Non era per niente prevista, anzi.
Gli analisti finanziari prevedevano quasi all’unanimità un rialzo
generalizzato delle borse il giorno dopo
l’elezione del presidente americano, seguendo una regola elementare dei mercati
secondo la quale gli stessi vanno giù nei momenti caratterizzati da forte
incertezza e invece vanno su quando gli elementi di incertezza (come le
elezioni) finiscono.
E allora perché si è verificato il calo più pesante della storia recente a
seguito di un’elezione presidenziale?
In fondo, dei due concorrenti, il moderato era Obama e l’estremista Romney.
E i mercati, ci è stato ripetuto mille volte, temono le svolte repentine
che gli estremisti potrebbero imprimere, causando appunto la famosa incertezza,
che impedisce di pianificare le strategie economico-finanziarie.
In una materia come la finanza che usa molta matematica per mettere a punto
le sue alchimie a base di algoritmi, non c’è mai il bianco e il nero e men che
meno non ci sono per niente teoremi che
reggano la materia, che invece scappa da tutte le parti come la lava
incandescente.
Tant’è che tutti ci ricordiamo le vistose figuracce fatte in blocco dalla
casta degli economisti, quando nessuno di loro è stato capace di prevedere la
crisi nella quale siamo ancora impantanati.
Non essendoci molte certezze né troppi punti fermi non è stato certo
difficile per gli analisti finanziari venderci la loro spiegazione dell’arcana
caduta di Wall Street di ieri.
Hanno infatti tirato in ballo la presunta paura dell’ammontare sempre più
vistoso del debito pubblico americano.
Peccato però che questi stessi analisti ci ripetano in continuazione che
mentre un debito pubblico tipo il 100% del Pil è da considerare pericolosissimo
in Europa, se questo si viene a trovare negli Usa, non è il caso che nessuno si
preoccupi, perché negli Usa c’è il dollaro, che è ritenuto una moneta tanto
sicura da indurre il resto del mondo a comprare titoli del Tesoro Usa a valanga
anche se non rendono pressoché nulla, cosa del resto innegabile.
E quindi gli Usa avrebbero licenza di stampare dollari a manovella.
E allora come la mettiamo.
Quando succedono fatti come questi è inevitabile pensare male.
Sarà anche vero che sarebbe infantile ipotizzare l’esistenza di una cupola
della finanza in grado di far girare i mercati a piacimento, per la semplice
ragione che il così detto flottante, cioè la quantità di denaro che circola per
le borse mondiali in una giornata è un tale oceano che nessuno al mondo ha
materialmente i soldi per indirizzare il mercato.
Vero, ma come tutto in questa materia le verità sono tali solo fino a un certo punto.
Facciamo un ragionamento elementare, se quello che è stato il paperone
italiano per alcuni decenni e mi riferisco a Gianni Agnelli, (non quell’altro,
come qualche sprovveduto potrebbe pensare, perché quell’altro è un “parvenue”,
ricco ma sperperatore ed ora non è nemmeno più tanto ricco come occorre per
essere membro di certi clubs) ha controllato la Fiat per anni possedendo solo
una quota marginale di azioni, non è azzardato pensare che esistano alcune
persone fisiche in rappresentanza di fondi di investimento, di banche d’affari,
di hedge fund, di fondi sovrani in grado se non di fare i loro comodi, ma
almeno di far venire il raffreddore ai mercati se decidono di farlo.
Ebbene, costoro a quanto pare non amano molto Obama.
Questo fatto è paradossale se si pensa che lo stesso Obama è stato molto
criticato in casa propria perché quattro anni fa aveva promesso di regolamentare
le attività finanziarie in modo almeno da impedire il ripetersi degli eccessi
di speculazione selvaggia che sono stati la causa di questa crisi.
E in effetti Obama su questo punto non ha fatto abbastanza nel senso che ha
partorito un pateracchio all’italiana consistente in una legge di oltre mille
pagine (la Dodd-Frank, approvata nel 2010) che ha fatto scena ma non ha risolto
nulla, non avendo affrontato il nodo della questione cioè l’elementare
divisione fra banche di sportello e banche d’affari.
Con questa semplice riforma si impedirebbe che le banche raccolgano i soldi
dei vari Signori Smith o Rossi per investirli in operazioni speculative
talmente complicate che nemmeno Einstein ci capirebbe qualche cosa, col
risultato di spennare i medesimi Signori Smith o Rossi, arricchendo smisuratamente
una casta di banchieri senza scrupoli.
I vari Signori Smith hanno ovviamente le loro colpe nel senso che se si
fossero accontentati dei corrispondenti dei nostri buoni del tesoro non
avrebbero dilapidato il loro gruzzoletto, ma si sa bene quale sia l’attrattiva
di interessi da capogiro se a proporre certi titoli incomprensibili è l’impiegato
di sportello della nostra banca, che magari conosciamo da una vita.
E’ troppo affermare che i vari Signori Smith, che poi costituiscono il
famoso ceto medio al quale tutti fanno la corte avrebbero il pieno diritto di trovare
dei politici che li rappresentino per fare i loro interessi e non quelli dei
super-ricchi?
Ad Obama si chiedeva questo, cioè niente di trascendentale e non lo ha
fatto, ma ieri è successo che il Dow, il maggiore indice di borsa americano è
sceso sotto i 13.000 punti, cioè ha oltrepassato quella che i soliti analisti
finanziari chiamano le sogli psicologiche e quando questo avviene può seguire tempesta.
Questo fatto può essere interpretato in mille modi, ma è ovvio che la
spiegazione più ovvia è che i Signori di Wall Street si siano molto spaventati.
Potrebbe essere un buon segno se significasse che la rielezione di Obama
rende ora realistico pensare alla possibilità di rendere trasparenti certe operazioni
finanziarie ,che lucrano invece sulla loro opacità.
Ora è anche vero che tutto il mondo è paese e che se in Italia un’infinità
di sindaci si sono fatti infinocchiare da mirabolanti proposte finanziarie dirette ad vendere derivati, cioè prodotti fatti
apposta per non essere né spiegabili, né intellegibili, la casalinga di
Milwaukee non si vede perché non avrebbe dovuto farsi abbindolare da aperture
di credito insensate e da mutui la cui insostenibilità, non era poi così
difficile da verificare.
Ringrazino la deregulation di Reagan e di Bush.
Ora però il ceto medio ha tutto il diritto di essere stufo di essere
etichettato come “il parco buoi” da tosare da parte degli altezzosi operatori
di borsa e finalmente pretenderebbe di essere tutelato con regole che
impediscano operazioni molto simili alla truffa o alla circonvenzione degli
investitori incolti.
Obama ,dicono gli espertoni, prima non
poteva osare perché nei primi quattro anni sarebbe stato la famosa “anatra
zoppa” sulla quale incombe il rischio di trombatura nelle successive elezioni.
Ora è all’ultimo mandato e quindi non ha davanti alcuna nuova campagna
elettorale e quindi avrebbe le mani libere.
Ci mettiamo quindi in attesa.
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