Che senso ha che un papa che ha fatto per decenni l’accademico per di più
in facoltà di teologia laiche-statali concluda la carriera pubblicando tre
libretti sulla vita di Gesù in stile libri per l’infanzia?
Forse si è convinto come i politici populisti che il popolo sarebbe tanto
ignorante che non potrebbe capire un qualunque lavoro serio di carattere
storico-critico, come fanno i suoi pari nelle università?
Se fosse così avrebbe sbagliato tutto, ma è difficile crederlo.
Si può non condividere nulla della impostazione del papato di Ratzinger, ma
non sarebbe giusto disconoscere la sua dignità intellettuale.
La chiave di lettura è probabilmente un’altra è da ricercare nella
filosofia che abita il pensiero di Ratzinger stesso.
Filosofia che non è difficile da individuare perché è dichiarata da lui
stesso, quando scrive e ripete più volte che una trattazione storico critica della
vita di Gesù metterebbe a repentaglio la fede di tanti e quindi sarebbe
dannosa.
Ma questo significa che di fatto questo papa non crede nella compatibilità
fra scienza, ragione e fede e quindi implicitamente confessa che la sua fede
tradizionale non può avere futuro nel mondo contemporaneo ed è condannata all’irrilevanza.
Questi suoi ultimi tre libri sulla vita di Gesù li avrebbe allora scritti
per anziani rimasti tradizionalisti e bambini non in grado di distinguere un
lavoro storico da una narrazione di valore solo metaforico.
Che tristezza, che brutto regalo
di natale.
Questa interpretazione che sembra impossibile se riferita a un uomo della
sua responsabilità è però obiettivamente verosimile e compatibile col pensiero
più profondo di Ratzinger, che è tendenzialmente apocalittico e che esprime un
forte pessimismo sulla condizione umana, perfettamente in linea con quello del
suo “cattivo maestro” Agostino.
E’ un pensiero che ritorna nelle esternazioni di Ratzinger fin dall’inizio
del suo pontificato e che era risultato ancora più chiaro negli ultimi mesi
della sua gestione del sant’uffizio, quando il papato gli si stava avvicinando
sempre di più, con le adesioni (interessate) che riceveva da un numero crescente di colleghi
cardinali, che non riuscendo più a raccapezzarsi in un difficile presente, che non riuscivano più a capire, non
seppero fare di meglio che rifugiarsi nelle apparenti certezze nel più cupo tradizionalismo.
Quindi nessuna sorpresa, ma una chiesa già tanto in affanno per mille
problemi e mille gravi incoerenze non aveva certo bisogno di questo ulteriore
passo indietro di Ratzinger con una catechesi puerile.
Almeno il suo predecessore papa Woytila aveva usato le sue indubbie doti
carismatiche per spingere il suo popolo ad aver fiducia alla speranza cristiana
in modo spesso credibile.
Ratzinger con la sua cupa visione dell’uomo induce alla disperazione e non
alla speranza, perché come si è detto sopra non riesce lui per primo a credere
nella speranza cristiana.
Non essendo dotato di alcun carisma non riesce nemmeno a interpretare una
figura tragica, come aveva fatto Wojtyla .
Ma torniamo al libro sulla vita di Gesù fresco di stampa.
Tra parentesi è un ulteriore elemento di disturbo vedere un papa che cede
al richiamo commerciale di lanciare un nuovo libro a natale per massimizzare i
profitti di un inevitabile best seller.
E i profitti che strada prenderanno? Andranno a finanziare opere di bene o andranno
tutti alla fondazione bavarese a nome del papa? Ormai pur rimanendo il vaticano
nella consueta e voluta nebbia ,che avvolge certi argomenti, sulle sue finanze
ne sappiamo molto più di prima e per merito dei corvi di turno, non certo
per volontà di trasparenza dei suoi
responsabili.
Quanti cattivi pensieri che siamo costretti a prendere in considerazione e
che non dovrebbero proprio albergare in quegli ambienti.
Dicevamo che il papa ha scritto il terzo libro della sua vita di Gesù.
Prima domanda a che pro?
Il fascino della vita di Gesù sta tutto nella fresca ed essenziale narrazione
evangelica, che bisogno c’era di una nuova trattazione, quando sull’argomento
si sono cimentati personaggi ben più dotati di Ratzinger?
Se il lettore è colto, è ancor più piacevole ritrovare il gusto dei vangeli
nella versione latina piana ed elementare.
Ancora, se il lettore vuole qualche cosa di più la può trovare nei vangeli
apocrifi che sono particolarmente ricchi di storie sull’infanzia di Gesù.
In tutti e tre i casi il lettore avvertito sa che ha davanti qualcosa che
ha una dignità che va ben oltre alla favola o alla semplice bella narrazione,
ma che quello che legge è stato redatto per indurlo a riflessioni elevate, ma
non è una narrazione di fatti storici.
Decenni di studi di ermeneutica biblica hanno accertato e definito questo
concetto sia nelle facoltà teologiche laiche di tutto il mondo sia nello stesso
istituto biblico dipendente dal vaticano.
Papa Ratzinger però testardamente si impunta ed esprime con questi suoi tre libri un pare
opposto.
Ovviamente non può sostenere direttamente che l’ultra decennale e
monumentale lavoro degli esegeti storico- critici sia tecnicamente sbagliato
sul piano scientifico.
Una Tele affermazione sarebbe una pure idiozia.
Ma mira allo stesso risultato quando afferma che il negare il valore
storico dei vangeli, come fa l’esegesi storico critica, porterebbe a far
vacillare la fede di tanti.
E’ una sua scelta personale, pesante, data la sua posizione.
Inutile ricordare che nella stessa chiesa e con responsabilità non tanto
minore di quella papale, il cardinale Martini aveva passato una vita di studio
per sostenere l’esatto contrario e cioè che i vangeli e la bibbia in generale
riportano una narrazione di valore metaforico ma non storico e che questo non
abbassa minimamente la loro dignità, ma anzi li rendono accettabili al mondo
moderno.
Del resto basterebbe l’esegesi elementare che chiunque può esercitare
confrontando la medesima narrazione di un avvenimento fatta da un
evangelista, con la narrazione del
medesimo avvenimento fatta da un altro evangelista per accorgersi che ci sono
differenze spesso sostanziali che arrivano alla descrizione di cose
diametralmente opposte e questo
basterebbe a contraddire la visione di papa Ratzinger.
La famiglia di Gesù risiedeva
a Nazareth (Luca) o a Betlemme (Matteo)?
Gesù nacque in casa dei
genitori (Matteo) o in una mangiatoia (Luca)?
La strage degli
innocenti di Betlemme accadde (Matteo) o non accadde (Luca)?
La fuga in Egitto ci fu
(Matteo) o non ci fu (Luca)?
E Marco e Giovanni come
mai non parlano dell’infanzia di Gesù?
Come mai nei vangeli Maria che nel pantheon cattolico ha un ruolo
secondo solo a Gesù ed è quasi divinizzata è quasi assente?
Qui stiamo parlando
della infanzia di Gesù, perché l’ultimo libro di Ratzinger è dedicato a questo specifico
argomento, ma è noto che si vuole trovare il massimo delle discrepanze o aperte
contraddizioni fra i quattro evangelisti canonici occorrerebbe dedicarsi al confronto
delle narrazioni relative alla resurrezione, dove le versioni fornite sono
talmente tante, diverse e contrastanti che non stanno proprio insieme.
Sull’esegesi storico
critica c’è molto altro da dire, cioè vanno esaminati molti altri aspetti (come
si accennato in post precedenti) ma quanto sopra accennato a titolo di esempio
dà sufficientemente l’idea di cosa si tratta.
E’ quindi evidente che
chi vuole ispirare speranza, come faceva Martini diceva in poche parole :
leggete la parola o meglio studiate la parola e prendetela per quello che è
cioè un racconto metaforico che conduce a pensieri alti che sono indispensabili
per illuminare la vostra vita e le
vostre scelte.
Chi invece la speranza
non ce l’ha perché non ha fiducia nelle capacità dell’uomo, come Ratzinger,
invita a superare le paure di un mondo nuovo rifugiandosi nel miracolistico nel
sentimentalismo nella presunta capacità di conforto da ricercarsi nel Gesù
della tradizione , cioè in quello “inventato dai chierici”, non in quello vero, che non può essere altro
che quello storico studiato dagli
storici, dato che, voglio sperare, in vaticano si riconosca ancora che Gesù,
cioè l’ebreo palestinese Jehoshua Ben Joseph è stato un personaggio storico reale.
Non si può evitare una
domanda decisiva.
Il mondo di oggi e chi
lo abita ed in particolare i suoi abitanti più significativi, perché vi
abiteranno per più tempo, cioè i giovani, a quali delle due categorie sopra
descritte danno credito?
I miracoli o il vaglio
scientifico?
Non rispondo perché tutti
conosciamo la risposta.
Vorrei sottolineare un’ultima
cosa.
Viviamo in Italia e nel
nostro paese il cattolicesimo ha connotazioni particolari non presenti nemmeno
nei paesi che ci sono più vicini geograficamente e per cultura condivisa come
la Francia o la Germania, per fare solo due esempi.
Da noi le figure dei
preti e di conseguenza vescovi cardinali e papa sono ricoperti e percepiti con
una veste di sacralità, che altrove è da tempo scomparsa.
E’ un’anomalia
culturale, un vero e proprio errore teologico, perché nella dogmatica cattolica
il sacro sta nei riti che celebrano i così detti sacri misteri o nel libro sacro,
non nel mediatore che è un uomo come noi e tale rimane perché il sacro, per i
credenti, lo si raggiunge anche con l’aiuto della sua mediazione che favorisce
un nostro contatto, che però poi e ben presto diviene rapporto diretto fra noi
e il sacro.
Il mediatore è un mezzo
che non diventa sacro anche lui per quello che fa. Questa visione errata,
legata a una cultura religiosa senza fondamento, se non in una consuetudine di
pensiero legata all’universo culturale-rappresentativo ormai scomparso della
civiltà contadina, è però radicatissima in Italia e crea grossi problemi a chi
la condivide acriticamente o inconsapevolmente.
Quando il prete è
infedele alla veste ed alla missione, vedi i casi tutt’altro che rari di
pedofilia, di abusi, di uso ladresco di soldi elargiti da fedeli per scopi
nobili e usati per tutt’altro, l’uso della propria missione per crearsi una
posizione di potere invece che di servizio, eccetera, eccetera, se si sono
rivestiti i chierici di sembianze sacrali, sono percepiti in modo tanto
sconvolgente da indurre moltissimi a non credere, anche contro agni evidenza, ai
fattacci, che spesso l’autorità giudiziaria accerta. Si tratta di una forma
collaterale di fanatismo e di superstizione che non è sufficientemente messa in
luce e quindi la gente in buona fede non ne è consapevole.
Ed è un peccato perché anche
in questo caso di un papa che appare poco all’altezza del suo ruolo ed alla
sfida dei tempi, la stragrande massa dei fedeli lo assolverà in modo acritico
rendendo un pessimo servizio alla chiesa nella quale crede ancora.
Come si sono voltati
dall’altra parte per non vedere i casi di pedofilia.
Come hanno glissato
sulle ruberie del vaticano.
Il fanatismo anche in
buona fede non porta da nessuna parte e non serve a nessuno.
1 commento:
Da Michele
Altre osservazioni su ciò che non dice il Papa sull'infanzia di Gesù:
http://www.utopia.it/infanzia_gesu_libro_papa.htm
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