di aspiranti alla dittatura.
Spetta ai cittadini ed alle istituzioni di garanzia riportare le cose nel giusto alveo.
Vent’anni fa, caduta la credibilità dei partiti di allora, ci fu un momento di grave confusione e si arrivò fino ad ipotizzare cose che giudicate oggi a freddo sembrano inverosimili come l’affidamento temporaneo del potere alla casta della magistratura : si vadano a rivedere alcune criptiche, ma non troppo, dichiarazioni dell’allora capo del pool di magistrati della procura di Milano Borrelli.
Mi è tornato alla mente quella situazione leggendo la notizia che il capo della procura di Milano Bruti Liberati sta facendo di tutto per evitare di mettere insieme un coordinamento delle procure attive sul fronte della corruzione dei politici, perché essendo un magistrato di esperienza sa benissimo a quale enorme pressione sarebbe e sarà sottoposto quando la cosa si dovrà fare, esattamente come successe al suo predecessore Borrelli vent’anni fa.
Caduti di fatto i partiti esistenti nella fiducia e nel consenso dei cittadini, per adesso tiene ancora un governo gestito da una casta di tecnocrati, tenuti lì perché percepiti come meglio dei politici eletti, ma immaginiamoci cosa succederebbe se lo spread coi titoli tedeschi salisse ancora senza controllo.
Mi ha fatto sensazione il fatto che questi foschi pensieri non frullano solo nella mia mente, se è vero che non più tardi di tre o quattro giorni fa il compassato ambasciatore Romano nella sua rubrica sul Corriere ha affrontato un argomento quanto mai politicamente scorretto, quello dell’esito che hanno avuto nella storia gli episodi di militari andati al potere in situazione di emergenza, concludendo con un giudizio fin troppo distaccato : possono capitare militari incapaci oppure militari capaci.
Giudizio in teoria perfino lapalissiano, ma nella pratica terribile perché il solo parlarne testimonia del fatto che siamo pericolosamente vicini alla zona rossa.
Credo che sia doveroso da parte nostra ringraziare la magistratura per quello che sta facendo, non certo fra il giubilo e la collaborazione della casta politica, che non ha ancora sentito tintinnare le manette, come era successo vent’anni fa, ma che sa benissimo che ora la corda è tesa al limite di rottura e che quando il consenso cade per lei spostandosi a favore dei magistrati può benissimo verificarsi l’inimmaginabile cioè proprio lo spiacevole ma necessario tintinnare della manette.
Fatto sta però che è già una situazione di emergenza avere un governo formato da tecnocrati non eletti dai cittadini e peggio ancora un parlamento nel quale gli indagati sono talmente numerosi da rendere inesistente il suo prestigio e credibilità.
Si pensi che la terza carica dello stato, il presidente del senato è indagato per mafia e uno dei suoi vice è niente meno che la leghista del cerchio magico Rosi Mauro.
Se passiamo ai governatori regionali ed alle relative giunte le cose vanno ancora peggio.
Da appassionato e studioso di politica di lungo corso mi meraviglia il fatto che in una tale situazione non sia ancora avvenuto in Italia quello che sarebbe ovvio in situazioni del genere, cioè il comparire all’orizzonte dell’uomo forte populista che si autoproclama salvatore della patria, come del resto era capitato vent’anni fa quando è comparso Berlusconi coadiuvato da Bossi.
Tutto è finito in una buffonata, anzi in due buffonate, quella berlusconiana e quella leghista, ma allora (1992-94) era difficile prevedere un simile esito, quando gli orfani democristiani socialisti e in più piccola parte, comunisti non aspettavano altro che qualcosa di nuovo che li rappresentasse.
Il berlusconismo è riuscito senza volerlo ad evirare la destra radicale, facendola di fatto scomparire politicamente, ma uno spazio per una forza di quel tipo c’è per definizione, si pensi al fatto che, per esempio, in Francia la Martine Le Pen è accreditata alle prossime presidenziali di almeno un 15%, che gli analisti ritengono composto soprattutto da giovani incavolati e non da vecchi nostalgici fascisti.
Da noi non c’è ancora all’orizzonte niente del genere e forse è un bene, ma sta di fatto che la protesta crescente non sembra adeguatamente rappresentata dal movimento 5 stelle di Grillo né dalla deludente gestione pugliese del Sel di Vendola.
L’Idv di Di Pietro presenta sì elementi di intransigenza e di coerenza contro la corruzione dilagante, ma è pur sempre un partito personal –padronale, come il Pdl di Berlusconi con tutti i limiti e i difetti di simile strutture, basti pensare all’incredibile e imperdonabile scelta fatta a suo tempo di mettere in lista e fare eleggere gente come l’ex sen De Gregorio e l’On Scilipoti.
In conclusione, ci rendiamo conto che siamo al limite di rottura, che c’è un’atmosfera apertissima al cambiamento ed al nuovo, ma ancora non si vede nessuno in grado di gestire la situazione né nel bene né nel male.
A meno che il Prof. Monti…..ma se è così, che batta un colpo, non può pensare di vincere la corruzione con i voti dei corrotti, deve prospettarsi e prospettare al paese una proiezione che vada oltre l’attuale parlamento, se non ne avrà il coraggio saranno guai seri.

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