giovedì 8 novembre 2012

La rabbiosa reazione di Wall Street alla rielezione di Obama





Non era per niente prevista, anzi.
Gli analisti finanziari prevedevano quasi all’unanimità un rialzo generalizzato delle  borse il giorno dopo l’elezione del presidente americano, seguendo una regola elementare dei mercati secondo la quale gli stessi vanno giù nei momenti caratterizzati da forte incertezza e invece vanno su quando gli elementi di incertezza (come le elezioni) finiscono.
E allora perché si è verificato il calo più pesante della storia recente a seguito di un’elezione presidenziale?
In fondo, dei due concorrenti, il moderato era Obama e l’estremista Romney.
E i mercati, ci è stato ripetuto mille volte, temono le svolte repentine che gli estremisti potrebbero imprimere, causando appunto la famosa incertezza, che impedisce di pianificare le strategie economico-finanziarie.
In una materia come la finanza che usa molta matematica per mettere a punto le sue alchimie a base di algoritmi, non c’è mai il bianco e il nero e men che meno non ci sono per niente  teoremi che reggano la materia, che invece scappa da tutte le parti come la lava incandescente.
Tant’è che tutti ci ricordiamo le vistose figuracce fatte in blocco dalla casta degli economisti, quando nessuno di loro è stato capace di prevedere la crisi nella quale siamo ancora impantanati.
Non essendoci molte certezze né troppi punti fermi non è stato certo difficile per gli analisti finanziari venderci la loro spiegazione dell’arcana caduta di Wall Street di ieri.
Hanno infatti tirato in ballo la presunta paura dell’ammontare sempre più vistoso del debito pubblico americano.
Peccato però che questi stessi analisti ci ripetano in continuazione che mentre un debito pubblico tipo il 100% del Pil è da considerare pericolosissimo in Europa, se questo si viene a trovare negli Usa, non è il caso che nessuno si preoccupi, perché negli Usa c’è il dollaro, che è ritenuto una moneta tanto sicura da indurre il resto del mondo a comprare titoli del Tesoro Usa a valanga anche se non rendono pressoché nulla, cosa del resto innegabile.
E quindi gli Usa avrebbero licenza di stampare dollari a manovella.
E allora come la mettiamo.
Quando succedono fatti come questi è inevitabile pensare male.
Sarà anche vero che sarebbe infantile ipotizzare l’esistenza di una cupola della finanza in grado di far girare i mercati a piacimento, per la semplice ragione che il così detto flottante, cioè la quantità di denaro che circola per le borse mondiali in una giornata è un tale oceano che nessuno al mondo ha materialmente i soldi per indirizzare il mercato.
Vero, ma come tutto in questa materia le verità sono  tali solo fino a un certo punto.
Facciamo un ragionamento elementare, se quello che è stato il paperone italiano per alcuni decenni e mi riferisco a Gianni Agnelli, (non quell’altro, come qualche sprovveduto potrebbe pensare, perché quell’altro è un “parvenue”, ricco ma sperperatore ed ora non è nemmeno più tanto ricco come occorre per essere membro di certi clubs) ha controllato la Fiat per anni possedendo solo una quota marginale di azioni, non è azzardato pensare che esistano alcune persone fisiche in rappresentanza di fondi di investimento, di banche d’affari, di hedge fund, di fondi sovrani in grado se non di fare i loro comodi, ma almeno di far venire il raffreddore ai mercati se decidono di farlo.
Ebbene, costoro a quanto pare non amano molto Obama.
Questo fatto è paradossale se si pensa che lo stesso Obama è stato molto criticato in casa propria perché quattro anni fa aveva promesso di regolamentare le attività finanziarie in modo almeno da impedire il ripetersi degli eccessi di speculazione selvaggia che sono stati la causa di questa crisi.
E in effetti Obama su questo punto non ha fatto abbastanza nel senso che ha partorito un pateracchio all’italiana consistente in una legge di oltre mille pagine (la Dodd-Frank, approvata nel 2010) che ha fatto scena ma non ha risolto nulla, non avendo affrontato il nodo della questione cioè l’elementare divisione fra banche di sportello e banche d’affari.
Con questa semplice riforma si impedirebbe che le banche raccolgano i soldi dei vari Signori Smith o Rossi per investirli in operazioni speculative talmente complicate che nemmeno Einstein ci capirebbe qualche cosa, col risultato di spennare i medesimi Signori Smith o Rossi, arricchendo smisuratamente una casta di banchieri senza scrupoli.
I vari Signori Smith hanno ovviamente le loro colpe nel senso che se si fossero accontentati dei corrispondenti dei nostri buoni del tesoro non avrebbero dilapidato il loro gruzzoletto, ma si sa bene quale sia l’attrattiva di interessi da capogiro se a proporre certi titoli incomprensibili è l’impiegato di sportello della nostra banca, che magari conosciamo da una vita.
E’ troppo affermare che i vari Signori Smith, che poi costituiscono il famoso ceto medio al quale tutti fanno la corte avrebbero il pieno diritto di trovare dei politici che li rappresentino per fare i loro interessi e non quelli dei super-ricchi?
Ad Obama si chiedeva questo, cioè niente di trascendentale e non lo ha fatto, ma ieri è successo che il Dow, il maggiore indice di borsa americano è sceso sotto i 13.000 punti, cioè ha oltrepassato quella che i soliti analisti finanziari chiamano le sogli psicologiche e quando questo avviene può seguire tempesta.
Questo fatto può essere interpretato in mille modi, ma è ovvio che la spiegazione più ovvia è che i Signori di Wall Street si siano molto spaventati.
Potrebbe essere un buon segno se significasse che la rielezione di Obama rende ora realistico pensare alla possibilità di rendere trasparenti certe operazioni finanziarie ,che lucrano invece sulla loro opacità.
Ora è anche vero che tutto il mondo è paese e che se in Italia un’infinità di sindaci si sono fatti infinocchiare da mirabolanti proposte finanziarie dirette  ad vendere derivati, cioè prodotti fatti apposta per non essere né spiegabili, né intellegibili, la casalinga di Milwaukee non si vede perché non avrebbe dovuto farsi abbindolare da aperture di credito insensate e da mutui la cui insostenibilità, non era poi così difficile da verificare.
Ringrazino la deregulation di Reagan e di Bush.
Ora però il ceto medio ha tutto il diritto di essere stufo di essere etichettato come “il parco buoi” da tosare da parte degli altezzosi operatori di borsa e finalmente pretenderebbe di essere tutelato con regole che impediscano operazioni molto simili alla truffa o alla circonvenzione degli investitori incolti.
Obama ,dicono gli espertoni, prima  non poteva osare perché nei primi quattro anni sarebbe stato la famosa “anatra zoppa” sulla quale incombe il rischio di trombatura nelle successive elezioni.
Ora è all’ultimo mandato e quindi non ha davanti alcuna nuova campagna elettorale e quindi avrebbe le mani libere.
Ci mettiamo quindi in attesa.

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