Erano mesi che gli istituti di analisi demoscopiche registravano i segnali
del “big one”, il terremoto politico del secolo, in arrivo.
Le elezioni regionali
siciliane ne hanno dato la prima conferma, ridicolizzando i partiti al governo a Roma, abbracciati in una
oscena ammucchiata, perché privi di una qualsiasi visione politica.
Sembra la ripetizione
dell’altro scossone epocale, che ha subito la politica italiana vent’anni fa,
dopo Tangentopoli.
Allora si veniva da un
lungo periodo di immobilismo che
angustiava la gente, come la angustia oggi.
Tutti si accorgevano della
incapacità della classe politica di fare alcunché, ma quasi nessuno credeva che
fosse possibile veramente far cambiare o
ancor peggio far cadere i due giganti che avevano tenuto in piedi il sistema per
oltre quarant’anni: la DC e il PCI.
Poi improvvisamente questo
è successo e il sistema è imploso di colpo, ma lo ripeto, nessuno ci avrebbe
creduto prima.
Ricordo di avere avuto
allora l’opportunità di colloquiare con alcune teste d’uovo di quella che era forse
la più famosa impresa di consulenza aziendale del mondo, la Cooper & Lybran,
(oggi Pricewaterhouse Cooper) da poco sbarcata in Italia per verificare la
possibilità di mettere insieme una loro branca capace di offrire servizi per modernizzare
il settore pubblico italiano.
Per quello scopo si
erano serviti anche loro dei più sofisticati strumenti di analisi demoscopiche
per cercare di decifrare la nostra intricatissima situazione politica e con il
solito pragmatismo americano avevano concluso in tutta tranquillità che c’era
in arrivo un big one, che avrebbe spazzato via il sistema politico esistente e
che le prime affermazioni della Lega erano da prendersi molto sul serio come
sintomo di quel cataclisma in arrivo.
Invidio ancora oggi l’incredibile
livello professionale, che aveva consentito loro di dire quelle cose alcuni
mesi prima che succedessero e senza che nessuno ci credesse.
Oggi invece si è arrivati
a un tale livello di saturazione quanto
a sfiducia e disgusto verso chi ha governato per gli scorsi vent’anni, che a un
grande ribaltone imminente tutti non solo ci credono, ma sono praticamente sicuri del suo prossimo
arrivo.
E ne sono sicuri per
una ragione molto semplice, perché sanno di avere in mano il coltello per il
manico e in cuor loro hanno già deciso che voteranno diversamente da come
avevano votato prima o non voteranno affatto, che è anche questo un modo di
esprimere il proprio parere contrario al sistema presente.
Oggi il catalizzatore
non è più la Lega, ma il Movimento 5 stelle, che ha in più il vantaggio di
poter giocare a livello nazionale, mentre la Lega non è mai riuscita ad essere
una forza politica nazionale.
Aumenta quindi la forza dirompente di questo nuovo e inedito
movimento.
La Lega vent’anni fa
era riuscita a fare il botto con diversi 20% e oltre al Nord, che però a
livello nazionale le faceva sfiorare il 10%, ma nulla di più.
Il Movimento 5 stelle è
accreditato di un range che va dal 15% al 20% e quindi diventa determinante in
qualsiasi gioco.
La gente dell’establishment,
di questo deterioratissimo establishment, che ha schierato personaggi ributtanti da fine dell’impero
romano finge meraviglia per un comico, un teatrante come Beppe Grillo, che si
appresta a gestire una leadership politica.
Ma chissà chi era
Berlusconi se non il più emblematico uomo di spettacolo che sia mai comparso in
politica?
Chissà chi era Ronald
Reagan presidente degli Usa per ben due mandati negli anni 80 e attore di
professione.
E non era stato forse soprattutto
un grandissimo teatrante quel papa Woytila, che non a caso la carriera teatrale
aveva praticato e con successo negli anni giovanili?
La comunicazione
teatrale fa parte del bagaglio politico da sempre.
Quello che la gente
rifiuta di questo aspetto è il suo uso cinico, cioè il servirsi della capacità
di comunicazione per recitare contemporaneamente una parte e il suo contrario e
qui veramente Berlusconi docet.
Grillo, è inutile
negarlo, come teatrante è un maestro. Con lui le piazze sono sempre piene o
pienissime proprio per la sua capacità.
Questo fatto, ancora
inutile negarlo, potrebbe anche essere un pericolo se queste capacità venissero
sfruttate per ottundere il senso critico della gente, che è credulona per
natura (ancora Berlusconi docet).
Ma facciamoci una
domanda : qual è la differenza fra un
teatrante e un politico?
Cioè cos’è che può fare
di un teatrante di professione un politico anche di buona statura come è stato
Ronald Reagan, o un papa carismatico come è stato Karol Woytila?
Ovvio, la visione.
Ma la visione di lungo
periodo bisogna averla, se no si rimane teatranti e basta.
E Grillo passa l’esame?
Si direbbe di si, se si
sa di cosa si parla, beninteso, cioè se si è seguito Grillo per i vent’anni
durante i quali sul suo blog ha costruito una linea politica precisa usando le
nuove tecnologie con molta intelligenza per tirarne fuori le loro enormi
potenzialità, con l’indispensabile aiuto tecnico del suo così detto guru
Casalegno.
Chi conosce quel blog
sa per esempio che ogni articolo (e mi trattengo dal chiamarlo post come si
chiama realmente) è seguito da un riferimento bibliografico per invitare il
lettore a un approfondimento.
E dio sa quanto sia
utile alla fine di questo ventennio berlusconiano, che ha spinto la gente a ragionare
“di pancia” e non “di testa o di cuore”, come si dovrebbe, riconquistare un
minimo di senso critico, di capacità di documentarsi prima di straparlare,
ripetendo regolarmente la propria litania di pregiudizi, che non ci faranno
fare mai un passo avanti, ma solo dei gran passi indietro.
Ci sono anche i rimandi
(e mi trattengo dal chiamarli link come si chiamano per non urtare i non
abbastanza informatizzati) ai filmati anche loro necessari per approfondire.
Insomma per vent’anni
Grillo ha fatto tutt’altro che il teatrante perché in realtà ha esercitato
quella funzione didattica che da anni i grandi partiti nazionali avevano
cessato di fare.
Cosa vuol dire fare funzione
didattica?
Vuol dire per esempio
spiegare alla gente con mille trailer di giornalismo d’inchiesta che la “grande
opera” in Val di Susa è totalmente inutile ed è traducibile solo in una
ennesima mega-mangeria dei soliti noti.
Far vedere alla gente,
documentandolo, che Taranto è una città avvelenata, non ora che lo sanno tutti,
ma quando nessuno ne parlava.
Mostrare alla gente che
gli inceneritori e le discariche sono delle fabbriche di malattie, che non
risolvono il problema dello smaltimento dei rifiuti, ma non ora che quasi tutti
fanno la differenziata, quando non solo non la
si faceva, ma nemmeno si sapeva cosa fosse.
Fare una campagna per
dimostrare che la cementificazione dei
campi deve finire perché da anni si costruiscono case vuote che rimarranno
vuote perché il mercato è saturo e
questo campagna farla vent’anni fa non oggi quando tutti l’hanno capita se pure
in ritardo.
Dire che la politica di
austerità dei così detti tecnici è una emerita frignaccia, che farà avvitare la
crisi su sé stessa e allargherà la disoccupazione e che di conseguenza le
direttive europee vanno ridiscusse e che soprattutto occorre dare la priorità
assoluta all’occupazione giovanile o con un programma di servizio civile generalizzato
per realizzare servizi e infrastrutture o con un salario garantito.
Qual è allora la
differenza nel fare politica fra un politico e un teatrante?
La differenza è che il
politico (Grillo) invita ad affrontare il problema qualunque possano essere le
conseguenze, fino all’uscita dall’Euro, cominciando dal realizzare quello che
si ritiene la priorità assoluta (l’occupazione giovanile).
Mentre il teatrante
(Berlusconi ) comincia dalla coda invece
che dalla testa per tirare nella rete i soliti creduloni con degli slogan finti
rivoluzionari : “fuori dall’Euro” e “abbasso la Germania plutocratica che ci
invade con l’economia invece che coi panzer” nascondendo l’unico e solo punto
del suo ristretto programma politico : abbassare le tasse ai ricchi e
distruggere lo stato in modo che le caste, le cosche, le logge, le corporazioni
continuino a fare gli affari loro, come hanno
fanno in questi vent’anni.
Ma ora arriva il big
one e per molti è finita: Signori si scende!
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