lunedì 14 ottobre 2013

Amnistie, indulti, condoni : ma quando impareremo a fare le persone serie?






Se all’ estero ci considerano persone poco serie dipende anche da scelte sbagliate della nostra storia, dipende anche dall’avere votato e rivotato un Berlusconi, ma dipende ancor più vistosamente dal solo fatto di prendere in considerazione mostruosità giuridiche come amnistie, indulti, condoni, sanatorie eccetera, eccetera.
Tutte cose da stato di Pulcinella, tutti segnali per dire che ognuno può fare i cavoli suoi e che lo stato di fatto non c’è, perché la classe politica non si vuole che ci sia e cioè che imponga la sua autorità.
Il presunto scopo di migliorare la condizione delle carceri è una scusa semplicemente indegna.
Per migliorare la condizione delle carceri occorre investire somme ingenti, perché la detenzione non sia il mettere la gente in gabbia a passare il tempo a fare nulla, cosa indegna per una persona umana, ma serva a rieducare e riabilitare, chi ha tradito sé stesso e la società, come insegnava Cesare Beccaria ben due secoli fa.
Per fare questo seriamente, occorrono luoghi fisici adatti a che i condannati possano studiare e soprattutto lavorare, diversamente le carceri non servono a nulla, se non ha buttare via una ingente quantità di soldi e a fabbricare una classe di criminali sempre più professionali e incalliti.
Occorre abolire leggi idiote come quelle ultra-proibizioniste sulle droghe che assimilano spinello e marijuana a cocaina ed eroina, dosi per uso personale e dosi da spaccio.
Occorre depenalizzare tutti i reati minori decentemente depenalizzabili.
Ma soprattutto occorre investire nelle strutture per fare lavorare i detenuti.
Concepire il carcere come luogo nel quale la gente deve stare rinchiusa a guardare per aria e per di più stipati come le sardine è cosa indegna del genere umano.
Il carcere deve essere luogo di lavoro socialmente utile, diversamente il detenuto non ha alcuna reale possibilità di riguadagnare la fiducia in sé e nella società.
Per riguadagnare alla società la gente che commettendo reati e quindi esponendosi alla giusta reazione e sanzione della società contro di loro sono finiti in carcere, ci vogliono schiere di educatori e di psicologi, oltre alle normali guardie carcerarie, cioè ci vogliono molti soldi, che una volta tanto sarebbero spesi bene e per un fine elevato.
E’ inutile che i nostri politici, Papi, Arcivescovi e compagnia vadano a fare  visite di rito a San Vittore, a Regina Celi ed a Poggio Reale, perché lì, se vogliamo essere sinceri,  ci vedranno né più né meno di quello che avevano già visto la volta prima e che già conoscevano bene.
Spettacolo indecoroso prima, spettacolo indecoroso dopo.
Vadano piuttosto a visitare i servizi corrispondenti a Stoccolma, Oslo e Copenaghen, dove il nostro Cesare Beccaria è stato studiato e preso sul serio, dove si sono fatti da decenni investimenti seri e non si sono buttai via un sacco i soldi per non risolvere nulla.
E, guarda caso, in questi paesi i tassi di criminalità sono arrivati ad essere i più bassi del mondo.
In questi fortunati paesi la gente paga molte più tasse di noi, ma non si lamenta affatto, perché vede tutti giorni quali  servizi vengono finanziati con le tasse che loro hanno pagato e vedono che il loro sistema di welfare (che si può chiamare anche con l’italiano sistema di sicurezza sociale) funziona.
Per fare un esempio solo, chi si riempie la bocca declamando le eccellenze della sanità lombarda pubblico- privata del metodo Formigoni, vada a vedersi il giustamente famoso policlinico pubblico  Karolinska di Stoccolma, capirebbe tutto quello che c’è da capire.
Se in uno dei servizi, che costituiscono il sistema di Welfare   scandinavo, qualche amministratore o dipendente decidesse di fare il furbo pretendendo tangenti su appalti e forniture, non finirebbe in una gabbia a guardare vuotamente il soffitto, ma pagherebbe letteralmente il suo debito con la società fornendole  lavoro sociale.
In Italia, anche se rispetto agli scandinavi, siamo più Congo che Europa, c’è qualche volenteroso e capace che ci ha provato a gestire delle carceri alla Cesare Beccaria cioè alla scandinava.
Per esempio a Bollate, con risultati esaltanti.
E’ inutile buttare soldi pubblici nel pozzo, i soldi pubblici vanno spesi per finanziare progetti mirati e di questo si occupava la politica quando c’era la politica, non la farsa berlusconiana.
Quando in Italia c’erano i partiti veri, pur con tutti i loro difetti, non gli aborti padronal- televisivi di adesso e la classe politica era almeno vincolata alla coerenza rispetto ad una precisa ideologia, questi partiti ,in materia carceraria, avevano espresso per esempio un Mario Gozzini, esponente di punta del cattolicesimo sociale, che ha prodotto una legge di riforma, ispirata a quei principi, che si è lasciata stupidamente deperire per mancanza di finanziamenti alle strutture riabilitative delle quali abbiamo sopra parlato.
Quindi non ostante il degrado attuale delle strutture carcerarie non siamo all’anno zero.
Ci sono dei precisi principi ispiratori e ci sono addirittura delle leggi e degli operatori, che ci hanno provato  seriamente e con successo a fare quello che si dovrebbe fare ovunque.
Si tratta di togliere soldi a chi li spreca sistematicamente, per metterli a disposizione di chi li utilizza per progetti efficienti e vincenti.
Disgraziatamente questo può farlo solo la politica.
Però che almeno ora si eviti di umiliare ulteriormente l’autorità dello stato, evirandolo ulteriormente con misure indecenti come amnistia, indulto e via dicendo.


Nessun commento: