martedì 19 novembre 2013

Il discorso di Berlusconi all’ Eur : ragazzi è stato bello, ma adesso non contiamo più niente. E chissà perché si lancia a giustificare tangentopoli.



Deve essere stato terribile per un megalomane come Berlusconi tentare un rilancio politico, nel quale non crede più nemmeno lui, dovendo nel contempo riconoscere l’impotenza della sua attuale posizione : “non siamo più in grado di far cadere il governo”.
Affermazione che in poche parole significa : non contiamo più niente.
La furbizia volpina, che era stata la sua forse unica virtù lo ha ormai abbandonato.
Il discorso del rilancio è stato di fatto il mesto discorso del commiato tutto diretto a mettere insieme i cocci per cercare di tirarci fuori la massa d’urto che nella sua allucinazione potrebbe, anzi deve evitargli la galera.
Il presunto grande leader populista che come Peron in Argentina aveva illuso tanta gente non c’è più.
L’armata di cortigiani –clienti che lo segue  ancora, ormai non può più nascondere si essere di caratura così bassa, da essere lì solo per raccogliere le ancora pur ricche briciole di potere, che il famigerato “porcellum” consentirà al padrone di elargire loro alle prossime elezioni.
Fanno molta più pena loro, del capo, perché il capo decaduto dal potere si porta dietro comunque una qualche aura di tragico, che gli conquista umana compassione.
Loro invece sono lì solo per raccattare i privilegi della casta.
Il berlusconismo è finito malamente, ma il potere televisivo, tutt’ora detenuto dal capo-padrone, una più che discreta manciata di voti la garantirà ancora per un po’.
Le due ore di discorso all’ Eur, penso che l’abbiamo seguito solo coloro che dovevano farlo per dovere di professione o per interesse storico alla materia.
Una noia mortale per tutti, ma in particolare una sofferenza pungente per gli ingenui, che avevano creduto al mito berlusconiano e che dall’occasione si aspettavano almeno di celebrare con nostalgia quelli che avevano equivocato come i fasti passati del grande condottiero.
Essendo stato sempre  fortemente ostile al berlusconismo, avrei dovuto gioire di vedere la sua fine, celebrata in un modo così penoso, ma, come penso la grandissima maggioranza degli italiani, sento di essere arrivato a un tale punto di saturazione, di fastidio fisico per queste sceneggiate e per queste corti anacronistiche, da avere raggiunto una posizione di assoluta estraneità.
Qualsiasi cosa fosse successo o Berlusconi avesse detto  in quella assemblea , non avrebbe suscitato in me alcuna emozione.
Mi ha solo stupito la sensazione di fragilità umana di fronte a certi implacabili meccanismi della psiche, che le neuroscienze oggi illustrano con sempre maggiore chiarezza.
Ad esempio era politicamente insensato, in quella occasione, andare a rivangare tangentopoli  e peggio ancora, costruirci sopra l’architrave del discorso per giustificarla.
Eppure Berlusconi lo ha fatto, probabilmente senza volerlo, costretto dal suo inconscio, che, come sul divano dello psicoanalista, costringeva il grande  faccendiere -corruttore a cascare nel meccanismo perverso della “excusatio non petita”, cioè di esporre la giustificazione di un peccato, del quale nessuno lo accusava, con ciò stesso confessando di sentirsi colpevole.
Il personaggio, come da copione, ha dedicato la parte centrale del suo discorso alla solita litania del pericolo comunista e dei meriti storici che si sarebbe conquistato difendendo l’Italia dai pericolosi comunisti, che lasciati soli avrebbero chissà come aumentato le tasse.
Argomento talmente trito ,irreale e per lui controproducente, che sembra impossibile, che venga ancora usato, in un paese nel quale la pressione fiscale è già oltre tutti i limiti, dopo vent’anni di berlusconismo, che avrebbe dovuto abbassare le tasse.
Ma la cosa veramente strana, se non strampalata, è che quel solito argomento l’ha usato per dire che il comunismo era nelle condizioni per andare al potere a causa dell’enorme flusso di rubli che arrivavano dalla Russia.
Di conseguenza cosa potevano fare le sane forze politiche, che facevano da barriera all’avanzata dei rossi, se non cercare capitali privati per organizzarsi politicamente e fare muto contro al rischio della tirannia comunista, ha argomentato il Cavaliere.
Ed ecco allora, uscita dal suo cappello di prestigiatore, la giustificazione, per ricoprire di  una aura di nobiltà  il sistema di ruberie di tangentopoli.
Bisognava mettere insieme capitali privati da dare al partiti anticomunisti per sbarrare la strada alla possibile dittatura bolscevica.
Perché una ricostruzione storica così strampalata?
Tutti sanno, che negli anni della guerra fredda, se da una parte arrivavano rubli puzzolenti, dall’altra arrivavano dollari, che non odoravano di roselline, ma soprattutto, che i soldi alla DC, arrivavano dalle imprese pubbliche Iri e non dai privati.
Ma  che senso aveva cercare di giustificare tangentopoli, proprio oggi, quando la gente è più che mai esasperata  per i privilegi delle caste e di quella politica in particolare?
Berlusconi ha veramente perso la bussola.



Nessun commento: